31/5/12-IT
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[da Pikaia] Dal 17 al 22 giugno 2012 si terrà a Erice, presso l'Ettore
Majorana Centre, un grande convegno internazionale dal titolo "The
Evolution of Morality: The Biology and Philosophy of Human Conscience",
diretto da F. de Waal, T. Pievani e S. Parmigiani, con illustri
speaker tra i quali Frans de Waal (Emory University, Atlanta); Philip Kitcher
(Columbia University); Patricia Churchland (University of California San
Diego); Pier Francesco Ferrari (University of Parma); Liane Young (Boston
College); Richard Joyce (Victoria University); Oren Harman (Bar Ilan
University); Darcia Narvaez (University of Notre Dame); Melanie Killen
(University of Maryland); Jan Verplaetse (Ghent University); Christopher
Boehm (University of Southern California); Telmo Pievani (University of Milan
Bicocca) and Giorgio Vallortigara (University of Trento); Ara Norenzayan
(University of British Columbia); Jeffrey Schloss (Westmont College); Owen
Flanagan (Duke University); Stephen Pope (Boston College); Simon Blackburn
(University of Cambridge). Il programma.
Gli argomenti in discussione sono decisamente interessanti per chi
sa quanto l'evoluzione biologica condizioni anche l'evoluzione culturale:
"Evolutionary and philosophical perspectives on morality;
Neuroscience and morality ; Human psychology and morality; Violence,
punishment and morality ; Interaction between supernatural beliefs,
religion, and morality ; The evolution of moral and religious mind:
facts, values and the origin of virtue".
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30/5/12-IT
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Sull'Avvenire oggi un
articolo di R.Timossi ("Darwin inciampa nel progetto sull'universo") critico verso l'intervista (pubblicata su Micromega
di maggio: "Evoluzione e contingenza") di T.Pievani a Padre G.Coyne, l'astronomo
gesuita (per ben 25 anni diresse l'osservatorio pontificio di Castelgandolfo)
con le posizioni più avanzate verso la teoria dell'evoluzione (qui lo vediamo
nel 2009 unirsi ai coretti per festeggiare il compleanno di Darwin insieme ad altri ammiratori sia di Darwin che del
papa, come Francisco Ayala). Lasciano abbstanza sconcertati
frasi come:
- T.Pievani lancia a sua volta, con un dogmatismo
inspiegabile per un sostenitore del metodo scientifico, l’anatema contro chi
osa parlare al plurale di teorie dell’evoluzione. [se i biologi
parlano di una sola teoria, i filosofi devono adeguarsi]
- "l'ultima ridotta nella
quale si è trincerato da tempo l'ateismo contemporaneo è sicuramente la
teoria dell'evoluzione per selezione naturale, vale a dire il paradigma
evoluzionistico oggi dominante il biologia", [appunto; e il
papa lo sa e si adegua, visto che ha nominato un neodarwinista come
presidente della PAS. Qualche problema?]
- "c'è chi tra gli
epistemologi e gli storici della scienza che fritiene più corretto parlare di
teorie dell'evoluzione", [gli unici autorizzati a contarle
sono i biologi evoluzionisti]
- "l'obiettivo principale
di T.Pievani è di eliminare l'ipotesi dell'esistenza di un disegno
intelligente", [forse si adegua; anche l'Osservatore Romano il
16/1/2006 aveva un articolo che smentiva il disegno intelligente come ipotesi
scientifica utile; non si deve confondere fra scienza e teologia]
- "questa consapevolezza
del carattere non assoluto e mai definitivo della conoscenza scientifica è
invece presente in Padre Coyne" [nessuno ha mai detto e
nessuno può dire che la conoscenza scientifica è definitiva!]
Sembra davvero un pesante attacco a chi un anno fa ha
nominato come presidente dell'Accademia Pontificia delle Scienze un biologo
evoluzionista protestante, Werner Arber, che si
vanta di aver contribuito a dimostrare la correttezza della teoria
dell'evoluzione (“Statement on my view on biological evolution”).
Sembra di capire che il papa ha e avrà qualche problema a
farsi rispettare su temi di frontiera che proprio non le appartengono e sui
quali quindi nessuno può seriamente chiedere informazioni utili.
Comunque è molto positivo che Timossi abbia confermato una
verità che non tutti a Roma apprezzano: la teoria dell'evoluzione è "il paradigma evoluzionistico oggi dominante il biologia".
Nessun dubbio.
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28/5/12-NZ
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Un articolo comparso oggi in un
sito web neozelandese inizia con un titolo ottimista ("Evolution - scepticism is dead") riferito alle opinioni di R.Leakey sul contributo delle
scoperte della paleoantropologia alla consapevolezza dei problemi globali
("Sometime in the next 15 to 30
years, the Kenyan-born paleoanthropologist expects scientific discoveries
will have accelerated to the point that "even the skeptics can accept
it. If you get to the stage where you can
persuade people on the evidence, that it's solid, that we are all African,
that colour is superficial, that stages of development of culture are all
interactive," Leakey says, "then
I think we have a chance of a world that will respond better to global
challenges").
Nella
conclusione dell'articolo si riporta invece una frase un po' meno ottimista di
R.Lealey: "Leakey,
who clearly cherishes investigating the past, is less optimistic about the
future. "We may be on
the cusp of some very real disasters that have nothing to do with whether the
elephant survives, or a cheetah survives, but if we survive."
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26/5/12-IT
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In un post ("Predicare al coro") nel suo blog Laucophea. il giornalista
scientifico M.Ferrari esamina alcune recenti preoccupanti situazioni,
indicative della tendenza in alcuni ambienti a cercar di mettere sotto
processo la scienza e il suo metodo di inmdagine e verifica dei fenomeniu
naturali. Vengono ricordati alcuni esempi, a cui si affiancano anche
citazioni di antiche dichiarazioni antiscienetifiche di B.Grillo e una interessante analisi di B.Mautino ("effetto
Barnum)" sui metodi
"didattici" utilizzabili per screditare la scienza.
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26/5/12-USA
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[da Repubblica]
Dall'alto delle sue piattaforme web dotate di software capaci di integrare
database con la cartografia a qualsiasi scala a livello mondiale, Google sta
lavorando ad uno strumento per visualizzare, e quindi controllare e magari
anche gestire dati che riguardano la distribuzione della biodiversità e le
aree in cui è più minacciata.
Se oggi Google Map e Google Earth sono già
strumenti insostituibili per visualizzare gravissimi fenomeni di sfruttamento
del comune patrimonio forestale dell'umanità, in futuro sarà possibile
aggiungere anche la comprensione dell'ovvia conseguenza che finora Google non
permette di evidenziare: la forse più grave e più coinvolgente perdita della
biodiversità animale, che riguarda oggi anche le specie di piccoli
dimensioni. Se non riusciamo a renderci conto della perdita di qualche
miliardo di microrganismi, a noi probabilmente indispensabili, che vivono
quotidianamente dentro e su di noi, difficilmente noteremo o ci preoccuperemo
della perdita di qualche migliaio di specie di insetti o altri organismi
ugualmente necessari per la sopravvivenza della terra e quasi invisibili.
Si può quindi sperare che questa possibilità di monitoraggio
in futuro permetta di rendersi conto,
in tempi adeguati a permettere ancora di intervenire, delle conseguenze non
solo della scomparsa di artificiali animali da compagnia, ma anche della
scomparsa di esemplari unici e insostituibili di specie animali che hanno
interagito e interagiscono tuttora nel tenere in movimento il processo
evolutivo che anima l'unica terra di cui disponiamo.
La "Map of Life" è stata realizzate in collaborazione con la NASA e l'Encyclopedia
of Life.
E' chiaro che questo strumento per ora in versione demo, potrà essere anche
uno strumento utile nella didattica di fenomeni non solo complessi (come è
normale in biologia) ma che si svolgono su scale cronologiche e geografiche
enormi (avviene normalmente in biologia, ma pochi se ne rendono conto); sono
processi oggettivamente non facilmente gestibili anche da parte di una
specie, anche se molto intelligente.
La filosofia di Map of Life è stata descritta con cura in un lavoro apparso
lo scorso ottobre su Trends in Ecology and Evolution. (“Integrating
biodiversity distribution knowledge: toward a global map of life”).
Map of Life contribuirà quindi
alla comprensione di fenomeni complessi e pervasivi come l'evoluzione
biologica, che avviene costantemente intorno a noi ma che passa spesso
inosservata senza le competenze necessarie per evidenziarla, scoprendone le tracce non sempre visibili
ad occhi inesperti. Potrebbe essere ugualmente utile anche monitorare come
l'uomo stia gestendo il suo rapporto con l'ambiente che ne ha permesso la
comparsa, che ne ha gestito lo sviluppo e l'ascesa verso uno sviluppo economico di cui è difficile rendersi conto
dei limiti e della possibile fine. Ovviamente tutto, soprattutto le
previsioni, dovrà poi essere verificato per adeguare costantemente gli
interventi.
L'interesse per studi che permettessero ad esseri intelligenti di controllare
il consumo delle risorse, di fare previsioni sul futuro e di progettare
modelli di gestione della geosfera e della biosfera che permettessero di
mantenere condizioni capaci di garantire condizioni di vita ottimali per
tutte le specie ospitate dalla terra ha cominciato ad essere elevato ed
appassionato fin dai primi anni '70, quando qualcuno, cominciò a rendersi
conto, con preoccupazione, che si contava forse troppo su risorse non
rinnovabili, soprattutto in campo energetico, per cui occorreva controllare
gli effetti dell'attività umana sui delicati equilibri della biosfera.
Queste ricerche e queste preoccupazioni continuarono anche nei decenni
successivi; si ricorderà certo l'importante intervento per ridurre al minimo
la produzione dei CFC che (come dimostrarono i premi Nobel del 1995 Molina, Rowland e Crutzen) stavano
aprendo un buco nella barriera dell'ozono al di sopra del polo Sud.
Di questo problema, che per fortuna stava avviandosi ormai verso una
soluzione grazie ad accordi internazionali si parlò in un convegno del 1998,
i cui atti furono pubbicati nel 2001 in un volume della Cambridge
University Press ("Geosphere-Biosphere interactions and climate").
Il volume degki atti è aperto da un
intervento (" The Antarctic Hozone Hole, a huma caused chemicakl
instability") del Nobel per la chimica del 1995, Paul
Crutzen, responsabile della proposta di utilizzare il termine "antropocene"
che allude al ruolo dell'uomo nell'influenzare sia la biodiversità che i
cambiamenti climatici. Altri
interventi nel libro, che ha un approccio ampio ed integrato al
problema, evidenziano il ruolo delle attività umane nel modificare sia i cicli biochimici che il
clima.
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22/5/12-IT
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Il 9/5 nel blog MyGenomix,
gestito da un bioinformatico molto interessato a spiegare e far capire ai
lettori complessi problemi connessi con le impressionanti scoperte della
genomica, viene pubblicizzato il blog Science
for Passion curato da Tania Tanfoglio, una
giovane biologa laureata a Parma, appassionata soprattutto di genetica ma
attualmente impegnata come insegnante di scienze.
Il suo è probabilmente uno dei lavori più importanti e
difficili, soprattutto in paesi e in periodi culturali e storici in cui non
viene adeguatamente premiata la cultura e soprattutto quella scientifica.
Alla prevedibile e preannunciata passione Tania aggiunge
un'indubbia capacità didattica, che accompagna alla scoperta delle meraviglie
della natura ma soprattutto della genialità di chi, ponendosi le domande
corrette, ha permesso di scoprire processi che per migliaia di anni hanno
stupito e atterrito chi pensava si potessero conoscere le risposte anche
senza dover scoprire curiosità nè domande.
In questi giorni ha scritto post sia su temi genetici che su
aspetti che riguardano la storia della biologia e quindi le modalità di
comparsa, sviluppo e conferma delle nuove idee di uno dei settori della
ricerca scientifica oggi più dinamici e rilevanti per l'economia (anche
italiana, se pensiamo alla facilità con cui espatriano molti ricercatori di
biologia, di solito meglio accolti in università o imprese di altri paesi e
quindi invogliati a fornire ad altri paesi i prodotti della creatività
acquisita durante la loro formazione.
L'argomento di oggi nel blog di Tania è la storia di come è stato scoperto il DNA, in una data, il 1953 che impressiona sempre chi solo
rifletta su fatto che solo cinquant'anni separano la scoperta del DNA
dall'anno del sequenziamento completo del DNA umano. Questi 50 anni
ovviamente devono essere confrontati accanto al periodo di 4.7 miliardi di
anni che noi erroneamente riteniamo privo di
eventi interessanti.
Evidente come oggi tutto sia cambiato in brevissimo tempo e
nessuno possa negare l'aumento esponenziale delle conoscenze e delle loro applicazioni al benessere della
nostra specie. Comprensibile quindi l'interesse per chiunque non si accontenti
di diffondere solo al mattino a scuola le conoscenze acquisite
all'università, ma contribuisca a farle conoscere in diversi ambiti con
un'impegnativa attività anche pomeridiana.
Di grande interesse una serie di post in
maggio sulla genetica e i meccanismi di trasmissione dell'informazione da una
generazione all'altra, ma soprattutto sull'importanza degli alberi
genealogici, indispensabili per quantificare, dimostrare e ricostruire i processi evolutivi che avvengono ogni giorno entro e tra le
specie viventi.
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21/5/12-USA
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[da NCSE] Interessanti i risultati di un
sondaggio, comunque geograficamente limitato al piccolo stato USA del New
Jersey, che permette di verificare che, di fronte ad una domanda secca “L’uomo
ha avuto origine da forme viventi precedenti?”, il 51% risponda
affermativamente, il 42% negativamente e il 7% si astenga. E’ interessante
comunque il confronto con le altre domande a cui il campione ha risposto. Si
è potuto infatti verificare che fra i non credenti (all’evoluzione biologica)
prevalgano i repubblicani, gli anziani oltre i 55 anni e le donne ma soprattutto
che la differenza più rilevante riguardi il livello di scolarizzazione, la
differenza fra i laureati e le persone limitate alle scuole superiori o anche
meno.
Il report
evidenzia quindi che la scuola sia utile, e come sia quindi necessario
preoccuparsi dei programmi scolatici, della qualità e della preparazione
degli insegnanti: chi trova ragionevole che l’uomo attuale sia derivato da
forme viventi precedenti passa infatti dal 37% al 69%, raddoppia in quelli
che escono dall'università!
Meno influenza dovuta all’istruzione si nota invece in chi
crede nella vita dopo la morte (da 65% a 61%) o nell’astrologia (da 41% a
28%). Il ruolo dell’istruzione è comunque ancora più rilevante nella
valutazione della Bibbia; chi crede sia un’opera del tutto umana balza dal
12% in chi al massimo è arrivato a frequentare il liceo al 34% in chi è
uscito dall’università.
E’ quindi importante verificare con cura i programmi
scolastici, controllare che vengano rispettati, ma soprattutto preoccuparsi
che nessuno venga abbandonato (“No child
left behind”). Puo’ evitare che, in un
futuro in cui tutti avessero la migliore istruzione, qualche
antievoluzionista possa accorgersi di essere semplicemente ignorante, non
avendo ricevuto le informazioni minime che il sondaggio evidenzia come
indispensabili per capire l’evoluzione biologica.
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[da NCSE] Da qualche giorno sono
disponibili in rete le prime bozze del Next Generation Science Standards, Come
il volume del 2011 dell'autorevole National Research Council (A
Framework for K-12 Science Education), a cui questa proposta di futuri standard per
l'insegnamento delle scienze nelle scuole fa riferimento, i nuovi standard non sono affatto
reticenti per quanto riguarda l'evoluzione e il cambiamento climatico.
La selezione naturale e l'evoluzione sono fra i principali temi proposti per
le superiori, mentre la selezione naturale e l'adattamento è uno dei 5
principali temi per le medie. Lo stesso dicasi per "Cambiamento
climatico e sostenibilità" e per
"Meteorologia, clima e Pressione umana sull'ambiente" nell'ambito
delle scienze della terra e dello spazio.
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[da NCSE] Sempre in questi giorni sono stati
pubblicati i risultati di un sondaggio ("Climate Change in the American Mind: Americans'
Global Warming Beliefs and Attitudes in March 2012").
Molte le domande e le risposte, per le quali vengono
presentate anche le variazioni per il periodo dal 2008 ad oggi.
Curioso osservare come i rischi
peggiori vengano riservati alle popolazioni dei paesi in via di sviluppo, ma
soprattutto alle specie animali e vegetali, senza che si rifletta sulle
inevitabili conseguenze che comunque ricadrebbero sulla nostra specie. Se
molti americani continuano a non credere al riscaldamento globale o comunque
a non preoccuparsene (21%+20%), chi se ne preoccupa in maggioranza crede che
sia responsabilità umana (38% contro il 25%).
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[da NCSE] Leggi che intendevano
proteggere chi voleva insegnare informazioni antievoluzioniste nelle scuole
nelle ore di scienze sono decadute recentemente nelle assemblee legislative
nel Missouri e in Alabama.
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19/5/12-IT
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Finalmente alcuni
antievoluzionisti non hanno avuto paura del confronto: oggi si sono
incontrati per la prima volta in una trasmissione radio sul web gestita dai
creazionisti "biblici" dell'AISO (e ospitata dalla radio locale
GlobeOne) esponenti dell'antievoluzionismo con opinioni contrastanti, ma
soprattutto assolutamente incompatibili, sulla cronologia. Forse i
responsabili della radio non hanno preliminarmente verificato né le coerenze
né le competenze; forse nessuno pensava fosse necessario verificare
all'ingresso se qualcuno pensasse che la vita avesse solo poche migliaia di anni, come avviene per gli aderenti all'AISO.
Oggi infatti quasi nessuno mette razionalmente in dubbio
l'antichità e i tempi - miliardi di anni - che hanno scandito la vita sulla
terra; d'altronde non ci sono più molti fedeli del geocentrismo; purtroppo ci
si dimentica che uno dei relatori alla curiosa "First Catholic Conference on Geocentrism"
del 2010, Hugh Miller, sia riuscito addirittura a
varcare il portone del CNR, essendo stato invitato a venire dagli USA come relatore anche allo
sconcertante convegno creazionista antivaticano organizzato dal prof.De Mattei il 23/2 del 2009, quel
convegno di cui qualcuno crede sia utile leggere i testi in cui proprio il
geocentrista Hugh Miller spiega che la vita ha solo poche migliaia di
anni.
La cronologia non è certo un dettaglio quando si vuol
parlare (e magari farsi ascoltare da qualcuno) di evoluzione dell'universo,
della terra, della vita e dell'uomo. Purtroppo c'è una differenza fra le
poche migliaia di anni proposte dal presidente dell'AISO (ma anche dal prof.De
Mattei) e i quasi 15 miliardi di anni
proposti sia dagli evoluzionisti che dal sostenitore dell'evoluzionismo
teista che ha chiesto di
essere coinvolto nella trasmissione dei creazionisti e che non sopporta
proprio di venire sospettato di creazionismo.
Sinceramente non so se abbiano chiarito preliminarmente
questa incompatibilità cronologica nè se abbiano poi trovato un accordo per
convergere su una data intermedia, ma nemmeno so se avessero davvero
intenzione di discutere di problemi razionali e razionalmente risolvibili.
Non ho comunque informazioni sulla trasmissione.
Purtroppo bisogna ricordare che alcune conquiste della cultura umana devono essere costantemente
difese da chi cerca di approfittare del naturale continuo ricambio
generazionale e del progressivo aumento del sapere per selezionare
artificialmente il contributo di alcuni dei nostri antenati migliori
all'evoluzione culturale, la principale e migliore caratteristica umana.
Non solo oggi si continua a contestare la teoria
dell'evoluzione, confermata, migliorata, precisata e ampliata negli ultimi
150 anni dal lavoro accurato di migliaia di ricercatori, ma si cerca tuttora
perfino di togliere dalla spazzatura (come fa la patetica - sempre che non si
offenda - Flat Earth Society) anche l'idea della terra piatta che, come tutti sanno,
era una conoscenza gia dimostrata errata fin dai tempi di Eratostene, che lo
dimostrò nel III sec.A.C.
E' certo deprimente che ci sia qualcuno che riesce a raccogliere consensi anche solo
riciclando, senza che nuove scoperte lo giustifichino, vecchie idee ormai
seppellite, difese oggi solo dalla libertà di pensiero. Non diversamente
avviene per la teoria dell'evoluzione, come si sa, anch'essa
un'interpretazione della realtà che
può essere resuscitata solo dimostrando sperimentalmente che è errata.
Nessun chiarimento preventivo sembra necessario invece alla
conferenza tutta-AISO, prevista il 21/5, sempre a Milano.
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18/5/12-USA
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Davvero impressionante la
scoperta di insetti in ambra di 100 milioni di anni fa che presentavano sul corpo le
tracce del polline delle piante da fiore che vivevano contemporaneamente
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[dal blog di Oca sapiens] Di
notevole interesse il numero speciale che Science ha pubblicato
oggi, tutto dedicato i "Conflitti Umani". Sempre che si riesca a superare la barriera
linguistica, gli articoli sono liberamente accessibili previa iscrizione.
Questo fornirà la possibilità di inquadrare in modo obiettivo, lungo la
storia evolutiva della nostra specie, il ruolo della violenza e i fattori che
la determinano. Per chiarire meglio il contesto, sembra utile allegare il
titolo di tutti gli articoli messi a disposizione:
o
Parsing
Terrorism
o
The
Battle Over Violence
o
Roots of
Racism
o
Civilization's
Double-Edged Sword
o
Gender
and Violence
o
Drone
Wars
o
Preventing
Mass Violence
o
Ancestral
Hierarchy and Conflict
o
Adapting
to a Multicultural Future
o
Ethnicity
and Conflict: Theory and Facts
o
Climate
Change and Violent Conflict
o
The
Antiquity of Empathy (Frans
De Waals)
o
Life
Without War
o
The
Group Self
o
Religious
and Sacred Imperatives in Human Conflict
o
Modeling
Armed Conflicts
o
Are We
Winning the War against Posttraumatic Stress Disorder?
o
Warriors,
Levelers, and the Role of Conflict in Human Social Evolution
o
Parochialism
as a Central Challenge in Counterinsurgency
Particolarmente interessante
come punto iniziale è l'articolo di Frans De Waal, primatologo, che
mostra come già nei primati, animali in cui la socialità sempre più elaborata
e modalità complesse di comunicazione hanno un ruolo sempre più importante
nel creare le condizioni necessarie per specie più avanzate e complesse,
inizino a svilupparsi complessi meccanismi di ritualizzazione o di riduzione
della violenza, come strumenti migliori di comunicazione e socializzazione e
l'empatia e livelli avanzatri di autoscienza, resi possibili anche da particolari interessanti tipologie di neuroni.
Ciò conferma come ovviamente la violenza fra ed entro
le specie esistesse certamente anche nei primati più di 10
milioni di anni fa, un po' prima che Darwin avesse proposto la sua
teoria dell'evoluzione che, evidentemente, non riguarda solo
la nostra specie, nè solo la nostra evoluzione.
Purtroppo c'è chi intenzionalmente crea confusione
strumentalizzando conoscenze che certo riguardano altre specie più che la
nostra, che poi comunque ha aggiunto, indipendemente dall'evoluzione
biologica, nuove forme e nuovi motivo di conflitto, discussi in altri
articoli dello speciale di Science.
Se passasse di qui qualche
curioso, qui ci sono Online Extras (Fra
cui The Neandertal Genome e Darwin, e poi le Special Issues 2012 di
Science
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18/5/12-IT
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Un articolo sull’Unità
sintetizza oggi (“Stephen J. Gould: dai versi degli animali
all'orgasmo”) i principali temi sollevati e
discussi durante il convegno tenutosi recentemente a Padova nel
decennale della morte di un grande paleontologo ed evoluzionista, Stephen
Jay Gould (“Stephen J. Gould's Legacy: Nature, History, Society”).
·
Sempre sul convegno di Padova,
su Le
Scienze si può leggere un articolo sull’intervento in video di Richard
Lewontin, famoso biologo evoluzionista, che nel 1979 presentò insieme a Gould la metafora degli spandrels (“I pennacchi di S,.Marco”), le
lunette triangolari inserite tra una serie di archi, ispirata dalla basilica
di San Marco a Venezia, per spiegare uno dei concetti più innovativi
introdotti da Gould, l’exaptation, che
corrisponde a un carattere che si è evoluto come effetto secondario e
derivato di un carattere principale e che viene successivamente cooptato per
una nuova funzione del tutto indipendente, una delle tante prove dell’assenza
di finalismo nell’evoluzione. E’ disponibile nella pagina anche il video
dell’intervento di Lewontin. Per chi volesse approfondire la bibliografia di
S.J.,Gould, può cominciare qui su Pikaia.
