Paesaggi Sonori.

Suoni e rumori nella foresta della Valsolda (Como)

Collocazione e vie di accesso

Situata nella provincia di Como, sul versante nord del Lago di Lugano, l’area della Foresta si estende fino al confine con la Svizzera.
Si raggiunge in auto da Porlezza seguendo la SS 340 (Statale “Regina”) fino a Cressogno di Valsolda, poi si sale a destra passando per le frazioni di Loggio, Drano, Puria e Dasio.

Visualizza l'area e le strade con Google Maps

 

 

 

 

 

 

   

Guida ai percorsi

Partendo da Dasio, a 600 metri di altezza, si segue il “Sentiero delle Quattro Valli”, contrassegnato dal numero 3 barrato, che scende e supera il torrente Soldo per risalire sul versante opposto fino ad incontrare sui ripiani prativi, l’alpe Rancò e la strada cementata che sale da Drano (si può salire direttamente da questa frazione, ma il dislivello è maggiore). Si prende a sinistra e si sale lungo la trattorabile, superando alcune baite (Ranco), fino ad entrare nella Foresta Regionale della Valsolda. Un apposito cartello indica l’inizio della Foresta e fornisce le prime informazioni. Inizia qui la Via dei Canti (bolli blu) che ci accompagnerà lungo tutto il percorso con 10 pannelli didattici (A-L). La strada si fa meno erta ed entra decisamente nella valle tra aspre pareti calcaree e boschi di carpino e pino silvestre fino all’Alpe Serte (845 m), dove è possibile riposarsi all’area di sosta: qui inizia il Sentiero Faunistico (bolli rossi) e illustrato da pannelli didattici numerati (1-11). D’ora in poi, se si vuol sperare di incontrare qualche animale selvatico e soprattutto udirne i suoni, bisogna camminare cauti e in silenzio, e ascoltare le voci del bosco. Il punto più alto del percorso è l'Alpe Pessina a 1217 m.

Si tratta di percorsi facili ma che richiedono comunque un pò di allenamento (E). I tracciati non presentano particolari difficoltà; tuttavia occorre prestare una certa attenzione nel tratto compreso tra il Passo Stretto e l’Alpe Pessina, a causa del terreno scivoloso e ripido. Per ogni evenienza si consiglia l’impiego di scarpe da trekking e abbigliamento da montagna.

Si esorta, infine, ad evitare ogni atto o comportamento che possa essere di disturbo alla fauna, ricordando che si è all’interno di un’area protetta.

Punti d’appoggio

Campeggio S. Rocco, loc. Dasio, tel.: 0344-68500
Nel comune di Valsolda e frazioni sono presenti numerosi ristoranti e alberghi

Scheda tecnica percorsi

Luogo di partenza: Valsolda (CO), frazione Dasio (597m slm) o frazione Drano (493m slm)
Punto più alto: Alpe Pessina, 1217m slm
Dislivello: 620m da Dasio, 724m da Drano
Tempo di percorrenza: 3:00 h per la Via dei Canti; 4:00 h ore per il Sentiero Faunistico
Periodo consigliato: dalla primavera (III-VI) all’autunno (IX-XI)


La Via dei Canti

La Via dei Canti (contrassegnata con i bolli blu) si sviluppa a partire dall’ingresso della Foresta Regionale (Pannello A), raggiunge l’Alpe Serte (845 m) e poi si sviluppa con un anello, più breve e meno impegnativo del Sentiero Faunistico, che si segue in senso orario.
Lungo il sentiero, i cambiamenti di fascia vegetazionale e quindi di habitat, da cui dipende la presenza degli uccelli canori, sono segnalati dai Pannelli informativi che mostrano le specie più facilmente ascoltabili. Nel capitolo Tracce sonore sono descritti i vari ambienti con le specie e i canti che vi si possono ascoltare.
Il sentiero sale nella valle del torrente Acquafredda lungo il percorso delle 4 Valli (3 barrato) fino a raggiungere il Passo Stretto (1102 m), un passaggio storico, transito fra Valsolda e Val Rezzo, e nodo di numerosi sentieri. Il Passo è luogo ideale per una sosta, per osservare le pendici dei monti circostanti e, facendo pochi passi, per godere del panorama che si apre sulla Val Rezzo.
Da qui il sentiero prende a destra, in salita verso sud, per arrivare all’Alpe Pessina, altro antico insediamento ora attrezzato ad area di sosta, punto più alto del percorso (1217 m).
Con pochi passi ci si può affacciare oltre il passo e osservare la valle sottostante con gli insediamenti di Alpe Cima. Poco più in alto, verso il Bronzone, a soli 20 metri si può vedere un monumentale Sorbo montano, protetto da una parete di roccia.
Tornati alla Pessina, si inizia la discesa, lungo la quale, sugli speroni rocciosi, è stata costruita un’altana di osservazione: con un po’ di fortuna ed un buon binocolo è possibile vedere i camosci al pascolo o le ampie planate dell’aquila reale; in alternativa, il magnifico panorama sulle cime di Pradè e del Torrione (1805 m), ci ricompenserà della fatica. Ora si può scendere alla Serte, dove si chiudono i due anelli, notando i vecchi fabbricati d’alpe, i grandi larici, l’antica calchera (fornace da calce) e la fontana. Da qui si fa ritorno a Dasio seguendo il tragitto dell’andata: abbiamo ancora qualche occasione di ascolto, ma il viaggio nel silenzio e nei suoni della natura volge al termine con l’avvicinarsi ai consueti rumori della civiltà.


