Spokane (1891) - Montreal (1976)
Wilder Graves Penfield nacque il 26 Gennaio 1891 a Spokane, una città particolarmente amena dell'area nord-orientale dello stato di Washington (USA), sorta su un forte commerciale del 1810, e posta a circa 40 km dalle cascate dello Spokane river e dal confine di stato con l'Idaho. Era figlio del dottor C.S. Penfield e di Jean Jefferson.
Trascorse la sua fanciullezza, insieme al fratello e alla sorella, a Hudson, una cittadina del Wisconsin, dove abitavano i nonni materni e dove si era trasferito all'età di otto anni. Frequentò la locale Galaxy School.
Aveva compiuto 13 anni, quando la madre venne a conoscenza della istituzione di una nuova borsa di studio, la Rodhes Scholarship1. « È la cosa giusta per te » gli confidò lei, come lui stesso ricorda.
Dopo essersi diplomato, scelse l'Università di Princeton, forse anche perchè era in un piccolo stato, il New Jersey, e i posti di Rhodes Scholarship erano assegnati stato per stato. Dovendo eccellere non solamente negli studi, ma anche essere un ottimo atleta e leader per ottenere l'ambita borsa di studio, si dedicò intensamente al football e alla lotta, e conseguentemente, sviluppò la sua muscolatura, soprattutto a livello del collo e del torace. In breve tempo vinse il campionato di lotta interclasse tra matricole e studenti del secondo anno; divenne football tackle2 e poi allenatore della squadra, allenatore e giocatore di baseball ed infine, presidente degli studenti del suo corso (per i quali era la persona più stimata e più versatile).
Intanto, mosso dall'entusiasmo indotto dalle lezioni del dottor Conklin, suo professore di biologia, e dal desiderio di aiutare il prossimo, inculcatogli da sua madre, contraddendo quanto aveva sempre sostenuto, che cioè non avrebbe mai intrapreso la professione del padre e del nonno, si era deciso per medicina.
Ottenuto, a Princeton, nel 1913, il Bachelor of Literature3, perse per un soffio l'agognata borsa, che fu assegnata quell'anno ad un allievo di Rutgers4. Passò l'anno a lavorare par pagarsi gli studi di Medicina, sia insegnando alla Galaxy School che allenando la squadra di football delle matricole di Princeton. Finalmente, nell'autunno del 1914, approdò nel Regno Unito, al Merton College di Oxford.
Durante la sua permanenza in Inghilterra ebbe un incontro che condizionò la sua vita di medico e di ricercatore: l'incontro con colui che era ritenuto, al tempo, il più importante neurofisiologo vivente, Sir Charles Sherrington, il quale gli fece comprendere, come lui stesso riporta, « che il sistema nervoso era un campo inesplorato - una regione sconosciuta nella quale il mistero della mente umana poteva un giorno trovare spiegazione ».
Conobbe, anzi, divenne amico di Sir William Osler, canadese, Regius Professor of Medicine ad Oxford dal 1905, dopo una lunga carriera presso le maggiori università del Canada e degli USA (McGill University a Montreal, 1875; University of Pennsylvania a Philadelphia, 1885; Johns Hopkins Hospital a Baltimora, 1888, ove era diventato amico di Harvey Williams Cushing).
Partecipò alla I Guerra Mondiale, nel 1915 in Francia, come assistente del chirurgo; nel 1916 fu ferito (un siluro tedesco aveva fatto saltare in aria la nave con la quale stava recandosi nuovamente in Francia) e passò la convalescenza ospite di Osler; nel 1917 tornò, ancora come assistente chirurgo, all'Ospedale americano della Croce Rossa. Nonostante l'attività bellica, aveva ottenuto, nel 1916, il B.A.3
Tornato in America, ottenne lo M.D.5 presso la Facoltà di Medicina della Università Johns Hopkins di Baltimora, nel 1918. L'anno successivo fu interno in chirurgia presso l'Ospedale "Peter Bent Brigham" di Boston, avendo come maestro Harvey Cushing. Ma poiché il ricordo della "regione sconosciuta" di Sherrington continuava ad affascinarlo e a turbarlo, nel 1920 tornò ad Oxford per il terzo ed ultimo anno della sua borsa come specializzando in neurofisiologia sotto Sherrington e come ricercatore in neurologia presso il "National Hospital" di Londra. In questo periodo ottenne il M.A.3 e il B.Sc.3 in Medicina.
