MARIA ANTONIA DI CASOLA

La contribution de l'Italie pour l'admission de la Turquie à l'OTAN

 

N. 160

 

Riassunto — Il ruolo svolto dall’Italia nell’appoggiare gli sforzi dei governi succedutisi in Turchia tra il 1949 e il 1952, tesi a far partecipare il paese all’Alleanza Atlantica non sembra esser stato messo in altrettanta evidenza di quello ad esempio giocato da altri membri fondatori dell’alleanza. All’Italia, anzi, è stato riservato il curioso destino di essere superata nel riconoscimento della sua attività dalla stessa Inghilterra che dopo avere in realtà ostacolato fino all’ultimo la partecipazione della Turchia — in funzione di un diverso disegno che avrebbe utilizzato Ankara essenzialmente nella difesa del Medio Oriente — riuscì a figurare come il primo paese ad avere sostenuto la causa atlantica della Turchia in virtù di una ratifica prontamente effettuata nel dicembre del '51. Diversi invece furono non solo l’iter dell’azione ma le stesse valutazioni fatte proprie dall’Italia di Sforza e di De Gasperi.

Di fronte alle perplessità e agli ostacoli avanzati dagli altri contraenti del Patto (variamente timorosi di un eccessivo allargamento del Patto che con l’estensione della Turchia, oltre a diluire le risorse, avrebbe pericolosamente sfidato l'Unione Sovietica) il governo italiano sostenne l’importanza strategica che il "bastione dell’Asia Minore" assumeva per la difesa del settore mediterraneo dell’intera compagine atlantica, paragonandola all’importanza del bastione scandinavo nel settore settentrionale. Inoltre l’azione italiana si caratterizzò presto di un altro significato, quello politico, che le conferì una indubbia nota di originalità, e fu il risultato di un sofferto dibattito svoltosi all’interno della sua diplomazia che mise crudamente in luce i pericoli di una "diminutio" strategico-politica derivante all’Italia dalla presenza nella stessa alleanza di un altro paese mediterraneo quale la Turchia.

Il rischio tutto "politico" di provocare contrarietà scoraggiamento e spaccature nell’opinione pubblica e nella classe politica fino allora compatta di un paese come la Turchia, inserito nella nevralgica area mediorentale, il pericolo di una scelta neutralista giudicata tanto pericolosa per la zona di confine dell’Alleanza Atlantica, ebbero subito la meglio nelle valutazioni di Carlo Sforza e dello stesso De Gasperi (peraltro già turbato da possibili sviluppi negativi nella questione di Trieste) e l’Italia diede il suo appoggio alla lotta della Turchia per entrare a far parte della Alleanza Atlantica.

Dopo che gli Stati Uniti ebbero assunto la guida dell’operazione che avrebbe condotto al felice esito perseguito da Ankara, l’azione italiana non solo divenne marginale ma venne anche "rimossa" dalla memoria politica; i dissidi sulla questione dei Comandi militari nel settore sud della Nato e, soprattutto, gli accordi che la Turchia, insieme alla Grecia, raggiunse di lì a poco con la Jugoslavia, destinati ad intralciare l’azione di Roma nella soluzione della questione di Trieste, furono indubbiamente alla base di tale oblio. Ma sul piano storico, il contributo dell’Italia all’ammissione della Turchia alla Nato resta comunque un fatto incontestabile.