SELIM DERINGIL

Turkey and its European Vocation

N. 194

 

 

Riassunto - Vero e proprio "turning point" della politica turca, il 10 dicembre 1999 ha visto infine accolta la candidatura della Turchia all'Unione Europea. Pure, già dalla metà dell'800, nell'epoca del Tanzimat, quando gli statisti ottomani realizzarono la necessità per l'impero di riformarsi adottando le "armi degli avversari", vale a dire le istituzioni delle potenze europee, l'impero ottomano si considerò "inserito tra gli stati e i principati d'Europa", ben all'interno del "concerto europeo". Appartenenza questa, così spesso rifiutata e tradita dall'Europa da ingenerare nell'immaginario collettivo la realtà di due mondi separati e contrapposti che, al contrario, nel corso della storia - lo si volesse o no - sono stati strettamente intrecciati, nel Mediterraneo a livello di popoli e di linguaggio, in Europa, negli ingranaggi della politica di potenza.

Oggi, peraltro, più recenti ferite inferte dalla storia alla sovranità nazionale (le ricadute del Tanzimat stesso, Sèvres) rendono alcuni settori turchi cauti sulle possibili interferenze nelle questioni interne dello stato che deriverebbero dal "governo di Bruxelles". Ma dalle riforme del XIX secolo alla democrazia multipartitica del 1946, bisogna riconoscere che il processo democratico turco verso lo stato di diritto (tanto consolidato da escludere che un Saddam Hussein possa mai apparire sulla scena turca) è stato il frutto di una felice sintesi tra la necessità di riforme sentita nel paese e le sollecitazioni venute, a vario titolo, dall'esterno.