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COME E DOVE
TROVARE INFORMAZIONI SUI PRIMATI NON UMANI? |
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E’ in aumento l’interesse per i primati non
umani, anche in Italia.
Nonostante
non ci siano primati non umani in Italia, se non in cattività,
cioè
in ambienti artificiali e limitati, sembra si inizi a capire che i
primati
non umani sono dotati di grande intelligenza e filogeneticamente a noi
vicini, nel senso che abbiamo antenati comuni che sono vissuti circa
5/6 milioni di anni fa, per cui abbaimo una storia in comune per
miliardi di anni, a partire dai primi organismi unicellulari viventi
sulla terra.
Anche per questo è preoccupante il fatto che si trovino a vivere in ambienti oggi fortemente minacciati; migliaia di primati vengono uccisi ogni anno a causa sia di uno sviluppo economico non rispettoso dell'ambiente che dalla pressione demografica della nostra specie, che spinge ad estrarre risorse (anche solo a scopo alimentare o energetico) dagli ambienti, finora non facilmente accessibili, in cui vivono i primati non umani. Le
preoccupazioni per la conservazione dell’ambiente e delle foreste equatoriali
(dove vivono quasi tutti i primati non umani attualmente viventi) stimola
a un miglioramento delle conoscenze su queste specie appartenenti al gruppo
zoologico, l'ordine dei Primati, a cui noi stessi apparteniamo, come già Linneo riconobbe nel 1600.
Anche se pochi lo sanno, moltissime sono le specie attuali:
i primatologi hanno identificato circa 300 specie e 600 fra specie e sottospecie,
molte delle quali purtroppo oggi sono a rischio di estinzione a causa della
sempre maggiore invadenza dell'uomo negli ambienti in cui vivono..
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Fra le specie a maggior rischio troviamo proprio
quelle a noi più vicine e più simili per le caratteristiche
anatomiche e genetiche, lo scimpanzé, il gorilla e l’orango, che
vivono ormai in poche migliaia di esemplari nelle foreste tropicali africane
e indonesiane oggi più minacciate e che, a causa delle loro grandi
dimensioni, difficilmente riescono a sfuggire a chi li caccia, purtroppo
anche a scopo alimentare. Accordi internazionali cercano di difendere la
sopravvivenza di queste specie, impedendone il commercio. Non tutte queste
scimmie antropomorfe vivono in zone almeno virtualmente protette.
Se nel secolo precedente (1900-1999) sembra non siano scomparse specie di primati non umani, il terzo millennio è purtroppo iniziato con la scomparsa di una prima sottospecie di primate, un Colobo. Altre specie ne seguiranno la sorte nei prossimi anni se non si agisce per frenare la distruzione degli ambienti in cui vivono i primati non umani. E le scimmie antropomorfe sono fra quelle più a rischio, anche perchè non si riesce sempre a difenderle, anche quando vivono in zone protette. Per alcune sottospecie di gorilla (Gorilla g.beringei, Gorilla g.diehli) sopravvivono ormai solo poche centinaia di individui in zone dell'Africa centrale, limitate e circondate da zone abitate dall'uomo. |
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Oggi, anche grazie a internet,
non è affatto difficile trovare informazioni aggiornatissime sui
primati non umani; molti sono infatti i siti web che forniscono informazioni
accurate e aggiornate sulle diverse specie di primati non umani e sui problemi
che li coinvolgono. Purtroppo la maggior parte dei siti sono in inglese.
Come
punto di partenza si può utilizzare il sito web dell’Associazione
Primatologica Italiana (http://www.unipv.it/webbio/api/api.htm).
Qui si possono trovare indirizzi di pagine web ordinate per argomento (http://www.unipv.it/webbio/dfprimat.htm)
e aggiornamenti quasi quotidiani sulle novità che riguardano lo
studio e la conservazione dei primati non umani (http://www.unipv.it/webbio/api/apinn.htm).
Si possono trovare elenchi di libri sui primati, anche se in gran parte
(ma non tutti) sono in inglese (http://www.unipv.it/webbio/api/apibook.htm).
Per fortuna almeno quelli scritti dai primatologi più importanti
si possono leggeere anche in italiano.
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Per chi non ha difficoltà
con l'inglese un ottimo punto di partenza è il Primate
Info Net (http://pin.primate.wisc.edu/),
dove si possono trovare schede (http://pin.primate.wisc.edu/aboutp/factsheets/)
e bibliografia sui primati non umani (http://primatelit.library.wisc.edu/)
che permette di verificare il costante contributo dei primatologi per una
sempre migliore conoscenza della biologia, dell'etologia e dell'ecologia
delle centinaia di specie oggi viventi. Purtroppo il lavoro sarebbe tanto,
ma l'interesse per lo studio e la difesa dei primati si scontrano sia con
le esigenze di sfruttamento economico delle risorse disponibili nelle zone
in cui vivono questi primati non umani ma anche con le esigenze di sopravvivenza
delle popolazioni con cui dividono le risorse ambientali.
