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TONI
PAGLIUCA
Workshop:
Le procedure compositive nei gruppi progressive rock
Nonostante lo scioglimento
dei Beatles (1969) e l’opposizione dei benpensanti i gruppi musicali hanno continuato
a formarsi e a produrre la musica più seguita dai giovani. La vita di ogni gruppo segnava la propria storia,
tanto intricata e cangiante da sfuggire ad ogni classificazione. I capelloni vennero bonariamente chiamati complessi
e maliziosamente pensati mostri a più teste. Dentro questo varietà mi ci sono trovato anch’io
come componente del gruppo Le Orme dal 1968 al 1992. L’attività principale si divideva tra la composizione,
la più importante e redditizia e i concerti che si limitavano ad un tour teatrale
di circa due mesi, il resto era dedicato allo studio, prove e viaggi. Raccontare come componevano le Orme è raccontare
la storia del gruppo, fatti e documenti che nessun pentagramma può raccontare.
Per avere un quadro obiettivo di tutta la metamorfosi delle Orme sarebbe stata
necessaria una revisione serena con i miei ex colleghi di lavoro. Ma dovremo accontentarci
del mio punto di vista che purtroppo ricorda bene solo alcuni momenti…
La composizione
di gruppo Non
avevamo un modo di comporre uguale e consueto, spesso era la ricerca del metodo
che ci conduceva verso nuovi ed inaspettati percorsi. Il materiale proveniva o dal singolo musicista o
dal suonare insieme alle prove. Il nostro gruppo era formato da tre personalità
di carattere molto diversi. Michi Dei Rossi il più giovane, tutto fuoco e reattivo,
Aldo Tagliapietra un po’ chiuso e cheto ed io perennemente
squilibrato. Per chi crede all’astrologia eravamo un trio perfetto
: Ariete, Pesci e Bilancia, rispettivamente Fuoco, Acqua, Aria. La maggiore
fonte di ispirazione del gruppo erano i dischi e i concerti. Il luogo ideale per
la preparazione del materiale era il ritiro dove la concentrazione era massima
e tutta a favore della creatività. Va subito chiarita una cosa che
deluderà una parte dei lettori più giovani; nei nostri ritiri non succedeva niente
che potesse ricordare le comuni del 1965 di San Francisco perché Sole, Frigo
& Cabernet era l’interpretazione veneta del Sesso, Droga & Rock and roll.
Il gruppo non faceva uso di sostanze né per comporre
né per suonare dal vivo. Per quanto mi riguarda le esperienze in questo campo
sono state fatte, salvo qualche rara occasione, al di fuori della musica e della
professione. Non ci frequentavamo mai al di fuori della musica. “Sarebbe stato
troppo”, disse un giorno Aldo, d’altronde lui e Michi avevano a quel tempo già
formato una famiglia. Quello che ci legava era solamente il lavoro. Si ascoltavano
insieme artisti che avevano affinità alla nostra strumentazione. The Nice,
Brian Auger, Quatermass, e poi anche Yes, King Crimson, Soft Machine, Pink Floyd.
Determinante fu il viaggio all’isola di Wight che
è valso più di tutti i miei precedenti racconti dei concerti visti a Londra.
Wight aveva creato tra di noi una forte unione e
non c’era più bisogno di filosofeggiare perché tutto era stato comunicato attraverso
il linguaggio più universale: la musica. Molte
nostre composizioni partivano da un riff : una breve frase di poche note con
un’idea ritmica costruita su una o due battute, ma sufficiente per accendere l’entusiasmo
e partire esponendola in vari modi fino a farla diventare o un pezzo strumentale
o una canzone. Questo genere di composizione
è il frutto della sinergia. L’insieme di forze che i musicisti mettono a disposizione
per un unico obiettivo. Anche il batterista dava un contributo in questo senso.
Ricordo che Sguardo
verso il cielo è nato proprio da questo modo di procedere. E non è
un caso se poi è diventato il nostro cavallo di battaglia. Di questo pezzo avevamo
due versioni e non riuscivamo ad andarne fuori. Ci piacevano tutte e due, ma non
sapevamo quale scegliere. Non
esistendo il computer, si riprovava più volte e in questi casi il primo a stancarsi
era il batterista che per farla finita suggerì di unire proprio i due pezzi che
sembravano non poter stare bene insieme. Nacque così la terza versione, quella
che tutti conosciamo. Tutt’altro esempio l’origine di Aliante (di cui è stata trovata testimonianza
in un vecchio nastrino). Il motivo in 7/4 cantato con il classico la, la, la
nato forse per un ritornello o una strofa è diventato poi, probabilmente per motivi
di difficoltà metrica, uno dei brani strumentali più interessanti di Contrappunti.