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16/5/12-UK
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Un articolo di Russell Garwood su Nature
(“Reach out to defend evolution”) fa
riflettere (in un’ottica centrata più sull’UK che, come al solito, sugli USA)
sul modo migliore per i paleontologi per reagire di fronte all’uso
strumentale che i neocreazionisti fanno normalmente delle scoperte ottenute
grazie al ritrovamento e allo studio dei fossili.
Si ricorda come non sia solo un problema negli USA (in questo periodo è
soprattutto grave la situazione nel Tennessee, dove una nuova legge protegge
chi volesse insegnare il creazionismo a scuola) e che coinvolga anche altre
religioni e altre culture: si ricorda che “The
national biology curriculum of Pakistan dictates that students be taught
“that Allah … is the Creator and Sustainer of the universe”.
Si citano quindi diverse iniziative, per ora soprattutto USA, di contrasto ai
creazionisti e di sostegno alla corretta informazione, non sempre comunque
efficace se ogni novità o ogni scoperta viene presentata solo in quanto contrastante con le conoscenze precedenti
…, facendo credere che il miglioramento delle conoscenze dovuto alla ricerca
e al metodo scientifico sia soprattutto una contestazione di conoscenze
sbagliate precedenti.
Situazioni di questo tipo, aborrite, negate o nascoste in contesti culturali
diversi che sono infastiditi dal pensiero critico e della curiosità tipici
della nostra specie, per la scienza sono normali, auspicabili e necessari;
purtroppo si nega o si ironizza sull’esistenza del tradizionale “god of
the gaps”, che in realtà è una strategia che funziona con le tante cose
che conosciamo poco e ci spaventano.
L’articolo di R.Garwood ricorda l’inutilità dei dibattiti con i creazionisti
(e con tutti coloro che sono nella stessa situazione: non hanno una teoria
alternativa dimostrabile – condizione necessaria per un dibattito - e si
divertono a prendere a calci l’unica esistente) e la necessità di fornire
informazioni e chiarimenti on line. Non a caso i creazionisti preferiscono i
“dibattiti” soprattutto su questioni che proprio non riguardano l’evoluzione
biologica, come il darwinismo sociale o l’origine della vita, che a loro
piace tanto per il gap colossale e stabile nel tempo; purtroppo questa
fissazione identifica i [neo]creazionisti, gli unici che “oggettivamente”
possono – ma soprattutto vogliono - avere certezze su un evento che sembra si
“dimentichino” sia avvenuto quasi 15.000 milioni di anni fa.
Si ricorda il sito Ask a Biologist dell’
Arizona State University, attivo del 1997, palaeontologyonline.com e Planet
Earth Online, per fornire informazioni in linguaggio
accessibile.
Nei commenti all’articolo (molti evoluzionisti teisti che intervengono
sembrano non capire il problema e citano o creazione o creatore) si ricorda
come anche l’UK abbia una struttura simile al National
Center for Science Education USA, che si chiama British
Center for Science Education, e cerca di contrastare, ma è quasi impossibile se
non si ha chiaro come funziona la scienza, le rappresentazioni scorrette
della scienza e del metodo scientifico.
Purtroppo c’è un problema serio: gli evoluzionisti si stupiscono parecchio
che gli antievoluzionisti citino a sproposito la creazione o il creatore
quando si parla invece di evoluzione biologica, ma si innervosiscono se
vengono definiti creazionisti; temo che l’incoerenza non si risolva con una
semplice camomilla o consultando il dizionario … la ragione è dalla parte di
chi è convinto della validità e utilità della teoria dell’evoluzione [sembra
che il verbo “credere” sia protetto da copyright e debba essere
associato ai convincimenti irrazionali…].
Per fortuna in Italia i non credenti nell’evoluzione si stanno unificando,
sorvolando sulle differenze cronologiche (terra giovane o vecchia per loro
pari sono, i fatti sono l’ultima preoccupazione, tanto che creazionisti
biblici, baraminologi e sostenitori dell’unico antenato comune seppelliscono
inconguenze e incompatibilità; non si pestano i piedi fra di loro ma si
aiutano fra di loro nell'arrampicata) e nella teologia (per contrastare i dogmi
evoluzionisti ci si allea perfino con avventisti e islamici, rinunciando
anacronistiche crociate).
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16/5/12-IT
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[Da JGI
Italia] A
Firenze il 3 giugno
ci sarà una serata speciale al teatro Odeon in piazza Strozzi con
Jane Goodall, i suoi racconti, le immagini eccezionali del film su di lei
“Jane's Journey”,
accompagnato dalle musiche di Wolfgang Netzer alla chitarra e Gabriele
Mirabassi al clarinetto. Jane Goodall sarà a Firenze in quei giorni per
ricevere il premio ambientalista Il Monito del Giardino presso l'Aula Magna del Rettorato. Lo spettacolo
servirà per raccogliere fondi per l'orfanotrofio di Kigoma, vicino al
Parco di Gombe, mantenuto dal JGI Italia.
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15/5/12-IT
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[da Pikaia] Domenica 20 maggio,
incontro a Pavia alle ore
11 al Caffè Vigoni con T. Pievani, A. Torroni, F. e L.L.
Cavalli Sforza sul tema della diversità umana.
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[da Pikaia] Pikaiachannel presenta i video dell'Evolution Day di Milano
2011 sul tema "I grandi esploratori: in viaggio"
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15/5/12-USA
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Anche il prossimo numero di Scientific American
dedica la copertina ad un argomento ben noto ma che continua inevitabilmente
a stimolare domande interessanti, ma forse anche imbarazzanti, per chi ha
qualche dubbio sul processo evolutivo e sulla possibilità o addirittura la
necessità che segua una direzione particolare (fino a 10 milioni di anni
fa, un battito di ciglia rispetto ai 4.5 miliardi di anni dell’universo, non
c’era nessuno che si potesse porre il dubbio…).
L’articolo di copertina (“How Bacteria in Our Bodies
Protect Our Health”) è dedicata al nostro personale microbioma, all’ecosistema di
microrganismi, migliaia di miliardi di microrganismi, con cui ognuno di noi
convive e che, ci raccontano gli esperti, possano essere utili se non
necessari, oltre che essere (e questo lo pensiamo da tempo) fonte di guai,
anche molto seri, soprattutto se escono dal tratto gastrointestinale, aperto
verso l’esterno, e entrano in tessuti a loro proibiti.
Non solo ci si rende sempre più conto che ogni essere vivente non può essere
considerato un sistema chiuso, ma si è arrivati a porsi una domanda che
nessuno si vorrebbe fare, almeno quando riferita all’uomo e in particolare a
noi stessi; l’articolo di Scientific American la mette addirittura nel
sottotitolo: “Chi è che conduce il gioco? Noi o i microrganismi?”.
Qualcuno già anni fa ci aveva avvertito che ‘Nessun uomo è un’isola’,
ma ora il problema è un po’ diverso e la spiegazione forse per qualcuno anche
spiacevole. L’articolo triplica il numero di microrganismi proposto da altri
articoli (sarebbero 10 invece di 3 per ogni nostra cellula!), ma nello stesso
tempo cerca di tranquillizzarci ricordando come siano necessari o addirittura
indispensabili per processi fisiologici fondamentali, dalla digestione alla
crescita, per non parlare della difesa da organismi patogeni.
Comunque conviene continuare a lavarsi spesso le mani, sapendo che è ben
difficile che riusciamo a non raccogliere per strada parte dei microbiomi
altrui. Nello stesso tempo occorre evitare di disturbare con antibiotici non
necessari la fauna batterica che ci è indispensabile. Potrebbe essere utile
ricorrere ad un poco noto “fecal transplant”.
L’articolo non ci lascia comunque in angoscia: c’è la possibilità di fare un viaggio turistico nello
zoo che ci portiamo appresso.
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15/5/12-IT
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Ho scoperto essere accessibile gratuitamente la
versione PDF di quello che 10 anni fa era un libro molto aggiornato e
abbastanza ampio e informativo sull’evoluzione umana (gli autori erano
numerosi paleoantropologi che lavoravano su scoperte di grande interesse). Si
tratta di “HUMANITY
FROM AFRICAN NAISSANCE
TO COMING MILLENNIA”, un libro che è uscito dal
congresso mondiale di paleoantropologia tenutosi a Johannesburg nel 1998.
Non è certamente un volume oggi di grande interesse per chi voglia conoscere
le ultime novità, ma è certamente un volume indispensabile per chi è abituato
ad affidare la sua formazione sulla paleoantropologia, e quindi su un tema
abbastanza critico se si vuole capire chi siamo, e da dove veniamo, solo
dalle fonti che internet mette a disposizione gratuitamente. Peccato che
nella rete di internet è facile finire catturati dai tanti pirati che la
solcano e che di solito fanno trovare testi in italiano tradotti da
creazionisti di diversa incompetenza. Abbastanza diffusi in Italia sono per
esempio i testi prodotti in gran quantità (potremmo dire a tonnellate, se
volessimo alludere ai libri da 7 kg che i neocreazionisti islamici regalavano
qualche anno fa).
Chi sa l’inglese (purtroppo è una condizione necessaria) può ora finalmente
leggere (o anche tradurre per i lettori italiani) testi scritti non da
ingegneri, o da altri poco esperti della materia, ma da ricercatori
universitari al massimo livello, che davvero lavorano e producono conoscenze
nuove nel campo in cui sono specializzati.
Il volume è del 2001, stampato dalla Firenze
University Press, e curato
da Philippe
Tobias, certo
uno dei massimi paleoantropologi, anche se non si fa vedere troppo in giro,
oggi che ha 86 anni.
Sono gli anni in cui l’H.erectus viene scomposto in specie diverse, ma
sono anche gli anni in cui ci si accorge che i primatologi dopo 30 anni di
studi in natura, hanno dimostrato somiglianze con le scimmie antropomorfe che
rendono possibile il loro ingresso nell’area riservata finora ai parenti più
prossimi dell’Homo sapiens. Sono gli anni in cui si parla timidamente
di Homo troglodytes, Homo paniscus, Homo gorilla e Homo
pygmaeus. Non ci siamo arrivati nemmeno ora, nonostante ormai si siano
sequenziati anche i loro DNA, ma sono quelli gli anni in cui vengono i primi
dubbi, e nel libro se ne discute.
Il libro certamente fa sciogliere al sole tante leggende, favole, fantasie e
frasi fatte che circolano nei siti gratuiti che spesso riciclano, senza
nemmeno citarli, le idee dei creazionisti islamici o di altre religioni. Si
parla infatti di decine di reperti fossili che documentano la lunga storia
evolutiva che ha portato all’Homo sapiens; è da ignoranti chiamarli
anelli mancanti, anche perché esistono veramente queste tracce di un passato
di milioni idi anni in cui oggi sappiamo vivessero contemporaneamente
numerose specie diverse di ominini che ha trasmesso fino a noi il DNA di
individui che vivevano nel loro passato.
Mi auguro che sia sufficiente anche solo sfogliare questo volume per
sollecitare l’esigenza di un aggiornamento, ma fatto su testi autorevoli
scritti da persone qualificate. Oggi se c’è un problema particolare di salute
chiunque consulta un medico e magari anche specialista, non un ingegnere; e
spero non lo si faccia solo perché non costa molto…
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14/5/12-IT
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[da Pikaia] Giovedì 17 maggio, all'Università degli Studi di Milano
(aula G21
h.14.30, via Golgi 19), Eva
Jablonka, Telmo Pievani e Marco Ferraguti si confrontano sull'espansione
del concetto di sintesi evoluzionistica. Eva Jablonka, teorica e genetista
specializzata in epigenetica, autrice del volume "L' evoluzione in quattro dimensioni. Variazione
genetica, epigenetica, comportamentale e simbolica nella storia della vita",
è uno dei massimi esperti del dibattito tra i sostenitori di Lamarck e quelli
di Darwin.
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13/5/12-IT
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La trasmissione COSMO ha dedicato la puntata
di questa sera al razzismo e alla sua storia (“SIAMO TUTTI RAZZISTI? LA PAURA DEL DIVERSO TRA
STORIA E SCIENZA”) Hanno partecipato genetisti (G.Barbujani,
L.L.Cavalli Sforza), filosofi della scienza (T.Pievani), storici cattolici
(A.Foa) e antropologi culturali (M.Aime). Si sono ricordato i disastri a cui
ha portato in molti paesi l’eccessiva fiducia dell’eugenetica sia positiva
che negativa in tempi in cui ancora la genetica non aiutava a superare la
paura del diverso; il successo dell’eugenetica è iniziato già all’inizio del
secolo negli Stati Uniti del razzismo, della segregazione razziale e perfino
del KKK, ma si è diffuso poi in un contesto diverso, in Europa, soprattutto
nell’area protestante, dalla Svezia alla Svizzera.
In quel periodo il ruolo rilevante del caso nella riproduzione sessuata non
era ancora ben compreso od era trascurato: solo dopo la nascita della
statistica applicata alla biologia, con i lavori di R.Fisher dal 1918 in poi,
si cominciò a capire meglio le conseguenze dei meccanismi ereditari scoperti
da Mendel alla fine dell’800.
Particolarmente interessante è stata la dimostrazione di come all’inizio del
secolo, soprattutto nel primo dopoguerra, gli italiani che intendevano
emigrare negli USA fossero uno dei principali obiettivi delle tecniche per
quantificare caratteristiche biologiche ma anche mentali alo scopo di
selezionare gli immigrati accettabili, non diversamente da quanto anche
l’Europa e molti italiani, pur in un contesto culturale che ormai rende
inaccettabili queste procedure, vorrebbero fare oggi con popolazioni
altrettanto bisognose di aiuto da parte chi non ha gli stessi problemi a
sopravvivere. Non si è accennato al fatto che furono proprio questi
protocolli USA (e in particolare l’“Harry Laughlin's Model Law” del
1922, che
codificava le linee guida per la sterilizzazione coatta) ad essere molto
apprezzate dai nazisti, che premiarono H.Laughlin con una laurea honoris causa ad Heidelberg
nel 1936, poco dopo l’introduzione, nel 1933, della loro legge sulla sterilizzazione.
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12/5/12-DE
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E’ un periodo in cui si susseguono molte notizie
interessanti sul tanti diversi aspetti dell’evoluzione. Anche questa sulla
socialità degli scimpanzé (di Lydia V.
Luncz, Roger
Mundry e Christophe
Boesch su Current Biology) è particolarmente interessante in quanto dimostra “Evidence for Cultural Differences between
Neighboring Chimpanzee Communities” nello studiare le
modalità di apertura delle noci in gruppi sociali diversi e in individui che
passano fra gruppi sociali che usano tecniche diverse. Anche queste
pubblicazioni dimostrano comportamenti o modalità di comportamento che prima
non erano noti, ampliando e modificando le nostre conosce; in questo caso su
aspetti comportamentali che magari qualcuno non penserebbe di poter
attribuire magari ad individui della nostra stessa specie che ci son antipatici.
Non è da escludere che lo studio che ha dimostrato la modificabilità di
comportamenti complessi negli scimpanzé possa migliorare anche la nostra
disponibilità ad adeguarci a modalità comportamentali caratteristiche di
altri gruppi umani. Come perfino gli scimpanzé … ora siamo certi, sanno
fare.
Qui il commento dal sito del Max Planck
Institute of Evolutionary Anthropology
(MPI-EVA) e quello su ScienceNews, e qui il Video degli scimpanzé al lavoro, nel sito del Department
of Primatology del MPI-EVA.
Come si racconta nel sito del MPI-EVA, nella foresta di Tai, in Costa
d’Avorio, dove C.Boesch lavora da 33 anni, hanno recentemente girato il film Chimpanzee,
che racconta la storia di uno scimpanzé adottato, Oscar. Qui la pagina web
che racconta del film: Save Oscar and his friends!.
Come tutti dovrebbero sapere, gli scimpanzé e le foreste tropicali hanno
bisogno di qualcuno che li protegga da chi ha progetti su di loro ma
soprattutto sul territorio in cui vivono. Sia gli amici che i nemici
appartengono alla nostra specie, e quindi le conseguenze sono evidenti:
bisogna scegliere. Si può e si deve farlo. Della sopravvivenza della foresta
di Tai (e dei suoi abitanti) si occupa la Wild Chimpanzee Foundation,
associata alla WILD Foundation USA.
Nel sito del MPI c’è anche la versione italiana di un “Manifesto per la salvaguardia della grandi scimmie e della natura”,
firmato da chi ben conosce, spesso di persona visto che sono fra le poche
persone al mondo che li frequenta, la situazione drammatica in cui si trovano
i primati e il loro ambiente.
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11/5/12-USA
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Nel Sunday book review del New York Times
si può leggere una lunga recensione ("The Original Colonists")
dell'ultimo libro dello zoologo Edward O.Wilson, "The social conquest of earth".
Cercando le migliori risposte da dare oggi alla tradizionale domanda "Da
dove veniamo, chi siamo, dove andiamo?" Wilson prende in esame le
soluzioni proposte dalle religioni e dalle filosofie, ma ritiene che risposte
corrette possano venire solo dall'applicazione del metodo scientifico da
parte dell'archeologia, delle neuroscienze e della biologia evoluzionistica.
In particolare, sulla base delle sue competenze, ritiene importante il ruolo
della socialità, che lo porta a trovare affinità fra la socialità degli
insetti e quella umana.
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Quando si ricostruisce la storia evolutiva di una
specie sulla base di campioni attuali del materiale genetico (DNA
mitocondriale e nucleare ottenuto da esemplari attuali) possono sorgere molti dubbi per la scarsa conoscenza
degli eventi che potrebbero influenzare la filogenesi. Si può sperare che un
giorno si possa analizzare anche il DNA ottenuto da campioni del
passato.
E' da poco uscito un articolo (V.Warmuth et al. su PNAS: "Reconstructing the origin and spread of horse
domestication in the Eurasian steppe") sull'origine e
l'evoluzione del cavallo domestico dall'Equus ferus (una specie
comparsa circa 160.000 anni fa);
sembra sia avvenuta circa 6000 anni fa nella parte occidentale (Ucraina e
Kazakistan) delle steppe eurasiatiche.
Sullo stesso tema infatti era stato pubblicato in dicembre un lavoro di A.Achillli
et al. sempre su PNAS ("Mitochondrial genomes from modern horses reveal the major haplogroups
that underwent domestication") ma utilizzando il DNA mitocondriale, ed era
stata indicata un’area più ampia.
Questi risultati potranno magari essere verificati in futuro con lo studio
del DNA di reperti associati agli insediamenti umani, sempre che il materiale
biologico sia conservato e utilizzabile.
Così auspica, su ScienceNow ("Whence
the Domestic Horse?") un'archeologa piuttosto scettica sui risultati
ottenuti su dati ottenuti da cavalli attuali.
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[dal blog di J.Hawks] La ricerca pubblicata da Tanya
Yatsunenko su Nature ("Human gut microbiome viewed across age and
geography") sta suscitando molto interesse, nonostante
sia "not exactly rocket science", come sottolinea uno dei
blogger che commentano questa ricerca. Obiettivo è infatti il microbioma, cioè i trilioni di
batteri che accompagnano costantemente e quotidianamente ogni essere umano (e
siamo oggi 7 miliardi) contribuendo non poco sia al suo benessere
(sintetizzando anche molecole che non riusciamo a produrre) che a diversi
tipi di malesseri.
La ricerca indaga su differenze e somiglianze fra batteri intestinali che
vivono in soggetti (in totale 500 circa) di età diversa ma soprattutto di
soggetti che vivono in paesi (Stati Uniti, Malawi, Venezuela) con ambienti e
culture diverse e quindi con diversi tipi di alimentazione.
Qui altri commenti che si trovano in rete: "Three nations divided by common gut
bacteria" e "The human gut microbiome".
molti i risultati: innanzitutto si è evidenziato come anche per il microbioma,
la differenza entro popolazioni è maggiore di quella fra popolazioni (lo
stesso avviene per la variabilità genetica; inoltre le differenze maggiori
sono quelle fra il gruppo di statunitensi e gli altri due,.
Piuttosto impegnativi i suggerimenti proposti sulla base dei risultati della
ricerca: "I nostri risultati sottolineano la
necessità di considerare il microbioma al momento di valutare lo sviluppo
umano, le esigenze nutrizionali, le variazioni fisiologiche e l'impatto
dell'occidentalizzazione".
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10/5/12-USA
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[dal blog di J.Hawks] Sta per uscire negli USA, il 16 maggio, il
film della PBS "Bones of Turkana". E' uno speciale
del National Geographic,che racconta la straordinaria vita di Richard Leakey, esponente della
famiglia Leakey che ha acquisito meriti enormi: dagli anni 20 il padre Louis aveva cominciato a scavare nella gola di Olduvai
alla ricerca dell'origine della nostra specie. La sua pazienza e la sua
determinazione lo portarono ad effettuare scoperte eccezionalmente importanti
ma solo dagli anni '60. Il successo di Richard invece arrivò grazie alle
scoperte da lui realizzate per 40 anni, insieme alla moglie Meave dalla parte opposta del Kenya, nel nord, sulle
sponde orientali e poi anche occidentali nella zona nord del lago Turkana. La sua passione è poi
stata trasmessa alla figlia Louise, mentre lui, messo in difficoltà da un incidente
aereo, ha utilizzato per anni le sue conoscenze nella difesa della fauna e
dell'ambiente come direttore del KWS (Kenya
Wildlife Service).
E' di quel periodo anche il suo volume dedicato alla sesta estinzione di
massa, l'ultima, associata alla pressione umana sulle risorse, soprattutto
faunistiche, del pianeta. Innegabile; in azione tuttora, tanto che basta dare
un’occhiata con Google Earth. D'altronde la sua ottima conoscenza del Kenya,
per decenni il paese dei safari e della caccia grossa, gli aveva fornito
informazioni di prima mano.
Nel sito web è possibile vedere un trailer del documentario che mostra come dai
terreni intorno al lago Turkana siano uscite le prove materiali, la
documentazione fossile di 4 milioni di anni di storia del cespuglio evolutivo
da cui poi è uscita l'unica specie di ominino bipede che oggi è
sopravvissuta, l'Homo sapiens.
La definizione di quella zona come culla dell'umanità è davvero meritata: sono numerose le
specie, dall'Australopitheus anamensis, all'Homo
sapiens, che visse circa 200.000 anni fa nella valle
dell'Omo, il fiume che si immette nel lago Turkana,.
Per informazioni sulle ricerche che tuttora continuano intorno al Lago
Turkana, si può dare un occhio a questo sito web: www.turkanabasin.org. Nel
sito è disponibile il video (di un anno fa) di una lunga conversazione
("Human evolution and why it matters")
fra R.Leakey e un altro grande paleoantropologo, Donald Johanson, lo scopritore (nel
1974, con M.Leakey e Y.Coppens) di del reperto fossile dell’Australopitheus afarensis di 3.6
milioni di anni fa, denominato Lucy. Sono due ricercatori capaci di stimolare la
curiosità e l'interesse di chiunque abbia capito i meccanismi dell'evoluzione
umana e voglia partecipare a ricerche altrettanto fortunate come quelle che
hanno potuto fare Don e Richard.
I fossili, sopratutto di ominini, sono sempre estremamente rari, in quanto i
nostri antenati erano davvero pochi, e molto diffusi nel mondo, ben più
diffusi delle strutture geologiche che ne permettono la conservazione dei
reperti fossili.
Gli insegnanti potranno poi trovare materiale didattico,anche video, per
coinvolgere i propri allievi nel sito natgeoed.org/turkana, dove
si può imparare che i fossili identificati con la sigla KNM-ER sono stati
trovati sulla sponda orientale del lago Turkana (o Rodolfo) e non ad Olduvai
(la sigla sarebbe OH, Olduvai Hominid). Quei reperti sono poi conservati al Kenya
National Museum (KNM) di Nairobi.
L'area è enorme e c'è spazio per tutti i giovani che volessero partecipare ad
una ricerca difficile e impegnativa e che si svolge in uno dei climi più
aridi che si possano trovare al mondo.
Utile far sapere che c'è ancora spazio per eventuali altri italiani che siano
stati stimolati dai loro insegnanti o da una visita alla mostra che si è
appena chiusa a Roma (“Homo sapiens”): in una zona vicina,
in Eritrea, ci sono oggi al lavoro anche ricercatori italiani,
paleoantologi di Firenze e paleoantropologi del museo Pigorini di Roma, che
hanno portato alla luce, in diverse spedizioni, reperti fossili (reperto di Buja) datati
a circa un milione di anni fa e che sono ancora oggetto di studio.
P.S. Per predisporsi correttamente alla visione di video o alla lettura di
testi che si riferiscono all'evoluzione e all'evoluzione umana, questo video
(The Blue Planet) può
essere di grande aiuto, facendoci dimenticare le dimensioni limitate (nello
spazio e nel tempo) dei problemi quotidiani. Altrettanto utile anche il documentario “Home”, che
riguarda soprattutto la parte “verde” del pianeta, altrettanto
indispensabile. Se si vuole andare sul tragico, c’è sempre la possibilità di
entrare in Darfur o far
visita agli Uiguri.
