Un’orchestrazione di Bazzini* |
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Nel 1860, mentre si trovava a Parigi,[1] Antonio Bazzini portò a compimento una raccolta di pezzi per violino e pianoforte con il numero d’opera 35. L’opera in questione fu stampata a Milano da Ricordi con il seguente titolo: 6 Morceaux lyriques pour violon avec accomp.t de piano par A. Bazzini, op. 35 Il brano d’apertura della raccolta reca il titolo di Élégie; si tratta di un brano in Sol minore/maggiore dallo spiccato carattere lirico, articolato con qualche libertà secondo uno schema «esposizione/ripresa».[2] Pur senza raggiungere la notorietà e la diffusione della celeberrima Ridda dei folletti, l’elegia sembra aver riscosso comunque un certo successo: attualmente, ne esistono almeno due incisioni discografiche.[3] Ciò che fino ad ora, a quanto mi consta, non era noto, è che di tale elegia Bazzini aveva in seguito realizzato un’orchestrazione. La biblioteca del Conservatorio Statale di Musica «Luigi Cherubini» conserva, sotto la segnatura VII 335, una partitura manoscritta, definita «autografa» dallo schedario, che sul recto della prima carta reca il seguente frontespizio (l’indicazione dell’opera di provenienza, che qui di seguito si dà racchiusa tra parentesi uncinate, è scritta con un inchiostro evidentemente diverso): Elegia per violino (sol min) <op. 35 n° 1> con accomp.to d’orchestra di A. Bazzini In basso a sinistra si legge: Partitura, mentre sul verso dell’ultima carta, in basso a destra, è riportata la data seguente: Milano 26 maggio [18]74. Il contenuto del manoscritto è appunto un’orchestrazione dell’elegia per violino e pianoforte op. 35 n°1, realizzata per il seguente organico, tutt’altro che comune: 2 clarinetti in Si , 2 fagotti, 2 corni in Re, archi. Per quanto ho potuto constatare, tale manoscritto era finora sconosciuto ai repertori e alla ricerca:[4] si tratta dunque di un’acquisizione che può rivelarsi di notevole interesse, dato che il genere dell’elegia orchestrale sembra aver avuto una diffusione rilevante tra la fine degli anni Sessanta e la fine degli anni Settanta dell’Ottocento.[5] Tale diffusione, che restò piuttosto sotterranea, relegata ad ambiti occasionali, o dentro le mura di Conservatori e Accademie, potrebbe contribuire non poco a spiegare alcuni tratti dello stile italiano di fine secolo, altrimenti difficilmente interpretabili. In particolare, è di estremo interesse il fatto che, pochi anni prima della ponchielliana Triste rimembranza, fosse stata realizzata, nello stesso ambiente e da un musicista così importante per la formazione dell’autore della Gioconda, un’altra elegia orchestrale priva di un’evidente destinazione funebre. L’elegia per violino e orchestra di Bazzini costituisce insomma un precedente diretto del brano di Ponchielli, condividendo con esso l’idea di un genere elegiaco autonomo, dotato di proprie connotazioni espressive e svincolato dall’occasione commemorativa, idea tutt’altro che scontata, anche se non ignota, nell’ambito di quella sotterranea diffusione cui si è fatto cenno in precedenza. Per queste ragioni, mi è parso opportuno rendere subito nota, in questa sede, l’esistenza del manoscritto VII 335 del Conservatorio «Cherubini». Cremona, 12 novembre 2003 |
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