Esporremo brevemente i dati storici salienti della storia della Chirurgia nell'Università di Pavia,
senza la presunzione di esaurire con completezza l'argomento, che potrà essere approfondito
consultando le opere da cui sono tratte queste note e che riportiamo in bibliografia.
La nascita della prestigiosa tradizione chirurgica della nostra
Università risale alla seconda metà del 1700, dopo che nel 1731 venne fondata
a Parigi la Reale Accademia di Chirurgia e successivamente, con decreto reale del 1743,
la dignità del chirurgo venne elevata al pari di quella del medico.
Le origini - I Chirurghi "empirici"
Dalla fondazione dell'Università di Pavia nel 1361, voluta dal duca di Milano
Galeazzo Visconti e grazie al diploma di Carlo IV, re di Boemia ed imperatore di Germania, e
per ben quattro secoli, la classe medica universitaria osteggiò la chirurgia considerata
non dignitosa essendo una attività manuale.
L'insegnamento della chirurgia nell'ambito della medicina prevedeva letture e dissertazioni
e l'attività pratica dei chirurghi universitari si limitava all'esecuzione di interventi
poco impegnativi e rischiosi quali la cura di ascessi, fistole, emorroidi, ferite, fratture e lussazioni,
mentre gli interventi maggiori quali quelli per le ernie, la cataratta, i calcoli vescicali e la chirurgia plastica
erano praticate dai cosidetti "empirici", mestieranti che si tramandavano l'arte
di generazione in generazione, molti dei quali, tuttavia, seppero imporsi alla stima ed al rispetto
della società per la loro perizia e dottrina, riunendosi anche in associazioni ed offrendo
i loro servigi anche alle classi nobili.
Gli "empirici" si dividevano nei chirurghi ambulanti, nei chirurghi barbieri e nei chirurghi
delle ferite, compresi i carnefici.
Nel contesto universitario i principali testi per le letture erano quelli di Galeno, Ippocrate ed
Avicenna e l'insegnamento teorico si svolgeva in chiese, conventi e nelle case dei docenti.
Il Rinascimento - I Chirurghi "anatomici"
Un significativo passo avanti fu compiuto nel 1500 quando lo sviluppo del pensiero rinascimentale
nelle scienze condusse alla ricerca anatomica basata su criteri moderni, cioè
sulla dissezione dei cadaveri umani; maestro in questo campo fu
Andrea Vesalio i cui studi
diedero inizio all'epoca dei "chirurghi anatomici" che durò fino alla fine del 1700.
Nonostante tutto ciò, la chirurgia universitaria rimase ancora molto limitata mentre
quella empirica continuò indisturbata la propria attività.
In questo periodo sono da ricordare alcuni chirurghi anatomici che si distinsero
per la loro abilità.
Il primo di costoro fu
Gabriele Cuneo (seconda metà del XVI secolo), primo titolare della cattedra di Anatomia,
che fece costruire il primo teatro anatomico dell'Università, per associare all'insegnamento
pratico quello teorico.
Dopo di lui, famosi lettori di anatomia che si dedicarono alla chirurgia sono
Giovanni Battista Carcano Leone (1536-1606), che scrisse un importante trattato basato
sulle osservazioni anatomiche fatte sul cadavere e sul vivo, e
Gaspare Aselli
(1581-1625), scopritore dei vasi chiliferi.
Anche alcuni medici universitari si dedicarono alla chirurgia: fra questi
Matteo Corti (1474-1564), che fu archiatra pontificio e della corte medicea,
e
Gerolamo Cardano (1501-1576), che si occupò con successo di medicina, filosofia,
matematica, fisica e scrisse numerose opere; in campo urologico fu il primo ad eseguire
la ureterostomia esterna e, pare, anche la nefrotomia.
La dominazione austriaca - L'era "teresiana"
Quando nel 1714 il Ducato di Milano passò dalla dominazione spagnola a quella austriaca,
vennero attuate importantissime e radicali riforme per il riordinamento dell'Università,
il cui prestigio era andato riducendosi. Di tutto ciò si fece promotrice l'Imperatrice
Maria Teresa: iniziò
così uno dei periodi più prosperi per la nostra Università.
Vennero ampliati e rinnovati gli edifici universitari con la costruzione di
un nuovo Teatro anatomico e di un Museo patologico, vennero scelti insegnanti prestigiosi
e venne adeguato il piano di studi ai progressi scientifici dell'epoca con grande spazio
per l'attività pratica. Da questo grande rinnovamento trasse beneficio anche la chirurgia,
tanto che delle cinque cattedre che costituivano gli insegnamenti della facoltà di Medicina,
ben due furono di pertinenza chirurgica, e cioè quella di Anatomia ed Istituzioni Chirurgiche e
quella di Operazioni Chirurgiche ed Arte Ostetricia.
