Cleveland (1869) - New Haven (1939)
Harvey Williams Cushing nacque a Cleveland (Ohio, USA) l'8 Aprile 1869. Ultimo di dieci figli, seguì ben presto le orme del padre, Henry Kirke, che era medico, come d'altra parte, in famiglia, anche il nonno ed il bisnonno paterni, iscrivendosi all'Università di Yale (Connecticut, USA) nel 1887. Per questa Università, dove restò quattro anni, serbò sempre un grande affetto, anche in virtù delle amicizie che quivi si erano formate e che coltivò per tutta la vita.
Di famiglia presbiteriana, era stato educato ad una rigida disciplina. Quando, ottenuto l'A.B. [Bachelor of Arts, equivalente alla nostra laurea generica, n.d.r.] a Yale nel 1891, si trasferì a Boston (Massachusetts), per frequentare la famosa Scuola Medica della Harvard University, il padre gli impose di astenersi da fumo, alcool, baseball e da ogni altra forma di eccesso.
Nel 1894, ancora studente al terz'anno, colpito dalla morte di un paziente durante un intervento chirurgico, probabilmente dovuta ad una overdose di anestetico, ideò, in collaborazione con Ernest Amory Codman, la prima scheda anestesiologica, la "Ether chart". In essa erano registrati importanti dati vitali del paziente, come il polso, la frequenza respiratoria, il diametro pupillare, la temperatura, note sui farmaci precedentemente somministrati, i dosaggi dell'etere, e chirurgici, in modo che il paziente era sistematicamente monitorato durante l'anestesia e l'intervento chirurgico. In tempi successivi, dopo la sua visita in Italia ed aver visto l'apparecchio di Riva-Rocci a Pavia, vi aggiunse anche la misurazione della pressione arteriosa. Questa innovazione consentì una considerevole riduzione della mortalità chirurgica dovuta ad anestesia.
Poco prima di laurearsi, poi, durante il suo primo viaggio a Londra, incontrò Jonathan Hutchinson (1828-1913) e Thomas Barlow (1845-1945).
Laureatosi in Medicina ad Harvard nel 1895, all'età di 26 anni, col massimo del voti e la lode, Cushing fece in suo internato come chirurgo al Massachusetts General Hospital di Boston, per poi trasferirsi a Baltimora, nel 1896, presso il nuovo Johns Hopkins Hospital dove restò, seppur malvolentieri, per quattro anni, lavorando come assistente di William Stewart Halsted (1852-1922), il più importante chirurgo americano dei tempi. A Cushing non piaceva né la città (Baltimora) né l'Ospedale, che riteneva disordinato e dove il lavoro era tutt'altro che sistematico, almeno dal lato chirurgico. « Il dr. Halsted - riferiva in una lettera a casa - ha operato una sola volta questo mese e si fa vedere raramente. Spero che le cose si sistemino o io non potrò sopportarlo ».
Tuttavia, accanto a lui viveva William Osler che, nel 1888, aveva accettato la cattedra di Medicina Interna nella nuova Facoltà di Medicina, insieme a William Henry Welch (quella di Patologia), Howard Atwood Kelly (quella di Ostetricia e Ginecologia) ed allo stesso dr. Halsted, suo direttore (Chirurgia). Con Osler, uomo di straordinaria qualità ed energia, nacque un fortissimo legame di amicizia. Cushing ne trasse nuovi stimoli per vincere la scontentezza e per gettarsi nella lettura e nella collezione di pubblicazioni di medicina. Anche suo padre Henry lo incoraggiò, donandogli parecchi libri suoi personali e degli avi.
Sempre come residente, nel 1898, Cushing ebbe le prime esperienze di medicina militare (a Baltimora erano stati
trasportati i feriti della guerra Ispano-Americana di Cuba). Da questa esperienza trasse due tra le sue prime pubblicazioni, riguardanti le ulcere tifoidee perforanti dell'intestino.
