Abstract
Autore:
Martin A. Klein
Titolo:
"The End of Slavery and the Dream of a Post Racial Society"
La schiavitù non è stata solo un’istituzione di dipendenza
individuale, bensì un sistema globale di commercio e
produzione che ha determinato la vita di decine di milioni
di individui, ma anche le stesse traiettorie storiche delle
società che fornivano gli schiavi o erano vittime del
commercio e della produzione a base schiavistica – in primo
luogo le società africane: entro il XVIII secolo, almeno in
Occidente, schiavo e africano erano divenuti pressoché
sinonimi. La schiavitù ha di fatto provveduto una cruciale
fondazione ideologica al colonialismo. Al di là della loro
natura ascientifica, le idee razziste sono state
caratterizzate da grande persistenza proprio perché radicate
in queste esperienze storiche e, nonostante i loro principi
universali e egualitari, cristianesimo e islam hanno di
fatto giustificato la riduzione in schiavitù e il profitto
dato dallo sfruttamento dell’altro. L’ordine razziale
derivato dalla schiavitù ha cominciato a dissolversi solo
dopo la Seconda guerra mondiale. Decolonizzazione,
rivoluzione dei diritti civili negli Stati Uniti e
immigrazione di massa hanno reso i non bianchi parte
visibile e attiva delle società occidentali, obbligando il
contesto internazionale ad accelerare il processo di
inclusione razziale. Un numero crescente di giovani europei
e americani vive oggi in un mondo post-razziale. Tuttavia il
razzismo persiste, anche se con una geografia diversa
rispetto al passato. Ad esempio è oggi più forte a livelli
sociali bassi che non fra le élite e in Europa il torna ad
assumere aspetti diretti e violenti. Di questo quadro sono
indicativi, per limitarci all’Italia, gli attacchi razzisti
subiti da Cecile Kyenge, ministro di origine congolese del
governo Letta. Tuttavia l’ “imbrunimento” delle nostre
società è in atto: le famiglie cambiano e molti nell’élite
già ora non si identificano più su basi di razza, ma di
classe sociale o gruppo corporato. La differenza di colore
perde di importanza. Se anche ciò non implica ovviamente la
fine delle differenze, un ordine post-razziale appare
possibile.