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Guida ai percorsi
Partendo da Dasio, a 600 metri di altezza,
si segue il “Sentiero delle Quattro Valli”, contrassegnato
dal numero 3 barrato, che scende e supera il torrente Soldo per risalire
sul versante opposto fino ad incontrare sui ripiani prativi, l’alpe
Rancò e la strada cementata che sale da Drano (si può salire
direttamente da questa frazione, ma il dislivello è maggiore).
Si prende a sinistra e si sale lungo la trattorabile, superando alcune
baite (Ranco), fino ad entrare nella Foresta Regionale della Valsolda.
Un apposito cartello indica l’inizio della Foresta e fornisce le
prime informazioni. Inizia qui la Via dei Canti (bolli blu) che ci accompagnerà
lungo tutto il percorso con 10 pannelli didattici (A-L). La strada si
fa meno erta ed entra decisamente nella valle tra aspre pareti calcaree
e boschi di carpino e pino silvestre fino all’Alpe Serte (845 m),
dove è possibile riposarsi all’area di sosta: qui inizia
il Sentiero Faunistico (bolli rossi) e illustrato da pannelli didattici
numerati (1-11). D’ora in poi, se si vuol sperare di incontrare
qualche animale selvatico e soprattutto udirne i suoni, bisogna camminare
cauti e in silenzio, e ascoltare le voci del bosco. Il punto più
alto del percorso è l'Alpe Pessina a 1217 m.
Si tratta di percorsi facili ma che richiedono
comunque un pò di allenamento (E). I tracciati non presentano particolari
difficoltà; tuttavia occorre prestare una certa attenzione nel
tratto compreso tra il Passo Stretto e l’Alpe Pessina, a causa del
terreno scivoloso e ripido. Per ogni evenienza si consiglia l’impiego
di scarpe da trekking e abbigliamento da montagna.
Si esorta, infine, ad evitare ogni atto
o comportamento che possa essere di disturbo alla fauna, ricordando che
si è all’interno di un’area protetta.
Punti d’appoggio
Campeggio S. Rocco, loc. Dasio, tel.: 0344-68500
Nel comune di Valsolda e frazioni sono presenti numerosi ristoranti e
alberghi
Scheda tecnica percorsi
Luogo di partenza: Valsolda (CO), frazione Dasio (597m slm) o frazione
Drano (493m slm)
Punto più alto: Alpe Pessina, 1217m slm
Dislivello: 620m da Dasio, 724m da Drano
Tempo di percorrenza: 3:00 h per la Via dei Canti; 4:00 h ore per il Sentiero
Faunistico
Periodo consigliato: dalla primavera (III-VI) all’autunno (IX-XI)
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La Via dei Canti
La Via dei Canti (contrassegnata con i
bolli blu) si sviluppa a partire dall’ingresso della Foresta Regionale
(Pannello A), raggiunge l’Alpe Serte (845 m) e poi si sviluppa con
un anello, più breve e meno impegnativo del Sentiero Faunistico,
che si segue in senso orario.
Lungo il sentiero, i cambiamenti di fascia vegetazionale e quindi di habitat,
da cui dipende la presenza degli uccelli canori, sono segnalati dai Pannelli
informativi che mostrano le specie più facilmente ascoltabili.
Nel capitolo Tracce sonore sono descritti
i vari ambienti con le specie e i canti che vi si possono ascoltare.
Il sentiero sale nella valle del torrente Acquafredda lungo il percorso
delle 4 Valli (3 barrato) fino a raggiungere il Passo Stretto (1102 m),
un passaggio storico, transito fra Valsolda e Val Rezzo, e nodo di numerosi
sentieri. Il Passo è luogo ideale per una sosta, per osservare
le pendici dei monti circostanti e, facendo pochi passi, per godere del
panorama che si apre sulla Val Rezzo.
Da qui il sentiero prende a destra, in salita verso sud, per arrivare
all’Alpe Pessina, altro antico insediamento ora attrezzato ad area
di sosta, punto più alto del percorso (1217 m).
Con pochi passi ci si può affacciare oltre il passo e osservare
la valle sottostante con gli insediamenti di Alpe Cima. Poco più
in alto, verso il Bronzone, a soli 20 metri si può vedere un monumentale
Sorbo montano, protetto da una parete di roccia.
Tornati alla Pessina, si inizia la discesa, lungo la quale, sugli speroni
rocciosi, è stata costruita un’altana di osservazione: con
un po’ di fortuna ed un buon binocolo è possibile vedere
i camosci al pascolo o le ampie planate dell’aquila reale; in alternativa,
il magnifico panorama sulle cime di Pradè e del Torrione (1805
m), ci ricompenserà della fatica. Ora si può scendere alla
Serte, dove si chiudono i due anelli, notando i vecchi fabbricati d’alpe,
i grandi larici, l’antica calchera (fornace da calce) e la fontana.
