Nono Intolleranza
Premessa Il 13 aprile 1961, nel corso del
XXIV Festival Internazionale di Musica Contemporanea di
Venezia, fu rappresentata al Teatro La Fenice Intolleranza
1960, «azione scenica in due parti su unidea
di Angelo Maria Ripellino. Musica di Luigi Nono».1 Con questo
esordio il compositore, allora sulla soglia dei
trentasette anni, poneva di fatto fine a un decennio di
ripensamenti, abbandoni e rinvii, scandito dal
susseguirsi di progetti teatrali mai realizzati.2
Il critico intravedeva così in questa «protesta senza indirizzo» uno iato tra intenzioni e risultati che, nella realtà, era ben altro e forse ben più radicale di quanto egli potesse immaginare. ***
Se si dovesse dare completo credito ai
ricordi rievocati da Nono a circa ventisette anni di
distanza, ci si troverebbe a datare erroneamente al
gennaio 1961 una proposta che fu invece estesa da Labroca
(con circa un anno di anticipo rispetto alla data della
prima) nel maggio del 1960.10 A questa data i rapporti
con Ripellino erano ormai avviati da tempo: fin dall11
gennaio 1960 Nono gli aveva chiesto epistolarmente la «collaborazione
totale» per «fissare il testo» di unopera (cfr.
Appendice, Doc. 1).11 Se le parole rivolte al
letterato in quella che a tutti gli effetti potrebbe
essere intesa come una lettera-manifesto
rivelano incertezza in merito alla destinazione del
lavoro immaginato in questa prima fase per linaugurazione
del teatro di Darmstadt, prevista per il 1964 , al
contrario, le idee relative al rapporto tra parola musica
e scena sono quantomai chiare. Il rifiuto di ogni
convenzione operistica tradizionale è totale: per Nono
il nuovo teatro musicale deve ripartire dal punto in cui
le sperimentazioni delle avanguardie russo-tedesche si
erano interrotte, nel tentativo di ricostruire uno
strappo creatosi allinterno dello stesso teatro di
parola. Nellopera in fieri sarebbero
confluite tutte le tematiche e le personali conquiste
tecnico-compositive la nuova vocalità, la simultaneità,
la spazializzazione elettroacustica del suono, ecc.
istanze pratiche accompagnate a più generiche
riflessioni sulla ripartizione dello spazio scenico e
sull«azione» in quanto principale veicolo dinformazione.
La scena, sgombra di cantanti e orchestra dislocati
dietro il palcoscenico, è interamente occupata nellimmaginario
di Nono da mimi-attori impegnati in azioni mute
parallele; ad altoparlanti e coro il compito di
diffondere il canto in sala, alle proiezioni su tavole e
allazione dei mimi quello di visualizzare le parole
in scena. Anche la fisionomia dellevoluzione
drammaturgica è ben definita: il tema principe, «lintolleranza»,
è idealmente sviluppato dal compositore in un decorso
non lineare condotto tramite lalternanza di più «episodi
diversi nel tempo nellazione» da avvicendare
simultaneamente, in reciproca interazione e «senza
successione nel tempo».12
La promessa duna prima stesura del
testo giunge da Roma l11 di giugno. Il nucleo
generatore del dramma diviene un testo documentario sulla
tortura,15 spedito da Nono al
collaboratore con il duplice invito ad associarlo ad
altri testi di pari portata drammatica e a strutturare il
tutto in due tempi di 2-3 scene ciascuno. Ma la
situazione di stasi si ripropone: dopo mesi di silenzio,
il 4 ottobre Ripellino confessa di essere «un poco in
cattive acque» con il libretto promesso.16 Limpazienza di
Nono comincia a divenire tangibile: alla prima
rappresentazione programmata in via definitiva per
laprile dellanno a venire non mancano
che sei mesi. Esempio 1: Piano generale dellopera, schizzo autografo («Q.08», ff. 2r e 3r, ALN, per gentile concessione).