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10/5/12-USA
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Non c’è dubbio che questo sia il secolo (sperando
che non serva addirittura tutto il terzo millennio, sempre che la
terra ci sopporti) che ci permetterà di scoprire continue novità sulla
struttura e il funzionamento del cervello. Una nuova e interessante scoperta,
che offrirà spunto e stimolo per decine di ricerche, è stata fatta
recentemente nel cervello di una Macaca, un primate non troppo
imparentato con noi; non è infatti una scimmia antropomorfa (e quindi non è
un ominide … chi non fosse aggiornato è meglio che ricontrolli subito le sue
idee sulla tassonomia degli ominidi…). Come
racconta un articolo in ScienceNews, (“Rare neurons found in monkeys’ brains”), un
tipo di cellula nervosa piuttosto interessante, i neuroni di von Economo o “spindle neurons” sono
stati trovato anche in una scimmia del vecchio mondo. La scoperta di Henry
Evrard del Max Planck Institute for Biological Cybernetics in
Tübingen, Germany è stata pubblicata sul numero di Neuron del 10/5 (“Will Studies of Macaque Insula Reveal the Neural
Mechanisms of Self-Awareness?”).
Come si capisce del
titolo sembra che cellule nervose che vengono associate all’empatia,
all’autocoscienza e al pensiero intuitivo siano state trovate non solo nella
nostra specie (“Von Economo neurons: Clinical and evolutionary
perspectives”), anche associati a gravi patologie neuropsichiatriche, e nelle scimmie antropomorfe. Negli
ultimi anni sembra siano stati dimostrati anche nelle balene e negli elefanti. Questa situazione
ovviamente crea problemi seri alla ricerca, non essendo utilizzabili modelli
animali (quasi in ogni paese del mondo oggi la ricerca sperimentale sull’uomo
e sulle antropomorfe è pressoché proibita).
Trovare anche nella macaca la presenza di tipi cellulari associati finora ad
attività mentali associate finora solo all’uomo e alle scimmie antropomorfe
non può che stimolare (“Will Studies of Macaque Insula Reveal the Neural
Mechanisms of Self-Awareness?”) a caratterizzare sempre meglio queste diverse
attività e soprattutto a identificare le evidenti e necessarie strutture anatomiche che le
permettono e le basi genetiche (pensiamo banalmente all’interesse per le
mutazioni coinvolgenti il gene FOXP2, associato al linguaggio) che le predispongono.
Sulla base degli esperimenti con lo
specchio, finora non sembrava che nelle macache ci fosse sempre coscienza di
sé come nelle antropomorfe (da 2:30”). a scoperta
recente evidenzia la possibilità che comunque le basi genetiche ci siano,
anche se forse solo in parte.
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10/5/12-UCRAINA
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[da Pikaia] Su Pikaia si sintetizza un articolo che
riporta gli effetti di un disastro causato dall’uomo dalle parti di Chernobyl
un bel po’ di anni fa. E’ un’area che l’uomo oggi “evita”, ma non può
impedire che sia frequentata da molte specie animali, che ci permettono di
verificare sperimentalmente gli effetti delle radiazioni. Coraggiosi
ornitologi hanno recentemente pubblicato su PLOSOne un articolo sugli
effetti a livello demografico della contaminazione radioattiva
sull’evoluzione delle popolazioni di uccelli che abitano la zona (“Elevated Mortality among Birds in Chernobyl as
Judged from Skewed Age and Sex Ratios”). Sono evidenti nei
dati gli effetti letali in conseguenza alle mutazioni, che portano ad una
distribuzione anomala per classi di età, ma si evidenzia anche una maggior
suscettibilità delle femmine.
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10/5/12-IT
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Si apre oggi a Padova l’International Meeting (10/12 maggio) organizzato
dall’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti in collaborazione con
l’Università Ca' Foscari, Venezia in occasione del decimo anniversario della
morte di S.J.Gould: Stephen J. Gould's Legacy: Nature, History, Society. Sono
disponibili: programma, locandina e abstract book. In attesa ovviamente
(non sembra ci sia video in streaming) di una documentazione più completa a
disposizione anche dei numerosissimi assenti. L’importante è che sia comunque
presente Niles Eldredge.
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9/5/12-CAMERUN
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Non sono numerose le specie famose per cui non
esitono immagini video. Il Gorilla del Cross River (Gorilla gorilla diehli) è una sottospecie di
Gorilla gorilla che vive isolatissima (IUCN RED LIST) dalle altre
popolazioni, in un’area (limitata, frammentata e
assediata) all’estremità occidentale dell’areale dei gorilla, al confine fra il Camerun e la Nigeria.
Qui c’è il primo video di un gruppo di questi
gorilla (ne sono sopravvissuti circa 250 esemplari!)
fornito dalla Wildlife Conservation Society (pagina dei CR Gorilla).
Qualche anno fa 4 piccoli di gorilla (the Taiping four) erano
stati esportati illegalmente attraverso la Nigeria verso uno zoo malese (Taiping
Zoo) che però è stato costretto a restituirli. Si son
poi fermati in Sud Africa, allo zoo di Pretoria, e solo nel 2007 sono
ritornati in Camerun, nel centro di Limbe, dove
poi però 3 sono morti.
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9/5/12-USA
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Diventa sempre più facile/difficile mantenersi
aggiornati sulle novità della biologia. Nel sito del National
Human Genome Research Institute (NHGRI), sono
disponibili 13 video da circa un ora e mezza, utili per orientarsi fra le Current Topics in Genome Analysis 2012.
Come si vede dall’indirizzo, la piattaforma di you tube ora è a
disposizione anche per favorire l’evoluzione culturale umana, per diffondere
almeno le basi per capire le nuove scoperte della biologia. Nuove possibilità
si aprono a chiunque nel mondo possa accedere ad un computer e abbia la
curiosità di conoscere le basi necessarie per apprezzare le ultime novità,
senza dover attraversare l’Atlantico (o anche solo l’Adriatico…).
Ci sono anche i video dei corsi degli anni precedenti (come 2010),
NONCHE’ AMPI archivi nel sito Genome TV (solo 329 video)
o nel sito del NIH Videocasting (circa
6800 video di conferenze… e qui
il problema si fa serio … è difficile
aiutare i giovani a scavalcare o almeno minimizzare gli ostacoli
culturali o linguistici che rendono difficile la diffusione di queste
conoscenze, se si aggiungono anche banali problemi di tempo… ).
Eric Green nella sua pagina
da direttore del NHGRI, ci ricorda comunque che uno studio sul prevedibile impatto economico dell’Human
Genome Project ha stimato che per ogni dollaro investito, gli USA dovrebbero
ricavarne 141. Già nei primi 20 anni del progetto i risultati sono stati
notevoli, sia in termini economici che in termini di qualità e aumento di
durata della vita degli utenti, visto che “After
all, cancer is basically a genomic disease”. Sappiamo anche che l’HGP
ha procurato vantaggi anche per altre patologie, più o meno rare.
Chi avesse problemi a capire i video del NHGRI, può ricominciare da capo, da qui, anche se bisogna iscriversi….
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9/5/12-IT
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[da Micromega] In edicola dal 3 maggio
l'Almanacco di Filosofia di Micromega. Tra gli interventi: un
prezioso inedito di Jared Diamond sulla storia naturale e culturale
dei diritti umani nel mondo, e il dialogo tra padre George V. Coyne e
Telmo Pievani sul “Dio della contingenza”. E’ il secondo incontro e ne esce “un sorprendente dialogo sul “Dio della contingenza”
come unico Dio pensabile”. padre George V. Coyne è gesuita,
astronomo, ex direttore della Specola vaticana per 25 anni, e buon
conoscitore del creazionismo integralista USA, a tal punto da portarlo ad
essere uno degli esponenti della chiesa cattolica con le posizioni più
avanzate sulla teoria dell’evoluzione, forse anche solo perché è evidente che
l’abbia capita, oltre a conoscere la differenza fra le competenze della
scienza e quelle della teologia.
Non per niente insieme a F.Ayala considera il 12 febbraio un giorno da festeggiare in compagnia degli altri che non temono il
percorso ci conoscenza aperto da C.Darwin.
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8/5/12-IT
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Ian Tattersall, in Italia per il prossimo convegno su Stephen
J.Gould rilascia un'intervista a Repubblica ("LA SECONDA EVOLUZIONE"),
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Riguardo alle lauree, taroccate o false honoris causa (HC)
che siano, che fanno riflettere sul reale valore attribuito alla cultura non
solo scientifica in Italia, non bisogna dimenticare che i primi anni di
questo secolo avevano visto il fiorire di questi titoli comperati ma certo in
alcuni casi regalati (perché un ministro dovrebbe pagare per una laurea?).
In questo elenco di laureati del 2002, che
almeno internet non dimentica, possiamo trovare alcuni nomi dei governi
precedenti, destinatari di lauree HC in scienze finanziarie o in scienze
economiche che facevano certo ben sperare per il futuro dell’Italia.
Non sembra che oggi Umberto o Piersilvio o Maurizio o Letizia si vantino
ancora di queste lauree, anche perchè nel 2006, dopo 4 anni, hanno disattivato una
struttura che il governo un po’ apprezzava ma che certo abusava del nome di
università, forse anche grazie a presidenti e vicepresidenti prestigiosi e
ottimamente inseriti nel mondo economico, politico e universitario.
Qui si trovano ancora, forse dimenticate e quindi ancora consultabili in
rete, lettere di ringraziamento (anche
del vicepresidente del consiglio) per qualche laurea HC o per omaggi/libri
non sempre precisati, e decine di fotografie, anche
di ministri. D’altronde erano anni in cui i pizzaioli condividevano l’emozione
della laurea HC (della Constantinian University in
questo caso…) insieme a direttori di quotidiani, senatori e tapirofori.
Ora c’è Monti, che come università privata preferisce la Bocconi. Incrociamo
le dita.
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7/5/12-USA
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Per fortuna non è più necessario prendere l’aereo
per partecipare ad un convegno della Fondazione Leakey su “The female in evolution”. Basta
collegarsi con il sito web di FORA.TV. Purtroppo però anche le conferenze on
line di FORA.TV non sono più quelle di una volta, disponibili gratuitamente.
Ora dipende dalla durata, e qui chiedono 15$…
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6/5/12-USA
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Sono gia passati 25 anni! L’11 maggio si terrà alla
Stanford Law School, il convegno Science and Religion in
the Classroom: Edwards v. Aguillard at 25.
Quest’anno infatti cade il 25’ anniversario della decisione della Corte
Suprema USA sul caso Edwards vs. Aguillard (qui un
sito web del NCSE con la
documentazione per chi volesse aiutarsi a ricordare meglio un momento che fu
certo drammatico per i creazionisti USA).
La sentenza stabiliì che l’insegnamento del creazionismo nelle scuole
pubbliche avrebbe violato il Primo Emendamento alla Costituzione USA. Questo
portò alla strumentale scomparsa dei termini creazione/creazionismo dai testi
dei creazionisti, e alla riscoperta, grazie al filosofo Phillip
E. Johnson e al Center for Science and Culture del Discovery
Institute, dell’Intelligent Design, un’improbabile
alternativa alla teoria dell’evoluzione diffusa fino ai primi dell’ottocento
grazie al libro “Natural Theology” (1802)
del rev.William Paley, che convinse anche il
giovane Darwin. La strumentalità della riscoperta è dimostrata dal grafico che mostra cosa sia
successo subito dopo la sentenza di 25 anni fa: in un libro creazionista sono
state improvvisamente sostituite tutte le ricorrenze della parola creazionismo;
anzi, tutte meno una, che, come un anello mancante,
dimostrò il passaggio fra creazionismo all'intelligent design (ID),
giustificando l'attribuzione dell'etichetta di neocreazionismo.
E’ interessante notare il fatto che siano già
passati 25 anni, in quanto sarebbe senza dubbio più che scaduto il termine
dei 20 anni previsto dalla “Wedge strategy” per la sconfitta della teoria
dell’evoluzione (“In twenty years, the
group hopes that they will have achieved their goal of making intelligent
design the main perspective in science as well as to branch out to
ethics, politics, philosophy, theology, and the fine arts… reinstating the
idea that humans are made in the image of God, thereby reforming American culture to reflect conservative Christian
values”).
Questo assurdo obiettivo non è
stato raggiunto, ma è comunque preoccupante che gli USA rimangono comunque
uno dei pochi paesi occidentali (certamente l’unico di cui abbiano i sondaggi
d'opinione) in cui il creazionismo, e comunque l’antievoluzionismo, continua
ad avere un successo paragonabile solo a quello che si osserva in un paese
musulmano come la Turchia.
Tutti gli altri paesi, soprattutto quelli europei e l’Italia,mostrano maggior
rispetto per la scienza e la ragione.
Visto che di solito è utile verificare quale sia l'opinione dei premi Nobel,
si possono verificare i nomi dei firmatari di un documento (“Amicus curiae brief of 72 nobel laureates, 17 state
academies of science, and 7 other scientific organizations, in support of
appellees”) che 72 premi Nobel inviarono alla corte suprema
per manifestare il loro sostegno per impedire l’insegnamento del creazionismo
nelle scuole.
Fra i 72 si notano soprattutto molti genetisti e biologi, ma anche un
italiano come E.Segre e si notano anche 3 componenti dell’Accademia Pontificia delle Scienze; ci
sono infatti D.Baltimore, P.Berg e H.G.Khorana.
Per contestualizzare il processo e la ri-nascita dell’ID, può essere utile la
lettura di un articolo di M.Brauer, B.Forrest e S.Gey (“Is it
science yet? Intelligent design, creationism and the constitution”)
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6/5/12-IT
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A Firenze
prossimamente Jean-Jacques Hublin (professor
of Anthropology, Director, Dept. Human Evolution Max
Planck Institute for Evolutionary Anthropology, Leipzig) terrà quattro
lezioni:
o
1.Lun 14
maggio ore 11.00 – What does it cost to grow a big
brain?
o
2.Mer 16
maggio ore
14.30 – Neandertal deciphered
o
3.Lun 21
maggio ore 11.00 – The African origins of modern
Humans
o
4.Mer 23
maggio ore
14.30 – The time of the
replacement
Le lezioni si svolgeranno in
Aula 3, Laboratori di Antropologia, via del Proconsolo, 12, Firenze.
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[da Pikaia] Sempre a Firenze, tra il 10 e il 31
maggio, ci sarà un ciclo di conferenze (Dipartimento di Biologia Evoluzionistica,
Università di Firenze, Via Romana 17, 50125, Firenze) sulla comunicazione
animale. Primo appuntamento con Elisabetta Palagi e l'espressività dei
primati (PDF del programma completo)
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5/5/12-USA
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[da NCSE] Interessante e curiosa l'iniziativa lanciata dal
sito del NCSE: "A chance to help NCSE's archives!".
Nella migliore tradizione USA, si propone agli amici del National Center
for Science Education di collaborare alla diffusione dell'educazione
scientifica acquistando personalmente libri o strumenti utili al NCSE per
raggiungere gli obiettivi previsti. Guardando l'elenco delle richieste
contenute nella wish list è impressionante verificare
quanti libri si debbano acquistare per conoscere i contrasti in atto negli
USA fra i diversi tipi di neocreazionismo esistenti nelle numerose religioni
offerte ai cittadini; questi neocreazionismi agiscono spesso in contrasto fra
di loro (esemplare è il libro di un creazionista
biblico che cerca di "convertire" un ipotetico evoluzionista teista)
e senza coordinarsi, come invece abbiamo visto che avviene senza pudore in
situazioni come quella europea o italiana in cui la scienza è formalmente più
rispettata anche dalle autorità religiose più rappresentative.
Il fatto, certamente sconcertante per qualcuno, che l'organo di consulenza
scientifica da 600 anni, l'Accademia Pontificia delle Scienze, sia presieduta
oggi da un neodarwinista e comprenda anche altri neodarwinisti fra i tanti
Nobel presenti, giustifica che non si fornisca un sostegno ufficiale ai
neocreazionisti, che agiscono apparentemenre per iniziativa personale e con rari grossi finanziamenti.
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[da NCSE] E' stato pubblicato il fascicolo di maggio di Evolution:
Education and Outreach, la
rivista sulla didattica dell'evoluzione diretta da Niles Eldredge.
Alcuni dei numerosi articoli del fascicolo,
dedicato al tema generale"Evolution in Museum" sono liberamente accessibili. Come si può
verificare, vengono presentate le problematiche e i vantaggi connessi con le
strutture didattiche più adeguate per far capire l'evoluzione e i meccanismi
evolutivi, fenomeni ben noti e sempre meglio chiariti da più di 150 anni.
Nessuna persona ragionevole pretendererebbe che siano spiegati in pochi
minuti, magari senza la possibilità di esempi e dimostrazioni pratiche. Per
fortuna nessun intervistatore mai lo pretenderebbe se non come provocazione;
ogni insegnante di scienze delle medie o delle superiori ben sa infatti
quanto sia difficile e come l'argomento richieda mesi se non anni per essere
ben compreso.
Gli articoli presenti nel fascicolo dimostrano l'impegno
richiesto per organizzare le strutture necessarie per aiutare a capire un
processo con dimensioni spazio-temporali non facili da capire senza avere a
disposizione ambienti didattici complessi e costosi, di difficile
realizzazione e che richiedono anche di essere continuamente aggiornati per
mantenersi al passo con il progresso della ricerca.
Uno degli articoli ("Taking
Students to the Museum: Interview with Warren D. Allmon, Judy Diamond, and
Martin Weiss") permette di conoscere le opinioni di
esperti sull'importanza dell'interazione degli insegnanti con i museologi per
massimizzare l'utilità delle visite ai musei che presentano l'evoluzione
biologica. Un'altro articolo (di Elisabetta Falchetti) riferisce delle
esperienza didattiche realizzate al museo di Roma.
L'ultimo articolo del fascicolo presenta le scoperte più recenti
sull'evoluzione biologica: Paleontology and Evolution in the News. E' uno
strumento importante per capire che ogni anno ma anche ogni mese perfino la
paleontologia chiede di controllare quante novità compaiano, tutte da
studiare e verificare.
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4/5/12-IT
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[da Pikaia] Venerdì 4 maggio, a Firenze, si tiene il Convegno “Etologia e Benessere Animale”
giornata di incontro e discussione su temi che ruotano attorno al concetto
del benessere animale in ambito domestico e naturale, organizzati da Elena
Baistrocchi presso il Dipartimento di Biologia Evoluzionistica,
Laboratorio di Antropologia. Si parlerà anche (Simona Papa) di primati in
natura, o meglio dei primati a rischio di estinzione, soprattutto scimpanzè ospitati presso i centri della Pan
African Sanctuary Alliance (PASA), strappati al loro ambiente naturale dai
bracconieri che accompagnano la deforestazione, che ora coinvolge anche le
ultime aree in cui sono presenti.
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[da Pikaia] Lunedì 7 maggio, alla Casa della Cultura di
Milano, verrà presentato il libro "Geni a nudo. Ripensare l’uomo nel XXI secolo "
di H. Nowotny e G. Testa. Qui il video con intervista a G.Testa realizzato in
occasione di una presentazione del libro effettuata recentemente a Pavia.
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3/5/12-IT
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PikaiaChannel presenta i video degli
interventi di tutti i partecipanti al convegno "Diverso è bello", l'Evolution Day di Milano
2010
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2/5/12-UK
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Davvero interessante l'iniziativa realizzata da Nature,
che ha raccolto nell'unica pagina di una Special Issue ("Peopling the planet")
una serie di link a diversi articoli, in gran parte nuovi, tutti dedicati
alle migrazioni realizzate dai primi Homo sapiens usciti dall'Africa
per conquistare il resto del mondo e in particolare l'Asia, trampolino per la
successiva conquista delle Americhe e dell'Australia. Questi gli articoli
proposti:
Interessante e istruttivo anche il link ad un sito
(Into South Asia) creato
da ricercatori britannici e indiani (archeologi, paleoecologi e genetisti)
coordinati da Michael Haslam; studiano la colonizzazione del
nord dell'India da 140K a 120K anni fa. Il sito web è un buon esempio di come
con mezzi semplici ed economici un gruppo di ricerca può coinvolgere anche i
curiosi nel loro lavoro, stimolando la loro curiosità sui diversi momenti
della storia dell’uomo e sui problemi che stanno affrontando per chiarire un
punto critico (uno dei tantissimi…) della nostra storia evolutiva: quali sono
le vie percorse dai primi Homo sapiens per raggiungere l’India?
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Sempre nello stesso numero di Nature ci sono
altri due articoli che stimolano l'interesse di chi si occupa delle
meraviglie realizzate dai meccanismi casuali che hanno avuto un ruolo
creativo nell'evoluzione di ogni specie; in questo caso l’interesse è doppio
in quanto si parla di aspetti importanti di quella umana: nel primo ("Human brain shaped by duplicate genes")
Nature invita a notare due articoli comparsi su Cell ("Inhibition of SRGAP2 Function by Its Human-Specific
Paralogs Induces Neoteny during Spine Maturation" e
"Evolution of Human-Specific Neural SRGAP2 Genes by
Incomplete Segmental Duplication"); le osservazioni effettuate fanno
sospettare che la duplicazione dei geni abbia avuto un ruolo importante
nello sviluppo di uno degli organi più importanti della nostra specie (non è
facile dimostrarlo, ma si sospetta che il 5% del genoma sia costituito da
copie di geni preesistenti, anche se modificate a causa di errori di
copiatura).
Uno degli articoli dimostra infatti l'esistenza di ulteriori copie, più o
meno fedeli, del gene SRGAP2.
Una versione mutata sarebbe comparsa 2.4 Mya, in un momento in cui inizia
(con l’Homo habilis) la fase espansione dell'encefalo; questa versione
mutata ha stimolato la produzione di connessioni fra i neuroni di ratti in
cui era stata inserita per verificarne il tipo di attività. E’ auspicabile
che l’articolo sia utile anche per convincere che l’evoluzione non debba
sempre partire da zero ma utilizzi e riutilizzi il materiale esistente
(bricolage), dimostrando come i tempi della comparsa delle novità siano
drasticamente riducibili.
Il secondo articolo invece riguarda semplicemente la prova che i capelli
biondi, piuttosto infrequenti nella nostra specie, siano comparsi più volte
("Blonde hair evolved more than once").
L'articolo esamina la base genetica dei capelli biondi presenti fra i
melanesiani, che col 5%/10% presentano l'area di maggiore prevalenza di
biondismo al di fuori dell'Europa.
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2/5/12-IT
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Giovedì 3 maggio alle 18, alla libreria Hoepli di
Milano si terrà l'inaugurazione della mostra "In viaggio con
Darwin 2" di Luca Novelli. La mostra è aperta dal 30 aprile al 19 maggio
2012 e presenta immagini, foto e libri del Progetto Darwin2/ il
Secondo Giro Attorno al Mondo (2005-2009).. L’occasione è data dalla
recente uscita del volume "l'Ipotesi Fitzroy, Il Cacciatore di Diluvi"
(RIZZOLI ) che si affianca alla trilogia iniziata nel 2006 con "In
viaggio con Darwin/Patagonia e Terra del Fuoco", proseguita con "In
viaggio con Darwin2/Cile, Perù, Galapagos" e "In viaggio con
Darwin3/Tahiti, Nuova Zelanda, Australia.
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2/5/12-USA
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Davvero interessante un volume appena pubblicato dalla NAP (National Academies Press): “THINKING EVOLUTIONARILY: EVOLUTION
EDUCATION ACROSS THE LIFE SCIENCES”. Come gli
altri volumi della NAP, può essere scaricato gratuitamente, se per uso
personale.
Contiene gli atti di una riunione organizzata dal Board on Life Sciences of
the National Research Council (NRC) e dalla National Academy of
Sciences il 25-26 Ottobre 2011. Sperando che il CNR non organizzi più
convegni creazionisti che farebbero inorridire anche qualche
antievoluzionista, potrebbe essere
una buona idea verificare se davvero in Italia non sarebbe utile una riunione
di questo tipo.
Come si spiega nella premessa, nonostante l’evoluzione sia il tema centrale
della biologia, e soprattutto un tema unificante, come riconobbe anche
Dobzhansky, tale non risulta oggi nella programmazione didattica negli USA.
Questo a tutti i livelli, tanto che l’evoluzione è spesso limitata ad alcune
lezioni e ad alcuni capitoli dei libri, invece di invadere ogni lezione e
ogni capitolo.
Obiettivo della riunione era proprio
di valutare come arrivare a proporre in futuro un curriculum di biologia
tutto intrecciato con domande e risposte che facciano riferimento
all’evoluzione sia nel normale curriculum scolastico che nelle iniziative di
formazione continua (lifelong learning) per evitare di dimenticare un
evento che pervade la nostra vita e il nostro mondo pur essendo evidente più
alla nostra ragione che ai nostri sensi.
Senza escludere un altro aspetto importante: una migliore comprensione della
natura, dei metodi e i limiti della scienza, in quanto la comprensione della
teoria dell’evoluzione porta inevitabilmente ad apprezzare la scienza e il
metodo scientifico rispetto ad altre modalità più primitive di approccio alla
realtà.
