25 a.C. - 50 d.C.
Della vita di Aulo Cornelio Celso, così suona la traduzione italiana del suo nome, si sa ben poco. Dubbie le date di nascita e di morte (alcuni parlano di 14 a.C. per la nascita e pongono la morte verso il 30 d.C., ma solitamente si dice « vissuto nel I secolo d.C. »), sconosciuti gli ascendenti, ciò che sappiamo di certo lo apprendiamo da Quintiliano (Istitutiones oratoriae): Celso aveva fatto parte della scuola dei Sestii. Lo stesso Quintiliano definisce Celso « mediocri vir ingenio ». Secondo Plino, non fu medico di professione. Tuttavia, visto il seguito che ebbe, fu considerato l'Ippocrate Romano e, per le sue conoscenze enciclopediche, il Cicerone della medicina.
Fu autore di una vasta opera enciclopedica, De artibus, dedicata ai problemi dell'agricoltura, della medicina, dell'arte militare, dell'oratoria, della giurisprudenza e della filosofia.
Sono arrivati a noi solo gli otto tomi del De medicina, segno evidente dell'interesse nutrito dai Romani per una scienza che, divenuta autonoma grazie ad Ippocrate, col tempo aveva acquisito un grande prestigio culturale.
Il De medicina divide questa scienza in tre settori: dietetica, farmaceutica e chirurgia. L'opera, compilando e rielaborando numerosi testi greci e latini, fonda un'originale impostazione metodologica che riunisce l'approccio empirico con quello razionale. Le norme d'igiene e la terapeutica sono trattate nei primi due libri, la patologia occupa il terzo libro, il quarto e il sesto; alla farmacologia è dedicato il quinto libro, alla chirurgia il settimo e l´ottavo. Sono certamente questi ultimi i libri più interessanti.
Nel campo della chirurgia cranica, soprattutto traumatica, Celso, riprendendo Ippocrate ma alla luce delle più ampie conoscenze anatomiche, a lui derivate dalla cultura alessandrina, riferisce, con dovizia di particolari, i tipi di intervento praticabili e le loro indicazioni, descrivendo e proponendo anche un nuovo strumentario chirurgico [vedi anche in Storia della Neurochirurgia].
Celso si interessa anche di problemi dell'apparato urinario e descrive in modo molto preciso l'intervento di estrazione dei calcoli vescicali attraverso l'incisione del perineo. Parlando di ritenzione urinaria, egli ne attribuisce però la causa alla litiasi vescicale e non viceversa. Illustra il cateterismo uretrale, utilizzando cateteri in ferro e in bronzo, probabilmente simili a quelli ritrovati nella famosa "Casa del Chirurgo" di Pompei, molto leggeri, di vario calibro, costruiti per l'uretra maschile e femminile. Celso descrive dettagliatamente le tecniche per incidere ascessi e fistole, per realizzare una tonsillectomia.
Dal punto di vista ostetrico, Celso descrive la tecnica di esecuzione delle più avanzate manovre ostetriche e si deve a lui la prima classificazione delle presentazioni fetali e la prima definizione delle modalità di secondamento manuale nonché il rivolgimento con estrazione del feto podalico.
Non mancano, nell'opera, descrizioni di applicazioni di suture chirurgiche, di legature vascolari e di tecniche e indicazioni di trapanazione cranica con relativo strumentario.
Interessante è la caratterizzazione che Celso delinea, nella sua opera, per le figure del medico e del chirurgo. Il medico deve essere essenzialmente esperto. Il chirurgo, invece, deve essere innanzitutto giovane, con mano ferma e capace, mai tremante. Deve possedere vista acuta, non aver tentennamenti, essere sensibile, coraggioso, determinato nell'operare per guarire il paziente, estendendo il taglio là dove lo ritenga opportuno, senza farsi turbare dalle grida e dal dolore del malato.