Limpalcatura generale dellopera è definita e tutto è pronto per cominciare a comporre: ciò che manca è solo il testo definitivo. Agli inizi di dicembre Ripellino comunica al compositore: «ho quasi finito il primo atto. (Sintende: è una prima stesura, ma abbastanza buona). Domani comincio il secondo. Poi limerò tutto insieme».20 Ma il compositore sa di non poter più attendere: prega Ripellino di rifinire la sola prima scena e comincia contemporaneamente a ricavare dalla stesura provvisoria del primo atto un dattiloscritto-guida che, secondo la sua abituale prassi, possa fungere da base per la composizione (cfr. Esempio 3). Durante questa fase di elaborazione giunge il primo quadro definitivo, ma la verbosità e lampollosità del dettato lo lasciano perplesso: dopo una drastica selezione operata da Nono a partire dal testo inviato da Ripellino (cfr. Esempio 4), nel dattiloscritto finale del compositore non confluiranno che 46 versi, poco meno della metà dei 108 versi originali.21 Esempio
3: Dattiloscritto-guida provvisorio dellintero
primo atto (ALN, per gentile concessione).22
La scrittura della prima scena, ancora fedele allo schema predisposto, può finalmente cominciare (cfr. Appendice, Doc. 3): una scaletta di lavoro annotata con mano frettolosa ci rivela che siamo al 10 di dicembre.23 A questa data i contatti leditore Schott e con i collaboratori per la regia e le scene sono ormai avviati, e tutti confidano nellinvio di una partitura di fatto inesistente. Per agevolare le mansioni editoriali, e in virtù della prossimità della prima, la casa editrice nella persona di Otto Sertl chiede al compositore di inviare le singole scene, o parti di esse, di pari passo con la loro composizione.24 Questa procedura di spedizioni a singhiozzo, che si protrarrà dalla prima metà del dicembre 1960 fino alla prima decade del marzo 1961 per un totale di sette invii, costituirà un unicum nellattività compositiva di Nono, e influirà notevolmente sulle successive vicende creative (cfr. Esempio 5). Esempio 5: Schema generale degli invii alla casa editrice Schott effettuati in fase di scrittura. Un primo vistoso allontanamento dal
progetto iniziale interviene infatti proprio nel
ricopiare la prima scena per linvio alleditore,
allorquando Nono si risolve a suddividerla in due
distinte scene. Nel frattempo continuano a giungere al
compositore le singole parti del testo di Ripellino,
quadro dopo quadro: e la delusione provata nel ricevere
il primo invio si trasforma in rabbia nel secondo e
completo rifiuto nel terzo (cfr. Esempio 6).25 Ma il tempo per
riscrivere un testo non cè e lunica
soluzione è quella di riformulare le proprie idee a
partire dal libretto esistente, non disdegnando talora laiuto
e i suggerimenti dellamico Maderna, il cui
intervento è direttamente visibile sul dattiloscritto
del secondo quadro inviato da Ripellino (in prossimità
delle porzioni di testo confluite nellattuale IV
scena del primo atto; cfr. Appendice, Doc. 4, ff. 3-4).
Sulla base di questo quadro,26 Nono scrive più
dattiloscritti-base per quante sono le situazioni
previste per la ex II scena (tumulto,
arresto, interrogatorio, tortura e fuga), divenuta ora III, a
seguito della scissione della I in due distinte scene; con questa lunga scena egli decide
repentinamente, e contro ogni previsione, di chiudere il primo atto.
Da questo momento tutti i piani precedenti, tecnici e
drammaturgici, vengono abbandonati. Nono è ormai
librettista di se stesso e, con una procedura eccezionale
rispetto alle sue consuetudini, indirizza la composizione
verso una totale estemporaneità che vede coincidere
creazione verbale, musicale e correzione delle bozze. Le
decisioni salienti sono prese in itinere: nello
spedire la parte finale della III scena, egli decide di
suddividerla in cinque momenti differenti, una per ogni
situazione. Il primo atto arriva così a un inaspettato
totale di sette scene. La data apposta in calce alla
prima redazione della partitura ci rivela che siamo al 10
febbraio 1961: alla prima mancano solo due mesi. Esempio 6: Schema comparativo dellevoluzione drammatica: raffronto tra il libretto di Angelo Maria Ripellino e la selezione testuale di Luigi Nono.