Per approfondire l’argomento, la commissione consiglia altri volumi della NAP
(“Science, Evolution, and Creationism”del
2008 e “Science and Creationism” del
1984/1999), la Evolution
Resources webpage della National Academy of Sciences e un sito web con dati forniti dalla
commissione stessa.
Nell’introduzione al convegno M.Singer ha ricordato la conclusione del libro
del 1884, alla cui stesura aveva partecipato: “Scientists,
like many others, are touched with awe at the order and complexity of nature.
Religion provides one way for human
beings to be comfortable with these marvels. However, the goal of science is
to seek naturalistic explanations for phenomena within the framework of
natural laws and principles and the operational rule of testability”. Certo dobbiamo sempre ricordare che negli USA si
accetta di svelare pubblicamente qualcosa a cui in Italia non siamo abituati
e che difficilmente si renderebbe pubblica, la propria opinione
sull’evoluzione.
Lo dimostra il fatto che non circoli affatto la traduzione italiana (dichiarazione generale sulla creazione) di
questo documento, votato all’unanimità dalla Commission on Creation dell’ASA
(American Scientific Affiliation), composta da scienziati afferenti alle diverse
religioni cristiane USA. Non abbiamo quindi in Italia una dichiarazione che
certifichi che tutte le principali idee alternative alla teoria
dell’evoluzione (Creazionismo della Terra giovane, Creazionismo della
Terra vecchia, Evoluzionismo teistico e Disegno Intelligente) sono fra
loro equivalenti e quindi valide in quanto rappresentative della diversità
delle varie visioni. L’ASA, che “è
un’associazione di scienziati americani dichiaratamente cristiani votati alla
fedeltà alla Parola di Dio e alla piena integrità nello svolgimento della
professione scientifica. … e si
prefigge il compito di fornire consiglio alle chiese e alla società su come
usare al meglio i risultati della scienza e della tecnologia e su come
salvaguardare l’integrità del creato”.
Solo in Italia può quindi succedere, come è successo qualche settimana fa in una
serie di articoli pubblicati dal quotidiano on line “La Voce d’Italia”,
di criticare e perfino sfidare (… su temi ancora misteriosi e che comunque
non riguardano l’evoluzione biologica!!) esponenti autorevoli
dell’attuale pensiero evoluzionistico in Italia. E questo senza nemmeno
capire che avrebbero dovuto indicare preventivamente a quale delle 4 principali ipotesi
facessero riferimento.
Sarebbe curioso sapere se i lettori hanno capito chi fra i EP, SB, FF e PMB è
il creazionista della terra giovane, chi il creazionista
della terra vecchia (ma non tutti i giorni), chi l'evoluzionista teista, chi
non si occupa di evoluzione ma solo di creazione per cui non vuole proprio
essere confuso nè con evoluzionisti nè con antievoluzionisti, chi li appoggia
ma si offende se qualcuno lo confonde
con i creazionisti, chi fa il biologo, chi l'ingegnere, chi il fisico e chi
il sociologo, chi è cattolico e chi non lo è, chi insegna il neodarwinismo e
chi no. Non ci sono poi dubbi che almeno 3 delle 4 ipotesi antievoluzioniste
erano ben rappresentate nei 4 intervenuti ...
Non si capisce perché, prima di criticare, non abbiano almeno indicato (se
non motivato) le loro opinioni, spiegando anche il motivo che momentaneamente
li univa.
Forse perché risulterebbe incoerente e imbarazzante ritrovarsi d'accordo a
negare validità e prove alle idee e alle teorie sostenute non solo dal prof.
Boero o dal prof. Ferraguti, ma anche da un loro collega di maggiore
successo, il prof. Werner Arber, un biologo evoluzionista, neodarwinista e premio
Nobel, un anno fa è stato nominato dal Papa come Presidente dell'Accademia
Pontificia delle Scienze, l'organo di consulenza scientifica della chiesa
cattolica.
Rispetto a quanto avviene negli USA, la chiesa cattolica quindi sa bene e da
tempo - dal 1600 - quali competenze chiedere ai consulenti che convoca quando
vuol sapere "come usare al meglio i
risultati della scienza e della tecnologia e come salvaguardare l’integrità
del creato”. Certo poi non sempre tutti i suggerimenti ricevuti
vengono accolti ... ma sono problemi che dovrebbero essere discussi con il
prof.Arber prima che con altri che non hanno alcun interesse a convincere chi
si fida soprattutto delle decisioni del papa.
Per fortuna sembra che i moderni terrapiattisti USA non siano ancora
arrivati in Italia (e nemmeno in Portogallo: non ce
ne sono tracce, nonostante le accurate ricerche del VP della poco nota Flat
Earth Society USA).
Questa società preoccupa, però. Anch'essa infatti abusa dei vantaggi forniti
di internet … e anche i suoi soci fingono di stupirsi dell’ignoranza
(ovviamente ALTRUI: “not one person was able to
scientifically explain to me why they believed in round earth“);
anche loro danno la colpa alla scuola che non propone le assurde ipotesi
alternative (“Let's assume that the children
would learn from early age in school that the earth was flat), o a
qualche padrone delle TV (Let's even take it
farther, let's assume that there was a world wide conspiracy that was
presenting us with flat earth truth, hiding the real shape of the earth
(sphere) Would modern society accept such truth? Of course they would. They
would not think twice about it…), ma soprattutto alla scienza (“Actually I believe that if the mainstream science and
academia taught us that the world is flat, we would believe it even more, since
it feels flat to all our senses “) ….
Niente di nuovo sotto il sole (che
gira anche lui… o no?).
Ad un po’ di neocreazionisti di vario tipo vediamo che negli USA si aggiunge
un pizzico, più omogeneo, di neoterrapiattisti con problemi e
dubbi apparentemente, curiosamente molto simili.
Da notare il deprimente invito a ricorrere alle verità primitive ed
infantili, quelle che fanno riferimento alle soluzioni semplici ma errate di
solito suggerite dai nostri sensi anche se non supportati dalle
scoperte fatte tempo fa dai più curiosi fra quelli che ci hanno
preceduto.
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1/5/12-USA
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Curiose le
mappe di densità della popolazione umana attuale per latitudine e longitudine
proposte nel blog Big Think, pieno di mappe del mondo strane e originali. Queste
ultime mappe sono utili per scoprire dove rifugiarsi se si desidera ridurre
la probabilità di incontrare un altro essere umano. Basterebbe anticipare che
a sud dell'equatore vive solo il 10% dei 7 miliardi di Homo sapiens oggi
sulla terra.
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1/5/12-IT
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[da OcaSapiens] Il 2 maggio alle 18 alla casa della cultura (Via Borgogna 3, MILANO) c'è l'occasione di incontrare
alcuni degli autori di un libro che nel 1976 fece piuttosto scalpore
("L'APE E L'ARCHITETTO, paradigmi scientifici e materialismo
storico", di Giovanni
Ciccotti , Marcello Cini, Michelangelo De Maria, Giovanni Jona-Lasinio).
Il libro, del 1976, è stato recentemente ristampato e l'incontro, che avviene in un periodo storico e
culturale in cui si discute forse troppo della difficoltà dei trentenni ad
uscire di casa, sarà un'occasione per ricordare e rievocare come negli anni
dopo il '68, e soprattutto nell'ambito della fisica, si discutesse piuttosto,
e anche animatamente "sulla neutralità della scienza tra positivismi
ingenui e irrazionalismi post-moderni". Come ricorda l'articolo del Manifesto citato, sarebbe
devvero necessario riprendere
la discussione oggi, in un mondo in cui, pur non raggiungendo le dimensioni
di big science che ancora caratterizzano molte ricerche fisiche,
"la scienza princeps non è più la fisica
ma la biologia"; e il dibattito sulla neutralità della
scienza potrebbe essere altrettanto appassionato e utile.
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30/4/12-USA
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[da PNAS]
Lo stress dovuto al ruolo sociale può avere effetto anche a livello genetico,
almeno nelle macache rhesus. L'ha dimostrato una ricerca di J.Tung
pubblicata su PNAS. Ha verificato che lo stress conseguente al rango sociale
può influenzare l'espressione di geni del sistema immunitario, a tal punto da
permettere addirittura di stimare lo status sociale usando i dati
quantitativi dell'espressione genica, con un'accuratezza dell'80% ("Social
environment is associated with gene regulatory variation in the rhesus
macaque immune system").
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29/4/12-USA
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Decisamente interessante il contributo di Sean Carroll, noto evoluzionista, alla
conferenza organzizzata a Madison (WI) su "Science writing in the age of
denial" il 23/24 aprile: "The Denial of Evolution, and the Evolution of
Denial: We Have All Been Here Before". Per fortuna il problema in Italia è limitato, ma possiamo
immaginare come i 6 tipi di negazionismo citati da S.Carroll
potrebbero creare seri problemi, e in una situazione come quella americana,
caratterizzata da gruppi organizzati e sostenuti da finanziamenti importanti,
i problemi non mancano, come si è visto recentemente nel Tenessee, con il
ritorno a leggi che prefigurano situazioni che si pensava non sarebbero
ricomparse. La posizione di Carroll al HHMI, che produce una gran quantità di
materiale didattico, si spera possa contribuire a migliorare la disponibilità
di materiale disponibile per contrastare il negazionismo che approfitta
dell'ignoranza su questioni certo complesse come quelle connesse con il
processo evolutivo. Alcuni esempi: Understanding Evolution for Teachers, Informal Talks (come
quella famosa del cattolico Kenneth Miller (Fossils, Genes, and Mousetraps) nel
sito Evolution Biointeractive. L'HHMI organizza e
finanzia anche workshops
per insegnanti.
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28/4/12-IT
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[da Pikaia]
. Il 2 maggio, ore 14.30, all'Università degli Studi di
Milano si terrà un pomeriggio di riflessione sul ruolo della scienza nella
società da tre prospettive complementari (C.Bernardini, M.Cattaneo,
T.Pievani), in ricordo di Enrico Bellone, il filosofo della scienza (e
direttore di Le Scienze) recentemente scomparso. Programma.
[da Pikaia]
I 'principi' alla base del linguaggio umano sono diversi da
quelli alla base della comunicazione animale? Ecco una recensione del libro
"Dalla
comunicazione al linguaggio. Scimmie, ominidi e umani in una prospettiva
darwiniana" di F.Ferretti e I.Adornetti. Le conoscenze
ottenute negli ultimi decenni grazie alle nuove ricerche sulle diverse
modalità di comunicazione nei primati, pur realizzate in contesti certo non
definibili come "naturali" hanno certo fornito molte risposte su
questo strumento di comunicazione estremamente raffinato ed efficace, anche
se si continua a non risucire a rispondere a tutte le domande su problemi che
non riescono a supearare la barriera costituita dal confine fra specie. Ed è
una barriera certo ben più profonda di quanto possiamo immaginare, dovendo
considerare le dieci/venti specie di ominini scomparse che ci separano
dall'antenato comune, a cui dobbiamo aggiungere probabilmente un numero
equivalente di specie intercorse fra le antropomorfe attuali e lo stesso
antenato comune. Certo è evidente come la comunicazione simbolica con bonobo
addestrati evidenzia possibilità e affinità oggettivamente sconcertanti
rispetto a quanto emerga dalle modalità di
comunicazione con altre specie di primati o di mammiferi
filogeneticamente a noi meno affini.
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27/4/12-USA
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Un articolo
comparso oggi su Science ("In Situ Evolutionary Rate Measurements Show
Ecological Success of Recently Emerged Bacterial Hybrids")
aiuta a capire come, con esperimenti complessi ma necessari, si acquisiscono
e si confermano le conoscenze su un processo in cui ognuno di noi è inserito
da protagonista da pochi anni ma che è iniziato miliardi di anni fa, quello
evolutivo.
L'esperimento ha pernesso di seguire per 9 anni in natura l'evoluzione e i
meccanismi di adattamento di varie popolazioni di batteri in un ambiente
particolare. Lo studio dei cambiamenti del loro genoma ha permesso di
dimostrare come avvengano e da cosa siano influenzati i meccanismi
"automatici" di adattamento di comunità batteriche in condizioni
naturali. Un commento dell'articolo si trova nello stesso numero di Science:
"Microbial
Evolution in the Wild".
Se qualcuno si illudesse che i batteri non evolvono (visto che ci sono
ancora, dopo qualche miliardo di anni...), qui troverebbe il modo per
risolvere i suoi dubbi, magari a partire da quello principale, che deriva
dalla matematica della crescita esponenziale ben prima che dall'osservazione
di Malthus che tanto piacque sia Darwin che a Wallace, spingendoli a trarne
una stimolante conseguenza: come mai i batteri hanno lasciato un po' di
spazio anche alle altre specie presenti sulla terra? Dobbiamo preoccuparci o
essere contenti?
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27/4/12-IT
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Citazione del nome di Darwin (ma
anche di quello di Einstein) in un flash di agenzia dell'ANSA ("E'
provato, la fede e' 'incompatibile' con la ragione") che riporta i
risultati di un articolo
odierno di Science.
Per fortuna la scienza e la ragione non si limitano a quei nomi, anche se
sono legati a teorie che pochi, anche se privi di pregiudizi, hanno i mezzi
culturali per capirle, non essendo intuitive o coinvolgendo dimensioni
spaziali e temporali incomparabili con l'"attimo fuggente"
costituito dalla durata di ogni vita umana.
Certo il mondo è oggi estremamente complesso, e dobbiano essere prudenti nel
determinare chi merita davvero la nostra fiducia, soprattutto in un periodo
in cui anche l'economia, cioè le decisioni sull'uso e la divisione delle
risorse che l'ambiente ci mette a disposizione, comincia a creare problemi
sempre più seri ad una buona percentuale dei 7 miliardi di persone.
E' rilassante comunque scoprire che nessun particolare tema o scoperta
potrebbe risultare più ostile o minacciosa di altre, e questo dovrebbe
tranquillizzare chi lo crede; ora sa che c'è solo da studiare un po' di più.
Non molto, però; per progettare un grattacielo o una casa, comunque, bisogna
studiare molto di più.
L'articolo è commentato in numerosi siti web, come anch nel blog di OcaSapiens
("Dio, gli angeli, il demonio").
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Un tema simile è trattato anche in un articolo (“Analytic
cognitive style predicts religious and paranormal belief”) di prossima
apparizione su Cognition di giugno
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27/4/12-UK
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Nel giorno in
cui escono i primi dati sull’ultimo censimento
italiano (siamo 59.5 milioni circa, con il 52% di femmine – un dato
che immagino debba stupire chi non crede al ruolo del caso nell’evoluzione
biologica) la Royal Society inglese pubblica un volume (“People
and the planet”) con gli aggiornamenti sulla demografia attuale dell’Homo
sapiens, una specie di notevole successo (siamo circa 7 miliardi rispetto
ai 2.5 di 60 anni fa!), ma che apparentemente riesce a sopportare, senza
innervosirsi troppo, una notevole eterogeneità fra ed entro le diverse
popolazioni per quanto riguarda le aspettative di vita (e quindi di salute),
le condizioni economiche e culturali, ma purtroppo anche alimentari.
Per quanto riguarda il censimento
italiano, lascia comunque perplessi il dato di 1.3
milioni di italiani che non l’hanno compilato. Se non sono tutti latitanti
o in ferie, possiamo illuderci che siano tutti evasori fiscali e che un
giorno possano essere rintracciati e si rendano utili …
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26/4/12-IT
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Nei
tradizionali incontri organizzati periodicamente dal Museo di
Storia Naturale di Milano oggi si è
parlato di uno scienziato che ha fornito un contributo importante nel
costante aggiornamento della teoria dell’evoluzione, ma anche nella
diffusione della sua conoscenza. Purtroppo Stephen
J.Gould è scomparso precocemente, ma
per lunghi anni ha tenuto una rubrica sulla rivista del Museo di Storia
Naturale con cui collaborava.
Gli articoli, raccolti oggi in 13
volumi (solo 12 tradotti in italiano, ma sono comunque un ottimo inizio…)
sono una testimonianza di come la curiosità per capire i complessi meccanismi
naturali, che dovrebbe caratterizzare ogni naturalista e ogni biologo, oggi
possa essere trasmessa anche al di là dei limiti della vita individuale. Chi
volesse incontrare Gould e verificare personalmente la sua capacità di
coinvolgere chiunque nella sua curiosità, può leggere i circa 300
brevi saggi pubblicati nella rivista mensile dell'American Museum of Natural
History, nella sua rubrica “This View of Life”, per oltre 25 anni. Molti
(esperti e non) le considerano capolavori di divulgazione scientifica.
Obiettivo dell’incontro di oggi,
tenuto da Emanuele
Serrelli era infatti la presentazione dei primi risultati di un’indagine
che il sito di Pikaia ha lanciato 15 giorni fa per scoprire quali fossero gli
articoli più apprezzati dai frequentatori di Pikaia.
I risultati presentati oggi riguardano le prime 50 risposte, ma il
sondaggio è tuttora accessibile, per cui c’è tempo anche per leggere
qualcuno dei suoi libri prima di indicare le proprie preferenze. Un primo
risultato dell’indagine (l’analisi completa la leggeremo poi su Pikaia…) è
l’indicazione del il libro più apprezzato “Bravo
brontosauro”, che conteneva due dei saggi più votati.
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24/4/12-USA
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[dal blog
di Matt Ridley] E' uscito da poco il quarto libro di un primatologo USA
di origine italiana, Dario Maestripieri, intitolato "Games
Primates Play: An Undercover Investigation of the Evolution and Economics of
Human Relationships". Matt
Ridley lo commenta nel suo blog, sottolineando come ci siano numerose
connessioni fra il comportamento umano e quello di altri primati, come è
ovviamente da tempo noto agli etologi dei primati e agli psicologi. Qui
invece si possono leggere alcune pagine originali del libro. Qui un 'altra
recensione (ScienceNews),
un'intervista
e alcuni commenti.
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23/4/12-IT
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Sul Giornale un articolo («Dinosauri
estinti? Può toccare anche a noi»)
riferisce di una conferenza sui «Catastrofismi di
ieri e di oggi: il ruolo della fine del mondo come fattore di cambiamento»
tenutasi all'istituto Lombardo dell'accademia di Scienze e lettere.
Il relatore, T.Pievani, ha illustrato il ruolo creativo giocato nella storia
evolutiva dai 5 diversi eventi catastrofici, le cinque estinzioni di massa,
che hanno alterato la tipologia e la distribuzione delle specie viventi, come
conseguenza del rimescolamento
casuale di climi, terre emerse ed ambienti e nicchie ecologiche.
Non ci sono ovviamente responsabilità umane per le cinque precedenti estinzioni di massa,
per le quali sarebbe interessante poter studiare i meccanismi evolutivi
necessariamente connessi con le successive radiazione adattativa.
Per la prossima, la sesta estinzione (qui
spiegata da E.Alleva,
un etologo dell'Accademia dei Lincei, preoccupato anche del pericoloso
analfabetismo scientifico di massa) sembra proprio che ci stiamo preparando,
con modifiche ambientali
innegabili
e non casuali che non lasciano presagire nulla di buono per il clima e
l'ambiente del prossimo futuro; lo si dimostra chiaramente in questa TED
conference sull'illusoria invisibilità economica della natura (c'è anche
con sottotitoli italiani). Per scoprire chi vive in queste foreste che
vengono abbattute, basta rivolgersi a Survival International,
che ci paracaduta fra quella gente che chiede di poter sopravvivere CON le
foreste che li ospitano da migliaia di anni e di cui continuano ad avere
bisogno.
Le pessimistiche previsioni che fece Darwin quando visitò queste zone
continuano a realizzarsi, soprattutto nelle foreste delle zone tropicali.
Oggi grazie ai satelliti possiamo
renderci conto ogni giorno della progressiva scomparsa delle foreste e del
loro contenuto di inestimabile valore che le popolazioni locali da sole non
riescono a proteggere, nonostante i seri rischi per la loro stessa
sopravvivenza; solo appoggi esterni possono impedirlo o rallentarlo, come
quelli che provengono da Survival
International, che difende i diritti ma anche le culture delle popolazioni tribali.
Sono rimasti oggi 150 milioni di esseri umani che davvero hanno le conoscenze
(ma anche le preoccupazioni) necessarie per conservare queste risorse
naturali per le future generazioni, difendendole da chi da decenni ha il
potere e le conoscenze per distruggerle per il profitto di pochi.
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23/4/12-USA
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[da NCSE]
La direttrice del NCSE, Eugenie Scott, in occasione del recente congresso dell'AAPA (American
association of physical anthropologists) tenutosi a Portland, ha ricevuto il Gabriel
W. Lasker Service Award per il suo contributo alla disciplina, soprattutto
in quanto direttore del NCSE dal 1986, oltre che presidente dell'AAPA dal
2001 al 2003. Alla consegna del premio si
è chiarito che "After all, it is the horror
and repulsion provoked by the specter of human evolution which is at
the root of all religiously-based opposition to evolution generally. Physical
anthropologists are in the front lines of this struggle and are generally
more conscious of its serious nature than many other biological scientists",
sottolineando inoltre che "Genie has made
dealing with this opposition her day job so that you don't have to. This is
our thanks to her." Si è tenuto
vicino a New York, al Lamont-Doherty Earth Observatory
della Columbia University un convegno per cercare di capire se ci sia una
risposta alla domanda sulla eventuale
influenza sull’evoluzione umana dei cambiamenti del clima (“Did
climate change shape human evolution”).
Fra i numerosi speakers alcuni esperti dell’evoluzione umana, come Richard
Leakey o R.Potts si sono incontrati con paleoclimatologi (come DeMenocal)
e con esperti della fauna dell’Africa Orientale (come L.Werdelin), che
ha fornito l’ambiente in cui si sono realizzati i principali eventi che hanno
portato alla comparsa dell’Homo sapiens attraverso tappe che hanno
permesso, in una prima fase durata circa 4 millioni di anni, la netta
distinzione dei ruoli fra arto superiore e arto inferiore.
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Il sito non fornisce gli abstract delle
comunicazioni, per cui ci si dovrebbe accontentare di quanto raccontano alcuni
articoli, fra cui il più affidabile dovrebbe essere quello di Ann Gibbons di ScienceNow
(“Where's
the Beef? Early Humans Took
It”). Mentre
R.Leakey sembra ritenere che la documentazione fossile sia un po’ scarsa per
avere risposte certe, per cui risponderebbe di no (“Did
Climate Change Shape Human Evolution?”), anche se certo l’evoluzione
umana ha tratto certo vantaggio da precedenti cambiamenti ambientali, quelli
che hanno permesso la comparsa delle savane, ricchissime di erbivori e
relativi carnivori, dove prima c’erano foreste tropicali, un evento avvenuto
solo in Africa orientale.
Fra le comunicazioni, quella che ha destato interesse e ha trovato spazio
sulla stampa, riguardava il sospetto che i nostri antenati possano aver
influenzato i cambiamenti della densità di carnivori di diversa taglia fra 2
milioni e 1.5 milioni di anni fa, nonostante i paleoantropologi tendano a
vedere questi ominini più come preda che come predatori, come del resto
documentato anche dal noto fossile SK54, un
cranio di Australopithecus con tracce dei denti di un leopardo. Il sospetto è
che la presenza dell’Homo erectus abbia avuto effetti sui carnivori
allora presenti.
Di questa comunicazione parla anche J.Hawks nel suo blog (“Carnivores and early Homo”), citanfo un
precedente lavoro dello stesso autore sulla stabilità dei carnivori fra 2 e 3
milioni di anni.
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22/4/12-USA
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Interessante
leggere sul suo blog The Loom la riflessione ("Bricolage
and the Tangled Bank: Happy Mistranslations of Evolution") dell'ottimo giornalista scientifico Carl
Zimmer, dopo che, nella
traduzione francese, si è visto modificare il titolo di un suo famoso libro The
Tangled Bank: An Introduction to Evolution. Ha incontrato infatti un
termine, bricolage, che la lingua
inglese non conosceva ma che si adatta molto bene ad essere accostato al
concetto di evoluzione biologica, tanto è vero che il titolo del suo libro è
diventato “Ce
Merveilleux Bricolage”. I francesi, alla cui lingua questo termine
appartiene, l’avevano già usato (per la prima volta nel famosissimo libro e
articolo di Francis Jacob, “Evolution
et bricolage”, 1977), come appunto racconta Zimmer nel post,
sottolineando che “il suo dizionario Webster non
evidenzia a sufficienza come questo termine sia importante per i biologi”
(=per capire la biologia).
Il termine è già stato usato in titoli di libri italiani, anche
sull’evoluzione, a cominciare dalla traduzione di quello di F.Jacob,
per arrivare al più recente Exaptation.