Terminata la residenza (specializzazione, n.d.r.) in chirurgia, nel 1900, Cushing sbarcò in Europa. Fu dapprima in Svizzera, a Berna, dove si interessò delle relazioni tra la pressione arteriosa e quella intracranica, con i Proff. Theodor Kocker (che fu Premio Nobel per la Medicina nel 1908 per le sue scoperte sulla fisiologia, patologia e chirurgia della ghiandola tiroide e che inventò le famose pinze emostatiche) e Hugo Kronecker, grande fisiologo e studioso di fama internazionale dei problemi legati alla dipendenza dall'apporto ematico della funzionalità cardiaca.
Nel Regno Unito incontrò a Londra Victor Horsley e a Liverpool Sir Charles Scott Sherrington, noto per i suoi esperimenti sulla corteccia motoria dei primati e che, poi, nel 1932, otterrà il Nobel per la Medicina per le sue ricerche di neurofisiologia. Durante la sua permanenza in Europa, dopo aver visitato centri chirurgici in Francia ed in Germania, Cushing venne anche in Italia, a Pavia, dove incontrò Carlo Forlanini e Scipione Riva-Rocci, scopritore dello sfingomanometro a mercurio. L'apparecchio (usato tutt'oggi e in tutto il mondo) consentiva una misurazione incruenta e affidabile della pressione arteriosa, fino ad allora misurata mediante inserzione di un catetere in un'arteria del collo o con apparecchi scarsamente maneggevoli e inattendibili. Si innamorò dell'apparecchio, lo portò con sè a Baltimora e lo impose all'attenzione del mondo.
Tornato al Johns Hopkins nel 1902, come Professore Associato di Chirurgia, Cushing istituì e diresse corsi di anatomia chirurgica e fondò un laboratorio di chirurgia sperimentale, l'Hunterian Lab, così chiamati in onore di John Hunter, dove anche i giovani studenti potevano perfezionare le tecniche chirurgiche sui cani. Fu in questo periodo che la sua attenzione di clinico e di ricercatore si volse, definitivamente, alla chirurgia del Sistema Nervoso, anche se per molto tempo ancora continuò a praticare la chirurgia generale.
L'occasione venne da un intervento di decompressione in una quattordicenne, grassa e sessualmente immatura, che soffriva di cefalee e di forte diminuzione del visus. L'autopsia dimostrò la presenza di un'ampia cisti ipofisaria. Questo quadro anatomo-patologico fu riscontrato anche in un paziente quindicenne operato a Vienna per una sintomatologia simile, che venne poi chiamata "sindrome di Babinski-Fröhlich", dai due scienziati che per primi la descrissero (1900-1901). Dal 1903 al 1911 raccolse una casistica di ben 50 pazienti affetti da lesioni dell'ipofisi operati con lembo frontale ma anche per via transfenoidale, come riporterà nel volume The Pituitary Body and its Disorders. Clinical States produced by Disorders of the Hypophysis Cerebri, pubblicato, per i tipi di J. B. Lippincott, a Philadelphia nel 1912. Più tardi, nel 1932, in un'altra pubblicazione, The basophil adenomas of the pituitary body and their clinical manifestations (pituitary basophilism), descriverà nei dettagli l'alterazione ipofisaria che poi prenderà il nome di malattia o sindrome di Cushing (Fuller Albright, 1943).
Nel 1912 accettò la nomina a Professore di Chirurgia all'Università di Harvard, dove si era laureato in Medicina. Nella prestigiosa università, nel reparto dell'ospedale universitario Peter Bent Brigham, di cui era divenuto primario, continuò i sui studi sui tumori, benigni (neurinomi, in particolare dell'acustico, meningiomi) e maligni (gliomi e medulloblastoma). La sua esperienza, unita a quella di un suo ex-specializzando, Percivald Bailey (1882-1973), che in Europa si era impadronito delle nuove tecniche istologiche di Raimondo Cajal, condusse alla proposta una prima classificazione dei gliomi, su base embriogenetica ("P. Bailey, H. W. Cushing: A Classification of the Tumors of the Glioma Group on a Histogenetic Basis with a Correlated Study of Prognosis. Philadelphia, J. B. Lippincott, 1926"), che fu ritenuta valida fino a non molti anni fa.
Negli anni della Grande Guerra (1914-1918) fu in Francia come chirurgo militare, per brevi periodi, ma sufficenti a fargli pubblicare, nel 1918, sul British Journal of Surgery, uno studio su A series of wounds involving the brain and its enveloping structures.
