Fondata da Bruno Leoni
a cura del Dipartimento di Scienze politiche e sociali
dell'Università degli Studi di Pavia
Editrice Giuffrè (fino al 2005)
dal 2006 Editrice Rubbettino
dal 2019 Editrice PAGEPress

Abstract


Autore:
Mazzucotelli Francesco

Titolo:
"Is There a Sykes–Picot Syndrome in the Middle East?"

La vulgata prevalente tende a raffigurare gli accordi siglati nel 1916 tra Mark Sykes e François Georges-Picot come la causa prima della perdurante instabilità del Vicino Oriente. Tracciando arbitrariamente nuovi confini senza tenere nel dovuto conto le peculiarità etniche e confessionali, gli accordi avrebbero posto le basi per la creazione di entità artificiali, destinate alla fragilità. Pur senza volere assumere posizioni apologetiche riguardo all’espansionismo europeo, questo articolo suggerisce di problematizzare alcuni assunti di fondo. La delineazione di una nuova mappa politica del paesaggio regionale post-ottomano ebbe una parabola lunga, nella quale si sovrapposero pressioni esterne e interne, lacerazioni degli equilibri di potere, ricomposizioni e riallineamenti. In linea con il dibattito storiografico e politologico in corso, un’analisi critica della portata degli Accordi Sykes-Picot deve considerare non solo i loro risvolti concreti, senza dubbio meno rilevanti di quanto comunemente si pensi, ma soprattutto la loro portata simbolica come elemento di un linguaggio politico di legittimazione, inclusione ed esclusione nel panorama locale e regionale. Una ricognizione del lascito storico degli accordi del 1916 va inoltre inserita nel filone di ricerca che problematizza il concetto di territorialità