Fondata da Bruno Leoni
a cura del Dipartimento di Scienze politiche e sociali
dell'Università degli Studi di Pavia
Editrice Giuffrè (fino al 2005)
dal 2006 Editrice Rubbettino
dal 2019 Editrice PAGEPress

Abstract


Autore:
Skigin Pavel

Titolo:
"Cultural Pitfalls of Summitry: the Issue of nato Non-Expansion at the 1990 German Reunification Bilaterals"

L’articolo esplora come gli aspetti culturali dei summits della Guerra Fredda influenzarono la dinamica degli incontri bilaterali pre-summit a proposito della riunificazione tedesca del 1990 e analizza criticamente il punto di vista della diplomazia professionale. I diversi ambiti di azione e la diversa cultura politica degli interlocutori, innanzitutto del presidente sovietico M. Gorbaciov, del cancelliere tedesco H. Kohl e del segretario di stato americano J. Baker, produssero notevoli incomprensioni e avrebbero agito come fonte di futuri conflitti, incentrati sulla promessa di non espansione della nato verso Est e del suo successivo “tradimento”. La decisione finale fu interamente nelle mani di Gorbaciov, che non era un diplomatico professionista e al quale mancava la comprensione dei costumi negoziali occidentali, dove il peso di un accordo orale era drammaticamente diverso da quello attribuitogli nella tradizione russa. Inoltre, il leader sovietico considerò inutile consultarsi con il più esperto corpo diplomatico sovietico. D’altra parte, solo il processo decisionale al livello più elevato rese possibile l’intero accordo, evidenziando così la dialettica e i dilemmi alla base del summitry come format di trattativa internazionale. Poiché l’ampliamento della nato alle frontiere russe ebbe infine luogo, la questione della “promessa tradita” rimane in larga misura politica, svolgendo un ruolo fondamentale sia nella narrazione ufficiale russa del post-guerra fredda, sia nella discussione di quegli eventi nel mondo accademico e nei media occidentali. Ogni punto di vista riguardo la veridicità della “broken promise” è ancor oggi legato alla dinamica delle relazioni internazionali contemporanee, soprattutto in merito al grado di responsabilità della nato per le recenti attività militari russe, culminate nell’annessione della Crimea del 2014.