Fondata da Bruno Leoni
a cura del Dipartimento di Scienze politiche e sociali
dell'Università degli Studi di Pavia
Editrice Giuffrè (fino al 2005)
dal 2006 Editrice Rubbettino
dal 2019 Editrice PAGEPress

Abstract


Autore:
Calchi Novati Giampaolo

Titolo:
"Italy and Suez 1956: How to Be Committed and Equidistant"

Come in altri scacchieri del mondo afro-asiatico, durante la guerra fredda, l’Italia ha cercato di conciliare l’attenzione per le esigenze e aspettative anticoloniali delle forze politiche nazionaliste e degli stessi governi arabi con la fedeltà all’Alleanza atlantica. La crisi di Suez del 1956 mise duramente alla prova una simile politica. Più che dalle dichiarazioni pubbliche, risulta in particolare dai documenti riservati che qui vengono esaminati. La reazione di Francia e Gran Bretagna alla nazionalizzazione del Canale decisa dal presidente Nasser richiamava troppo da vicino, anche per la sensibilità dell’Italia, preoccupata tuttavia di non isolarsi dagli alleati, le pratiche del vecchio colonialismo. Paradossalmente, i margini d’azione dell’Italia aumentarono per effetto della dissociazione degli Stati Uniti dall’intervento anglo-franco-israeliano. Una volta ricondotta tutta la questione alla competenza dell’Onu, le scelte divennero obbligate e meno controverse. Se però l’Italia aveva sperato di valorizzare una posizione di privilegio in Medio Oriente, preparando convergenze politiche e complementarità sul piano economico, il globalismo americano finì per privarla di quella specializzazione, anzitutto nel Mediterraneo, a cui riteneva di aver diritto.