Scomparve così pian piano la chirurgia degli empirici per lasciare il posto a quella
ufficiale dei chirurghi in possesso di un titolo universitario anche se non si trattava ancora
di una Laurea ma di un titolo minore quale il Magistero e la Licenza.
Queste cattedre furono occupate da vari ed illustri professori.
Ricordiamo
Siro Menaliotti e dopo di lui
Pietro Moscati (1739-1824), il quale
fondò il Museo Patologico in cui vennero raccolti i pezzi patologici meritevoli di
osservazione e divenne famoso per aver descritto la struttura dei tendini ed i loro raporti
con i muscoli. A lui successe
Giacomo Rezia (1745-1825) , il quale compì varie
ricerche sulla circolazione arteriosa, sui vasi linfatici, sulla valvola ileo-cecale e
occlusioni intestinali.
Dall'Empirismo alla Scienza - Nasce la Scuola Chirurgica Pavese
Arriviamo così al 1783, anno in cui salì in cattedra
Antonio Scarpa (1752-1832)
che è ritenuto il fondatore e l'esponente più illustre della Scuola chirurgica
pavese. Suo è
il merito di aver portato la chirurgia dall'empirismo alla scienza, sul
fondamento dell'anatomia e della patologia.
In campo anatomico ricordiamo le sue scoperte inerenti all'orecchio interno e ai nervi simpatici
che vanno al cuore, ma soprattutto la sua descrizione della regione che prese il nome di
triangolo dello Scarpa. In campo chirurgico si dedicò in particolare allo studio
delle ernie, del loro trattamento e delle loro complicanze che illustrò
nella sua celebre opera
"Sulle ernie - Memorie anatomo-chirurgiche".
Altrettanto famosi sono i suoi studi sugli aneurismi e sulla legatura delle arterie degli arti,
nonchè sul trattamento della calcolosi vescicale mediante cistotomia perineale.
S'interessò anche di Oculistica e di Ortopedia nonchè del problema dei tumori.
Famose sono le sue tavole anatomiche basate sulla fine dissezione ed ancora conservate presso il
Museo per la Storia
dell'Università di Pavia.
Allo Scarpa va il merito della costruzione dei Musei di Anatomia Normale e di Anatomia Comparata
nonchè l'istituzione della Cattedra di Clinica Chirurgica nel 1787.
Per quanto concerne l'insegnamento della chirurgia, ottenne il permesso del governo di eseguire
gli interventi anche su viventi e non solo su cadaveri, come era stato fino ad allora.
Allo Scarpa succedettero dapprima
Giuseppe Nessi (1741-1821)e poi
Vincenzo
Malacarne (1744-1816). Sempre in questo periodo è da ricordare la figura di
Giovanni Alessandro Brambilla (1728-1800) il quale, pur non ricoprendo cariche
universitarie, fu chirurgo militare pavese dell'esercito austriaco che divenne famoso non solo
per la sua abilità ma anche perchè si dedicò al miglioramento dello
strumentario chirurgico sul quale scrisse un'opera intitolata
"Instrumentarium chirurgicum";
fece costruire delle raccolte di strumenti per i vari tipi di interventi, una dei quali
denominata "Armanentario Chirurgico" è ancora oggi esposta al
Museo
per la Storia dell'Università di Pavia.
Da Napoleone al Congresso di Vienna
Dal 1796 al 1814, periodo corrispondente alla Dominazione Napoleonica in Italia,
l'Università di Pavia venne riconosciuta insieme a Bologna come Università
della Repubblica Cisalpina; fu promulgato un nuovo piano di studi con un corso di Laurea
per i medici ed uno per i chirurghi; nacque così la Laurea in Chirurgia.
Le due principali cattedre di chirurgia furono quella di Istituzioni Chirurgiche ed Arte Ostetricia
e quella di Clinica Chirurgica ed Operazioni Chirurgiche. I professori che le occuparono furono
lo Scarpa, riconfermato dal nuovo governo, Tommaso Volpi, Giuseppe Iacopi,
Giuseppe Nessi e Carlo Cairoli.
Giuseppe Iacopi (1779-1813), allievo prediletto dello Scarpa, continuò con grande
ingegno l'opera del suo maestro pubblicando un trattato di fisiologia ed anatomia comparata ed
avrebbe potuto diventarne il degno successore se non fosse precocemente scomparso.
Carlo Cairoli (1777-1849), anch'egli allievo dello Scarpa, fu uno dei più valenti e
reputati chirurghi della sua epoca.