Molto
stimolante è il sito web 'Living links' del laboratorio di
Frans
de Waal (Center for the Advanced Study of Ape and Human Evolution):
http://www.emory.edu/LIVING_LINKS/.
Contiene schede, filmati e file audio che riguardano soprattutto gli scimpanzè
e i Cebi sudamericani (capuchin monkeys). Molto interessante e piacevole
(contiene anche una gran quantità di immagini e di vocalizzazioni)
è il sito gestito da un esperto di gibboni, il Dr.Geissmann
(http://www.gibbons.de/).
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TEMI DI PARTICOLARE INTERESSE | |
I Bonobo (Pan
paniscus):
conosciuto anche come scimpanzè pigmeo (anche se è solo un po' più magro) il bonobo è una delle specie di primati non umani scoperte più recentemente, nel 1929. E' una specie di scimpanzé che presenta aspetti sociali e comportamentali estremamente interessanti, in linea con la tendenza della nostra specie a favorire la collaborazione rispetto alla competizione all'interno del gruppo. Sconcertanti alcune somiglianze con l'uomo per quanto riguarda anche alcuni aspetti del comportamento sociale e riproduttivo di questa specie. C'è un sito web in italiano sui bonobo abbastanza completo e ben fatto da Lisa Maccari: http://www.paniscus.net/; sono presenti indicazioni bibliografiche (anche in italiano) e ci sono anche traduzioni in italiano di articoli sui bonobo. Nel sito web (in inglese) del laboratorio di Frans De Waal ci sono informazioni, immagini e filmati sui bonobo: http://www.emory.edu/LIVING_LINKS/. |
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La capacità
di alcune antropomorfe di comunicare con l'uomo:
alcune specie di antropomorfe (il gorilla ma soprattutto lo scimpanzè e il bonobo) hanno dimostrato di poter comunicare con l'uomo attraverso un linguaggio a segni o utilizzando immagini, anche simboliche, per rappresentare oggetti, concetti e azioni. C'è un gruppo di bonobo che è stato addestrato a questo scopo e il più bravo finora è Kanzi. Alcuni articoli in inglese sul linguaggio dei primati non umani sono disponibili qui: http://www.ex.ac.uk/~bosthaus/Lecture/literature%20and%20links.htm |
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Le differenze
culturali fra popolazioni diverse di scimpanzè:
Trent'anni di osservazioni sugli scimpanzè in natura in zone diverse del'Africa hanno permesso di evidenziare come alcuni aspetti del comportamento siano presenti solo in alcune popolazioni e non in altre; questa scoperta sconcertante dimostra che compaiono e si trasmettono per via non genetica (proprio come nell'uomo) modalità di comportamento che sono diverse nelle diverse popolazioni. Recentemente questi dati sono stati raccolti in un libro, non ancora tradotto in italiano: Chimpanzee Cultures by Richard W. Wrangham, W. C. McGrew, Frans De Waal, Paul G. Heltne. Un bel sito web (in inglese) presenta le principali informazioni: http://chimp.st-and.ac.uk/cultures/ |
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Le minacce alla sopravvivenza di alcune specie di primati non umani e in
particolare delle antropomorfe:
Questo è oggi uno dei problemi oggi più seri. Si fa infatti ogni anno sempre più pesante l'invadenza delle attività umane sui territori in cui vivono i primati non umani. Questi territori, e in particolare la foresta tropicale, vengono oggi sempre più sfruttati per estrarre materie prime (legname, minerali, vegetali, animali) spesso disponibili a costi irrisori. Irrisori solo perchè non vengono quantificati i danni ambientali, destinati a pesare sulle generazioni future, che portano all'estinzione le specie animali e vegetali. Lo sfruttamento di questi territori sta portando alla scomparsa progressiva di molti primati non umani, il cui numero di individui oggi spesso corrisponde a un decimo di quello presente qualche decennio fa. Poche migliaia sono oggi gli oranghi e i gorilla che sopravvivono nelle foreste tropicali del Borneo o dell'Africa centrale.Poche centinaia di migliaia gli scimpanzè, che un tempo erano difusi in tutte le foreste dall'Africa centrale fino al Senegal. L'interesse per i legnami tropicali pregiati o per la coltivazione di prodotti (alimenti, legname, fiori, componenti per prodotti cosmetici od elettronici, ecc.) destinati all'esportazione nei paesi economicamente sviluppati (Europa, Nordamerica e Giappone soprattutto) che possono permetterseli, porta alla progressiva distruzione delle foreste e alla penetrazione dell'uomo in ambienti finora incontaminati. Le immagini che ci giungono dai satelliti e che vengono costantemente monitorate indicano che in alcune zone ci sono disposcamenti continui di ampie zone di foresta; questo ovviamente porta alla scomparsa di milioni di piante e animali, fra cui anche i primati. |
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In questi ultimi anni si sta
cercando di porre dei limiti allo sfruttamento selvaggio di queste risorse
e di questi ambienti che non possono essere ricostruiti; si cercano così
accordi con le imprese minerarie e forestali, si raccomanda l'uso di legname
di provenienza certificata (è di pochi mesi fa il sequesto in Italia
di legname proveniente dalla Sierra Leone, una zona proibita a causa degli
eventi bellici che favoriscono lo sfruttamento incontrollato delle miniere
di diamanti e del legname allo scopo di finanziare le fazioni in guerra);
la possibilità di controllo (in zone del mondo in cui il cui è
ben più diffusa che da noi la corruzione e l'illegalità)
è estremamente limitata e spesso si riesce a intervenire solo in
un momento il cui il danno è già irreparabile.