Il bricolage dell'evoluzione, di S.J.Gould e E.S.Vrba. La
lettura dell’articolo
di F.Jacob spiega come mai spesso siano più difficili e magari inutili i
tentativi di alcuni ingegneri di capire davvero che possa funzionare, anche
senza un responsabile (e per qualche miliardo di anni anche senza un nome),
un processo ormai quasi eterno che si chiama "evoluzione
biologica".
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el |
22/4/12-IT
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Su Repubblica un lungo articolo di G.Aluffi (“SE IL DESTINO NON E' PIU' SCRITTO NEL DNA”; [curiosa la
sostituzione del “destino” al “caso” che di solito viene
“polemicamente” associato al DNA…]): cerca di fare il punto su meccanismi ancora
piuttosto misteriosi che da parecchi anni sappiamo interagire con i
meccanismi ereditari, che ci illudevamo piuttosto semplici, scoperti da
Mendel; introducendo così fattori che controllano, in modo ancora poco
chiaro, l’espressione dell’informazione genetica scritta sul nostro DNA, a
cui attribuiamo “quella certa idea di predestinazione
ancora prevalente e un po' oppressiva” [e anche qui si dimentica la
creatività del caso]. Niente di
particolarmente nuovo (effetto soglia, penetranza incompleta ed espressità
variabile erano ben noti anche a chi studiava biologia degli anni ’60), ma
sappiamo bene che senza una spiegazione razionale nemmeno la teoria
dell’evoluzione sarebbe così convincente.
Questa spiegazione su meccanismi di
attivazione e disattivazione tarda ad essere disponibile, e di questo si
sente la mancanza, ora che finalmente abbiamo gli strumenti per leggere tutta
l’informazione contenuta nel nostro DNA. Prossimo obiettivo della curiosità
umana è la comprensione dei meccanimi di azione; e la variabilità di
espressione di un carattere è certo uno dei primi interessi, anche perché
sarebbe importante capire quanto sia rilevante il ruolo del caso, spesso non
ricordato quando si parla di epigenetica, che evoca piuttosto il fantasma di
Lamarck e la sua trasmissione di caratteri acquisiti, che ben conosciamo come
meccanismo ereditario che caratterizza quell’evoluzione culturale che ci
èpiace tanto avendo garantito il successo, almeno per ora, della nostra
specie.
L’articolo stesso comunque ci
raccomanda la prudenza, ricordando che la maggior parte dei caratteri non siano trasmessi per via epigenetica; si conferma
la necessità di prospettare una nuova sintesi che preveda di trovare un ruolo
alla pluralità di meccanismi che le continue ricerche sul processo evolutivo
hanno via via evidenziato, non escludendo oggi nemmeno la possibilità di
influenzare l’espressione dell’informazione contenuta nei gameti.
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Sempre su Repubblica il tema dell'epigenetica viene affrontato anche da Francesco
e Luca L.Cavalli Sforza
nell'articolo "Quando
l' apprendimento può essere trasmesso", in cui
si presentano alcuni dei risultati che si potranno forse raggiungere già in questo
secolo se si avrà la possibilità di destinare una quantità enorme di risorse
ma anche di intelligenze ad obiettivi razionali:"Sarà un bel giorno quando riusciremo a capire in termini chimici e
biofisici i processi che permettono di trasformare le interazioni fra le
molecole in pensieri e in parole". All'interno di questi processi
decisamente complessi e che coinvolgono milioni di milliardi di celllule
somatioche, ci piacerebbe pensare che (nonostante le dimensioni del processo)
qualcosa di utile possa in qualche modo passare attraverso l'unica cellula
che, scelta casualmente fra i miliardi di cellule germinali possibili (nel
caso dei soggetti maschi, appartenenti a qualsiasi specie, purchè si
riproducano) possa essere trasmesso a qualche individuo della successsiva
generazione.(sempre che l'individuo non rifiuti il compito e possa
collaborare).
Per fortuna la nostra specie ha organizzato una procedura più efficiente e
non condizionata dal ruolo assolutamente preponderante del caso: l'evoluzione
culturale, di cui ogni giorno ammiriamo la potenza e l'utilità.dimostrata
nell'aver reso una specie terrestre,
l'uomo, capace di controllare e eventualmente anche distruggere il risultato
di quasi 4 miliardi di evoluzione biologica...
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Aldo Piombino riferisce oggi sulla sua partecipazione attiva alla 12ma conferenza mondiale della PCTS,
The International Network on Public Communication of Science and
Technology, con un post su "Il
ruolo dei Bloggers per una corretta informazione scientifica";
evidenzia le diverse modalità di diffusione dell'informazione scientifica;
sottolinea il ruolo distruttivo che potrebbero avere i siti web non
qualificati o con secondi fini. Sarebbe importante però ricordare
costantemente che la scienza procede solo grazie al metodo scientifico, e
quindi oggi si pensa che, fra gli strumenti elencati, solo le "riviste
scientifiche" permettono alla scienza di procedere, verificando ed
ospitando le conferme o le contestazioni, solo ed esclusivamente
sperimentali, delle conoscenze o delle ipotesi precedentemente proposte. [da Le
Scienze] Un interessante esempio di come il metodo sperimentale possa
avere effetti positivi sulla conoscenza della realtà lo abbiamo verificato
recentemente, con un paio di pubblicazioni che fanno sorgere seri dubbi, da
verificare e approfondire, sull’efficacia della fiducia nel caso di
conoscenze tradizionali, spesso tramandate oralmente e quasi certamente
verificate per secoli solo in modo approssimativo.
Ora gli strumenti per i controlli finalmente ci sono, e dovranno essere
utilizzati.
Le pubblicazioni sono comparse
ambedue in aprile, su PLOS genetics (Megan L. Coghlan et al:“Deep Sequencing of Plant and
Animal DNA Contained within Traditional Chinese Medicines Reveals Legality
Issues and Health Safety Concerns”) e su PNAS (Chung-Hsin
Chen et al.: “Aristolochic acid-associated
urothelial cancer in Taiwan”).
I problemi sollevati sono davvero seri e di immense dimensioni.
Conoscendo le potenzialità attuali dei laboratori cinesi di sequenziamento
del DNA, a cui si ricorre anche dall’Europa e dagli USA, è probabile che il
problema del controllo della qualità e della chiarezza nell’indicare la
composizione dei prodotti della farmacopea cinese si potrà affrontare e
risolvere.
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20/4/12-UK
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Su Science oggi un articolo ("The state and fate
of Himalayan glaciers") fornisce il più recente report sulla
situazione di una delle principali fonti di risorse idriche per un'area che
fornisce risorse alimentari vitali per una parte rilevante, circa 800
milioni, della popolazione mondiale attuale. Il documento contribuisce a
fornire informazioni utili per giustificare le preoccupazioni sulla
disponibilità future delle risorse alimentari, anche in relazioni ai
cambiamenti del clima avvenuti nell'ultimo secolo. Evidente infatti la
tendenza alla riduzione dell'area e del volume della maggior parte dei
ghiacciai presenti nell'area. Un anno fa un documento preoccupato e non
reticente sulle cause era uscito perfino da un convegno organizzato a Roma in
un ambiente in cui da qualche anno ci si preoccupa parecchio per il
cambiamento climatico, il Vaticano (“Il
destino dei ghiacciai di montagna nell’Antropocene”). Forse sarà per la presenza nell'Accademia
Pontificia delle Scienze di esperti climatologi, come Paul Crutzen, che
ottenne un premio Nobel nel 1985 e fu proprio l'inventore del termine
Antropocene, che alcuni criticano in quanto temono che si voglia sottolineare
un ruolo negativo dell'attività dell'uomo.
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18/4/12-IT
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Come ci
informa A.Piombino nel suo blog Scienzeedintorni,
per tre giorni ci troveremo "Firenze
capitale mondiale della compreunicazione scientifica con il PCTS 2012 (e un
anticipo mercoledì con il caffè-scienza)". Firenze è infatti la sede
prescelta per la 12ma conferenza
mondiale della PCTS, The International Network on Public Communication
of Science and Technology che si terrà al Palazzo dei Congressi.
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16/4/12-USA
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L'Environmental
News Service ha oggi un articolo
che può fornire qualche spunto a chi volesse distribuire materiale
informativo sull'impegno di alcune persone che potrebbero suscitare interesse
e voglia di emulazione per il loro impegno a difendere un mondo in cui la
sopravvivenza di molte specie è oggi minacciat e in cui diventano sempre più
flebili le voci di chi ricorda la necessità di difendere l'ambiente e la
natura, ma anche le condizioni per garantire soprattutto cindizioni
accettabili e non penalizzanti per le future generazioni.
Queste persone sono i 6 vincitori
del Goldman Environmental Prize, attribuito ad una
persona per ogni continente, Gia nel titolo dell'articolo non ci si vergogna
di sottolineare come ciascuno di questi 6 ambientalisti rischi la sua vita, o
per contrastare la costruzione di una diga, o per chiedere che si riduca
l'inquinamento dell'aria in Cina, o per difendere le foreste vicino a Mosca o
le popolazioni dell'Alaska minacciate dalle devastazioni ambientali connesse
con la ricerca petrolifera.
Questi i nomi di questi coraggiosi
che si mobilitano per difendere la sopravvivenza delle loro terre e il futuro
dei loro figli: Ikal Angelei, Ma Jun, Evgenia Chirikova,
Fr. Edwin Gariguez,
Caroline Cannon,
e Sofia Gatica.
Chi volesse verificare il successo delle loro iniziative, puo' informarsi
presso il blog o iscriversi
all'RSS Feed.
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16/4/12-IT
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[da Siena.Free.it]
Mercoledì 18 aprile alle ore 10,30 sarà in scena al Teatro
Politeama di Poggibonsi lo spettacolo "Charles Darwin... come
confessare un omicidio" a cura di Teatro Riflesso per la regia di
Alessandro Scavone e Irene Biancalani e musiche di Stefano Cencetti. La commedia musicale tratta dal
romanzo "Dilettanti" di G. Barbujani nasce da un
progetto voluto da F. Frati Università di Siena) sostenuto dalla
Provincia di Siena e destinato alla divulgazione della scienza attraverso un
canale creativo come quello del Teatro.
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16/4/12-USA
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[da NCSE]
Il NCSE
("Continued
boos for Tennessee's monkey law") sta seguendo il dibattito sollevato in seguito all'approvazione
recente della legge
HB0368 che protegge gli insegnanti che nelle loro classi esagerassero nel
contestare, anche oltre i limiti del necessario ragionamento scientifico, le
attuali conoscenze che permettono di affrontare, gestire e utilizzare le
conoscenze accumulate dai ricercatori nel campo dell'evoluzione e del
cambiamento climatico, ma anche dell'origine della vita e delle cellule
staminali.
Viene citato ad esempio un articolo
preoccupato del New York Times di ieri ("Pseudoscience
and Tennessee’s Classrooms"), in cui si ricorda che ancora oggi,
dopo 87 anni dal processo Scopes (del 1925, provocato da una sfida
intenzionale ad una legge che minacciava di punire i docenti che a scuola
avessero parlato di conoscenze scientifiche ormai ben consolidate, come la
teoria dell'evoluzione o l'evoluzione dell'uomo) il Tennessee è ancor oggi
all'avanguardia con le sue posizioni antiscientiche e irrazionali. Per
fortuna né il Tennessee né altre zone del paese sono oggi, come nel 1925,
ostaggio di bande di
razzisti fanatici incappucciati che intimorivano neri, ebrei ma anche
cattolici, allora soprattutto immigrati italiani.
Il Washington
Post di ieri in realtà nel suo editoriale,
svela l'obiettivo di una legge che ha "più debolezze che punti di
forza"; considera infatti che mai nessun docente di scienze rischia
alcunché, nemmeno negli USA, quando presenta in modo critico le diverse
ipotesi alternative considerate un tempo valide nonostante non fossero
verificabili in alcun modo. E' infatti la procedura didattica necessaria per
far capire il metodo con cui oggi nel mondo occidentale prevalgono le ipotesi
che oggi gli scienziati, e magari i Nobel in particolare, ritengono migliori,
in quanto più dimostrate e/o più utili, di altre precedenti meno valide o
motivate ideologicamente,. Il WP evidenzia come la legge permetta invece di
andare ben oltre la discussione neutrale delle alternative. La procedura
scelta dal Tennessee, che passa attraverso poche decine di politici, magari
ignoranti e spesso condizionabili, è certamente quella che si prospetta meno
rischiosa per i creazionisti.
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15/4/12-AUSTRALIA
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[da the
Telegraph] In occasione di un viaggio di Richard
Dawkins in Australia è stato realizzato
un dibattito con la massima autorità cattolica, il cardinale di Sydney, Gorge
Pell. Un paio di gaffes sulle qualità morali e intellettuali degli ebrei e
sui destinatari delle sofferenze causate dall’olocausto (la frase “probably
no people in history have been punished the way the Germans were” è
stata corretta solo parzialmente, in seguito ad un sollecito del moderatore) hanno richiesto precisazioni e scuse a posteriori
(“Cardinal Pell subsequently issued a statement clarifying
his comments and insisting he did not intend to offend the Jewish community.”).
Lo racconta oggi anche un articolo
del Telegraph (“Australia's most senior-ranked Catholic
says Jews 'intellectually and morally inferior’”).
Spunti e spezzoni del dibattito sono recuperabili sul CamberraTimes,
mentre il dibattico completo è disponibile qui
con qualche commento o qui su YouTube.
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15/4/12-USA
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Vista la
grande diffusione dei festival della Scienza in Italia (Genova e Roma sono i
principali, ma ce ne sono tanti altri più piccoli), non possono certo mancare
Festival della Scienza negli Stati Uniti. Così si scopre che negli USA non
sono certo iniziative tradizionali. Il prossimo è solo il "2nd USA Science & Engineering
Festival" e si terrà a Washington il 27 e 28 aprile e i
visitatori potranno ammirare "3,000 fun,
interactive exhibits, more than 100 stage shows and 33 Author Presentations".
Può quindi stupire notare che a Genova invece ce
ne sono già stati addirittura 9, e il prossimo, quello del 2012, dà già
appuntamento quindi alla decima edizione
che si terrà a Genova dal 25 ottobre al 4 novembre 2012. La parola chiave
2012 sarà Immaginazione e grande spazio verrà dato al coinvolgimento dei
paesi di tutta l'Europa. Ci sono anche alcune novità organizzative,elencate
nella pagina web..
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15/4/12-IT
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[da La
Provincia.Cremona] Non capita a tutti di invitare qualcuno a cena e di
rileggere poi, dopo più di un secolo, la discussione riportata da un libro.
Questo è virtualmente possibile per C.Darwin,uno degli scienziati importanti
la cui vita ha sempre avuto ben pochi elementi in ombra; fra taccuini, libri
e lettereue scritti da Darwin,
è ben difficile, anche se qualcuno ci prova, raccontare qualcosa che non
possa essere controllato e verificato.
Ai numerosi testi di Darwin si possono
poi spesso aggiungere anche i testi scritti da chi l'ha incontrato. come nel
caso dei partecipanti a questa cena con personaggi ben assortiti, raccontata
da Federico Focher
nel libro "Due Atei, un Prete e un
Agnostico. Pranzo a casa Darwin"
pubblicato da CentoTalleri e recensito
da M.Ferraguti il 10/5/12 su Pikaia.
Sulla cena, e sul tema piuttosto intrigante, tanto che la moglie ha aggiunto
un altro posto a tavola,un prete, hanno raccontato in giro qualcosa i due
ospiti principali, materialisti ed
anticlericali, L.Büchner
ed E.Aveling.
Un giorno speriamo possa finire il giochino
ben noto ai creazionisti USA
e turchi di
associare Darwin a Hitler, magari sorvolando sulle chiese che nel 2008 hanno
coraggiosamente chiesto
scusa per l'applicazione di massa in decine di stati USA di pratiche
eugenetiche nel paese in cui la segregazione razziale esisteva anche secoli
prima di Darwin, e in cui nel 1865 nacque il movimento decisamente razzista
del KKK, certamente
meno interessato alla scienza e alla cultura rispetto ai creazionisti. Quel
giorno spero non ci sia nessuno che cerchi ulteriori spunti nel libro che il
commensale di Darwin, L.Büchner, scrisse nel 1894, "Darwinismo e socialismo"...
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14/4/12-USA
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Decisamente intrigante il fatto messo in evidenza
in un recente articolo pubblicato da PLOS ("Antibiotic Resistance Is Prevalent in an
Isolated Cave Microbiome"); riguarda aspetti
dell'evoluzione di specie simili a quelle con
cui conviviamo quotidianamente e con cui si sono istaurati negli ultimi
secoli, ma soprattutto nell'ultimo, compressissimi meccanismi di coevoluzione
che sono fondamentali anche per garantire la nostra sopravvivenza.
Basti pensare che ognuno di noi convive con un numero di batteri che è triplo
rispetto alle cellule che si porta intorno quotidianamente. Il problema della
convivenza con questo insieme di microrganismi, per fortuna in gran parte
utili e necessari, non è certo semplice e si basa anche su delicati
equilibri.
Nell'articolo si evidenzia davvero una novità: si dimostra la presenza, in una caverna isolata da mondo
esterno negli ultimi 4 milioni di anni, di batteri resistenti oggi anche a 14
diversi tipi di antibiotici.
Da una parte è la conferma che non è solo la selezione naturale a permettere
la comparsa di forme batteriche resistenti (e questo potrebbe creare
problemi, ma solo a Darwin... o a chi non gli crede e pensa che la selezione
naturale non sia un meccanismo evolutivo) ma dall'altro ci ricorda che da
qualche parte, in ambienti mai esplorati dall'uomo, esistono certamente forme
viventi che potrebbero essere un rischio per la sopravvivenza della nostra specie.
Già sapevamo di virus estremamente letali con cui probabilmente siamo entrati
in contatto solo in quest'ultimo secolo, come Ebola
e altri filovirus giunti all'uomo tramite contatti poco protetti -
davvero non è prudente usarli come cibo, visto che siamo strettamente
imparentati con loro, con primati delle foreste africane; nello stesso tempo
potremmo sperare di poter trovare ancora, sempre in zone poco studiate, forme
viventi che potrebbero ancora fornire sostanze nuove magari utili per la
nostra sopravvivenza.
Sempre che si sia furbi e si lasci ai biologi il tempo di poter studiare la
biochimica delle migliaia di specie di esseri viventi, animali e piante, che
vivono in queste zone che stanno per essere in gran parte desertificate. Mi
riferisco ovviamente alle aree dei paesi tropicali, un tempo ricoperte
soprattutto da foreste, ed oggi destinate a colture industriali destinate ai
paesi sviluppati.
La "conquista" e la conoscenza di queste aree sarebbe probabilmente
più utile e meno costosa della "conquista" di Marte.
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13/4/12-USA
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Un recente (6/4) articolo sull'American Journal
of Human Genetics ridefinisce lo standard univerale (o meglio, per ora,
solo terrestre) per quanto riguarda la sequenza di riferimento per il DNA
mitocondriale umano. Non si userà più la Cambridge
Reference Sequence (rCRS), una
sequenza europea pubblicata nel 1981,
ma una sequenza (RSRS=
Reconstructed Sapiens Reference Sequence) che fa riferimento alla
sequenza del DNA mitocondriale neandertaliano; si tratta, come si può
intuire, di una rivoluzione copernicana; anche qui l'uomo non ha più una
posizione centrale.
L'articolo che verrà da oggi citato come
riferimento per caratterizzare i 15451 DNA mitocondriali
finora sequenziati è quindi: Doron M.
Behar, Mannis van Oven, Saharon Rosset, Mait Metspalu, Eva-Liis Loogväli,
Nuno M. Silva, Toomas Kivisild, Antonio Torroni and Richard Villems: A
“Copernican” Reassessment of the Human Mitochondrial DNA Tree from its Root.
Un altro recente lavoro che getta nuova luce su alcuni aspetti
dell'evoluzione umana in particolare nella fase della prima espansione dell'Homo
sapiens nei territori che sappiamo erano occupati da altre specie o
sottospecie, è quello pubblicato il 16/3 su Science (J. R.
Stewart, C. B. Stringer: "Human
Evolution Out of Africa: The Role of Refugia and Climate Change") Un articolo di Science racconta che
si è svolto a Portland, al congresso degli antropologi americani, l'Anthropological
Casting Call, a cui hanno partecipato più di 100 antropologi,
interessati a vedere e toccare calchi di fossili su cui non avevano mai avuto
la possibilità di mettere le mani, anche perché non ne vengono diffusi i
calchi nonostante magari siano stati scoperti anni fa, in quanto si aspetta
di concludere analisi che diventano sempre più complessi per la necessità di
inserire ogni reperto all'interno di un numero sempre maggiore di
ritrovamenti precedenti. C'erano anche calchi dei reperti di Denisova..
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13/4/12-IT
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[da Pikaia]
Il 18 aprile, terzo appuntamento con il ciclo di conferenze 'Voglia di
Evoluzione' all'Università degli Studi di Milano. Ospite Marcello
Buiatti (UNIFI) "Epigenetica: discorsi intorno a una
"nuova" scienza ". Questo termine, che nella
formulazione originaria risale già ad Aristotele, sta oggi a indicare tutte
quelle forme di ereditarietà biologica non direttamente collegate
all'espressione genica. [da Pikaia]
Le Scienze, aprile 2012; Evoluzione umana
ed evo-devo tra gli argomenti dell'ultimo numero di Le Scienze, da alcuni
giorni in edicola
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11/4/12-USA
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Ogni tanto qualcuno prova a discutere l'utilità di
costosi convegni ("Are Medical
Conferences Useful? And for
Whom?"); non si nega l'importanza di iniziative che
permettono di incontrare contemporaneamente molti colleghi con cui magari si
collabora e o si collaborerà, o di diffondere presso i colleghi, discutendone
insieme, i risultati delle proprie ricerche, ma si può dubitare che sia utile
permettere di pubblicizzare in questo modo anche risultati di ricerche non
ancora adeguatamente verificate nemmeno con i criteri minimi utilizzati per
certificare le pubblicazioni scientifiche degne di considerazione.
Per non parlare del grave rischio di illudere che un DVD o magari un video su
You Tube di una persona che racconta qualcosa al microfono di un convegno
possa far credere che dica qualcosa di interessante o utile anche se non è
competente o se racconta solo le sue opinioni e i suoi dubbi da inesperto.
Sul blog dell'antropologo J.Hawks,
che sta partecipando in questi giorni all'81' convegno dell'AAPA (American Association of Physical
Anthropologists, i bioantropologi statunitensi) di Portland, si presenta
("A plenary of plenty") un'interessante
iniziativa, utile sia per la ricerca che per la didattica, che approfitta
proprio della presenza contemporanea di migliaia di colleghi. [Chi volesse
sapere di che cosa si occupano, qui trova il programma
del congresso].
Come sicuramente avrà capito chi ha visitato la mostra di Roma
sull'evoluzione umana (“Homo
sapiens”), non è facile capire l'evoluzione biologica e in
particolare l'evoluzione umana senza avere la possibilità di toccare o almeno
guardare le ricostruzioni tridimensionali che permettano di capire come sia
cambiata negli ultimi milioni di anni la struttura fisica delle specie che ci
hanno preceduto. E' quindi assolutamente necessario vedere immagini, ma è
certo molto meglio poter disporre di oggetti tridimensionali, gli unici che
possano permetterci di immaginare come apparissero i nostri antenati.
Immagino che la visione dei calchi di ominidi alla mostra di Roma abbia
finalmente permesso di capire anche concetti che sappiamo essere spesso
errati o distorti anche nella testa di molti che credono di aver capito tutto
dell'evoluzione e si dilettano ad insegnarla approfittando del fatto che le
parole circolano oggi senza problemi, senza controlli e magari anche senza
costi grazie ad internet.
Sicuramente i visitatori della mostra avranno notato come siano oggi sempre
più numerosi i fossili che descrivono la nostra storia evolutiva (e se ne
scoprono di nuovi quasi ogni anno); non deve quindi essere difficile capire
che ci siano grossi problemi nella diffusione di materiale informativo ANCHE
all'interno della comunità mondiale degli antropologi, spesso costretti anche
loro a studiare immagini bidimensionali la cui capacità descrittiva è
decisamente limitata, non permettendo di analizzare in modo adeguato reperti
fossili che spesso poi oggi rimangono per lunghi anni privi di pubblicazioni
con analisi e confronti dettagliati.
Questo era un problema che era ben noto da anni ma che non si riusciva a
risolvere, non solo con gravi danni per la diffusione delle conoscenze fra
gli esperti e fra i meno esperti, ma purtroppo con enormi vantaggi per chi
non aveva difficoltà ad approfittare dell'ignoranza del pubblico per
continuare a diffondere rappresentazioni errate del processo evolutivo.
Nel blog di J.Hawks si spiega appunto cosa si stia facendo in
questi giorni per utilizzare il convegno di Portland anche come
un'occasione di aggiornamento culturale per i partecipanti, approfittando
della presenza contemporanea sia di antropologi attuali che di copie
tridimensionali di molti reperti fossili di ominini.