Eppure il risultato tenne tenacemente
fede alle premesse, basate sulla volontà di rottura:
dopo Intolleranza 1960 il teatro davanguardia
e non solo musicale avrebbe acquistato una
nuova fisionomia. Effetto a cui si pervenne
paradossalmente e circoscrivendo il discorso in
ambito italiano grazie a una ricezione fatta di
accesi dibattiti, forse di malintesi, ma non di suoni:
dopo una sola replica, lopera non fu mai più
ripresa,30 la partitura fu edita
nel 1962 nonostante la disapprovazione di Nono
nella sola versione con testo in tedesco,31 e le differenti
interpretazioni si basarono essenzialmente su un ascolto
minato e compromesso dalla gazzarra fascista organizzata
nella sala. (Altre e
differenti considerazioni potrebbero essere sviluppate
sulla pubblicistica tedesca, la quale talora, dimentica
della versione originale dellopera, sembra ignorare
lessenza di un rapporto testo-musica basato sullidioma
italiano.) |
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
APPENDICE Doc. 1) Lettera di Luigi Nono ad Angelo Maria Ripellino dell11 gennaio 1960:
|
|||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Doc. 2) Lettera di Luigi Nono ad
Angelo Maria Ripellino del 25 maggio 1960:
|
Doc. 3) Dattiloscritto-guida definitivo della I e II scena (ex I) con interventi manoscritti di Luigi Nono (ALN, per gentile concessione). |
Doc. 4) Angelo Maria Ripellino, II
Quadro, pp. 1-9; dattiloscritto definitivo con interventi
manoscritti di Luigi Nono e di Bruno Maderna (ALN,
per gentile concessione). |
ALTRA BIBLIOGRAFIA (testi non citati in nota): CARLA HENIUS, Schnebel,
Nono, Schönberg oder Die wirkliche und die erdachte
Musik, Hamburg, Europäische Verlagsanstalt, 1993, pp.
126-128; |
* Basato pressoché
esclusivamente sullo studio dei materiali preparatori
dellopera conservati presso lArchivio Luigi
Nono di Venezia (da qui in avanti ALN) e sullanalisi
dei carteggi tra Luigi Nono, Angelo Maria Ripellino,
Emilio Vedova, Mario Labroca, Alfred Radok, Erwin
Piscator e Michael Müller-Blattau (delegato responsabile
della casa editrice Schott), il presente saggio riporta i
maggiori risultati di una ricerca che ha condotto a una
reinterpretazione dei fatti e dei contesti relativi alla
genesi e alla realizzazione di Intolleranza 1960,
già parzialmente esposti al «Secondo Colloquio di
Musicologia del Saggiatore Musicale» (Bologna,
Dipartimento di Musica e Spettacolo dellUniversità
degli Studi di Bologna, 22 novembre 1998). Prime
riflessioni sullideazione del lavoro e sul rapporto
tra Nono e Ripellino sono comparse in ANGELA I. DE BENEDICTIS, Gli
equivoci del sembiante: «Intolleranza 1960»
e le fasi di unopera viva, «Musica/Realtà»,
XIX/55, 1998/1, pp. 153-217; una più ampia panoramica
sulle problematiche genetiche, tecniche ed interpretative
dellopera è invece sviluppata in Azione e
trasformazione: la riconquista di unidea. Genesi
drammaturgica e compositiva di Intolleranza 1960 (di
prossima pubblicazione per i tipi della LIM). Desidero
esprimere tutta la mia gratitudine a Nuria Schönberg
Nono per la generosità dimostrata nei due anni di
ricerca e per tutte le autorizzazioni concesse. Ringrazio
inoltre Erika Schaller per avermi sostenuto durante la
catalogazione dei materiali dellopera, ultima fase