Durante questi anni di specializzazione e di studio, Penfield era giunto alla convinzione che la persona del neurochirurgo, che lavorava sul cervello messo a nudo, era maggiormente in grado di studiare ed influenzare l'attività fisiologica del cervello stesso, trasformandosi, in tal modo, in un "neurologo-in-azione". Il suo interesse si spostò, quindi, dalla neurofisiologia sperimentale alla neurochirurgia.
Conclusa l'esperienza inglese e ritornato nel 1921 negli USA, Penfield rifiutò la nomina, peraltro molto vantaggiosa, di chirurgo all'ospedale "Henry Ford" di Detroit, a motivo che non vi era possibilità di svolgere anche attività di ricerca, e accettò invece un posto di associato in chirurgia alla Columbia University e al Presbyterian Hospital di New York. Qui, sotto la direzione del Professor Allen O. Whipple, perfezionò la sua tecnica chirurgica e proseguì la sua ricerca in un laboratorio di neurocitologia.
Certo è che l'ansia di trovare adeguata risposta alle domande che Sir Sherrington gli aveva suggerito durante il suo soggiorno inglese lo portò a pensare che tutto ciò sarebbe potuto accadere se neurologi, neurochirurghi e neuropatologi avessero potuto lavorare insieme, gomito a gomito in un unico Istituto, come fossero un'unica squadra, come aveva avuto lui stesso modo di sperimentare nel football come giocatore e come allenatore. L'idea era piaciuta a Rockefeller, ma sulla possibilità di aprire un Istituto Neurologico a New York gravava l'opposizione degli ambienti accademici di neurologia della città.
Convintosi che questo suo sogno avrebbe potuto realizzarsi più facilmente in Canada, nel 1928 approdò alla facoltà medica dell'Università McGill di Montreal e fu accolto come neurochirurgo negli Ospedali affiliati: "Royal Victoria" e "Montreal General".
Erano passati pochi mesi, quando dovette operare sua sorella Ruth di un tumore al cervello. Il tumore era maligno ed in fase molto avanzata. Ciononostante, Penfield riuscì ad eseguire una asportazione della neoplasia più ampia di quanto ogni altro neurochirurgo avrebbe osato, ma non radicale come avrebbe voluto. La sorella riuscì a riprendere un regime di vita normale ma poi i sintomi si ripresentarono e tre anni dopo morì.
Nel 1933, fu nominato Professore di Neurologia e Neurochirurgia alla McGill e, l'anno dopo, grazie ad una sovvenzione della Fondazione Rockefeller di ben 1.232.000 dollari americani, riuscì a coronare il suo sogno: il "Montreal Institute of Neurology", di cui divenne Direttore e la cui fama circa la ricerca ed i trattamenti clinici in esso effettuati attirò osservatori, medici e pazienti da tutto il mondo. Intanto aveva ottenuto, dall'Università di Oxford, nel 1935, il D.Sc.3 ed era stato naturalizzato cittadino canadese.
Gli interessi scientifici e clinici con i quali Wilder Penfield si propose all'attenzione del mondo furono il trattamento chirurgico dell'epilessia e la definizione, a livello della corteccia cerebrale, della rappresentazione dei muscoli del corpo.
Il trattamento chirurgico dell'epilessia, soprattutto focale, era già stato introdotto da Sir Victor Horsley in Gran Bretagna e William W. Keen negli USA (1888). Un grande impulso venne dato anche dalle innovazioni nella tecnica neurochirurgica introdotte da Harvey Cushing, che abbatterono i valori di mortalità operatoria per gli interventi intracranici.
Penfield e la sua équipe utilizzavano, come Horsley, la stimolazione elettrica per localizzare esattamente i foci epilettogeni in pazienti portatori di epilessia focale corticale, già localizzata con la clinica e l'elettroencefalografia. Il paziente era sveglio sul tavolo operatorio, sotto la sola anestesia locale: alla stimolazione di aree probabili epilettogene, il paziente stesso rivelava al chirurgo le sue sensazioni. La stimolazione dell'area o delle aree responsabili dell'irritazione cerebrale aveva come risposta l'inizio dell'accesso epilettico. In tal modo l'area era esattamente delimitata e poteva essere asportata.
