Camillo Golgi

Con l’arrivo nell’ospedale di una piccola città, tutto lasciava presagire che la sua attività di ricerca fosse ormai al termine. Tuttavia, dopo alcune iniziali difficoltà, Golgi allestì, nella cucina del suo piccolo alloggio, con pochi strumenti e un microscopio, un rudimentale laboratorio. Il 16 febbraio 1873, scrisse frettolosamente queste parole all’amico Nicolò Manfredi: “lavoro molte ore al microscopio. Sono felice d’aver trovato una nuova reazione per dimostrare anche agli orbico la struttura dello stroma interstiziale della corteccia cerebrale. Faccio agire il nitrato d’argento sui pezzi di cervello induriti in bicromato di potassio. Ho già ottenuto risultati assai belli e spero di ottenere di più”. Questa è la prima testimonianza dell’invenzione della reazione nera (che è anche la scoperta di un fenomeno chimico-biologico). La reazione nera consiste in una prima fase di ‘fissazione’ del tessuto nervoso in bicromato di potassio, seguita da un secondo momento di immersione in nitrato d’argento .

Il risultato che si ottiene è la precipitazione selettiva di un sale, il cromato d’argento, che va ad occupare ogni parte del neurone e della glia, inclusi tutti i loro prolungamenti. Ma la singolarità di questa reazione intracellulare è data dalla sua parzialità: solo poche cellule nervose fra quelle comprese nel campo microscopico (in percentuale compresa tra l’1 e il 5%) si colorano in nero e risaltano nettamente rispetto a tutte le altre. Un po’ come se si riuscisse ad estrarre un singolo albero, con tutti i suoi prolungamenti, da un’inestricabile foresta. La scoperta della reazione nera accese la scintilla di una vera rivoluzione scientifica che permise di mostrare la morfologia e l’architettura di base del tessuto cerebrale in tutta la sua complessità, contribuendo così alla fondazione delle moderne neuroscienze.
Aiutato dalla sua reazione nera, Golgi, scoprì, mentre ancora era ad Abbiategrasso, la ramificazione dell’assone e il fatto che i dendriti non sono fusi in una rete. Inoltre studiò la struttura del cervelletto(descrivendo le cosiddette cellule di Golgi della corteccia cerebellare), i bulbi olfattori e le alterazioni anatomo-patologiche in un caso di corea (in cui Golgi descrisse le caratteristiche lesioni nei corpi striati). Intanto cominciò ad elaborare una teoria generale dell’organizzazione del cervello, la cosiddetta ‘rete nervosa diffusa’, secondo la quale gli assoni sono collegati (per diffusione diretta o per intimo contatto) in una rete diffusa lungo la quale si propaga l’impulso nervoso. Questa concezione si contrapporrà polemicamente, a partire dagli anni Novanta dell’Ottocento, alla ‘teoria del neurone’, di cui divenne infaticabile paladino lo spagnolo Santiago Ramón y Cajal, i cui studi furono condotti, ironicamente, proprio utilizzando il sistema di colorazione ideato da Golgi.

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