Firenze (1909) - Roma (1994)
Piero Frugoni, uno dei padri della Neurochirurgia italiana, nacque a Firenze il 2 Agosto 1909. Studiò Medicina e Chirurgia all'Università di Padova, ove frequentò dal 1927 al 1931; poi, si trasferì a Roma, dove si laureò in Medicina e Chirurgia nel 1932.
A Roma fu Assistente volontario presso la Clinica Medica dell'Università (1932-1933) e poi, a Milano, della Clinica Chirurgica (1933-1935).
Attratto fortemente dalla chirurgia del sistema nervoso, dal Gennaio 1936 al Marzo 1940 si trasferì come "Fellow in Neurosurgery" alla Mayo Clinic di Rochester (Minnesota, USA), dove ottenne anche un M.S. [Master of Science, titolo superiore alla laurea, n.d.r.] nel 1939.
Tornato in Italia, alla vigilia dello scoppio della II Guerra Mondiale, fu arruolato come medico nella Regia Marina Militare e la servì dal 1940 fino alla cattura e l'internamento in un campo di concentramento nazista.
Rimesso in libertà, si sposò con Ornella Cagli il 21 Dicembre 1944. Dalla loro unione nacquero tre figli: Cesare, Paolo e Livia.
Tornato a Roma, nel 1945, riuscì a coronare il suo sogno e fu nominato assistente presso la Clinica Chirurgica Generale diretta dal Prof. Valdoni, ove divenne aiuto responsabile del trattamento dei pazienti neurochirurgici. La sua attività operatoria di neurochirurgo all'Istituto Regina Elena in questo periodo « pur svolta in condizioni veramente precarie, - ricorda il suo allievo Peserico - fu tale da consentirgli pregevoli deduzioni scientifiche che gli valsero un'altra libera docenza: quella di Neurochirurgia ».
Ma la svolta alla sua vita professionale avvenne nel 1954, quando Frugoni vinse il concorso a Primario della Divisione di Neurochirurgia dell'Ospedale Civile di Padova; sei anni dopo, nel 1960, diveniva anche titolare della prima Cattedra di Neurochirurgia bandita dall'Ateneo padovano. Nel 1965, infine, diveniva direttore della Scuola di Specializzazione in Neurochirurgia da lui fortemente voluta.
Gli anni dal 1954 al 1979, anno in cui abbandonò ogni attività per ritirarsi a vita privata, sono segnati da una intensissima attività clinica, scientifica e di ricerca, che fecero di Padova uno dei fari della neurochirurgia in Italia.
Fu membro della Società Italiana di Neurochirurgia, di cui fu Presidente dal 1961 al 1963, e di molte altre Società ed Associazioni Scientifiche italiane e straniere; tra queste ultime, ricordiamo, in Europa, la Société de Neuro Chirurgie de Langue Française, la British Society of Neurological Surgeons, la Deutsche Gesellschaft für Neurochirurgie, la Sociedad Luso-Española de Neurocirurgia; negli Stati Uniti, l'American Association of Neurological Surgeons e il Congress of Neurological Surgeons. Fu membro del Comitato Editoriale del Journal of Neurosurgical Sciences, organo ufficiale della Società Italiana di Neurochirurgia e dell'Advisory Board del Journal of Neurosurgery e di Seara Medica Neurocirurgia.
Frugoni è autore o co-autore di oltre 150 pubblicazioni e capitoli in volumi, che sono espressione del suo grande interesse per la neurochirurgia in generale e in particolare per le vasculopatie cerebrali, per i tumori intracranici e spinali, per l'ipertensione endocranica, la chirurgia dell'epilessia e del sistema nervoso simpatico.
Si spense il 16 maggio 1994 a Roma, città dove, lasciati gli impegni professionali, si era ritirato a vivere dal 1983.
Così lo ricorda l'allievo Luigi Peserico:
« Solitario e mite, la sua presenza fu sempre discreta e mai peccò di protagonismo. Pur tuttavia, la sua notorietà varcò presto i confini nazionali per concretarsi sulla scena internazionale in vera autorità. La sua tenace opera di tessitore diede vita ad una Scuola che rimase per anni un punto di riferimento di tutto rilievo. Ne sono testimonianza le frequenti visite qui a Padova di eminenti Neurochirurghi stranieri: Sir Norman Dott di Edimburgo, Sir Yoffrey Jefferson di Manchester, Sir Lindsay Simon di Londra, Paul Bucy di Chicago, Hunter Shelden e Bob Pudenz di Pasadena, Ralph Cloward di Honolulu, Hugo Krayenbühl di Zurigo, solo per citarne alcuni. Ne sono testimonianza ancora il numero dei riconoscimenti accademici conseguiti non solo in Italia e la sua intensa attività congressuale in tutto il mondo. La sua raffinata eleganza, la sua classe, la sua scioltezza e la sua perfetta padronanza delle lingue inglese e francese contribuivano a renderlo ammirato speaker nei convegni internazionali.
