Abstract
Autore:
Mazzucotelli Francesco
Titolo:
"Is There a Sykes–Picot Syndrome in the Middle East?"
La vulgata prevalente tende
a raffigurare gli accordi siglati nel 1916 tra
Mark Sykes e François Georges-Picot come
la causa prima della perdurante instabilità del
Vicino Oriente. Tracciando arbitrariamente
nuovi confini senza tenere nel dovuto conto
le peculiarità etniche e confessionali, gli accordi
avrebbero posto le basi per la creazione
di entità artificiali, destinate alla fragilità.
Pur senza volere assumere posizioni apologetiche
riguardo all’espansionismo europeo,
questo articolo suggerisce di problematizzare
alcuni assunti di fondo. La delineazione
di una nuova mappa politica del paesaggio
regionale post-ottomano ebbe una parabola
lunga, nella quale si sovrapposero pressioni
esterne e interne, lacerazioni degli equilibri
di potere, ricomposizioni e riallineamenti. In
linea con il dibattito storiografico e politologico
in corso, un’analisi critica della portata
degli Accordi Sykes-Picot deve considerare
non solo i loro risvolti concreti, senza dubbio
meno rilevanti di quanto comunemente si
pensi, ma soprattutto la loro portata simbolica
come elemento di un linguaggio politico
di legittimazione, inclusione ed esclusione
nel panorama locale e regionale. Una ricognizione
del lascito storico degli accordi del
1916 va inoltre inserita nel filone di ricerca
che problematizza il concetto di territorialità