Il periodo più fecondo per Cushing fu quello tra il 1920 ed il 1930. Sono di questo periodo le innovazioni nella tecnica e nello strumentario neurochirurgico che lo resero famoso. Il problema dell'emorragia, così importante in neurochirurgia, fu risolto grazie alla adozione della sua clip in argento. Per affrontare le emorragie profonde venne introdotto l'aspiratore. Ma l'innovazione più importante è sicuramente l'applicazione dell'elettro-coagulatore in neurochirurgia. Lavorando in collaborazione con il dottor William Bovie, un fisico della Harvard Cancer Commission, mise a punto l'apparecchio, con i più efficaci circuiti ed elettrodi, e nell'ottobre 1926 lo sperimentò sui pazienti. Il risultato fu così soddisfacente, che Cushing richiamò molti pazienti con tumore altamente vascolarizzato che prima non aveva potuto operare.
In questo periodo, arrivarono a Boston frotte di pazienti ma anche di medici, impazienti di conoscerlo. Membro o presidente di numerose Società Scientifiche; insignito di premi ed onorificenze da parte di quasi tutti gli Stati del mondo, fondò, nel 1931, la Harvey Cushing Society, nella quale si iscrissero i più importanti neurochirurghi del tempo e che divenne poi l'attuale American Association of Neurological Surgeons (AANS).
Sempre in questi anni, Cushing presentò ad un Congresso Internazionale, a Berna, e pubblicò la sua casistica di tumori intracranici. La mortalità operatoria, utilizzando le sue tecniche, si riduceva dal 90 e passa a meno del 10%!
Non contento di riscuotere enormi successi in campo medico, Cushing, nel 1926, vinse anche il premio Pulitzer per il volume Life of Sir William Osler, la biografia del suo grande amico.
Nel 1933 Cushing tornò a Yale, con l'incarico di Professore di Neurologia (1933-36) e poi come Emerito. Dal 1937 al 1939, ebbe anche l'incarico di direttore degli studi di Storia della Medicina. Nella sua vita aveva prodotto più di 300 pubblicazioni, dall'articolo scientifico alle monografie, in uno o più volumi. Ultima fatica, la pubblicazione della monografia sui meningiomi ("Meningiomas. Their Classification, Regional Behaviour, Life History and Surgical End Results. With the collaboration of Louise Charlette Eisenhardt. Springfield, Ill., Charles C. Thomas, 1938") frutto delle osservazioni di quasi vent'anni.
Ma com'era l'uomo Cushing? In Ospedale, i pazienti lo conoscevano come una persona gentile, affabile e comprensiva, in una parola, incantevole. I suoi collaboratori, invece, lo temevano, lo rispettavano e lo ammiravano. Sul lavoro era duro, preciso, infaticabile. Era pervaso da un sacro furore scientifico e clinico. Talvolta operava tutti i giorni, sabato e domenica compresi, con ovvia disperazione del suo staff. Quando operava era intrattabile. Noti sono i suoi scatti d'ira e i suoi sarcasmi in sala operatoria.
A casa, in famiglia, Cushing ricreò l'ambiente nel quale era vissuto da ragazzo. Nel 1902 si era sposato con Katharine Stone Crowell, una sua amica d'infanzia di Cleveland, dalla quale aveva avuto cinque figli: William Harvey, Mary Benedict, Bestey, Henry Kirke and Barbara. Ma la sua vita si svolgeva, per la maggior parte della giornata, in Clinica. La sera, poi, la passava scrivendo. Fu dunque la moglie che si occupò quasi interamente dell'educazione dei figli (come era successo nella casa paterna). Ciononostante, i suoi interni, studenti o specializzandi, ricordano la sua come una famiglia dalla cordiale e calda ospitalità ed il signore e la signora Cushing come ospiti squisiti.
E qui, nella sua amata New Haven, mentre procedeva ad una redazione della biografia di Vesalio, splendido scienziato del 1500, lo colse la morte per infarto miocardico, il 7 Ottobre 1939. Aveva da poco compiuto 70 anni.