E' auspicabile che dal 9 aprile, almeno fra i visitatori della mostra, non ci
sia più nessuno che creda ancora che l'aumento della dimensione dell'encefalo
sia il primo cambiamento nell'evoluzione verso l'uomo; è lo stesso errore che
facevano ancora anche gli esperti al tempo dello scherzo dell'uomo di
Piltdown, ai primi del '900. Purtroppo pochi conoscono il significato delle impronte di Laetoli,
attribuite all'Australopithecus
afarensis, un bipede di 3,6 milioni di anni fa, che di
cervello ne aveva davvero ancora
poco.
PS: la mostra riaprirà a Trento il 21 settembre 2012. I romani invece
sono fortunati: di evoluzione umana si parla anche al museo Pigorini,
dove è disponibile anche una gran quantità di copie
tridimensionali di crani di ominini fossili.
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11/4/12-IT
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Anche Repubblica riporta oggi ("Clima,
la scoperta degli scettici del riscaldamento globale") la notizia
della scoperta pubblicata da Nature
il 5/4. La notizia è accompagnata dal sostegno di R.Muller un fisico che
sembra essersi convinto solo da un anno che le preoccupazioni per il futuro
del pianeta sono ragionevoli e giustificate, per cui l'hanno convinto; come
sta avvenendo, dice, con gli americani, che ormai al 62% crederebbero che è
iniziato un processo di riscaldamento della superficie terrestre; di questo
62% un sondaggio
del dicembre 2011 ha verificato che ben l'85% attribuisce un contributo
importante alle attività umane. Ovviamente anche la scoperta di Jeremy D.
Shakun, deve trovare ulteriori conferme da ulteriori ricerche sperimentali,
com'è normale in campo scientifico, dove i sondaggi dovrebbero essere
utilizzati solo per valutare le opinioni e non i fatti. Sulla Stampa
invece si parla di scimmie, o meglio di un confronto sperimentale fra un
gruppo di bambini e un gruppo di scimpanzé e di cebi nel risolvere problemi
complessi, che richiedevano anche collaborazione e scambio di informazioni
("Perché
la terra è nostra e non degli scimpanzé"). ll gruppo di ricerca
era quello del "center of
social learning and cognitive evolution" di St.Andrews (Scozia),
diretto da Kevin Laland. Ovviamente sappiamo che la terra è destinata a
durare ancora milioni o miliardi di anni, per cui occorrerà mantenersi
costantemente vigili e collaborativi,
soprattutto migliorando la capacità di identificare rapidamente le
persone più oneste e competenti che ci circondano... solo così la terra
continuerà ad essere ancora "cosa nostra"
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10/4/12-USA
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[da NCSE]
Nonostante le numerose petizioni (una anche da parte di un creazionista!) che sul suo tavolo
si sono affiancate alla legge da firmare, il governatore del Tennessee
non ha respinto la proposta di legge che prevedeva la possibilità per gli
insegnanti di insegnare anche le ipotesi alternative, non dimostrate e magari
pure non dimostrabili, alla teoria dell'evoluzione nella versione attuale. Il
governatore infatti ha lasciato scadere i termini per repingere la legge ma
ha pure preferito non
aggiungere la sua firma a questa legge, che comunque è entrata in vigore
lo stesso. La direttrice del NCSE, Eugenie Scott ha ricordato che. Possiamo
sperare cbe la legge rimanga in vigore molto meno tempo del Butler Act che
diede origine al processo
Scope del 1925. Quella legge infatti, pur inutilizzata, finì nel cestino
solo nel 1967.
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6/4/12-USA
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[da NCSE] Forse
pochi in Italia conoscono il progetto
Steve, visto che nessuno in Italia ha mai provato a far apparire più
numerosi ed autorevoli gli esperti antievoluzionisti o creazionisti che per
motivi ideologici cercano di ostacolare la diffusione della teoria
dell'evoluzione prima che se ne sviluppi una migliore di quella attuale.
Negli USA invece gli antievoluzionisti sono riusciti a mettere insieme
qualche centinaia di laureati (fra 700 e 800, ma la lista "Scientists
who dissent from Darwinism", non è più numerata...) disposti a
firmare un documento che raccoglieva la loro confessione di non essere per
niente convinti della teoria dell'evoluzione.
Il problema era proprio che la maggior parte delle persone che avevano
firmato quest'appello aveva molto probabilmente dei seri problemi a capire i
concetti e i termini necessari per capire la teoria dell'evoluzione. E questa
incompetenza della maggior parte dei firmatari (molti erano medici o
ingegneri) è svelata in un
video che ha indagato meglio sul numero di non esperti fra i 700 che non
erano convinti di uno dei risultati più importanti dell'evoluzione culturale
umana degli ultimi secoli.
La bella notizia è che il PROJECT STEVE è
arrivato a raccogliere ben 1200 nomi di laureati in materie biologiche ma non
solo; sono caratterizzati dal fatto dichiamarsi tutti Steven (come Steven
J.Gould). E' evidente il peso proporzionalmente incomparabilmente maggiore di
1200 esperti aventi un unico nome proprio ...
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5/4/12-UK
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Su Nature viene pubblicato un articolo che
certo sembra fornire un forte sostegno all'ipotesi che sia l'aumento della
CO2 a precedere
(fra -18k e -10k anni fa) l'aumento di temperatura ("Global
warming preceded by increasing carbon dioxide concentrations during the last
deglaciation"); è un dubbio oggi più angosciante rispetto a quello,
ormai risolto grazie alla teoria dell'evoluzione, dell'uovo e della gallina.
Rimane da attendere che altri propongano spiegazioni migliori rispetto a
quelle proposte, non senza una certa preoccupazione vista la vicinanza al
mare, da Jeremy D. Shakun di Harvard.
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5/4/12-IT
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[dal Corriere]
Una distesa disseminata di centinaia di pietre bifacciali scheggiate dai
primi uomini - amigdale acheuleane - risalenti ad un milione di anni fa. È la
scoperta effettuata in Eritrea da una missione internazionale a guida
italiana (prof.Coppa di Roma) nel sito di Mulhuli-Amo, in Dancalia. Oltre
alle amigdale, la spedizione ha rinvenuto alcuni frammenti di ossa
craniche e un
dente. Davvero impressionanti le foto della centinaia
di amigdale che sono state trovate, il prodotto del lavoro dei nostri
antenati di un milione di anni fa.
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3/4/12-USA
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[da NCSE]
Sono stati da poco pubblicati negli USA i risultati di un sondaggio (Attitudes
Toward Science Education: Key Findings From A National Survey)
che ha cercato di valutare sia la qualità della formazione scientifica che
l'importanza che ad essa si attribuisce per garantire il mantenimento della
buona posizione del paese nel mondo. Il 97% degli intervistati riteneva che
fosse molto importante il continuo miglioramento della qualità della
formazione scientifica, soprattutto perché si riconosceva che la qualità
fosse attualmente insufficiente: "Science
teachers have long understood the value to students of a high-quality science
education and it's encouraging to see that voters also understand the value
of a robust science education—for students as well as for our nation's
ability to compete. This is exactly why 26 states have come together to develop Next
Generation Science Standards". [da LeScienze] ci ricorda che una delle date più
importanti dell’evoluzione umana che vorremmo conoscere con più precisione,
quella della scoperta del fuoco, purtroppo ci sfugge e difficilmente
riusciremo a definirla con precisione. La data, circa un milione di anni,
proposta da quest'articolo retrodaterebbe di circa 300.000 la data
precedentemente proposta per il primo fuoco controllato.
Il problema è che ci sono diversi aspetti da considerare:
- non è facile riconoscere con certezza il sito in cui un fuoco è stato
acceso per breve tempo.
- è abbastanza facile
accendere un fuoco
- la capacità di accendere e controllare un fuoco fornisce un enorme
vantaggio adattativo; in particolare permette di colonizzare ambienti sempre
più lontani dall’equatore, di espandersi quindi in zone in cui la temperatura
cambia durante l’anno
- il fuoco sarebbe stato quindi utilissimo se non indispensabile per la
colonizzazione delle aree del Caucaso, che noi sappiamo colonizzate dall’H.ergaster
circa 1.800.000 anni fa (Dmanisi;
latitudine simile a quella di Foggia)
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3/4/12-IT
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In questi giorni molti quotidiani citano i
risultati, in parte inattesi, di un’indagine svolta in 4 regioni dalla Fondazione
Agnelli, che intendeva verificare la diversa efficacia delle scuole
superiori nel preparare studenti che dessero buona prova di sé nel superare -
bene e rapidamente (si sono valutati infatti sia i risultati sia la velocità
dimostrata nell’ottenerli) - le difficoltà del primo anno dell’università.
Sia in Piemonte
che in Lombardia
si è notato che risultati molto buoni sono arrivati da studenti di scuole
della provincia più che dai capoluoghi (a Milano città per esempio sono poche
le scuole con i risultati migliori della Lombardia). Sono stati molto buoni
anche i risultati ottenuti dagli studenti usciti dagli istituti tecnici.
Interessante il fatto che i risultati migliori in Lombardia vengano da un
istituto tecnico per geometri parificato di Desio, anche se viene fatto
notare che l’istituto è stato poi chiuso per mancanza di studenti, diventati
sempre meno negli ultimi anni. Se questa situazione molto particolare (e
economicamente insostenibile) spiega l’ottimo risultato di questa scuola,
complessivamente gli istituti parificati non stanno nella parte alta della
classifica sia in Lombardia
che in Piemonte.
Nei prossimi giorni nel sito della Fondazione
compariranno le
altre graduatorie.
Una recente pubblicazione della Fondazione Agnelli (“I
nuovi laureati”, 24/1/12) illustra gli effetti della riforma del 3+2
sui livelli di scolarità universitaria della popolazione italiana.
L’aspetto che risulta sempre preoccupante è che non si riesce ancora a
superare l’enorme gap per la percentuale di laureati nella popolazione
adulta, sia rispetto ai paesi con cui oggi l’Italia è oggi in competizione
che rispetto alle competizioni future, quando si vedrà soprattutto il
confronto fra i lavoratori italiani e quelli di paesi emergenti proprio
perchè danno più importanza alla scienza e alla cultura.
Un’altra
indagine della Fondazione Agnelli illustra la possibilità di occupazione
dei nuovi laureati.
Visti i risultati delle indagini della Fondazione Agnelli, è davvero strano
che un’associazione di genitori di scuole cattoliche scommetta e investa
forse anche soldi su chi ("EVOLUZIONE:
I FATTI E LE TEORIE Per
una biologia libera da ideologie, anche a scuola")
propone di abbassare ulteriormente la qualità dell’insegnamento proposto
dalle scuole superiori parificate, forse illudendosi che una situazione
irrazionale come quella che qualcuno cerca di proporre negli USA,
testimoniata dalla dichiarazione
generale sulla creazione, davvero un ottimo esempio di quella biologia
prigioniera delle ideologie che si illuderebbero di evitare.
Anche una recente indagine del ministero dell'istruzione, pubblicata ieri nel
sito, evidenzia come siano altri e ben più seri i problemi di cui l’Agesc
dovrebbe preoccuparsi (“Le
private? Sono dieci anni indietro. Gap tecnologico delle scuole paritarie”).
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2/4/12-IT
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[da Pikaia]
Il Centre for Research in the Arts, Social
Sciences and Humanities di Cambridge organizza dal 19 al 20 aprile il
congresso "Darwin and Human Nature" per
approfondire la definizione di essere umano, dalla seconda metà
dell'Ottocento a oggi, come risultato di una serie di categorie tra loro
intersecate: umano/animale, civilizzato/selvaggio, donna/uomo, mente/macchina,
natura/cultura. Il congresso ospiterà alcuni dei maggiori studiosi in questo
campo, esaminando il modo in cui diverse discipline hanno costruito e
criticato questi confini, riflettendo sull'eredità attuale della visione
darwiniana dell'uomo.
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1/4/12-USA
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Dovrebbe essere disponibile sul sito di Current
Anthropology un intero volume
(340 pagine, ottobre 2011) su “The
Origins of Agriculture: New Data, New Ideas”; sono
gli atti di un Wenner-Gren
Symposium curato da Leslie Ayello. Dovrebbe essere
accessibile anche il più recente volume (2012), anche questo prodotto
di un Wenner-Gren Symposium, The Biological Anthropology
of Living Human Populations: World Histories, National Styles, and
International Networks; qui ci sono molti articoli sulla storia
dell’Antropologia biologica nel 20’ secolo in vari paesi del mondo
(SudAfrica, USA, Francia, Germania, Giappone, Norvegia, UK). Convegni precedenti disponibili sono quelli
del 2011 (“Corporate Lives: New Perspectives
on the Social Life of the Corporate Form: Edited by Damani J. Partridge,
Marina Welker, and Rebecca Hardin”), del 2010 (“Engaged Anthropology: Diversity and Dilemmas”) e del 2009 (“Working Memory: Beyond Language and Symbolism”). Decisamente per un po’ c’è da
leggere qualcosa di interessante.
Molto vecchi sono invece i fascicoli speciali del 2004 (“Special Issue
Agricultural Origins and Dispersal into Europe”), del 2003 (“Multiple
Methodologies in Anthropological Research”) e del 2002 (“Repertoires of
Timekeeping in Anthropology,”)
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31/3/12-IT
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[da Pikaia]
Martedì 3 aprile alle 17.45, al Museo di Storia Naturale di Milano
si parla di neuroni specchio con Vittorio Gallese e Edoardo
Boncinelli (“IO, NOI, IL MONDO...UNA SEPARAZIONE DA RICOMPORRE? La
scoperta dei neuroni specchio e le nuove prospettive di ricerca”). Locandina.
[da GravitàZero]
Si è concluso oggi a Rovereto
(Trento) nella Sala Conferenze del MART un convegno organizzato dalla Rete di Scuole Passaggi e
dalla Società Italiana per le Scienze Umane e
Sociali:
IL
LICEO DELLE SCIENZE UMANE: UN NUOVO DIALOGO TRA UMANISTI E SCIENZIATI - SAPERI E
LINGUAGGI NELLE PRATICHE EDUCATIVE
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30/3/12-USA
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[da NCSE]
Per fortuna in Italia, anche grazie alle posizioni e alla struttura
gerarchica della chiesa cattolica la situazione delle polemiche
antievoluzioniste è decisamente migliore rispetto agli USA, anche se non
manca l’iniziativa anarchica di qualcuno che chiede il rispetto di coerenze
anche ad idee ormai ritenute irrazionali, probabilmente rimpiangendo i tempi
(2002) in cui gli ultimi papi ricevevano
ancora in Vaticano i creazionisti biblici del Kolbe Center riuniti
a Roma in convegno. [Nel 2008/09 hanno fatto ben 3 ridicoli convegni, ma
i tempi erano cambiati nessuno ha pensato fosse utile riceverli].
Dopo l'approvazione definitiva nel Tennessee della cosiddetta "monkey
bill" che garantisce una certa “copertura” agli insegnanti delle
scuole pubbliche che volessero mettere in dubbio l'evoluzione o addirittura
la teoria dell'evoluzione che la garantisce come fatto grazie alla
spiegazione scientifica, è iniziata una mobilitazione con l’invio di lettere
ai quotidiani per convincere il governatore a non firmare la legge. [da NCSE]
Un fisico amico e collaboratore di biologi impegnati nella difesa della
teoria dell'evoluzione, Lawrence Krauss, ha ricevuto un prestigioso
premio (il National Science Board's 2012 Public Service Award) per la
sua attività in difesa della cultura scientifica, Krauss aveva già ricevuto
dall'NCSE il premio "Amico di Darwin". Qui alcuni suoi video
in inglese-
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30/3/12-IT
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[da Oggiscienza]
Nell’Aula Magna del Museo
di Storia Naturale di Milano si terrà la conferenza di chiusura della
mostra I
viaggi di Luca Cavalli Sforza – Ancora una volta ero io il curioso, organizzata
da Codice. Idee per la cultura e
promossa dal Comune di Milano, dal Polo Musei Scientifici e dal Museo
Civico di Storia Naturale di Milano, con il contributo della Fondazione
Garrone e della Fondazione Bracco. La mostra è stata organizzata in
occasione del novantesimo compleanno di Luca Cavalli-Sforza e la conferenza
conclusiva sarà l’occasione per presentare LANGELIN
(LANguage-GEne_LINeages), un nuovo progetto di ricerca che cerca di
aggiungere qualche tassello al grande albero delle lingue e dei geni delle
popolazioni umane, partendo proprio dalle ricerche di Cavalli-Sforza.
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29/3/12-IT
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[da Oggiscienza]
Anche un post di S.Coyaud sull’incredibile happy hour a Verona,
organizzato per far notare che in Italia da quest’anno non sono solo
sociologi o ingegneri avventisti o
storici del cristianesimo a travestirsi da improbabili esperti per diffondere
nel nostro paese le traduzioni delle critiche dei creazionisti USA alla
biologia moderna, confermata da 150 anni di lavoro e di ricerca.
Non stupisce quindi che i genitori delle scuole cattoliche siano stati ben
contenti di poter garantire un salto di qualità (evitando gli errori
clamorosi che resero sospette o inaccettabili le
iniziative della concorrenza, come nel caso dell’argilla
che si trasformava in carbone o le improbabili
datazioni proposte dai creazionisti biblici); incaricare di questa incombenza proprio due biologi che ogni
mattino insegnano nelle scuole anche la moderna biologia è certo una
soluzione che dà maggiori garanzie di competenza, se non anche di serietà.
Uno di essi fino ad un anno fa si dilettava, anche dopo il lavoro, a
divulgare le basi della teoria dell’evoluzione; qui un esempio della sua competenza nel
far capire la selezione naturale, da
lui dimostrata, come avviene su ogni testo scolastico serio, anche con uno
dei tanti noti esempi di melanismo industriale, che oggi pochi contestano.
Probabilmente la sua attività di divulgazione non aveva suscitato il successo
sperato nel suo ambiente culturale, visto che è stato indotto a chiudere
improvvisamente un intero sito web da lui dedicato all’insegnamento
“cattolico” delle scienze (chimica, fisica e biologia), mai più riaperto
nonostante le promesse. Probabilmente la nomina, avvenuta da pochi mesi, di
W.Arber, un biologo molecolare, neodarwinista e premio Nobel, a presidente
dell’Accademia Pontificia delle Scienze, ha reso superfluo il fatto che nel
mondo cattolico si gestissero iniziative affidate a esperti probabilmente
meno prestigiosi e qualificati.
Era probabilmente inutile presentare in una pagina web interpretazioni,
magari imprecise, degli esperimenti di R.Lenski
che dimostrano l’evoluzione biologica, quando poteva certo farlo meglio Werner
Arber, che proprio con R.Lenski aveva coltivato migliaia di generazioni
di batteri.
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28/3/12-IT
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Nel blog Apocalisse laica si può trovare un
post (“Elezioni
Usa, è battaglia tra scienza e fede”) su un aspetto probabilmente non
secondario nella sfida elettorale in atto negli USA: il coinvolgimento anche
di Darwin e della conseguente teoria dell’evoluzione fra i temi in
discussione. Questo soprattutto per la presenza di un candidato che da anni
si sapeva interessato a trascinare nel dibattito politico anche queste
tematiche che con la politica (e con la religione) proprio non hanno
affinità. L’articolo è seguito da un’intervista a Telmo Pievani che inquadra
l’abitudine USA a mescolare scienza, politica e religione, probabilmente
approfittando dell’assenza di una struttura gerarchica che (almeno
teoricamente, visto quel che avviene in Italia in questo periodo) dovrebbe
dare indicazioni precise almeno ai fedeli che vogliono apparire più fedeli.
Alla fine c’è anche l’intervista ad un giornalista sui temi più
politici. [da Pikaia]
Il 3 aprile, a Bari si terrà l'interessante convegno "L'altro lato
del lungo ragionamento di Darwin: variazione, ereditarietà e origine delle
specie". Queste le relazioni:
- Alessandro Volpone, Variazione ed ereditarietà in Darwin
- Giorgio Bernardi, L'evoluzione nell'epoca della genomica
- Mariano Rocchi, Una variabilità imprevedibile
- Mario De Tullio, Trasferimento genetico orizzontale nelle piante:
dall'endosimbiosi agli innesti Al Salone del Restauro di Ferrara
(28-30 marzo 2012) presso il padiglione 5 (Teknehub) viene presentato
un percorso museale innovativo e realizzato con l’impiego di tecnologie
digitali avanzate per la rappresentazione di materiale antropologico in 3D e
di realtà aumentata. Questa mostra interattiva sulla necropoli di Spina è
intitolata “Spina: le ossa raccontano…”. Qui
alcuni dei video. Visto l’attivismo di chi alimenta le paure verso alcuni
aspetti della realtà che da qualche secolo sono indagati con grande successo
dalla scienza più che dalle diverse “teologie”, per rimanere nel contesto
italiano può essere magari utile verificare alcune dichiarazioni di biologi
evoluzionisti, a cui il Vaticano ha attribuito negli ultimi anni ruoli
rilevanti (e a cui si aggiungono i biologi evoluzionisti oggi inseriti nella
PAS). Soprattutto allo scopo di verificare se le opinioni che hanno favorito
il loro successo presso il Vaticano si avvicinano a quelle dei partecipanti
alla tavola rotonda di Verona o a quelle di W.Arber, da un anno nominato dal
papa presidente della PAS ...
Una prima consulenza è stata quella chiesta dal papa quando nel 2006
organizzò a Castelgandolfo un seminario su "Schöpfung und
Evolution", creazione ed evoluzione, organizzato con i suoi allievi. In
questo articolo (“Il professor
Ratzinger rivà a scuola. Un anno fa l’islam, quest’anno Darwin”) il
vaticanista Sandro Magister ha presentato questo famoso Schülerkreis, mentre un articolo di J.Allen su NCR dell’11/8/06
(“The
pope's Schülerkreis takes on 'Creation and Evolution”) presenta i partecipanti alla riunione. Come
si può verificare, un ruolo importante era stato attribuito al
card.Schönborn, che d’altronde già si era esposto sul problema nel 2005 con
un’iniziativa abbastanza insolita: un editoriale sul New York Times del
5/7/05 (“Scoprire
un disegno nella natura”) con cui appoggiò l’Intelligent Design USA;
anche se nessuno si accorse dello stravolgimento di una frase citata di GP2
(confuse addirittura “evoluzione” con “teoria dell’evoluzione”), raccolse
però soprattutto critiche, come quella dell’antropologo e sacerdote
F.Facchini, sull’Osservatore Romano
del 16/1/06, e quella preoccupatissima e ben motivata di un biologo
dell’università cattolica USA di Notre Dame con un intervento nel sito dell’università
(Gary Belovsky: Darwinism and Catholicism should be
compatible).
Il consulente esperto di evoluzione che partecipò allo Schülerkreis
su “Evoluzione e Creazione” fu Peter
Schuster, un biologo molecolare, presidente dell’Accademia delle
Scienze austriaca, già conosciuto dal card. Schönborn. Un’intervista
interessante a P.Schuster, realizzata dal vaticanista John Allen
il 17/8/06 sul NCR, quotidiano cattolico USA, ci permette indirettamente di
conoscere quale fosse il profilo indicato dal papa per l’esperto da invitare
(“a
scientist who in no way can be suspected of being a creationist”) ma anche quali fossero
le sue opinioni sul tema dell’incontro (“Biology by no means disproves the idea of a
Creator. The point is that we don’t need a
Creator to explain what we see. Darwin showed how natural development can
lead to new species. Today we understand this much better, and there’s no
evidence that can’t be explained within this general framework”).
Il cardinale gli chiese inoltre di fare a Castelgandolfo “more or less the
same talk I gave at Traunkirchner”. Le diapositive del seminario citato (Evolution and Design) è tuttora disponibile in rete, per
cui possiamo vederlo anche noi. Immagino che non si possa che rimanere
ammirati di fronte alle immagini che illustrano alcuni processi biologici (ad
esempio una sui diversi modi “inventati” dalla natura per fare un occhio) ma
è possibile anche che qualcuno possa rimanere turbato dalle numerose
citazioni dei lavori di Lenski e dei lavori in collaborazione fra Lenski e
W.Arber (come “Genomic
evolution during a 10,000-generation experiment with bacteria”, su PNAS). Se ho capito bene a Verona si
dovrebbe continuare a criticare questo esperimento ….
Stupisce che non abbiano invitato uno degli autori di una ricerca che
aborrono (insieme ai creazionisti biblici USA, non possono non
saperlo), il presidente dell’Accademia Pontificia delle Scienze, il Nobel
Werner Arber. Avrebbe potuto cercare di far capire se è contento che i suoi
batteri siano rimasti batteri e quindi “non evolvono”, e spiegare ai
curiosi se ha mai incontrato una “mutazione che aumenta l’informazione”
(e cosa capisce da questa domanda, certo ambigua se si sta parlando di
mutazioni e magari si vogliono escludere le duplicazioni)!