Il Regno Lombardo-Veneto - Luigi Porta
Nel 1814, dopo il Congresso di Vienna, l'Austria rientrò in possesso di tutti
gli antichi domini italiani e per l'Università di Pavia questo segnò un nuovo periodo
di sviluppo. Furono promulgati nuovi ordinamenti degli studi universitari e la principale cattedra
di chirurgia fu quella di Operazioni Chirurgiche e Terapia Speciale Chirurgica, che venne occupata
successivamente dai seguenti professori:
Nicola Morigi,
Tommaso Volpi,
Carlo Cairoli,
Bartolomeo Signoroni,
Agostino Molina e
Luigi Porta.
Luigi Porta (1800-1875) è da considerarsi come il diretto continuatore della scuola dello Scarpa.
Egli non solo diede sviluppo all'aspetto anatomico ed anatomopatologico della chirurgia, ma promosse
la fisiopatologia e la chirurgia sperimentale. Famose sono le sue preparazioni anatomiche dei circoli
collaterali che si sviluppano per supplire all'allacciatura di una vena, tuttora conservati nel
Museo
dell'Università. Egli si occupò brillantemente dell'emostasi,
della cura radicale delle varici con il metodo sclerosante, della fisiopatologia del periodo
post-operatorio, della chirurgia della tiroide e di anestesia. Rinnovò lo strumentario
chirugico per la calcolosi vescicale ed applicò il metodo anatomo-clinico sviluppato dal Malpighi
e dal Morgagni alla chirurgia. Il Porta creò inoltre un proprio "Gabinetto
di Anatomia e Patologia Chirurgica" ove raccolse i pezzi operatori e necroscopici
più significativi della sua carriera che inizialmente andarono a costituire il
Museo Porta e che ora sono conservati nel
Museo per
la Storia dell'Università di Pavia.
Dalla nascita del Regno d'Italia ai giorni nostri
Con la fondazione del Regno d'Italia, dopo le Guerre d'Indipendenza (1859-1861), per l'Università
iniziò un nuovo periodo. L'ordinamento universitario italiano venne stabilito dalla
Legge Casati (1859) e successivamente dalla
Legge Gentile (1923), mantenendosi
pressochè invariato fino ai nostri giorni.
Con la riforma Casati venne istituita una Laurea unica in Medicina e Chirurgia, e l'insegnamento
della chirurgia venne fondamentalmente impartito nelle seguenti tre Cattedre: Clinica Operativa
(l'attuale Clinica Chirurgica), Patologia Speciale Chirurgica e Clinica Chirurgica (l'attuale Patologia chirurgica)
e Medicina Operativa (l'attuale Anatomia chirurgica divenuta insegnamento complementare).
Quando nel 1932 il vecchio Ospedale San Matteo, sito presso il Palazzo Centrale dell'Università,
venne trasferito nel nuovo Policlinico, un intero padiglione fu assegnato agli Istituti di Clinica e di Patologia Chirurgica così come si presentano ai giorni nostri.
Lo sviluppo delle Scienze Chirurgiche - Il contributo della Scuola di Pavia
A partire dalla seconda metà dell'800 iniziò la grande rivoluzione della chirurgia grazie all'introduzione nella pratica chirurgica dell'anestesia eterea (Morton e Warren, 1846) e di quella
cloroformica (Simpson, 1847), dell'asepsi e dell'antisepsi (l'acido fenico di Lister, 1867 ed il
calore di Pasteur, 1879), al miglioramento dello strumentario chirurgico ed all'ideazione delle
pinze emostatiche (Pean e Kocher); iniziò così la pratica della chirurgia cavitaria
dell'addome, del torace e del cranio, fino ad allora poco esercitate.
Di tali sviluppi usufruì anche la Chirurgia Pavese che grazie alle brillanti menti che si
avvicendarono alla guida della sua Scuola, divenne una delle più prestigiose di tutto il mondo.
