GEORGE WOODCOCK 

The Idea of Regional Autonomy in Italy from Mazzini to Ambrosini

N.4/1986

Riassunto — Nell’Italia dell’Ottocento le regioni erano distinte per lingua e cultura, storia e tradizioni politiche, geografia ed economia; l’idea che tali regioni chiaramente definite e differenti dovrebbero essere autonome in uno Stato italiano unitario fu concepita prima che il paese fosse unificato nel 1860; la genesi di questa idea e il suo sviluppo sono l’oggetto di questo saggio. Mazzini fu il primo regionalista in questo senso: egli voleva uno Stato unitario che rispettasse le libertà del comune e della regione.

Nel 1860-61 il governo di Torino riconobbe la specificità regionale dell’Italia e decise di adottare la regione come un’entità amministrativa dopo l’unificazione; tuttavia, il primo Parlamento italiano respinse le sue proposte e fra il 1861-65 al nuovo Stato fu data una struttura amministrativa centralizzata basata sulle più piccole province. Durante il periodo dello Stato liberale, vari regionalisti proposero schemi di autonomia regionale; ma le loro opinioni sull’autonomia erano imprecise e contraddittorie.

Fra il 1919-21 il regionalismo del Partito Popolare fu formulato da Sturzo in un ampio concetto di auto-governo locale. Tuttavia il rapporto fra regioni autonome e Stato era ancora da definire.

Nel 1933 Gaspare Ambrosini pubblicò un articolo dal titolo: "Lo Stato Regionale". Questa fu una formulazione iniziale di una teoria coerente di autonomia regionale. Ambrosini chiarì il significato di autonomia e definì il rapporto costituzionale fra regioni autonome e Stato; e sostenne che uno Stato caratterizzato dall’autonomia regionale rappresenta un terzo tipo di Stato intermedio fra i tipi unitario e federale. Ambrosini fu il portavoce del comitato dell’Assemblea Costituente che redasse le clausole dell’autonomia regionale dell’attuale Costituzione della Repubblica Italiana; esse rappresentano l’applicazione pratica della sua teoria dello Stato regionale.