Un secondo gruppo di consulenze furono quelle necessarie per organizzare i
due convegni vaticani sull’evoluzione, il primo nel 2008 (“SCIENTIFIC
INSIGHTS INTO THE EVOLUTION OF THE UNIVERSE AND OF LIFE”, fu
organizzato direttamente dalla PAS e uno dei responsabili fu W.Arber, il
biologo evoluzionista premio Nobel nominato presidente della PAS nel 2011).
Il secondo («EVOLUZIONE
BIOLOGICA. Fatti e Teorie») fu organizzato invece nel
marzo 2009 da mons.Ravasi, che si avvalse per l’organizzazione di biologi
evoluzionisti italiani (furono consultati Minelli, Forestiero e Galleni); in
ambito cattolico si ricorse anche alla collaborazione dei biologi
dell’Università USA di Notre Dame, che già nel 2005 avevano criticato
(Gary Belovsky: Darwinism and Catholicism should be
compatible) l’intervento del card. Schönborn in favore
dell’Intelligent Design. E’ molto interessante verificare il motivo
principale della critica, che fa riferimento a una realtà oggettiva e seria
che sembra gli integralisti proprio non vogliono vedere: una visione
aggiornata della biologia serve a qualcosa, per chi vive nel mondo attuale: “If Cardinal Schönborn’s perspective became doctrine, no
Catholic university could maintain a reputable biology or science program,
because the vast majority of scientists acknowledge that overwhelming
evidence supports Neo-Darwinian evolution—Notre Dame could no longer stand with
Harvard, Stanford and other world-class institutions of learning... However, to search for all
answers to our existence using faith alone is an abdication of human
intelligence … While
freedom of academic inquiry requires defense of Cardinal Schönborn’s and
others’ rights to question evolution, the depth of their misunderstanding of
modern evolutionary science must be illustrated.”).
Queste critiche del 2005 furono evidentementemente recepite da
N.Cabibbo e da mons.Ravasi, tanto che creazionisti e sostenitori dell’ID
semplicemente NON sono stati invitati ai due convegni vaticani (“Rome meeting snubs intelligent design,
creationism”, “Intelligent
Design Theory Shut Out of Vatican Evolution Conference”), proprio perchè ambedue gli organizzatori intendevano
realizzare convegni “intellettualmente rigorosi”, e gli stessi
principali finanziatori, la Templeton
Foundation, non
amavano proprio i creazionisti biblici ma nemmeno i neocreazionisti
dell’ID (“The John Templeton Foundation does not
support research or programs that deny large areas of well-documented
scientific knowledge. In addition, we do not support political agendas such as movements to
determine (one way or the other) what qualified educators should or should
not teach in public schools..)
Nel primo convegno un creazionista turco invadente venne allontanato da
Futuyma e Ayala, mentre un noto creazionista biblico (M.Giertych) riuscì a
infiltrarsi con l’inganno e a raccontare chi
lo aiutò a infiltrarsi e quello che vide e fece.
Come è noto, i creazionisti USA del Kolbe
Center for the study of Creation però trovarono la possibilità di
organizzare sotto le mura del Vaticano ben tre convegni di creazionisti della
terra giovane, di cui uno quello organizzato addirittura al CNR
e a cui partecipò anche uno dei collaboratori di mons.Ravasi.
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27/3/12-USA
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[da NCSE]
Intervento della presidente del NCSE, l'antropologa Eugenie Scott
sull'approvazione nel Tennessee della monkey bill che aprirebbe la strada
all'insegnamento del creazionismo nelle scuole pubbliche USA.
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26/3/12-IT
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[da Pikaia]
Si riportano i risultati di una ricerca scientifica svolta su un gruppo di
scimpanzè della Guinea allo scopo di evidenziare la relazione fra lo
sganciamento parziale dell'arto superiore dalla locomozione e il trasporto
del cibo. Sono state valutate condizioni diverse per quanto riguarda
l'abbondanza e il tipo di risorse alimentari disponibili. Un ruolo centrale
in questa modificazione del diverso ruolo dei 4 arti nella prima fase
dell’evoluzione verso gli omini bipedi, avvenuto in vari milioni di anni
anche in relazione a cambiamenti climatici e ambientali imponenti avvenuti in
Africa orientale, l'hanno avuto certamente le caratteristiche anatomiche
iniziali (la brachiazione, specifica dei primati arboricoli africani di
grandi dimensioni) e i cambiamenti geologici e poi ambientali iniziati circa
8/10 milioni di anni fa con la lenta formazione della valle del Rift.
Anche in questo caso che ci riguarda direttamente è evidente che non bisogna
considerare solo la biologia e la genetica ma anche come siano determinanti
le condizioni iniziali, che a loro volta sono la conseguenza di adattamenti,
di cambiamenti ambientali, e di eventi su cui poi agisce la selezione
naturale. Poco altro da dire sulla
tavola rotonda organizzata il 29/3, dopo merenda, a Verona. Nel blog di
E.Pennetta qualcuno è intervenuto suggerendo, come se l'iniziativa fosse poco
seria, elenchi di prove dell’evoluzione da contestare a decine e a parole
(tanto si sa c'è chi ritiene che criticare senza proporre alternative sia un
diritto e sia sufficiente; magari crede che sia pure scienza; basta
crederci).
Può essere utile far sapere che non è realistico illudersi oggi di arrivare
primi e da soli; quelli proposti agli organizzatori sono infatti quasi sempre
gli stessi temi da tempo utilizzati dai creazionisti USA; per chi non volesse
arrivare impreparato alla tavola rotonda di Verona e volesse farsi notare
dalle 19 in poi con domande originali (i posti a sedere sono tantissimi e non
sarà facile), serve un po’ di inglese: qui nel sito Talk Origins c’è
da anni An Index to
Creationist Claims. Attenzione però che l’archivio delle risposte ai
creazionisti fa riferimento principalmente se non esclusivamente ai creazionisti
biblici (Young Earth Creationists; qui ci sono
comunque alcuni esempi dei loro dubbi, che riciclano anche come critiche).
Sarebbe meglio quindi verificare preventivamente quali dubbi importare in
Italia se non ci si vuole fare identificare come YEC. Comunque sarebbe
sufficiente imparare la prima parte di ogni critica, saltando la risposta
corretta.
In alternativa, soprattutto se non interessa sapere che c'è una soluzione
razionale, si può andare direttamente a studiarsi un elenco più ampio nel Creation WIKI.
Qui però bisogna stare attenti, in quanto sono considerati i diversi tipi di
creazionismo, per cui si rischia di scoprire che vengono dai creazionisti USA
molte delle critiche che escono anche da ambiti religiosi in Italia che si
offendono se vengono indicati come creazionisti.
Ovviamente non bisogna stupirsi di trovare qui idee che fanno capire il
grande successo dei creazionisti in alcuni ambienti, e della difficoltà di
riuscire a distinguersi come Homo sapiens non creazionista; il problema
imbarazzante d’altronde viene confermato anche da questa dichiarazione
generale sulla creazione, che ha trovato d’accordo (è stata infatti
approvata all’unanimità!) tutte le religioni USA, compresa quella cattolica;
fra le firme si nota quella di W.Dembski, uno dei responsabili della
diffusione dell'Intelligent Design negli USA.
Il documento conferma anche che non ci possono essere, e non ci sono,
discussioni fra chi, anche in Italia, crede ad una terra vecchia di miliardi
di anni e chi crede invece ad una terra di poche migliaia di anni. Sono
considerati dettagli. Furono quindi memorabili due
serate successive organizzate dalla stessa persona; una serata a Milano e
la successiva a Roma, ognuna con un creazionista avente una diversa religione
e anche una diversa cronologia della terra! Situazioni imbarazzanti che
ovviamente giustificano ampiamente che chi non è creazionista o
neocreazionista (e quindi ritiene che i fatti, ma soprattutto la ragione,
siano più importanti della fede) ha sicuramente qualcosa di meglio da
fare.
Per chi sapesse solo l'italiano, qui si possono trovare domande su Crombette (un
antidarwinista citato anche nel blog di E.Pennetta); sarebbe meglio evitare
invece domande sull'antidarwinista don
Bortoluzzi; anche gli evoluzionisti antidarwinisti si innervosiscono
sulla sua ipotesi evolutiva; d'altronde è comprensibile che non faccia
piacere avere a fianco antidarwinisti che raccontano queste sciocchezze
sulla biologia, sull'evoluzione ma fantasticano anche sul rapporto fra
bruttezza umana e peccato originale.
Documenti ufficiali recenti in italiano in favore della teoria
dell’evoluzione sono quelli elaborati nel 2009 dall’Accademia
dei Lincei e da numerose società scientifiche, come quello recuperabile
nel sito della SIBE (Evoluzione,
scienza, società). Un volume gratuito in inglese su "Science and Creationism"
lo si può trovare nel sito della NAP.
E’ comprensibile che in molti ambienti religiosi di fronte a questi documenti
scatti comunque un po’ di quella paura dettata dall’ignoranza che papa GP2
ben conosceva e di cui si preoccupava nel documento (la Lettera a P.G.Coyne)
del 1988
(il 20° anniversario è passato inutilmente e ormai si sta avvicinando il 25°)
che però non ha suscitato alcuna riflessione.
Sembra che E.Pennetta non abbia ancora inviato al premio Nobel W.Arber,
presidente della PAS, la traduzione in inglese né della domanda
già sottoposta a R.Dawkins da alcuni creazionisti, ne’ alcune critiche
personali poste ad un suo articolo ritenuto un po’ troppo antidarwinista: “sarebbe a questo punto molto interessante poter
rivolgere anche a Werner Arber la stessa
domanda alla quale Richard Dawkins (vedi CS: Richard Dawkins non sa indicare un solo caso di
evoluzione…) non ha saputo dare una risposta: “Ci può fare un esempio di una mutazione genetica
o di un processo evolutivo in cui si possa vedere un incremento di
informazioni nel genoma?”.
La storia non sarebbe nuova, dato che W.Arber ha già polemizzato nel 2008 (“Statement on my view on biological evolution”) con un creazionista biblico
("Werner Arber: Nobel Laureate, Darwin Skeptic")
che non aveva capito che fosse un biologo evoluzionista serio. D'altronde
W.Arber era già stato criticato per la sua partecipazione al
convegno di Stoccolma dei premi Nobel preoccupati, come il papa, per i pericoli derivanti dal "rovinoso
sfruttamento del pianeta" da parte dell'uomo.
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26/3/12-USA
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Ritorna in altri blog la discussione sulla
posizione tassomica della nostra specie quando si usano termini scientifici,
come Hominoidea, Hominidae o Homininae e quando invece si usano termini
generici inglesi (apes o monkeys) o italiani (scimmia, antropomorfe).
Ne hanno parlato recentemente John
Wilkins nel suo blog Evolving Thoughts ("Are
humans, apes, monkeys, primates, or hominoids?") e Brian Switek
nel suo blog Laelaps ("I’m
an Ape, and I’m Also a Fish"). Possiamo immaginare l'imbarazzo
ulteriore degli italiani, incapaci di definire in modo semplice le scimmie
antropomorfe, riducendo anche loro a scimmie che non hanno tante affinità con
la nostra specie, afferente comunque, e tutti sono d’accordo, ai
Primati...
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25/3/12-IT
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Sembra quasi di essere nel Tennessee, nella Bible
Belt del sud degli Stati Uniti, ma siamo invece in Italia, addirittura nel
ricco nord italiano; la religione comunque ha un ruolo, anche se sembrano
iniziative spontanee e senza traccia di un appoggio da parte della gerarchia,
che si cerca comunque di coinvolgere in un’iniziativa che cerca di suscitare
la speranza che si possa provare ancora cambiare ulteriormente i programmi
scolastici, come già si fece con i ministri Moratti e Fioroni; per ora sembra
piuttosto un'iniziativa, come alcune altre fatte nel 2009, organizzata in polemica
con il Vaticano, forse approfittando dell'ambiguità in cui si lasciano alcune
tematiche, come quella dell'evoluzione o dell'ambiente, che invece a livello
centrale sembrano abbiano una chiara impostazione poco ideologica grazie alla
consulenza della PAS.
Queste tematiche in cui sono presenti contrasti ideologici facilmente vengono
strumentalizzate in situazioni culturali diverse, come quella USA, in cui non
esistono strutture di controllo che fan riferimento ad una struttura
gerarchica. Ovviamente si usa la parola d’ordine “fuori l’ideologia dalla
scuola”, mentre in realtà quello che si vuole è che esca dalla scuola il
metodo scientifico.
Nel mondo cattolico talvolta si nota che non mancano certo le competenze né
gli anticorpi per reagire alla strumentalizzazione. Spesso manca il coraggio.
E' di pochi giorni fa la stroncatura da
parte di un giornale cattolico di Lodi (Il Cittadino) di una
conferenza in cui si pubblicizzavano gli atti, pubblicati addirittura a spese
del CNR, di un convegno
creazionista realizzato a Roma nel 2008; fu una delle iniziative
antivaticane suscitate dal fatto che il Vaticano aveva infatti deciso di
organizzare ben due convegni sull'evoluzione in cui intenzionalmente non si
dava assolutamente spazio ai creazionisti (“Intelligent
Design Theory Shut Out of Vatican Evolution Conference”). E
alcuni creazionisti cattolici USA decisero di farla pagare, organizzando a
Roma ben tre convegni, dei quali due quasi clandestini.
Che non ci sia molto spazio nel mondo cattolico per una posizione
antievoluzionista che sia antiscientifica, almeno quando si fanno scelte
impegnative, lo ha confermato recentemente anche il papa, che un anno fa ha
nominato come presidente della Accademia Pontificia delle Scienze (PAS)
un premio Nobel, biologo evoluzionista dichiaratamente favorevole all'attuale
teoria dell'evoluzione, Werner
Arber.
Sembra evidente che anche questa iniziativa ha messo in moto iniziative in
parte
La biologia di Werner Arber continuerà ad essere insegnata nelle migliori
scuole del mondo e nessuno ha dubbi che sarebbe meglio continuasse ad essere
insegnata anche nelle scuole statali italiane. Il Vaticano quindi non
potrebbe assolutamente organizzare oggi una conferenza contro il sapere
utilizzato da Werner Arber per fare scoperte che gli hanno permesso di
ottenere il premio Nobel e diventare presidente della PAS.
Molto probabilmente la sua non è la biologia che viene insegnata nelle
madrasse musulmane e sembra di capire che non sia la biologia che molti
docenti delle scuole cattoliche italiane vorrebbero insegnare, ma che sono
obbligati per legge (ma soprattutto secondo ragione) ad insegnare, per non
mettere in difficoltà i loro allievi che intendessero andare all’università.
Non possiamo certo dimenticare cosa disse uno degli oratori, R.Fondi in un
libro scritto con G.Sermonti nel lontano 1980: ”Il
mito dell’evoluzione non derivò i suoi concetti fondamentali da nuove
scoperte o indagini effettuate nel campo delle discipline biologiche, ma
venne concepito dalla forma mentis dell’illuminismo razionalista e del
liberalismo progressista, matrici ideologiche di quasi tutti i successivi
sviluppi culturali e politico-sociali dell’Occidente, soprattutto a partire
dagli anni violenti della rivoluzione francese”.
Nello stesso blog di E.Pennetta si possono trovare invece inviti a leggere le
interessanti e importanti opere naturalistiche di C.Darwin; per non parlare
dell’omaggio della chiesa anglicana, che immediatamente lo fece seppellire
nella sua cattedrale, dimostrando chiaramente quanto il giudizio sia
probabilmente ingiustificato. E’ certamente ingeneroso non riconoscere la
grandezza e la curiosità scientifica di Charles Darwin, anche se davvero
appare assurdo e masochista continuare ad usarlo illudendosi di riuscire a
far dimenticare i successivi 150 anni
di lavoro dei biologi che fanno ricerca.
Una conferenza contro la teoria dell'evoluzione, il Vaticano non l’ha
organizzata nel 2009, nè potrebbe organizzarla oggi (probabilmente farebbe
infuriare non solo il presidente della PAS ma anche i coraggiosi giornalisti
del quotidiano Il Cittadino di Lodi); ma si svolgerà a Verona il 29
marzo e avrà addirittura il patrocinio del comune di Verona
(speriamo senza un contributo finanziario, visto i pesanti tagli attuali alla
ricerca ma ricordando anche che non rientra fra le sue competenze una
valutazione della razionalità dell'iniziativa che viene presentata come
confessionale, nonostante il titolo cerchi di distrarre).
Sarà infatti organizzata dell'Agesc, che dovrebbe rappresentare i
genitori che mandano i propri figli alle scuole cattoliche, e quindi il
titolo della conferenza ("EVOLUZIONE:
I FATTI E LE TEORIE Per
una biologia libera da ideologie, anche a scuola")
sembra indicare una certa incoerenza.
Basta infatti verificare che anche Werner Arber, oltre ad altri componenti
della PAS non sono nemmeno cattolici, per capire come per il Vaticano
l'ideologia non debba essere affatto considerata un criterio da considerare
in ambito scientifico, dove deve valere invece l'eccellenza dei risultati.
Comunque qualcosa di strano appare abbastanza evidente: sembra
incoerente che il programma della
conferenza sia ospitato dal sito web di un liceo
scientifico cattolico di Verona che sottolinea
di voler essere all'avanguardia ("un
progetto educativo rigoroso e una didattica all'avanguardia",
"caratterizzata da criteri di qualità ed
efficacia", "abilitazione a
rilasciare titoli di studio con valore legale"), con un
laboratorio non solo di didattica ma anche "di
ricerca", con un "potenziamento
della biologia medica e della biologia ambientale", tutti temi
che renderebbero certo auspicabile che verificassero un momento la coerenza
rispetto a questa iniziativa davvero insolita nel panorama italiano ma anche
in ambito cattolico, dove risulterebbe addirittura di rottura rispetto a recenti
iniziative.
Chiunque riterrebbe più logico che questo liceo che si presenta così rispettoso
della scienza e garante di una formazione scientifica all’avanguardia invitasse
per una conferenza sull'evoluzione il premio Nobel Werner Arber
piuttosto che altri insegnanti di liceo, come E.Pennetta o U.Fasol [per
amore della verità, il cranio ER-1470 presentato
in questo video è certo una prova di
quanto sia stata accidentata l’evoluzione umana, ma viene invece da Koobi
Fora, East Turkana o East Rudolf come indicato chiaramente dal nome], o
un paleontologo come R.Fondi. Sempre per amore della verità vediamo che
fornisce il suo contributo
ad un video creazionista dal titolo molto simile a quello della conferenza
("Evolution: fact or belief?")
in cui evidenzia che la paleontologia non conferma l'origine comune degli
esseri viventi (bella scoperta! in effetti è soprattutto la genetica che
oggi lo conferma; sarebbe stato più logico invitare un genetista come W.Arber).
Nella sua esposizione sorvola su tutti i dati che confermano l’unicità del
processo evolutivo, ma pubblicizza una variante del progressive
creationism di S.Scherer, consigliato
come modello migliore per l'evoluzione del cavallo anche da E.Pennetta nel
suo blog; R.Fondi nega quindi, senza motivo, l'origine comune di tutti gli
esseri viventi, dimostrato da questo albero filogenetico
che indica le dimostrate relazioni genetiche di tutti esseri viventi e quindi
ammesso anche in un documento vaticano del 2004
firmato dal card.Ratzinger.
Il video, a cui ha collaborato anche G.Sermonti, è stato realizzato dai creazionisti
“biblici” consulenti
del Kolbe Center for the study of
Creation, che nel 2008 ha organizzato al CNR un convegno
creazionista evidentemente antivaticano, come racconta (Investigating Evolution in Rome) il
creazionista biblico Giertych presente sia alla conferenza vaticana che alla
controconferenza creazionista.
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22/3/12-IT
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Giusto oggi il sito web dell’associazione Attivamente di Lodi, che ha
invitato uno storico del cristianesimo, il prof.De Mattei, a proporre
le sue ipotesi alternative sull’evoluzione degli esseri viventi, presenta una
pagina con le
registrazioni video della conferenza effettuata l’11 marzo. C’è quindi la
possibilità di capire come sia possibile che uno storico non riesca a vedere
nel mondo le tracce di eventi avvenuti nel passato, eventi che molti già da
secoli sanno invece ritrovare con una certa facilità nel mondo che ci
circonda, tanto da aver convinto anche il card.Ratzinger ad ammettere nel 2004
che tutti gli esseri attualmente viventi siano il risultato di
un'evoluzione ("dal semplice al complesso")
iniziata con organismi primitivi vissuti miliardi di anni fa.
I video
dell’intervento confermano infatti che l’obiettivo era quello di andare
oltre l’aspetto filosofico o storico del problema per contestare invece
proprio gli aspetti che coinvolgono due secoli di lavoro e di scoperte degli
scienziati, e non solo biologi ma anche chimici, fisici, geologi e
matematici, posti di fronte all’accusa di essersi inventati eventi
impossibili e di aver visto tracce di una storia che uno storico proprio non
riesce a vedere.
Sono molte le dichiarazioni che possono apparire sconcertanti; potrebbero
risultare quanto meno "giustificate" se solo fosse stato chiarito
fin dall’inizio che lui e i suoi amici creazionisti USA ospitati a sue spese
al CNR nel convegno
antivaticano del 2008 di cui tratta il libro presentato a Lodi, fanno
riferimento ad una storia della terra iniziata davvero come raccontato nella
Genesi e quindi poche migliaia di
anni fa, come il prof. De Mattei chiarì molto bene nella
conferenza di Chiasso con Odifreddi.
La notizia comunque più interessante è il fatto che, nascosti nella pagina web,
ci sono disponibili anche molti altri video che fanno riferimento al prof.De
Mattei; certamente il caso o un qualche diavoletto di internet è il
responsabile dell’associazione al terzo video di una copia dell'intervento
del giornalista Gramellini della Stampa alla trasmissione di Fabio
Fazio del 9 aprile 2011, quando, al punto 6, Gramellini racconta altre
curiosità che il prof. de Mattei raccontava in quel periodo. Probabilmente
erano simili a quelle che si sono appena sentite nella conferenza di Lodi,
dato che lo consigliava per un ruolo a Voyager, che Gramellini riteneva più
adeguato rispetto a quello di vicepresidente del CNR, il nostro massimo
organo di ricerca scientifica che incredibilmente verrà ricordato anche per
aver finanziato il libro di cui si parla nel video. [E’ sufficiente
spostarsi, anche subito, alla fine del video 3, per vedersi proporre questo
video beffardo; altri spezzoni, non umoristici, sono disponibili alla fine
degli altri video della conferenza ospitati nella pagina].
In realtà Gramellini un po’ esagera: coinvolge infatti nell’ironia anche
Giacobbo che non mi sembra abbia mai preteso, come insegnano i creazionisti
USA spudorati inventori dell'improbabile e spassoso "crocoduck",
che debbano essere in circolazione forme intermedie di specie diverse, come
quelle (ibridi uomo/ scimmia) a cui irrazionalmente si allude in questa
conferenza, né credo mai si sia chiesto come possano sopravvivere tuttora le
scimmie nonostante l’evoluzione avesse già prodotto anche forme più
“evolute”, (anche se certo almeno credeva che fossero esistiti esseri umani
di 7.5 metri).
Già Linneo, a cui non era certo sfuggita anche la presenza delle zanzare e di
tante altre specie fastidiose ben più arcaiche, una domanda simile preferiva
non farsela, tanto meno in pubblico.
Comunque qualsiasi commento, sia su di lui che sui pochi altri creazionisti o
antievoluzionisti per motivi religiosi, si può sperare sia oggi del tutto
inutile: giusto un anno fa il papa ha nominato un premio Nobel, biologo
evoluzionista e quindi neodarwinista, Werner
Arber, come presidente dell’accademia pontificia delle scienze (PAS).
Sempre della PAS
fa parte anche il genetista neodarwinista L.L.Cavalli Sforza, curatore
della mostra sull’evoluzione umana (“Homo sapiens”)
visitata in questi mesi da migliaia di romani. Forse c'è chi cerca di farsi
notare dal prossimo papa …
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[da Pikaia]
Anche quest’anno a Milano si apre il ciclo primaverile di Happy hours
che attira molti curiosi al bar dell’ultimo piano al Museo di storia Naturale
di Milano. Qui il programma,
ancora misterioso per quanto riguarda la serata conclusiva. Nella prima serata (29/3/12) si parlerà di
coralli, un argomento che intrigò molto il giovane Darwin, che capì il loro
ruolo nella formazione degli atolli attorno alle isole del Pacifico. Di
coralli si parlerà anche la terza serata, mente nella seconda si racconterà
di un altro giovane partecipante al viaggio di Darwin, il capitano Fitzoy,
che comandava il Beagle e quindi ha avuto sulle spalle le maggiori responsabilità
durante i cinque anni del viaggio. Qui invece la locandina.