 

Il Sentiero Faunistico

Il Sentiero Faunistico si sviluppa a partire dall’Alpe Serte con il primo di una serie di pannelli numerati da 1 a 11 che lungo il percorso illustrano la fauna locale.
Il tracciato si sviluppa lungo un anello che muove dall’Alpe Serte in senso orario, coincidente per tre quarti con la Via dei Canti. Da questa si discosta alla confluenza tra i torrenti Bronzone e Acquafredda: scendendo nella valle principale il sentiero si separa dalla Via dei Canti per portarsi sul versante opposto e quindi risalire verso occidente sino al bivio con il pannello sull’Orso delle Caverne (Pannello 4).
Da qui parte una deviazione per un ripido sentiero verso l’Alpe Mapel e la Buca della Noga (1313 m): con un’oretta di cammino si può raggiungere la Grotta dell’Orso che si trova ai piedi di una parete rocciosa in mezzo ad un bosco di faggi sopra l’Alpe Mapel. Nella grotta, ampia e facilmente visitabile, sono stati ritrovati resti dell’estinto orso delle caverne. Il sentiero, ritornato al pannello G, prosegue verso oriente seguendo il margine inferiore della Riserva Naturale Integrale per poi scendere al torrente Acquafredda e riunirsi alla Via dei Canti nella salita verso il Passo Stretto (1102 m), un passaggio storico, transito fra Valsolda e Val Rezzo, e nodo di numerosi sentieri.
Il Passo è luogo ideale per una sosta, per osservare le pendici dei monti circostanti e, poco più avanti, per godere del panorama che si apre sulla Val Rezzo.
Seguendo sempre i bolli rossi del sentiero Faunistico (e i blu della Via dei Canti), si prende a destra, in salita verso sud, incrociando prima il pannello sui Rapaci e poi quello sui Carnivori, proprio sotto la Tana del Lupo, suggestiva grotta dove leggenda vuole che il lupo trovasse riparo. Attraversando una valletta si arriva all’Alpe Pessina, altro antico insediamento ora attrezzato ad area di sosta, punto più alto del percorso (1217 m). Con pochi passi ci si può affacciare oltre il valico e osservare la valle sottostante con gli insediamenti di Alpe Cima. Poco più in alto, verso il Bronzone, a soli 20 metri si può vedere un monumentale Sorbo montano, protetto da una parete di roccia.
Tornati alla Pessina, si inizia la discesa, fino ad incontrare l’ultimo pannello, sugli Ungulati: camosci, cervi, caprioli e cinghiali. Lì vicino, sugli speroni rocciosi, è stata costruita un’altana di osservazione: con un po’ di fortuna ed un buon binocolo è possibile vedere i camosci lungo le pendici Nord-Est o le planate dell’aquila reale; in alternativa, il magnifico panorama sulle cime di Pradè e del Torrione (1805 m) ci ricompenserà della fatica. Ora si può scendere alla Serte, dove si chiudono i due anelli, notando i vecchi fabbricati d’alpe, i grandi larici, l’antica calchera (fornace da calce) e la fontana. Da qui si fa ritorno a Dasio seguendo il tragitto dell’andata.