La penetrazione dell'uomo nelle foreste porta negli ultimi anni anche ulteriori minacce alla sopravvivenza dei primati non umani: vengono infatti cacciati anche a scopo alimentare, e non solo da parte delle popolazioni indigene che già da tempo lo facevano, senza gravi danni per l'equilibrio ecologico a causa degli strumenti limitati di cui disponevano. Ora lo sviluppo nell'estrazione e nel commercio del legname tropicale favorisce la penetrazione in zone finora incontaminate e quinidi anche la caccia alle specie animalli che vivono nelle foreste e la commercializzazione delle loro carni (bushmeat). Non si deve dimenticare che l'utilizzo dei primati non umani a scopo alimentare aumenta il rischio di diffondere nella nostra specie possibili malattie che possono non essere letali per i primati non umani. Esendo specie a noi filogeneticamente vicine è infatti probabile (ed è stato recentemente dimostrato) il passaggio di virus e batteri patogeni da una specie all'altra. |
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Perché
è importante una maggiore informazione sui primati non umani?
Una
maggiore conoscenza sui primati non umani porta a scoprire quanto alcune
di queste specie presentino sconcertanti somiglianze con la nostra; non
solo per le caratteristiche genetiche, anatomiche e fisiologiche, ma soprattutto
per quanto riguarda le possibilità di comunicare fra di loro con
vocalizzazioni complesse e l’esigenza di una complessa vita sociale, che
per altre specie non è importante o è stata negata, come
per le specie addomesticate dall'uomo.
Una maggiore conoscenza sui primati non umani è anche
una condizione necessaria per coinvolgere un numero sempre maggiore di
appassionati sia nelle iniziative che portano a una migliore conoscenza
delle caratteristiche di queste specie che nelle iniziative che da anni,
ma con difficoltà e lentezze eccessive rispetto alle necessità,
si stanno sviluppando per garantire la sopravvivenza di queste specie nel
loro ambiente.
La vita sociale dei primati, con differenze anche notevoli fra le 300 diverse specie, è talmente complessa che compaiono differenze culturali fra le diverse popolazioni, come ad esempio è stato verificato fra scimpanzé che vivono in zone geografiche separate. Lentezze e difficoltà sono comprensibili, dato che ci si inserisce in uno scontro per il controllo delle foreste che sta avvenendo in Asia, Africa e America fra i primati non umani e molte grandi imprese che hanno come obbiettivo il loro (e il nostro) benessere. In questo contesto anche la difesa di limitate zone di foresta sembra purtoppo un grande successo, mentre continuano invece a riempirsi i 'santuari' in cui trovano rifugio primati non umani sequestrati (quando se ne ha la foza) a cacciatori o commercianti. |
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Se sul primo aspetto (lo sviluppo delle conoscenze)
sono impegnate soprattutto le società scientifiche (fra cui l'Associazione
Primatologica Italiana e le altre associazioni nazionali che si raccolgono
nell'European Federation for Primatology e nell'International Primatological
Society), sul secondo aspetto (la difesa dell'habitat dei primati)
si stanno sviluppando iniziative che coinvolgono a livello mondiale le
principali associazioni protezionistiche, fra cui il WWF (http://www.panda.org/resources/publications/species/greatapes/summary.htm),
Greenpace
e l'APE Alliance (http://www.4apes.com/),
che collaborano con le organizzazioni internazionali (a partire dall'ONU
e dall'UICN) e con mille altre organizzazioni non governative per cercare
di garantire la sopravvivenza di queste specie. Una recente iniziativa
(GRASP) viene gestita all'interno
dell'UNEP, un organizmo dell'ONU che si occupa dell'ambiente; in questa
struttura si è riusciti a far collaborare organizzazioni diverse,
scientifiche, politiche, conservazionistiche ed economiche, e si spera
che questa collaborazione possa permettere di ottenere risultati migliori
in tempi rapidi.