Dal 1859 grandi nomi si succedettero alla direzione della cattedre di Clinica e Patologia Chirurgica. Fra questi ricordiamo:
- Angelo Scarenzio (1831-1904), scopritore della cura della sifilide
ed ideatore di vari tipi di plastiche cutanee;
- Edoardo Bassini (1844-1924), famoso per l'ideazione del metodo chirurgico
per la cura dell'ernia inguinale che porta il suo nome;
- Enrico Bottini (1835-1903), che si dedicò con successo
allo studio degli antisettici in chirurgia ed allo sviluppo della chirurgia del
collo su cui scrisse un famoso trattato; in campo urologico ideò la resezione
transureterale della prostata nell'ipertrofia prostatica mediante galvano caustica;
- Iginio Tansini (1855-1943), che fu tra i primi in Italia ad eseguire l'isterectomia
subtotale e la resezione gastrica; egli ideò un metodo per la resezione epatica,
una geniale tecnica di autoplastica dopo amputazione della mammella, la forcipressura
del rene nella nefrectomia ed , in collaborazione a Giovanni Morone, un intervento
per la cura del morbo di Banti al III stadio; si occupò anche dei meccanismi
patogenetici delle neoplasie, mettendo in luce l'azione inibente dell'ischemia;
- Gaetano Fichera (1880-1935), famoso per i suoi studi sulla chirurgia delle arterie,
sulla fisiopatologia dell'ipofisi, sull'ulcera gastrica e sulla colecisti della quale
descrisse la forma cosidetta "a fragola"; notevoli furono i suoi studi dei
tumori sui quali elaborò la "teoria dello squilibrio endocrino";
- Giovanni Morone (1880-1957), che fu tra i primi in Italia ad eseguire
interventi di chirurgia toracica quali la decorticazione polmonare e la toracoplastica
per gli empiemi pleurici; famosi i suoi studi sul trattamento chirurgico
della tubercolosi polmonare, sulla chirurgia dei grossi vasi arteriosi e della patologia
del collo, nonchè sulla microbiologia;
- Francesco Paolo Tinozzi (1894-1973), che si interessò con successo delle
patologie dei vasi sanguigni, del sistema simpatico, degli organi ematopoietici, del sangue e
dell'apparato digerente;
- Angelo Mazzucchelli (1839-1902), autore di importanti studi sulla sifilide muscolare
e sulle infezioni chirurgiche; perfezionò la tecnica dell'isterectomia per via vaginale
e della resezione gastroduodenale;
- Giuseppe Muscatello (1866-1951), che compì studi sull'assorbimento
della sierosa peritoneale, sull'embolia, sulla trombosi, sulla sutura delle arterie,
sui tumori del retto, sulla colelitiasi e sulle pancreatiti;
- Giovanni Perez (1873-1959), di cui ricordiamo gli studi sulle infezioni
criptogeniche e sull'immunità, sulle batteriemie, sui carcinomi
broncogeni e sulla splenectomia;
- Fedele Fedeli (1891-1961), che si interessò dei problemi riguardanti
l'equilibrio elettrolitico del malato chirurgico e la fisiopatologia e
la terapia delle vie biliari;
- Giuseppe Salvatore Donati (1902-1982), la cui attività si rivolse a
quasi tutti i campi della chirurgia, dall'apparato digerente, in particolare
nella terapia del cancro gastrico, a quello urinario, respiratorio, cardiovascolare
e cardiochirurgico; fondò e diede vita al laboratorio di chirurgia sperimentale
ed alla cattedra di chirurgia vascolare; tra i primi effettuò trapianti d'organo;
nel 1952 fondò la Scuola di Specializzazione in Anestesia.
Tutti i chirurghi ed i docenti di Chirurgia della Scuola pavese
che hanno fatto seguito fino ai nostri giorni a questi grandi maestri, sono i diretti
eredi del loro metodo, della loro abilità tecnica e della loro tradizione, che
si impegnano a trasmettere alle generazioni dei giovani medici che si accingono a
dedicarsi all'arte ed alla disciplina chirurgica.
Il
Museo per la Storia dell'Università
di Pavia, diretto dal Prof. Alberto Calligaro, è situato nel Palazzo Centrale dell'Università, corso Strada Nuova, 65 - 27100 Pavia,
ed è aperto al pubblico
il Lunedì dalle 15:00 alle 17:30 ed il Venerdì dalle 9:30 alle 12:00.
Possibilità di visita in altri orari, anche per piccoli gruppi, su prenotazione telefonica.
Tel. e Fax: 0382.29724
BIBLIOGRAFIA
- L. Bonandrini
- La Chirurgia nella storia dell'Università di Pavia, Aula Scarpa, Pavia, 1994.
- L. Bonandrini
- Appunti di Storia della Medicina Pavese, Boll. Ord. Med. Odont., Pavia, 1994-1998.
- G. S. Donati
- La Scuola Chirurgica Pavese - Discipline e Maestri dell'Ateneo Pavese. Ed. Mondadori, 1961.
- G. Maconi
- La Chirurgia nell'Università di Pavia. Ed. Centro Stampa, Alessandria, 1987.
- C. Morone, G. Morone
- Il pensiero e le opere dei Maestri della Clinica Chirurgica Pavese. Monografia del
Bollettino della Società Medico-Chirurgica Pavese, 1997.