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Contributo di Resoconto

 

Convegno internazionale Mozart 2006. Quinto Seminario di Filologia musicale

Università degli Studi di Pavia, Facoltà di Musicologia, Dipartimento di Scienze musicologiche e paleografico-filologiche – Cremona, Museo Civico «Ala Ponzone», Sala «Alfredo Puerari», 24-26 maggio 2006

Web http://musicologia.unipv.it/mozart2006/

 

 

Tra i numerosissimi convegni mozartiani organizzati nel corso del 2006, il Quinto seminario di Filologia musicale dell’Università degli studi di Pavia (Dipartimento di scienze musicologiche e paleografico-filologiche, Cremona) merita una menzione particolare. Non solo per la qualità dei relatori, praticamente i massimi esperti riconosciuti internazionalmente nei diversi settori di ricerca di riferimento, ma anche per la coerenza e la compattezza dei temi trattati. La Mozartforschung, infatti, si distingue da altre branche della musicologia per le sua capacità di attrazione extraterritoriale. La sua capacità, cioè, di creare empatie scientifiche con altre discipline o, comunque, con altri settori di ricerca, spesso e volentieri anche assai lontani tra loro. Un fatto, questo, che a prima vista potrebbe sembrare positivo. E senza dubbio lo è. Il problema, però, si manifesta talvolta nell’incapacità di restare in un centro di gravità rappresentato dal compositore e dal suo opus. Il 2006, pertanto, rischia di passare alla storia della ricerca scientifica come l’anno dei congressi dedicati a «Mozart e…», laddove quella «e» finale ha un peso specifico più marcato di quanto ci si sarebbe potuti aspettare, distraendo così la ricerca dai problemi centrali rappresentati tra l’altro dal testo e dalla sua tradizione.

Il congresso cremonese, invece, ha preferito concentrarsi concretamente su problemi di filologia del testo però inteso in senso lato. A chi riteneva che dopo un’edizione critica completa (?), la quale inizia solo ora a mostrare segni di invecchiamento (la scoperta di nuove fonti nell’est-Europa…), un convegno del genere sarebbe potuto risultare superfluo, hanno risposto le diverse relazioni che, in modo differente, hanno dato un quadro ampio della ricerca filologica testuale in ambito mozartiano.

Lo studio critico delle fonti e relativa interpretazione nel non facile caso di Mozart è stato approcciato in modo molto diverso e vario. Le relazioni possono essere così suddivise in differenti aree di ricerca. Manfred Hermann Schmid (Gibt es einen ‘Marianischen Ton’ bei Mozart?), John Irving (Deconstructing Topics: Tracing Their Status in the Allegro of Mozart’s Piano Sonata KV 332), John A. Rice («Lodi al gran Dio»: The Final Chorus of Metastasio’s Betulia liberata as set by Mozart and Gassmann) hanno dimostrato come l’approfondimento dello stile e, in definitiva, del linguaggio di un autore possa rivelarsi uno strumento assai utile anche sotto il profilo filologico e critico testuale. L’approfondimento ed il riconoscimento di determinati stilemi, inflessioni e caratteri musicali è un ausilio indispensabile per una corretta e responsabile ricostruzione di un testo, come ha fatto notare Wolfgang Budday (Mozarts erste Sinfonie-Entwurfe im Londoner Skizzenbuch).

L’intellettualità di Mozart, intesa come elemento trainante dell’ispirazione e del processo creativo, è stata invece al centro delle relazioni di Christian Leitmeir (Leopold Mozart’s Essay on the True Art of Writing Keyboard Concertos. On the Genesis and the Function of the Concerto Arrangements KV 37, 39, 40 and 41), Bruce A. Brown (Leporello’s ‘Catalogue’ Aria: the French Connection) e, in senso più lato, di Benjamin Perl («Mir gefällt nicht recht, dass in der ersten Zeile die Worte ed era zur folgenden Zeile gehören». Die Verszeile als musikalische Einheit im Idomeneo). Di questioni più strettamente testuali si sono occupati Klaus Aringer (Mozarts originale Partituranordnungen – Quellenbefund und Deutung), Gernot Gruber (Mozart e la filologia musicale), Harald Strebel (Wie authentisch sind die Textfassungen der NMA bei Mozarts Klarinettenkonzert KV 622 und dem Klarinettenquintett KV 581? Neue Lösungvorschläge zur Rekonstruktion der Mozartschen "Urtexte") e di chi scrive (Il caso del Don Giovanni KV 527 di Mozart: le due versioni sono una?). Sempre legate alla definizione di un testo, ma dedicate alla recezione del compositore salisburghese, invece, le relazioni di Galliano Ciliberti (L’anelito al compiuto: il Requiem KV 626 tra filologia e ricezione) ed Enrica Bojan (Traduzione o rifacimento: il caso della prima versione italiana del Flauto magico). Suddiviso in diverse sezioni secondo le indicazioni del comitato scientifico presieduto da Pierluigi Petrobelli, che con numerosi interventi ha dato impulso al confronto ed alla discussione, il convegno ha mostrato diverse novità, anche sotto il profilo della cernita delle fonti. Azzeccata appendice la tavola rotonda elaborata da Andrea Massimo Grassi, dedicata a Testo ed interpretazione musicale e condotta da Sergio Durante. Lo stesso Grassi, Clive Brown, Stefano Montanari, Anna Bonitatibus e Manfred Hermann Schmid hanno dato luogo ad una discussione stimolante che ha fatto capire come l’interpretazione (musicale) delle fonti del compositore salisburghese sia ancora oggi problematica, dopo più di duecento anni di Mozartforschung.

L’assise di studi è stata impreziosita da concerti a tema affidati a celebri artisti (Quintetto Arcadia ed Accademia Bizantina), ma anche a meno consumati eppur validi interpreti come il quartetto d’archi della facoltà di Musicologia di Pavia o quello del Conservatorio "Monteverdi" di Bolzano. Si è trattato di un convegno che, una volta tanto, ha saputo porre l’Italia al centro della ricerca più avanzata, in un settore che, sia pure con le dovute eccezioni, non le è tradizionalmente proprio. Ma un ulteriore impulso verrà fornito senza dubbio dagli atti oggi in preparazione.

[a cura di Giacomo Fornari]

 

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( 2009-11-24 )

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