In Italia sono molto attive sui problemi della conservazione dei primati e del loro habitat le seguenti organizzazioni: Jane Goodall Institute - Italy; WWF; GreenPeace, UIZA. Questi enti organizzano spesso, coordinandosi con le organizzazioni internazionali, iniziative pubbliche allo scopo di migliorare la consapevolezza dei cittadini sui rischi di desertificazione che incombono su molti degli ambienti in cui vivono i primati non umani. Per informazioni sulle leggi che regolano il commercio delle specie protette, si può consultare il sito CITES del Corpo Forestale dello Stato o il sito TRAFFIC Europe - Italy presso il WWF. A tutte queste iniziative collaborano, più con le loro competenze scientifiche sui primati non umani che con le loro limitate risorse, anche le società scientifiche e i membri che dispongono delle competenze via via necessarie. La conoscenza dei primati non umani infatti è assolutamente fondamentale per qualsiasi iniziativa di conservazione delle specie e dell'ambiente in cui vivono. |
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Fra i primati ci
sono alcune fra le specie animali che corrono il rischio maggiore di scomparire
nei prossimi decenni, per la distruzione o la degradazione degli ambienti
in cui vivono. E' necessario difendere gli ambienti di foresta in cui vivono
i primati.
Se è stato difficile (e c'è voluto troppo tempo) convincere che la produzione e il consumo di pellicce porta inevitabilmente alla scomparsa degli animali proprietari della pelliccia medesima, ben più difficile è convincere i consumatori del legame esistente fra la distruzione delle foreste per il mercato del legname pregiato tropicale e la scomparsa dei primati che vivono solo in quelle foreste, o fra le coltivazioni di prodotti alimentari che si espandono anche in zone un tempo ricoperte da foresta e la scomparse di specie animali e anche di primati in quelle zone. Purtroppo queste interventi umani
avvengono in zone remote, da cui difficilmente arrivano informazioni e
grida di allarme che ci permettano di capire se in quelle zone si realizzano
donazioni o rapine.
Negli ultimi anni le organizzazioni
internazionali che si occupano della conservazione dell'ambiente stanno
raggiungendo importanti, anche se ancora insufficienti traguardi, pur senza
un adeguato sostegno da parte dell'opinione pubblica, piu' interessata
di solito a prodotti alimentari e a legnami a buon prezzo che alla conservazione
delle aree da cui si estraggono questi prodotti dopo aver distrutto le
foreste.
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Questo scarso interesse per i primati può essere spiegato anche con lo scarso interesse ad insegnare nelle scuole l'evoluzione degli esseri viventi e dell'uomo e l'unitarietà del mondo vivente. Si è iniziato ad insegnare l'evoluzione dei viventi solo nel 1978, ben più di cento anni dopo che Darwin nel 1859 l'aveva dimostrata, e addirittura (caso unico nel mondo occidentale) nel 2004 si è cercato di toglierlo dai programmi delle scuole medie. Per fortuna il colpo di mano culturale, che avrebbe riportato l'Italia indietro di 150 anni, sembra sia fallito, grazie ad una imponente mobilitazione.. Mi
sembra utile fornire un elenco dei principali libri in italiano sui primati
non umani. Fra i più recenti e stimolanti ci sono i libri di Jane
Goodall,
Roger Fouts, Frans de Waal e Craig Stanford,
che sono i primatologi che negli ultimi anni hanno contribuito a farci
scoprire gli aspetti più intriganti del comportamento dei primati
in natura e le incredibili potenzialità comunicative, che permettono
anche di superare in alcuni casi le barriere di specie.
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L'API (Associazione Primatologica Italiana)
è una società scientifica nazionale che raccoglie molti di
coloro che studiano oggi i primati, sia in Italia, ma anche in situ (cioè
- con grande sacrificio - nei paesi in cui questi vivono liberi in natura).
Se l'aspetto conoscitivo è quello predominante (poco ancora sappiamo delle molte specie di primati oggi esistenti, e adirittura capita di scoprire ancora nuove specie - 12 sono state scoperte dal 2000 ad oggi!), l'API agisce anche per la conservazione dei primati nei paesi in cui essi vivono, per migliorare le condizioni dei primati che vivono in cattività in Italia e per diffondere le conoscenze sui primati nel nostro paese; appunto per questo da anni vengono appoggiate iniziative aventi lo scopo di creare materiale divulgativo utile per sensibilizzare i cittadini, informandoli correttamente. Prof.Daniele Formenti
Segretario dell'Associazione Primatologica Italiana |