Ci è capitato spesso di pensare a lui in questi anni difficili in cui tante chiacchiere si fanno, e non certo gradevoli, circa i rapporti tra le funzioni della prassi medica e le ragioni della scienza medica. Di questo dissidio tra l'una e l'altra mai vi fu traccia in Piero Frugoni sempre presente nella prassi medica con la pienezza del suo sapere e compiaciuto, oltre che del bene da lui fatto al malato, del come ne uscisse appagata la sua inquietudine, la sua mai spenta curiosità di studioso.
Vale la pena di ricordare l'impegno con cui Frugoni si dedicava al malato, la puntualità e l'esattezza con le quali si preparava all'intervento operatorio e la precisione che esigeva da noi suoi allievi nella preparazione dell'operando. Proverbiale la sua abitudine di portarsi a casa la sera, in una capace cartella di cuoio, la cartella clinica e tutta la documentazione radiologica del caso da operare il mattino seguente per studiarlo la sera dopo cena prospettandosi, come uno stratega militare, rischi e pericoli dell'intervento, possibili imprevisti e adeguate soluzioni che annotava in un foglio d'appunti perché nulla fosse lasciato al caso, all'imprevisto.
Non era certo un improvvisatore e amava ripetere che buona parte del successo operatorio era legato all'accurata e seria preparazione del caso clinico. Ricordo ancora le sue telefonate notturne a me, suo Aiuto, per chiedere chiarimenti, che a me sembravano del tutto marginali ed ininfluenti, sul malato da operare la mattina seguente. Confesso la mia insofferenza di allora a quelle telefonate. Solo ora che dirigo una Scuola, che ho l'onore di dirigere la Scuola del prof. Frugoni, capisco il significato di quelle chiamate: non risentimento del maestro per carenze anamnestiche nella cartella clinica, ma soltanto esortazione ed invito alla puntualità ed alla precisione prima dell'atto operatorio.
Così era Frugoni che ci insegnava con il suo esempio che la sofferenza umana non è cosa da avviare ad una catena di montaggio né da trattare soltanto con strumenti più o meno nichelati.
Proverbiali ancora i suoi giri domenicali in corsia, a Natale, a Pasqua, Capodanno e altre feste comandate. Durante questi giri che iniziavano verso le 9 di mattina, per finire alle 2 del pomeriggio, Frugoni con tutti noi allievi voleva vedere tutti i malati del Reparto caso per caso, instaurando con tutti loro un rapporto di fiducia e di mutuo rispetto senza permettere con le sue qualità umane e professionali di essere scambiato per una emanazione burocratica dell'ente o del sistema, senza permettere che l'indispensabile relazione umana tra medico e malato fosse turbata.
È argomento assai vecchio quello della fiducia del paziente! Platone nelle "Leggi", l'ultimo dei suoi grandi Dialoghi, parla dei medici e fa dire ad uno dei suoi interlocutori, l'Ateniese, pressapoco queste parole "Esistono medici liberi per gli uomini liberi e medici per gli schiavi, di solito schiavi essi stessi. Questi ultimi non si attardano ad ascoltare il malato, tanto meno a spiegargli la natura del suo male. Lo vedono, prescrivono la medicina e corrono da un altro malato. Ben altrimenti si comporta il medico libero con gli uomini liberi. Visita attentamente, conversa con il paziente e così istruisce se stesso e il malato, ma non prescrive cura alcuna prima di essersi guadagnata la fiducia del suo paziente".
Così era Frugoni e in anni in cui il rapporto emotivo medico-malato entrava facilmente in crisi per l'azione contaminante di interventi burocratico-amministrativi ottimi nelle intenzioni, meno gratificanti nei risultati.
Noi allievi ricordiamo Frugoni per averci insegnato un metodo, per averci insegnato l'onestà intellettuale, per averci insegnato ad amare la Neurochirurgia sorella tanto più vecchia di nuove discipline chirurgiche d'avanguardia così entusiasmanti, ma non per questo meno attraente e meno coraggiosa, anzi temeraria perché più imprevedibile e incalzante in un gioco senza regole dove i dadi della fortuna, come diceva Foster Kennedv, sono sempre truccati.
L'insegnamento del Prof. Frugoni continuò fino agli ultimi anni del suo mandato nonostante una situazione di disagio fisico che gravemente contribuì a limitare la sua attività, situazione che pur tuttavia egli seppe affrontare con fermezza dando ancora prova di coraggio e di grande dignità. »
(da Luigi Peserico - Commemorazione del prof. Piero Frugoni (1909-1994). Atti e Memorie dell'Accademia Patavina di Scienze, Lettere ed Arti, Volume CVII - Parte I: Atti, pp. 125-27 - Tipografia La Garangola, Padova, 1995
Pubblicato nel web all'indirizzo http://www.ulss.tv.it/nchtv/segreteria/generali/commemorazione%20%20P%20Frugoni.htm)