Guido
sala chiri
The
European Commission's New Approach Towards Legal Migration
217
Gennaio-Aprile
2008
Anno
LXXIII n. 1
Riassunto
- I settori dell’asilo e dell’immigrazione, a seguito della loro
comunitarizzazione con il Trattato di Amsterdam, hanno conosciuto un
rapido sviluppo; tuttavia scarsi risultati si sono avuti in un campo:
l’immigrazione legale. Vale dunque la pena concentrare l’attenzione su
questo ambito e metterne a fuoco le peculiarità e i progetti che
la Commissione
europea ha per esso.
La Commissione
ha presentato una proposta nel 2001, ma non si è mai giunti ad una
approvazione, anzi, il progetto è stato ritirato nel 2006. Nel mentre,
nel 2005 é stato formulato un Piano d’azione per l’immigrazione
legale, basato su un nuovo, più cauto approccio. Il precedente approccio,
fondato sulla proposta di un’unica direttiva omnicomprensiva, è stato
sostituito dalla proposta di più direttive rivolte a specifiche categorie
di lavoratori, mentre il solo strumento orizzontale è rappresentato da
una direttiva quadro, che dovrebbe fissare diritti minimi comuni per i
cittadini di paesi terzi che risiedono nell’Unione europea, anche prima
che trascorrano i cinque anni necessari perchè essi ottengano lo status
di residenti di lungo periodo. Dopo aver tratteggiato i principali fattori
che rendono tuttora difficile sviluppare una politica migratoria comune
dell’UE, l’articolo presenta le argomentazioni a favore di una tale
politica. Sulla base, di questi elementi, analiticamante divisi in cinque
dimensioni o macro-problemi, il saggio cerca di valutare quale potrebbe
essere il valore aggiunto apportato dal Piano d’azione, così come esso
è formulato, in termini di risultati relativi alle politiche e
miglioramenti nella condizione giuridica dei cittadini di paesi terzi; gli
effetti sugli Stati d’origine sono affrontati solo brevemente. In
secondo luogo, viene condotta una valutazione della fattibilità politica
dell’approccio − vale a dire delle possibilità che esso ha di
tradursi in concreti risultati legislativi − che prende in
considerazione il contesto politico attuale, così come le principali
questioni legali e procedurali. La tesi sostenuta è che il valore aggiunto
del Piano d’azione sarà limitato, ma ciò consentirà una probabile
approvazione da parte del Consiglio dei ministri. Di fatto, sembra esservi
un trade-off tra valore aggiunto
e fattibilità politica. Nondimeno, nel complesso, e specie considerato il
contesto politico, il nuovo approccio può rappresentare un positivo passo
avanti e costituire l’inizio di una costruzione incrementale di una
politica migratoria comune dell’UE. Resta senza risposta il fondamentale
quesito se un approccio graduale possa nel lungo periodo comportare un più
sostanzioso valore aggiunto o meramente fornire l’ennesima prova che una
compiuta politica migratoria comune è impossibile, viste le perduranti e
radicate differenze tra gli Stati membri.
|