Penfield operò in tal modo, dal 1943 al 1960, presso il Montreal Neurological Institute, 1132 pazienti, ottenendo una percentuale di successo del 75%, senza gravi deficit funzionali e/o psicologici per i pazienti. Ma il risvolto più importante della pratica sistematica dell'elettrostimolazione fu la creazione di una mappa dell'organizzazione topografica del cervello umano per quanto riguarda le aree corticali con funzione motoria (homunculus motorio) e con funzione sensitiva (homunculus somatosensitivo), dimostrando che più fine e specifico era il movimento (o la sensibilità), più ampia era la sua rappresentazione corticale. Inoltre, dato che la stimolazione di determinate aree del lobo temporale (53 pazienti) era in grado di risvegliare ricordi, gli fu possibile formulare un'ipotesi di meccanismo funzionale della memoria e della sua localizzazione. Tutte queste scoperte assumevano particolare importanza in quanto eseguite sull'uomo e non su animali, come era in precedenza avvenuto6.
Per tutto ciò, Penfield ottenne onori e riconoscimenti da Società Scientifiche ed Università in tutto il Mondo. Membro di venticinque delle più prestigiose Società Scientifiche, compresa la "American Neurological Association" e la "Royal Society" di Londra, ottenne riconoscimenti accademici dalle Università di Princeton, Oxford, McGill, Calgary. Vinse numerose borse di studio, tra le quali la "Rhodes Scholarship" di Oxford (1914); la "Beit Memorial Fellowships" (Oxford, 1920); la "Guggenheim Fellowship" (1960). Fu decorato con la "Medal of Freedom" statunitense; con la "Legion d'Onore" francese; con la "Legione di Giorgio I" ellenica e con il "Order of Merit" britannico.
La conquiste scientifiche di Wilder Penfield sono documentate in circa 250 pubblicazioni e in 8 libri: Cytology and cellular pathology of the nervous system (1932); Epilepsy and cerebral localization (1941); Canadian Army manual of military neurosurgery (1942); Epileptic seizure patterns (1950): The cerebral cortex of man (1951); Epilepsy and the functional anatomy of the human brain (1954); The excitable cortex in conscious man (1958) e Speech and brain-mechanisms, una Lettura Magistrale tenuta a Princeton nel 1959 nell'ambito delle Venuxem Lectures7 e pubblicata poi in un volume da Princeton University Press.
Nel 1954 Wilder Penfield si dimise dalla facoltà medica dell'Università McGill, ma continuò a dirigere la sua creatura, incarico che, poi, lasciò nel 1960, per dedicarsi alla sua seconda carriera, l'arte di scrivere.
Il primo libro non di argomento medico fu, però, edito nel 1954: la novella No Other Gods8 (rielaborazione di una novella Story of Sari scritta dalla madre sulla base di un racconto biblico). Ma la produzione si intensificò dopo il 1960, con l'abbandono di ogni attività clinica, secondo il suo motto: « rest, with nothing else, results in rust »9: pubblicò The Torch10 (1969), una novella biografica su Ippocrate; poi The Second Career11 (1963), una raccolta di saggi e discorsi che rispecchiano i suoi molteplici interessi. Nel 1967 uscirono The Difficult Art of Giving12, una biografia di Alan Gregg, il direttore della divisione di scienze mediche della Fondazione Rockefeller che gli aveva consentito di creare il Montreal Neurological Institute e Man and his Family, scritto, come lui stesso affermò, « to promote and guide education in the home -- man's first - classroom »13.
Nel 1970 scrisse Seconds thoughts: science, the arts and the spirit14 e a 83 anni The mistery of the mind15 (1974), un resoconto, per non addetti ai lavori, dei suoi quarant'anni di ricerca sul cervello.
Infine, tre settimane prima di spegnersi, ottantacinquenne, il 5 Aprile 1976, Penfield completò la bozza della sua autobiografia, No Man Alone. A Neurosurgeon's Life16, dedicato « con affetto e gratitudine » alla memoria di sua madre, Jean, la quale, conservando, curando e dattilografando le lettere che le aveva scritto quasi ogni settimana dal 1909 (arrivo a Princeton) alla di lei scomparsa (1935), gli aveva reso possibile « vedere le cose come erano ».
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