del mio lavoro. 1 Cfr. programma generale de «La Biennale di Venezia». Lopera di Nono era presentata come acme sperimentale del cartellone teatrale in cui figuravano inoltre il Noyes Fludde di Benjamin Britten e La Via della Croce di Giorgio Federico Ghedini (testo di Nicola Lisi). 2 Cfr. a questo proposito VENIERO RIZZARDI, Verso un nuovo stile rappresentativo. Il teatro mancato e la drammaturgia implicita, in La nuova ricerca sullopera di Luigi Nono, a cura di Gianmario Borio, Giovanni Morelli e Veniero Rizzardi, Firenze, Olschki, 1999, pp. 35-51: 42-47; e ANGELA I. DE BENEDICTIS UTE SCHOMERUS, La lotta «con le armi dellarte»: Erwin Piscator e Luigi Nono. Riflessioni e documenti (II), «Musica/Realtà», XXI/61, 2000/1, pp. 151-184: 152-157, 170, 174-175. 3 CARL DAHLHAUS, Fondamenti di storiografia musicale, Fiesole, Discanto, 1980, p. 166. 4 Nel reputare lopera di Nono una sorta di pubblica offesa priva di qualsiasi portata artistica, la socialista Giuseppina Palumbo presentò, con la tempestività propria dellurgenza, uninterpellanza in Senato contro «la musica moderna» (per questo episodio e le sue conseguenze cfr. GIACOMO MANZONI, La musica moderna nella società di oggi, «LUnità», 19 aprile 1961). 5 Tra la copiosa messe di recensioni e articoli dedicati allopera si segnalano come fonti decisive per la comprensione delle varie posizioni interpretative (e limitando qui la panoramica alla pubblicistica italiana) Un dramma tra minatori: «Intolleranza 1960» di Nono, di Alceo Toni («La Notte», 14 aprile 1961); L«Intolleranza» di Nono è intollerante per la vera musica, di Guido Pannain («Il Tempo», 15 aprile 1961); «Intolleranza 1960», di Guido M. Gatti («Tempo», 29 aprile 1961); Anatomia del nostro tempo, di Massimo Mila («LEspresso», 23 aprile 1961); «Intolleranza 60» e il teatro davanguardia, di Giulio Carlo Argan («Avanti!», 18 maggio 1961); i vari contributi al dibattito condotto sulle pagine de «LUnità» a cui parteciparono, tra gli altri, Giacomo Manzoni (La musica moderna nella società di oggi, cit.), Ugo Duse («Intolleranza 1960», fascisti e politica culturale borghese, 29 aprile 1961), Luigi Pestalozza (Musica nuova e mercato borghese, 10 maggio 1961), Piero Santi (La musica e la crisi borghese, 17 maggio 1961), Massimo Mila (Stile e qualità, 9 giugno 1961), Giuliano Scabia (Musica popolare e realismo, 9 giugno 1961), ecc.; e, infine, la caustica e faziosa voce di Piero Buscaroli (Il melodramma dei teppisti, «Il borghese», 13 aprile 1961, pp. 567-568). Lo stesso Nono intervenne nel dibattito con una lettera di risposta a Ugo Duse (copia dattiloscritta in ALN) e, soprattutto, con la pubblicazione di Alcune precisazioni su «Intolleranza 1960» («La rassegna musicale», XXXII/2-4, 1962, pp. 277-289). 6 Cfr. soprattutto MARIO BORTOLOTTO, La missione teatrale di Luigi Nono, «Paragone», XIII/146, 1962, pp. 25-43. 7 GIAN FRANCESCO MALIPIERO, Indifferenza 1963, «Gazzettino di Venezia», 19 gennaio 1963. Per Possibilità e necessità di un nuovo teatro musicale cfr. LUIGI NONO, Scritti e colloqui, a cura di A. I. De Benedictis e V. Rizzardi, vol. I, Milano-Lucca, Ricordi-Lim 2001, pp. 118-131. 8 FEDELE DAMICO, La polemica su Luigi Nono, «Paragone», XIII/156, 1962, pp. 13-26: 15-16. Con tale intervento il critico rispondeva inoltre a Luigi Pestalozza che, dalle pagine del settimanale «Rinascita» (cfr. Che cosa non tollerano in «Intolleranza 1960», «Rinascita», 12 maggio 1962, p. 26) aveva a sua volta replicato alle interpretazioni di Bortolotto. Una opinione simile a quella di DAmico era stata precedentemente sostenuta da unanonimo recensore de «La Scala» nel giugno 1961: «[ ] Semmai in Intolleranza manca il senso del negativo: il male viene solo accusato ma non rappresentato». 9 Unautobiografia dellautore raccontata da Enzo Restagno, in Nono, a cura di Enzo Restagno, Torino, EdT, 1987, pp. 3-73: 35. In Alcune precisazioni su «Intolleranza 1960» (cit., p. 277) il compositore fa meno genericamente risalire linvito all«ottobre del 60». 