Fondata da Bruno Leoni
a cura del Dipartimento di Scienze politiche e sociali
dell'Università degli Studi di Pavia
Editrice Giuffrè (fino al 2005)
dal 2006 Editrice Rubbettino
dal 2019 Editrice PAGEPress

Abstract


Autore:
Di Casola Maria Antonia

Titolo:
"Italo-Turkish Relations between the two Wars"

La politica estera di buon vicinato nell´area dei Balcani, del Mediterraneo e del Medio Oriente attuata dalla Turchia kemalista all´indomani della riacquisita unità nazionale viene sfidata - nel periodo tra le due guerre - dalla minaccia dell’espansionismo mussoliniano. Né vale ad attenuare la preoccupazione dei turchi, la pretesa somiglianza che alcuni settori italiani ravvisano tra le rivoluzioni nazionaliste dei due paesi da cui sorgono entrambi gli autoritarismi del fascismo e del kemalismo. In Turchia Mustafa Kemal intende personificare un nuovo tipo di nazionalismo e la guerra di indipendenza turca vuole costituire l’esempio della lotta che tutti i popoli oppressi dell’est devono seguire per impedire lo sfruttamento di un paese sugli altri e per debellare l’imperialismo. L’espansionismo italiano che si dirige verso il Mediterraneo e l’Africa in particolare, è suscettibile di modificare la posizione di indipendenza e di sostanziale non allineamento messa in atto da Mustafa Kemal negli anni ‘20 favorendo un più deciso avvicinamento della Turchia alla politica anglo-francese. Se e quanto quest’ultima impostazione politica abbia rappresentato una deviazione della politica estera kemalista originaria — definita antiimperialista, non contraria al socialismo e sempre favorevole al mantenimento di relazioni amichevoli con l’Unione Sovietica — è materia tuttora aperta al dibattimento tra gli storici turchi. Di fatto, il conflitto italo-etiopico suscita grave preoccupazione in Turchia che teme di divenire la pedina successiva dell’espansionismo fascista. La politica messa in atto da Ankara si articola dunque in due direzioni: da una parte con la sottoscrizione di intese di assistenza reciproca nel Mediterraneo con Gran Bretagna, Francia, Jugoslavia e Grecia in funzione anti-italiana (solo in seguito alla loro denuncia l’Italia firmerà la convenzione di Montreux); dall’altra con l’offerta, continua e pressante, all’Italia di un sistema di garanzie nell’area del Mediterraneo che ne limitino l’espansione e possano in seguito trasformarsi in un Patto del Mediterraneo che annoveri anche l’Italia tra i contraenti delle intese precedenti. Parallelamente alla reiterata offerta di impegni politici che punteggiano l’intera fase della crisi etiopica, Ankara promette di assumere una posizione favorevole a Roma nelle discussioni della Lega delle Nazioni. Una fitta rete di contatti diplomatici delinea così i contenuti dell’appoggio che l’Italia vorrebbe ottenere da Ankara e quelli che il governo turco è di fatto propenso a concedere: l’opposizione della Turchia alle sanzioni militari e la sua pronta richiesta di revoca di quelle economiche non paiono sufficienti a Roma. Stimando, con l’impresa abissina, di avere acquisito nel Mediterraneo una forza militare e una posizione strategica per certi aspetti superiore a quella britannica, la diplomazia italiana ritiene di dover considerare ormai certa sia la dipendenza dalla Gran Bretagna che si è venuta a creare per il governo turco (che con l’appoggio inglese ha ottenuto la revisione della Convenzione degli Stretti), sia i radicati timori della Turchia ormai difficilmente sormontabili. In tal modo viene lasciata cadere anche l’ultima offerta turca del febbraio 1937, quando Aras propone a Ciano la creazione di una lega di neutrali da costituirsi tra Italia, Turchia e Spagna in vista di un conflitto tra la Germania e l’Inghilterra e la Francia.