Da qui si fa ritorno a Dasio seguendo il tragitto dell’andata: abbiamo
ancora qualche occasione di ascolto, ma il viaggio nel silenzio e nei
suoni della natura volge al termine con l’avvicinarsi ai consueti
rumori della civiltà.
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Il Sentiero Faunistico
Il Sentiero Faunistico si sviluppa a partire
dall’Alpe Serte con il primo di una serie di pannelli numerati da
1 a 11 che lungo il percorso illustrano la fauna locale.
Il tracciato si sviluppa lungo un anello che muove dall’Alpe Serte
in senso orario, coincidente per tre quarti con la Via dei Canti. Da questa
si discosta alla confluenza tra i torrenti Bronzone e Acquafredda: scendendo
nella valle principale il sentiero si separa dalla Via dei Canti per portarsi
sul versante opposto e quindi risalire verso occidente sino al bivio con
il pannello sull’Orso delle Caverne (Pannello 4).
Da qui parte una deviazione per un ripido sentiero verso l’Alpe
Mapel e la Buca della Noga (1313 m): con un’oretta di cammino si
può raggiungere la Grotta dell’Orso che si trova ai piedi
di una parete rocciosa in mezzo ad un bosco di faggi sopra l’Alpe
Mapel. Nella grotta, ampia e facilmente visitabile, sono stati ritrovati
resti dell’estinto orso delle caverne. Il sentiero, ritornato al
pannello G, prosegue verso oriente seguendo il margine inferiore della
Riserva Naturale Integrale per poi scendere al torrente Acquafredda e
riunirsi alla Via dei Canti nella salita verso il Passo Stretto (1102
m), un passaggio storico, transito fra Valsolda e Val Rezzo, e nodo di
numerosi sentieri.
Il Passo è luogo ideale per una sosta, per osservare le pendici
dei monti circostanti e, poco più avanti, per godere del panorama
che si apre sulla Val Rezzo.
Seguendo sempre i bolli rossi del sentiero Faunistico (e i blu della Via
dei Canti), si prende a destra, in salita verso sud, incrociando prima
il pannello sui Rapaci e poi quello sui Carnivori, proprio sotto la Tana
del Lupo, suggestiva grotta dove leggenda vuole che il lupo trovasse riparo.
Attraversando una valletta si arriva all’Alpe Pessina, altro antico
insediamento ora attrezzato ad area di sosta, punto più alto del
percorso (1217 m). Con pochi passi ci si può affacciare oltre il
valico e osservare la valle sottostante con gli insediamenti di Alpe Cima.
Poco più in alto, verso il Bronzone, a soli 20 metri si può
vedere un monumentale Sorbo montano, protetto da una parete di roccia.
Tornati alla Pessina, si inizia la discesa, fino ad incontrare l’ultimo
pannello, sugli Ungulati: camosci, cervi, caprioli e cinghiali. Lì
vicino, sugli speroni rocciosi, è stata costruita un’altana
di osservazione: con un po’ di fortuna ed un buon binocolo è
possibile vedere i camosci lungo le pendici Nord-Est o le planate dell’aquila
reale; in alternativa, il magnifico panorama sulle cime di Pradè
e del Torrione (1805 m) ci ricompenserà della fatica. Ora si può
scendere alla Serte, dove si chiudono i due anelli, notando i vecchi fabbricati
d’alpe, i grandi larici, l’antica calchera (fornace da calce)
e la fontana. Da qui si fa ritorno a Dasio seguendo il tragitto dell’andata.
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Note faunistiche
La Foresta della Valsolda è una
delle aree di maggiore interesse faunistico della Provincia di Como, caratterizzata
da ambienti intatti e da una ricca fauna. I visitatori attenti potranno
osservare alcune specie di ungulati (Pannello 11) quali il cinghiale (Sus
scrofa), il capriolo (Capreolus capreolus), il camoscio
(Rupicapra rupicapra), e il Cervo (Cervus elaphus),
quest’ultimo rilevabile anche “acusticamente” grazie
ai poderosi bramiti che emette nella stagione riproduttiva che si colloca
fra settembre e ottobre. Per questo motivo di intensa “sonorità”
ad esso è dato un posto significativo nella “Via dei Canti”
e nel CD allegato al libretto. Nel capitolo Tracce
sonore si può ascoltare una registrazione dei bramiti.