10 Cfr. lettera di Nono a Ripellino del 25 maggio 1960 trascritta parzialmente in NICOLA SANI, «Intolleranza 1960». Luigi Nono Angelo Maria Ripellino: il carteggio, «Musica/Realtà», XIII/39, 1992, pp. 115-129: 127; e DE BENEDICTIS, Gli equivoci del sembiante, cit., p. 161 (da qui in avanti si rimanda a questo saggio per eventuali approfondimenti relativi alla nascita e agli sviluppi della collaborazione tra Nono e Ripellino). 11 Pubblicata già in SANI («Intolleranza 1960», cit., pp. 120-122), la lettera inviata da Nono a Ripellino l11 gennaio 1960 viene qui, in virtù della sua importanza documentaria, riproposta integralmente in una trascrizione diplomatica (fedele alla disposizione grafica del compositore) che emenda taluni errori di lettura presenti nella precedente pubblicazione. 12 Lo schema tracciato da Nono rivela alcune evidenti analogie tematiche e tecnico-narrative con il film Intolerance di David Wark Griffith (1916); cfr. a questo proposito DE BENEDICTIS,Gli equivoci del sembiante, cit., pp. 156-158. 13 Cfr. lettera di Nono a Ripellino del 6 aprile 1960 (ibid., p. 159). 14 La lettera del 25 maggio 1960 (riprodotta parzialmente in SANI, «Intolleranza 1960», cit., p. 127) è pubblicata integralmente qui in Appendice (Doc. 2). 15 Cfr. HENRI ALLEG, La tortura, con uno scritto di Jean-Paul Sartre, Torino, Einaudi, 1958. 16 Lettera riprodotta in DE BENEDICTIS, Gli equivoci del sembiante, cit., pp. 178-179. 17 Tale fase preliminare si evidenzia man mano negli appunti tracciati nei quaderni «Q.07», «Q.08», «Q.22» (conservati presso lALN). 18 Cfr. lettera a Ripellino (non datata ma redatta presumibilmente a fine novembre) pubblicata in DE BENEDICTIS,Gli equivoci del sembiante, cit., p. 179. Presso larchivio privato di Ripellino si conservano tre fogli manoscritti di Nono provenienti da un block notes («B.15») utilizzato dal compositore durante questa prima fase creativa che riproducono lintero piano formale dellopera (così come esso risulta nei quaderni summenzionati) accompagnato da esplicite richieste in merito al contenuto di alcune scene ancora in via di definizione. Per la prevista VIII scena, dedicata ai «pregiudizi», Nono esorta Ripellino: «usa anche il K.K.K. / e perciò il compagno [del baritono] può esser un negro, che qui viene linciato o bruciato». Ringrazio qui Ela Ripellino Hlochová per avermi permesso la consultazione del materiale in suo possesso. 19 Sintesi degli schemi tracciati nei quaderni menzionati nella nota n. 17 con laggiunta degli schemi inviati ad Angelo Maria Ripellino. Nel rispetto delle convenzioni scrittorie del compositore, le singole scene sono segnalate (qui e oltre nel testo) sempre con la numerazione romana. 20 Lettera non datata, riprodotta parzialmente in DE BENEDICTIS,Gli equivoci del sembiante, cit., p. 180. 21 Si confronti a tale proposito il primo quadro del libretto definitivo di Ripellino (pubblicato in DE BENEDICTIS,Gli equivoci del sembiante, cit., pp. 185-217: 185-189) con il testo intonato da Nono nelle scene I e II del primo atto di Intolleranza 1960 (libretto Ars Viva Verlag, Mainz, 1962, AV 269, pp. 6-8; ora anche in Libretti dopera italiani, a cura di Giovanna Gronda e Paolo Fabbri, Milano, Arnoldo Mondadori, 1997, pp. 1747-1765: 1753-1755). 22 Box «Intolleranza 1960», plico 23.03.01, ff. 1-4. 23 Appunto manoscritto presente nel quaderno «Q.22», f. 4r (ALN). 24 Cfr. lettera di Otto Sertl del 30 novembre 1960 (ALN; originale in tedesco). Dalle parole del responsabile della casa editrice Schott si apprende che la prima dellopera era prevista per il 17 aprile 1961 (data successivamente anticipata al 13 dello stesso mese) e che, alla data di invio della lettera, sia il titolo sia il libretto non erano ancora definiti. 