Fondata da Bruno Leoni
a cura del Dipartimento di Scienze politiche e sociali
dell'Università degli Studi di Pavia
Editrice Giuffrè (fino al 2005)
dal 2006 Editrice Rubbettino
dal 2019 Editrice PAGEPress

Abstract


Autore:
Fedeli Silvia, Forte Francesco

Titolo:
"The distribution of voting powers in the European Parliament"

Nel parlamento europeo i seggi sono assegnati ai vari paesi con un criterio regressivo alla popolazione. Viene affermato che la regressività nell’assegnazione dei seggi è troppo mite e che la distribuzione dei seggi tra paesi è “ingiusta” perché favorisce principalmente gli elettori dei grandi paesi che votano per i grandi partiti. Un’affermazione opposta asserisce che la distribuzione dei seggi favorisce i piccoli paesi, particolarmente dopo l’ingresso dei dieci stati nuovi nel 2004.In questo articolo cerchiamo di verificare quale delle due affermazioni valga nella 5a e nella 6a legislatura, considerando anche se l’allargamento dell’UE abbia cambiato la situazione. Terremo in considerazione il fatto che, anche se i parlamentari decidono di appartenere a qualcuno dei gruppi politici, le decisioni da prendere nel Parlamento spesso sono trasversali ai partiti, riguardando specifici interessi nazionali. Per catturare tale complessità decisionale, l’assemblea viene suddivisa in sottogruppi, cellule, i cui componenti appartengono ad una data nazione e a un dato gruppo politico. Per ciascuna cellula calcoliamo il potere di voto (Penrose e Banzhaf) in due giochi composti: quello in cui le cellule votano sulla base dei loro interessi politici e quello in cui le cellule perseguono interessi nazionali, coordinandosi con cellule della loro stessa nazione anche se politicamente differenti. Il caso nel quale ogni cellula vota individualmente (in modo “anarchico”) è considerato come parametro di riferimento. Su questa base e in relazione ai risultati elettorali della 5a e della 6a legislatura, sviluppiamo un indice di equità basato sul principio “un uomo un voto” , secondo il quale il potere di voto di parlamentari eletti dovrebbe essere proporzionale alla popolazione da essi rappresentata. Né gli elettori dei grandi paesi né quelli dei grandi partiti risultano favoriti rispetto agli elettori dei piccoli paesi e dei piccoli partiti in entrambe le legislature analizzate