 

 

Note faunistiche

La Foresta della Valsolda è una delle aree di maggiore interesse faunistico della Provincia di Como, caratterizzata da ambienti intatti e da una ricca fauna. I visitatori attenti potranno osservare alcune specie di ungulati (Pannello 11) quali il cinghiale (Sus scrofa), il capriolo (Capreolus capreolus), il camoscio (Rupicapra rupicapra), e il Cervo (Cervus elaphus), quest’ultimo rilevabile anche “acusticamente” grazie ai poderosi bramiti che emette nella stagione riproduttiva che si colloca fra settembre e ottobre. Per questo motivo di intensa “sonorità” ad esso è dato un posto significativo nella “Via dei Canti” e nel CD allegato al libretto. Nel capitolo Tracce sonore si può ascoltare una registrazione dei bramiti.
Le aree più aperte verso i passi e le altane predisposte dall’ERSAF sono i punti dove più facilmente questi animali possono essere osservati, generalmente con più facilità nelle prime ore del mattino o nel tardo pomeriggio, verso l’imbrunire. Ma anche le tracce sul terreno, ben riconoscibili per ciascuna specie sono, per l’osservatore attento, un segno della loro presenza.
Fra gli altri mammiferi della foresta annoveriamo quattro specie di carnivori (Pannello 9): il tasso (Meles meles), la faina (Martes foina), la volpe (Vulpes vulpes), la donnola (Mustela nivalis). La presenza di questi carnivori, come anche la buona presenza di uccelli rapaci, indicano aspetti positivi dell’ecosistema: la diversificazione del paesaggio, una elevata biodiversità e la presenza di una piramide alimentare articolata, con una ricca presenza di entomofauna, di rettili e di micromammiferi.
Anche l’avifauna è ben presente e articolata. Oltre ai piccoli uccelli canori, oggetto soprattutto della Via dei Canti, possiamo osservare due specie di galliformi tipici degli ambienti montani (Pannello 6), la coturnice (Alectoris graeca) e il gallo forcello (Tetrao tetrix), anche chiamato fagiano di monte. Sono quattro le specie di rapaci (Pannello 8) osservabili in zona: l’aquila reale (Aquila chrisaetos), la poiana (Buteo buteo), lo sparviere (Accipiter nisus) e il gheppio (Falco tinnunculus). Per la maggior parte dell'avifauna tipica della Foresta sono disponibile le caratteristiche Tracce sonore.
Nonostante a livello nazionale sia la più rara, quella più osservabile è proprio l’Aquila che ha scelto di costruire il suo nido tra le pareti rocciose calcaree della Valsolda. Dimensioni e apertura alare differenziano nettamente l’aquila dagli altri due rapaci, che sono nettamente più piccoli e simili tra loro. L’aquila reale si osserva più facilmente volteggiare ad ampie volute o in lente planate ad ali aperte lungo le creste o da cima a cima. Lo sparviere, volteggia meno frequentemente ma si fa notare per i suoi furtivi voli radenti il versante, tra prato e bosco, mentre il gheppio con il suo nervoso battere d’ali e i corti volteggi, frequenta maggiormente le creste. Può talvolta essere osservata anche la poiana, rapace comune in tutta la Lombardia, che, per la sagoma di volo con ali ampie e digitate, assomiglia ad una aquila di dimensioni ridotte.
Lo sparviere è un cacciatore di piccoli uccelli che fa del bosco e dei suoi margini l’ambiente principale di vita. Discreto, furtivo, circospetto, si aggira in caccia cercando piccoli uccelli (soprattutto cince e fringuelli), che cattura con spettacolari inseguimenti. Non volteggia frequentemente e lo fa più facilmente nel periodo riproduttivo (marzo-aprile), facendosi riconoscere per il volo tipico in cui alterna 3-4 battiti d’ala a piccole planate ad ali aperte. È una specie migratrice e durante i mesi di ottobre e novembre possono esser osservati anche individui in lenta migrazione lungo la catena alpina.
Meno facile da vedere è il gheppio, grande frequentatore delle zone aperte dove caccia prevalentemente, roditori, piccoli rettili e insetti.
L’aquila reale è la signora indiscussa della valle, scelta quale dimora stabile per le numerose rupi e le favorevoli condizioni aeree locali. La presenza di ampie pareti e di venti termici giornalieri, favorisce infatti questo grande veleggiatore nei movimenti di controllo e dominazione del suo territorio, che occupa alcune decine di chilometri quadrati di creste e zone aperte di caccia. Specie monogama e con coppie durature, l’aquila preferisce abitare stabilmente una certa zona, conoscendo alla perfezione le zone di volo, di posatoio notturno, di nidificazione, di caccia estiva o invernale.
Il cibo preferito dell’aquila reale è costituito da animali di media taglia (marmotte, lepri, martore, volpi, coturnici, ecc), ma alla fine dell’inverno, risultano fondamentali le carogne degli Ungulati uccisi dalle slavine. Questi rapaci, per quanto non canori, sono comunque riconoscibili dai richiami che emettono in volo. Se mentre camminiamo sentiamo un rapido kiu-kiu o ki-ki-ki, volgiamo lo sguardo verso l'alto e certamente riusciremo a vederli volteggiare.

 

Gallo forcello

Aquila reale

 
 

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