25 Da vari particolari (quali la qualità della carta, piegatura dei fogli, ecc.) è possibile affermare che i sei quadri che compongono i due atti del libretto definitivo di Ripellino furono spediti in sei distinte soluzioni. In una lettera a Nanni Balestrini del 21 gennaio 1963 Nono affermerà: «ricordo il periodo di intolleranza 1960, allorché marrivava di settimana in settimana il testo tra capo e collo, obbligandomi a salti mortali e capriole per renderlo lavorabile» (ALN). 26 Lo si veda nella sua formulazione originale in DE BENEDICTIS, Gli equivoci del sembiante, cit., pp. 189-195. 27 Cfr. copia del contratto ad Angelo Maria Ripellino del 27 febbraio 1961 e successiva stesura del 22 marzo 1961 e lettera di Müller-Blattau a Nono del 28 febbraio 1961 (ALN). 28 Cfr. a questo riguardo DE BENEDICTIS SCHOMERUS, La lotta «con le armi dellarte», cit., pp. 158-161. 29 Una autocitazione è del resto presente già nella IV scena del primo atto, dove Nono utilizza il n. 4 de Il canto sospeso (1955-56); le riprese dalle composizioni degli anni Cinquanta (presenti rispettivamente nella II e nella III scena del secondo atto) sono approfondite e discusse in DE BENEDICTIS, Azione e trasformazione: la riconquista di unidea., cit. 30 Dopo la prima rappresentazione del 13 aprile, lazione scenica fu replicata a distanza di due giorni il 15 aprile del 1961. Nel 1974 lopera fu allestita al Teatro Comunale di Firenze, ma nella versione tedesca (allestimento del Teatro dellOpera di Nürnberg). Differente si rivela invece la fortuna dellopera allestero: essa fu ripresa a Koln nel 1962, a Boston nel 1965, a Nürnberg nel 1970 (come Intolleranza 1970), a Nancy nel 1971 (idem), a Hamburg nel 1985, a Stuttgart nel 1992, ecc. Nel 1995 è stata incisa per la casa discografica Teldec (Intolleranza 1960 [versione in tedesco], CD Teldec, 4509-97304-2, orchestra dello Staatsoper Stuttgart, direttore Bernhard Kontarsky). 31 Ars Viva Verlag, Mainz, AV 75. Inizialmente, gli accordi tra la Schott e il compositore (cfr. lettera a Nono del 17 ottobre 1961, ALN) prevedevano anche la pubblicazione di unedizione in italiano. A più di tre anni di distanza, in occasione della ripresa a Boston del 1965, il disappunto del compositore era ancora vivo: «non avete fatto niente. soltanto questa cattiva partitura da studio in tedesco (già una falsificazione perché loriginale è in italiano e forse soltanto avete avuto paura di ciò)» (lettera a Müller-Blattau, da Boston, del 2 marzo 1965, ALN). Pochi mesi dopo Nono scriveva allIng. Guido Cavalcarenghi della casa editrice Ricordi: «sto considerando di non rinnovare il contratto con Schott» (lettera del 14 aprile 1965, ALN), proposito mantenuto a partire dal 1966. 32 Riferimento a Vita di Galileo di Bertolt Brecht. 33 Nellepistolario con Ripellino e negli appunti del compositore il nome di Henri Alleg compare più volte citato secondo questa grafia erronea; Nono si riferisce qui a La tortura (con uno scritto di Jean-Paul Sartre, cit.). 34 Riferimento alle soluzioni scenotecniche realizzate a Praga da Alfred Radok e Josef Svoboda nella seconda metà degli anni Cinquanta. 35 Cfr. ANGELO MARIA RIPELLINO, Majakovskij e il teatro russo davanguardia, Torino, Einaudi, 1959 (rist. 1982). 36 Si tratta della raccolta di poesie Non un giorno ma adesso (Roma, Grafica, 1960). La poesia che chiude la silloge, «Vivere è stare svegli» (p. 62), sarà dapprima selezionata per il primo progetto di Ha venido canciones para Silvia (per soprano e coro di sei soprani del 1960), quindi intonata per il coro dapertura di Intolleranza 1960. 37 Achille Perilli, pittore romano. 38 Cfr. nota 36. 39 Si tratta dellazione musicale Collage realizzata a Roma nel 1961. |