Abstract
Autore:
Scopelliti Alessandro
Titolo:
"The Political Decision-Making Process in the Council of the European Union under the New Definition of a Qualified Majority"
Il presente lavoro analizza gli effetti derivanti dall’introduzione della nuova definizione di maggioranza qualificata nel Consiglio dell’Unione Europea, così come prevista dal recente Trattato di Lisbona. La nuova regola di voto prevede che una decisione sia adottata da una maggioranza di almeno 15 Stati che rappresentino il 55% dei paesi membri ed il 65% della popolazione.In particolare, tali effetti sono studiati con riferimento ad una nuova misura del potere di voto di ogni Stato membro, ideata al fine di considerare sia il criterio relativo alla maggioranza dei paesi sia il criterio inerente alla maggioranza della popolazione. L’applicazione di questa nuova metodologia consente di evidenziare taluni risultati in parte sorprendenti rispetto alla discussione politica avvenuta in sede internazionale: infatti, nel confronto con le precedenti disposizioni del Trattato di Nizza, i maggiori Stati, quali la Germania , la Francia , il Regno Unito, l’Italia, pur sostenitori della nuova regola di voto nel Consiglio, subiscono come singoli una rilevante perdita del loro potere di voto, mentre gli Stati minori vedono aumentare significativamente il loro potere di voto, e ciò in virtù dell’abolizione del sistema di ponderazione dei voti. Al tempo stesso, però, la nuova definizione del Trattato di Lisbona produce un più forte incentivo, per i quattro maggiori Stati dell’Unione, a realizzare un gioco cooperativo, finalizzato ad ottenere l’approvazione di decisioni da parte del Consiglio: infatti, una coalizione formata da questi quattro paesi può sempre bloccare qualunque decisione in Consiglio e può anche promuovere l’adozione di atti con il supporto di altri 11 Stati aventi solo l’11.33% della popolazione. In questo modo, i quattro grandi Stati possono esercitare un ruolo propositivo e decisionale molto importante nel processo politico del Consiglio. Ma tale possibilità dipende in modo cruciale dalla loro disponibilità a cooperare. Altrimenti, se essi operano in modo autonomo, il loro potere politico in un’Unione Europea allargata risulta sensibilmente ridotto rispetto al passato.