Le aree più aperte verso i passi e le altane predisposte dall’ERSAF
sono i punti dove più facilmente questi animali possono essere
osservati, generalmente con più facilità nelle prime ore
del mattino o nel tardo pomeriggio, verso l’imbrunire. Ma anche
le tracce sul terreno, ben riconoscibili per ciascuna specie sono, per
l’osservatore attento, un segno della loro presenza.
Fra gli altri mammiferi della foresta annoveriamo quattro specie di carnivori
(Pannello 9): il tasso (Meles meles), la faina (Martes foina),
la volpe (Vulpes vulpes), la donnola (Mustela nivalis).
La presenza di questi carnivori, come anche la buona presenza di uccelli
rapaci, indicano aspetti positivi dell’ecosistema: la diversificazione
del paesaggio, una elevata biodiversità e la presenza di una piramide
alimentare articolata, con una ricca presenza di entomofauna, di rettili
e di micromammiferi.
Anche l’avifauna è ben presente e articolata. Oltre ai piccoli
uccelli canori, oggetto soprattutto della Via dei Canti, possiamo osservare
due specie di galliformi tipici degli ambienti montani (Pannello 6), la
coturnice (Alectoris graeca) e il gallo forcello (Tetrao
tetrix), anche chiamato fagiano di monte. Sono quattro le specie
di rapaci (Pannello 8) osservabili in zona: l’aquila reale (Aquila
chrisaetos), la poiana (Buteo buteo), lo sparviere (Accipiter
nisus) e il gheppio (Falco tinnunculus). Per la maggior
parte dell'avifauna tipica della Foresta sono disponibile le caratteristiche
Tracce sonore.
Nonostante a livello nazionale sia la più
rara, quella più osservabile è proprio l’Aquila che
ha scelto di costruire il suo nido tra le pareti rocciose calcaree della
Valsolda. Dimensioni e apertura alare differenziano nettamente l’aquila
dagli altri due rapaci, che sono nettamente più piccoli e simili
tra loro. L’aquila reale si osserva più facilmente volteggiare
ad ampie volute o in lente planate ad ali aperte lungo le creste o da
cima a cima. Lo sparviere, volteggia meno frequentemente ma si fa notare
per i suoi furtivi voli radenti il versante, tra prato e bosco, mentre
il gheppio con il suo nervoso battere d’ali e i corti volteggi,
frequenta maggiormente le creste. Può talvolta essere osservata
anche la poiana, rapace comune in tutta la Lombardia, che, per la sagoma
di volo con ali ampie e digitate, assomiglia ad una aquila di dimensioni
ridotte.
Lo sparviere è un cacciatore di piccoli uccelli che fa del bosco
e dei suoi margini l’ambiente principale di vita. Discreto, furtivo,
circospetto, si aggira in caccia cercando piccoli uccelli (soprattutto
cince e fringuelli), che cattura con spettacolari inseguimenti. Non volteggia
frequentemente e lo fa più facilmente nel periodo riproduttivo
(marzo-aprile), facendosi riconoscere per il volo tipico in cui alterna
3-4 battiti d’ala a piccole planate ad ali aperte. È una
specie migratrice e durante i mesi di ottobre e novembre possono esser
osservati anche individui in lenta migrazione lungo la catena alpina.
Meno facile da vedere è il gheppio, grande frequentatore delle
zone aperte dove caccia prevalentemente, roditori, piccoli rettili e insetti.
L’aquila reale è la signora indiscussa della valle, scelta
quale dimora stabile per le numerose rupi e le favorevoli condizioni aeree
locali. La presenza di ampie pareti e di venti termici giornalieri, favorisce
infatti questo grande veleggiatore nei movimenti di controllo e dominazione
del suo territorio, che occupa alcune decine di chilometri quadrati di
creste e zone aperte di caccia. Specie monogama e con coppie durature,
l’aquila preferisce abitare stabilmente una certa zona, conoscendo
alla perfezione le zone di volo, di posatoio notturno, di nidificazione,
di caccia estiva o invernale.
Il cibo preferito dell’aquila reale è costituito da animali
di media taglia (marmotte, lepri, martore, volpi, coturnici, ecc), ma
alla fine dell’inverno, risultano fondamentali le carogne degli
Ungulati uccisi dalle slavine. Questi rapaci, per quanto non canori, sono
comunque riconoscibili dai richiami che emettono in volo. Se mentre camminiamo
sentiamo un rapido kiu-kiu o ki-ki-ki, volgiamo lo sguardo verso l'alto
e certamente riusciremo a vederli volteggiare. |