Fondata da Bruno Leoni
a cura del Dipartimento di Scienze politiche e sociali
dell'Università degli Studi di Pavia
Editrice Giuffrè (fino al 2005)
dal 2006 Editrice Rubbettino
dal 2019 Editrice PAGEPress

Abstract


Autore:
Lorenzini Sara

Titolo:
"Reparation Measures for Jews in Occupied East Germany. Commitment and Frustation"

Nella zona di occupazione sovietica della Germania non mancarono seri tentativi per una politica di riparazione morale e materiale verso gli ebrei. Nei primi mesi dopo la resa incondizionata, tali tentativi si scontrarono con un’ostilità diffusa a livello popolare. I primi provvedimenti che approntavano misure di aiuto e assistenza immediata a favore delle vittime del nazismo tesero prima ad escludere gli ebrei, poi a concedere loro condizioni di assistenza meno favorevoli di quelle garantite agli oppositori politici. A partire dalla metà del 1947, tuttavia, la tendenza generale sembrò capovolgersi. Soprattutto grazie all’impegno di Merker, responsabile della politica di reintegrazione delle vittime e dei prigionieri di guerra, e grazie all’azione della VVN, l’"Associazione per i perseguitati dal regime nazista", fu avviata un’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica. Venne inoltre avviata l’elaborazione di una legge generale per provvedere alle misure di assistenza e previdenza sociale per gli ebrei e alla restituzione del patrimonio ebraico. L’attività progettuale della VVN fu intensa, quasi frenetica. I progetti per garantire l’inserimento degli ebrei nelle fasce cui era concessa un’assistenza sociale privilegiata e per assicurare la restituzione totale del loro patrimonio restarono per lo più sulla carta. A partire dall’aprile del 1948, infatti, le resistenze del " gruppo Ulbricht " all’interno della SED e quelle dell’amministrazione sovietica vennero alla luce. Riguardavano in particolare le restituzioni patrimoniali a favore degli ebrei emigrati e la restituzione di beni già nazionalizzati. La visione di Ulbricht si impose come maggioritaria. Anzitutto venne quindi sospesa l’efficacia dei provvedimenti di restituzione già approvati dai Lander (fino dal 1945). La responsabilità dei tedeschi orientali per i crimini nazisti fu negata e di conseguenza vennero respinte le richieste di riparazione individuale e collettiva avanzate dal World Jewish Congress e dallo Stato di Israele. Negli anni Cinquanta, dei grandi progetti di politica moralizzatrice proposti da Merker era rimasta solo la legge per l’assistenza alle vittime del fascismo (entrata in vigore nell’ottobre 1949), che conteneva provvedimenti esemplari dal lato dell’assistenza, ma frustrava qualsiasi speranza di restituzione patrimoniale, rimandata al -sempre più lontano- momento della firma di un trattato di pace degli Alleati con la Germania.