Le
parole L’ultimo componimento, le parole. Le melodie erano
dipinte da un insieme suoni provvisori, una sorta di gramelot
in finto inglese che rimaneva fino all’ultima fase di lavorazione. Nella sostituzione
bisognava fare attenzione soprattutto a due cose:
1.
Il suono delle parole in
italiano doveva somigliare a quello del canto provvisorio in inglese. Se non si
rispettava scrupolosamente questo procedimento la canzone rischiava di perdere
tutto il suo fascino; 2.
Il rispetto della metrica.
Si tendeva a non togliere o aggiungere una sola nota alla melodia originale: la
melodia era sacra. Per aiutarci a scrivere i testi si leggevano poesie
per lo più di poeti del dopoguerra, francesi ed italiani. Le storie raccontate
nei miei testi erano tratte da fatti di cronaca letti sui quotidiani oppure storie
personali realmente vissute. L’operazione
non era facile, ma era abbastanza divertente perché il procedimento era come risolvere
un mix di cruciverba e sudoku. Certo era un grossa limitazione, ma per noi degli
anni settanta le parole erano di secondaria importanza. Aldo
Tagliapietra Aldo Tagliapietra, ai ritiri preferiva restare a
comporre nella sua casa di Spinea. Nella tranquillità famigliare egli riusciva
a lavorare più agevolmente e allo scadere delle date prefissate presentava puntualmente
una decina di melodie. Aldo era umile e silenzioso, lavoratore metodico.
Con il basso in mano sapeva cantare e suonare ritmi sincopati di grande difficoltà.
Questa doppia prestazione dava forza e sicurezza al gruppo. Preciso
ed ordinato scriveva tutto sul pentagramma di un piccolo quaderno: erano tutte
canzoni complete di strofa e ritornello e a volte c’era anche l’introduzione.
Sotto le note vi erano gli accordi siglati. Le cantava accompagnandosi alla chitarra
acustica. Per la scelta dei
suoi pezzi Aldo si fidava del mio gusto, le canzoni si assoggettavano ad un primo
trattamento alle tastiere. Alcune volte il canto era già accompagnato da un arpeggio
interessante (Era inverno, Frutto acerbo,
etc.). Questo contribuiva tantissimo alla costruzione delle parti mancanti. Si
registrava tutto ed i provini venivano sottoposti a Gianpiero Reverberi . Michi
Dei Rossi Michi sopra la batteria era l’aquila dominatrice
pronta al combattimento, amante del pericolo, fiducioso nelle proprie capacità.
Una natura impetuosa, per la quale l’azione è un banco di prova. Eccellente batterista a conoscenza di ogni genere
di ritmo era un grande aiuto alla composizione dei pezzi. Aveva il gusto della perfezione. Era lui l’ideatore
di quasi tutte le parti della batteria e una volta fissato il ritmo egli portava
a termine con passione tutti i passaggi e le sfumature curando ogni cosa fin nei
minimi particolari. Gianpiero
Reverberi Nel
1969 i provini delle prime nostre canzoni erano sul tavolo e noi pronti per registrare,
ma per fare un buon LP ci sarebbe voluto un buon produttore artistico. Conoscemmo
Reverberi attraverso la canzone Visioni dei New Trolls, che ci aveva colpito per la sua
brillante sonorità... Collage, Uomo di pezza, Felona e Sorona, Contrappunti , Smogmagica, Florian,
Sera e Canzone d’amore, tutti questi lavori sono
stati fatti con Gianpiero Reverberi. Reverberi
era molto esigente e giusto. Lui la musica la voleva pura e se il materiale non
era di pregio ci rimandava indietro. Solo quando era pienamente convinto egli
si ritirava nella sua casa a Genova per scrivere le parti per la registrazione.
Reverberi eccellente pianista, non lesinava poi dall’intervenire in studio in
alcune parti obbligate. 1
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