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20/3/12-USA
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[dal blog
di J.Hawks] Davvero interessante un post (“Bio-engineering,
climate change, and the zombie apocalypse“) nel blog dell’antropologo
J.Hawks [piuttosto prolifico in questi giorni…] , che permette di capire
quanto siano diversi i meccanismi evolutivi rispetto a quelli che proporrebbe
un bioingegnerie per risolvere un problema simile. J.Hawks riferisce di una
suo articolo su Slate (“"Can
Bioengineers Make Human Beings More Sustainable?") in cui risponde
ad un articolo di alcuni bioingegneri che propongono alcune loro proposte per
creare esseri umani che potrebbero affrontarle con maggiore efficienza
la prossima fase che si prospetta
dominata da un aumento di temperatura destinato a modificare la situazione
climatica.(“Human Engineering and Climate
Change”).
E’ davvero interessante verificare come,
dopo aver elencato le proposte dei bioingegneri per modificare,
migliorandola, la biologia di Homo sapiens, premettendo l’avvertenza
che “Nature already tried that”, si
prepara a mostrare cosa sia successo: “,,,,and
look how it turned out” quando circa 10000 anni fa la nostra specie
inizio una serie di modificazioni culturali ma anche biologiche che permisero
ci creare una specie meglio adattata alle nuove esigenze richieste dal
rilevante cambiamento del clima avvenuto a quel tempo, intrecciate però anche
con l’aumento della temperatura e con la diffusione dell’agricoltura e della
pastorizia che hanno profondamente modificato la dieta e la carrying capacity
del nuovo tipo di economia, certo favorita dall’improvviso aumento della
temperatura, ma solo in alcune zone del mondo ricche di acqua; e qui si
aggiunsero anche le condizioni favorevoli per mutazioni che potessero
proteggere da fattori selettivi letali. Immagino quanto possa interessare la
possibilità di verificare il ruolo creativo del caso nel realizzare
cambiamenti paragonabili a quelli ideati oggi da bioingegneri ben coscienti
di non avere gli strumenti per ottenere un risultato migliore di quello
realizzato anche grazie al caso 10.000 anni fa. Senza dimenticare che oggi ci
sono alcuni indicatori ambientali ed economici che purtroppo sembrano
confermare vincoli che impediscono un’adeguata libertà di manovra,
preoccupati come siamo per le notizie che confermano previsioni ora ben
difficili oggi da smentire o criticare. L’articolo di Nature del
26/1/12 (“Oil's
tipping point has passed”) conferma infatti, con ben 7 anni (persi)
di ritardo, quello che qualcuno sapeva prevedere già qualche decennio fa, nel
1971, sbagliando di poco. Un po’ patetica anche la foto che accompagna
l’articolo, indicativa di un’attività frenetica di raccolta a bicchieri più
che a barili, e i grafici di prezzi che già ci accorgiamo sono quasi
insopportabili anche per economie che ci auguravamo solide.
Per quanto riguarda quelle meno solide, ad esempio nel sud est asiatico, i
problemi sono già gravi oggi.
Nemmeno 10 giorni fa è stato presentato un report al Second
Asia-Pacific Climate Change Adaptation Forum in Bangkok, che dovrebbe far
saltare sulla poltrona chi non ha idea di cosa ci sia dietro a queste due
parole. Gli 800 esperti dovevano discutere sulla maggiore o minore
possibilità di riportare nelle loro case i 42 milioni di profughi per problemi ambientali; nel
frattempo avrebbero dovuto gestirli garantendo la loro sopravvivenza. L’anno
scorso la situazione era già preoccupante, visto il numero
di workshop e conferenze fra India e Filippine. Ma anche nel 2008 la
situazione era drammatica, come mostrano le numerose immagini sul fascicolo
di ottobre della rivista “Forced Migration Review” dal titolo:“Climate change and
displacement”. Il sito web della FMR
pubblicata dal Refugee Studies Center
dell’Oxford Department of International
Development è decisamente accogliente e ospitale: dalla pagina http://www.fmreview.org/FMRpdfs/
si possono leggere, anche dalla poltrona, i documenti che tracciano un
affresco delle vite di questi milioni di persone inseguite da problemi
diversi. No, non solo climate change.
Nell’ultimo fascicolo di FMR, il 38, dedicato all’uso della tecnologia (“The technology issue”) un
articolo – senza foto - è dedicato a metodi per permettere un “Early warning of mass atrocity crimes”; facce di
bimbi sorridenti allietavano invece l’articolo dedicato a come migliorare il
“Phoning home”.
Se l’interesse sul climate change fosse più sull’Africa, qualcosa si
può trovare nel publication
center dell’IISD (International Institute for Sustainable Development)
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21/3/12-IT
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Sono mesi che si aspettava che comparissero
ulteriori prove dell’esistenza di mutazioni (culturali) che dimostrassero
finalmente che non ci sono limiti all’aumento dell’informazione (scientifica) sull’evoluzione anche in
ambienti che sembravano piuttosto impacciati se non terrorizzati quando si
espongono su questi temi; è infatti verificabile che anche chi ha un po’ di
competenza preferisce nasconderla (magari usandola solo al mattino in orario
di lavoro o in occasioni didattiche particolari) non contribuendo con i suoi
talenti all’aumento della informazione e della conoscenza.
Tanto è vero che le ultime tracce indiscutibili di reazione vivace agli
antievoluzionisti le avevano lasciate nel 2009 un accademico e presidente
dell’Accademia pontificia delle Scienze, N.Cabibbo,
e G.Gennari,
giornalista dell’Avvenire, che avevano avuto il coraggio di esprimere
vivacemente e senza peli sulla lingua cosa pensassero di chi, come lo storico
De Mattei, contrastava la scienza e in particolare l’evoluzione stessa
proponendo i soli miti della genesi, organizzando addirittura a Roma nel 2008
un
convegno di creazionisti biblici USA.
L’obiettivo era evidente, visto che si svolgeva nella stessa città e in
contemporanea con un convegno evoluzionista (SCIENTIFIC
INSIGHTS INTO THE EVOLUTION OF THE UNIVERSE AND OF LIFE)
organizzato in Vaticano da N.Cabibbo e Werner
Arber, il biologo evoluzionista che da un anno è stato nominato
presidente della PAS.
In questi giorni sembra sia successo qualcosa di simile in occasione di
un’altra uscita pubblica effettuata per pubblicizzare proprio quel convegno
antivaticano, con un paio di articoli ben documentati e quindi molto critici
("De Mattei prova a
mandare Darwin in soffitta" e "Ma l'oscurantismo non
è della Chiesa cattolica") comparsi il 13/3 sul Cittadino
di Lodi, un quotidiano cattolico. Questo dev’essere parso un affronto
inaccettabile, visto che la risposta sul sito di uno dei giornali di De
Mattei, Corrispondenza Romana (“Evoluzionismo:
quando il darwinismo entra nelle redazioni cattoliche…”), sembra davvero
furibonda (nonostante sembra molti ignorino che il darwinismo ormai sia da
tempo entrato e quindi domini anche nella PAS);
tanto che addirittura si ha il coraggio di presentare come scienziato
affidabile perfino Hugh Miller, consulente del Kolbe Center USA, che dopo il convegno
di Roma, dove aveva raccontato
… le tecniche che l’uomo usava per far inciampare i dinosauri (!), ha tenuto
una relazione sul radiocarbonio come strumento di datazione della terra (!?)
anche poco tempo dopo, il 6/11/10, al convegno dei geocentristi, ovviamente
intitolato “Galileo
was wrong”.
E' stata decisamente a sostegno dei suoi giornalisti la risposta del servizio
alla cultura de Il Cittadino ("Darwin, la
scienza, la fede")
Ora ci dobbiamo aspettare qualcosa di più di una mutazione, forse sarebbe
meglio un miracolo. Sarebbe meglio che davvero qualcun altro intervenisse, e
non come terrapiattista, in assenza, giustificata, del fisico N.Cabibbio!
Ad esempio don
Tanzella Nitti potrebbe approfittare della situazione per confermare
anche anche oggi che non ci sono problemi con la teoria di Darwin e
l’evoluzione, come sostenne nel
2007 quando Cavalli Sforza l’avrebbe quasi fatto papa…; come fisico e
responsabile del DISF
potrebbe anche chiarire il reale livello scientifico dei pensionati citati da
Corrispondenza Romana e rispondere alle obiezioni che si possono
sentire in quel video del 2007, quando gli erano state lette le non ambigue
parole di un suo superiore, che aveva un’opinione diversa e per clcuni
aspetti un po’ più simile a quella di De Mattei.
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20/3/12-IT
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FOGGIA: Nell’ambito della manifestazione “Colloquia
– Il festival delle idee”, venerdì 23 marzo alle 21.00 presso l’Oda
Teatro si terrà lo spettacolo gratuito “L’uomo scimmia – Letture da
Charles Darwin”. Il tema conduttore della
quarta edizione di Colloquia è L’uomo o la scimmia: essere o apparire.
Si tratta di un argomento, per necessarie ragioni, di ampio spettro
immaginato per riflettere sulla condizione dell’individuo contemporaneo nel
XXI secolo. La scelta di correlare l’uomo all’essere e la scimmia
all’apparire è immediatamente un “cedimento” antropocentrico che rinvia
all’interpretazione della scimmia nella cultura occidentale e cristiana
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20/3/12-USA
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[da NCSE]
Nel senato del Tennessee è stata approvata una legge che incoraggia
gli insegnanti a presentare "scientific
strengths and scientific weaknesses" di questioni “controverse” come "biological evolution,
the chemical origins of life, global warming, and human
cloning"; il successo ottenuto (una votazione 24-8) dimostra
sia la maggore probabilità di avere successo passando attraverso le assemblee
politiche (piuttosto che per aule – giudiziarie o scolastiche, dove è meno
facile trovare l’americano medio) sia quali siano i temi che si vogliono non
condizionati da strumenti razionali che si basino sul metodo scientifico.
Questa è in effetti la nuova strategia, lo Stealth
creationism (dal 2005 in poi), che ha trovato il modo di limitare i danni
sfruttando la condizionabilità e la “ricattabilità” dei politici,
costantemente alla ricerca di consensi e magari anche di finanziamenti.
Da notare che alla Camera del Tennessee la legge sull’evoluzione non è ancora
passata, ma comunque oggi
hanno approvato una legge che permette di esporre “documenti storici” negli
edifici pubblici.
Questa legge dovrà ancora passare al Senato, ma non è facile immaginare quale sia uno dei
documenti storici che i conservatori si preparano ad esporre negli edifici
pubblici. In Italia non hanno una tale creatività.
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19/3/12-UK
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Sul giornale di scienze Galileo, V.Troiani
informa ("Svelato il
mistero dell’“Origine delle specie”) che in dicembre, sul Biological Journal of the Linnean Society, John Van
Wyhe aveva riferito i risultati di una sua ricerca sui tempi di viaggio
della lettera che era stata spedita da A.Wallace a Darwin e che risultava
arrivata il 18/6/1858.
Della lettera se ne era già parlato su Pikaia il 18/1/12 ("Darwin vs.
Wallace") .
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18/3/12-USA
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[dal blog Panda’sThumb]
In un post si cerca di capire quale sia stata negli ultimi anni la strategia
seguita dai sostenitori dell’Intelligent Design negli USA nella loro
battaglia per allontanare l’insegnamento dell’evoluzionismo dalle aule
scolastiche, e si riferisce di alcune recenti iniziative che sono sfociate in
fallimenti, a volte anche certificati da condanne nelle aule giudiziarie. La
strategia viene definita come “mordi e fuggi”, e viene descritta ricordando
che iniziò con un successo di breve durata ottenuto nel 2003 di fronte all’Ohio
State Board of Education (che però dopo 2 anni cambiò idea e abolì la
soluzione favorevole all’ID), ma proseguì con altre iniziative che appunto
hanno visto l’ID spingere allo scontro piccoli gruppi locali che poi venivano
abbandonati.
Ovviamente l’evento centrale, quello che segnò l’inizio delle fine per l’ID,
fu il processo di Harrisburg/Dover, dove 3 massimi
esponenti dell’ID (William A. Dembski, Stephen C. Meyer, and John Angus
Campbell) si ritirarono improvvisamente dal processo dopo essersi proposti
come testimoni, lasciando soli Michael Behe and Scott Minnich, la cui penosa
testimonianza contribuì alla sconfitta. In realtà il post non considera
come la strategia più recente si basi soprattutto su un approccio più
riservato, tendente a sfruttare i politici per far approvare leggi che
permettano agli insegnanti favorevoli all’ID o al creazionismo di utilizzare
strategie didattiche scorrette senza correre rischi, come avverrebbe
attualmente.
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[dal blog
di J.Hawks] Interessante la discussione suscitata da un articolo del Washington
Times ("Is
Richard Dawkins an ape?") in cui si contestava una dichiarazione
fatta da R.Dawkins nel recente incontro (23/2/12) con il primate (si
può dire? forse in questo commento sarebbe meglio di no...) della chiesa
anglicana, Rowan Williams, arcivescovo di Canterbury.
Secondo il giornalista Vasko
Kohlmayer, che valuta la situazione esclusivamente dal suo punto di vista
religioso, da una dichiarazione fatta da R.Dawkins (“I
am an ape. I am an
African ape. I am very proud to be an African ape and so
you should be”), in cui lui si definisce una "scimmia
antropomorfa" deriverebbe addirittura "l'implausibilità della
teoria dell'evoluzione".
Il giorno successivo è intervenuto nella discussione un noto biologo
evoluzionista, Jerry Coyne: nel suo blog ("Washington Times denies that Richard Dawkins is
an ape") ha criticato l'articolo del Washington
Times, probabilmente concentrandosi troppo sui ragionamenti religiosi ma
anche attribuendo un ruolo agli interessi religiosi della proprietà del
quotidiano.
L'intervento di oggi, comparso sul blog dell'antropologo John Hawks
("Humans
aren't monkeys. We aren't apes, either") sembra riportare piuttosto
la discussione nei termini corretti, distinguendo i termini scientifici
universali utilizzati dalla tassonomia, dai termini gestiti invece,
indipendentemente, dalle diverse lingue e dalle diverse culture.
Hawks quindi non solo inorridisce di fronte a colleghi biologi evoluzionisti
che usano una "sistematica
tratta da wikipedia" (in realtà su Wikipedia si trovano
ambedue le classificazioni...), ma soprattutto ricorda che "Ape" is an English word. It is not a taxonomic term.
English words do not need to be monophyletic. French, German, Russian, and
other languages do not have to accord with English ways of splitting up
animals. Taxonomy is international -- everywhere, we recognize that
humans are hominoids". Come
italiani sappiamo benissimo che la classificazione dei Primati in italiano
infatti è diversa, tanto è vero che non è previsto un termine specifico per
quelle che gli inglesi chiamano Apes.
Quindi Hawks conclude: " Humans are hominoids, and anthropoids, and haplorhines,
and primates. And mammals", dato che " Biologists control taxonomic terminology, and that's
where science should aim".
I biologi devono quindi contribuire a mantenere la distinzione, quando
necessario, fra il linguaggio della scienza e quello gestito in altri
contesti, inevitabilmente diversi fra i diversi popoli, caratterizzati da
lingue, culture e religioni diverse. Il loro ruolo, nei diversi contesti in
cui agiscono, è di contribuire rapidamente (il tempo è limitato) alla
formazione di un linguaggio il più possibile universale
Non è e non sarà facile l'uso di terminologie corrette, dato il ruolo
rilevante che hanno le diverse ideologie oggi esistenti nel mondo anche per
chi si occupa professionalmente di scienza per almeno una parte della loro giornata.
Certo spiace verificare che un neonatologo a cui non piacciono alcuni aspetti
della teoria dell'evoluzione che pur
determinano il contesto culturale in cui agisce recentemente abbia insegnato
al suo pubblico che "l'evoluzione
è stocastica e non casuale".
Comunque non sembra comunque che quando si tratta di evoluzione non sia
abituato ad utilizzare il linguaggio
scientifico, e i
lettori informati se ne accorgono. Ovviamente è preoccupante anche poter
sentire dalla sua viva voce l'esperienza di un docente di scienze delle
medie che non intende collaborare allo sviluppo della conoscenza della
scienza e del metodo scientifico nelle future generazioni. Sconcertante la
sua risposta alla domanda del pubblico su come si comportasse quando il
programma di scienze prevedeva che trattasse l'argomento dell'evoluzione: non
la “salta”, come qualcuno sospettava, ma si dice ben contento di spiegare che
"si tratta solo di una teoria" e
"poi propongo il mio punto di vista di
credente". Sembra probabile che questo docente insegni in una
scuola privata, si spera non convenzionata, e comunque ci informa che la sua
responsabile è Suor Mara.
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17/3/12-IT
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[da Pikaia]
Martedì 20 marzo 2012 alle 17.30, nell’Aula Magna del Rettorato dell’Università
di Torino, Telmo Pievani, insignito del Premio Adriano Vitelli “Laico
dell’anno”, terrà una lectio magistralis dal titolo “Che cos’hanno in comune scienza
e laicità?”
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17/3/12-USA
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[da NCSE] Procede il
suo percorso in senato e alla camera del Tennessee una coppia di
leggi, House Bill 368 e Senate Bill 893; queste due “monkey bills” si prospettano
"bad for science, science education, and the
future economic health of well being of Tennessee" secondo l’American
Institute of Biological Sciences, secondo i docenti
di geologia e secondo i
migliori scienziati dek Tennessee. Ieri invece notizie contrastanti dal
New Hampshire (sconfitta
di una proposta di legge antievoluzionista) e nell’Oklahoma
(è stata approvata alla Camera una legge che ostacola l’insegnamento
dell’evoluzione e del cambiamento climatico; ormai negli USA questo
appaiamento di leggi su temi “caldi” è molto frequente; comunque al Senato
una legge simile è definitivamente caduta).
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15/3/12-IT
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E’ dedicata a ‘I Monti Udzungwa della Tanzania,
hotspot di biodiversità globale’ la conferenza conclusiva del programma
del ‘Darwin Day 2012’ organizzato dal Museo di Storia naturale di Ferrara
e dall’Orto Botanico dell’Università di Ferrara. L’appuntamento, previsto per
giovedì
15 marzo alle 21 nell’aula magna di Palazzo Turchi-Di Bagno
dell’Università di Ferrara (corso Porta Mare, 2), vedrà come relatore Francesco
Rovero, del Museo delle Scienze di Trento.
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14/3/12-JAP
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[dal blog
di Carl Zimmer] Compare oggi su PLOSOne uno di quegli articoli (“Genome
Features of “Dark-Fly”, a Drosophila Line Reared Long-Term in a Dark
Environment”) davanti a cui i ricercatori provano rispetto e in cui
cercano informazioni che difficilmente si potrebbero ottenere con meno fatica
e pazienza. Si presenta infatti il risultato di un lavoro, iniziato nel 1954
da un ricercatore oggi scomparso, 57 anni di mantenimento in un ambiente
costantemente controllato di una colonia di organismi viventi. Si tratta di
una colonia di Drosophila melanogaster, un organismo comunemente
utilizzato (almeno a casa dei genetisti…), l’unica oggi sopravvissuta
rispetto alle sei colonie iniziali, tre dei quali mantenuti in un ambiente
buio. Purtroppo le altre 5 colonie si sono estinte, e solo una, suddivisa
recentemente in due colonie, è arrivata al traguardo.
Fra i risultati di questo evidente processo evolutivo, sono descritte
numerose variazioni genetiche
presentate da queste mosche dopo 14000 generazioni, molto probabilmente
favorite da un ambiente anomalo, privo di luce.
Scorrendo l’articolo non sembra che qualcuno sia andato a verificare
l’aumento di qualcosa che interessa parecchio solo i creazionisti e che
lascia a bocca aperta i biologi a cui viene posta questa strana domanda.
Ci sono quindi i soliti dati sugli SNPs,
sugli InDels e i grafici degli alberi
filogenetici; qualcuno di fronte all’analisi dei dati
del genoma rischia di rimanere sconcertato davanti a SNPs sia omo che
etero, e magari anche incuriosito di fronte all'esistenza misteriose e quasi metafisiche mutazioni
non-senso; certo ci sarà chi è stato contento di scoprire, come
prevedeva, che anche qui non c'è traccia alcuna di aumenti di
informazione.
Forse sarebbe stato meglio che i creazionisti avessero fatto a Dawkins una
domanda più corretta; non sarebbe stato difficile rispondere se la loro
curiosità avesse fatto riferimento invece all'aumento numerico di qualche
parte somatica (in questo articolo si accenna per esempio all'aumento del
numero di setole), o alle dimensioni di una parte somatica.
Dawkins avrebbe fatto subito riferimento ai tantissimi esempi conosciuti. Se
avesse citato un esempio a lui ben noto e facilmente verificabile, quello
della giraffa
e del progressivo continuo allungamento del suo collo, avrebbe anche
potuto mettere in difficoltà chiunque credesse che le dimensioni di una parte
somatica "non potranno dunque crescere oltre
le dimensioni massime della popolazione iniziale".
[Riguardo al video manipolato e alla strana domanda che poi è stata
utilizzata anche da altri creazionisti worldwide, ulteriori informazioni sono
disponibili in un articolo del 1998 sulla rivista degli scettici australiani
("Creationist
Deception Exposed") e in un articolo di Dawkins sulla stessa rivista
("The
Information Challenge"), dove fornisce una risposta solo dopo aver
chiarito come viene gestita l'informazione nel genoma - è nota la notevole
ridondanza e la presenza di copie, oltre al fatto davvero insolito e
probabilmente ignoto, che in biologia la quantità non è certo un problema
serio: ogni cellula contiene infatti tutta l'informazione genetica]
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14/3/12-CH
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Su PLOS One viene pubblicato oggi un
articolo (“Human Remains from the Pleistocene-Holocene
Transition of Southwest China Suggest a Complex Evolutionary History for East
Asians”) su alcuni reperti fossili recenti di Homo
sapiens trovati (qualche anno fa, a dire il vero dal 1979) in un’area, la
Cina, sulla quale le conoscenze sono davvero ancora enormemente limitate. Se
ne parla anche nel blog di Dienekes (“Late archaic humans from Longlin and
Maludong”).
Se ne parla anche sul sito web de Le Scienze (“Una
popolazione misteriosa nella Cina dell'età della pietra”), di cui è
uscito recentemente il
numero di Marzo
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12/3/12-USA
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[da NCSE]
Sul Wall Street Journal si racconta dell’aumento dell’agitazione per
contrastare l’insegnamento del cambiamento climatico nelle scuole (“Climate
change education in the Wall Street Journal”): Si prevede anzi un
ulteriore incremento in relazione
alla prossima approvazione di un documento sulla programmazione didattica in
ambito scientifico (“A Framework for K-12 Science Education”;
il documento che programma la formazione scientifica della prossima
generazione può essere scaricato gratuitamente), dato che si attribuisce
giustamente un ruolo importante alla diffusione della conoscenza scientifica
sui problemi del riscaldamento globale, purtroppo spesso negato come fatto
solo sulla base dell’orientamento politico (come dimostrato dai sondaggi
d’opinione e dall’esistenza di centri che producono materiale informativo
viziato da conflitti di interesse, tanto che Greepeace
ha aperto 4 indagini conoscitive, dopo che nel 2007 la Heartland cercò
inutilmente di sottrarre
con l’inganno alcuni documenti riservati).
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12/3/12-IT
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[da Pikaia]
Un seminario interdisciplinare a Firenze, Facoltà di Scienze della
Formazione, venerdì 16 marzo 2012. Organizzato in collaborazione da Aisthesis. Pratiche, linguaggi e saperi
dell’estetico e Seminario
permanente di estetica (SPES), venerdi 16 marzo 2012 si
terrà presso l’altana della Facoltà di Scienze della Formazione, il seminario
intedisciplinare Estetica ed evoluzionismo: i presupposti.
Con Mauro Mandrioli (Professore associato di Genetica
all’università di Modena e Reggio Emilia), Alessandro Minelli
(Professore ordinario di Zoologia all’Università di Padova), Telmo
Pievani (professore associato di Filosofia della scienza
all’Università Bicocca di Milano), Giulio Barsanti
(Professore ordinario di Storia della scienza all’Università di Firenze), Giorgio
Manzi (Professore associato di Paleoantropologia alla Sapienza,
Università di Roma) e Fabio Martini (Professore ordinario di
Paletnologia all’Università di Firenze).
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12/3/12-VA
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Ieri
accennavo al climatologo Paul Crutzen, che
ottenne un premio Nobel nel 1985 con S.Rowland per ricerche che
riguardavano l’ambiente e il mantenimento di parametri compatibili con
migliori condizioni di vita per la nostra e le altre specie viventi. Avevo
evidenziato la sua presenza, anche grazie al premio Nobel, fra gli scienziati
accolti fra i membri della PAS.
Se si legge la scheda
informativa di P.Crutzen nel sito della PAS risultano forse più credibili e più giustificati anche gli
allarmi per lo “sfruttamento selvaggio”
del pianeta, recentemente lanciati dal card.Re
al convegno della PAS il 16 dicembre 2011 sulla “Salvaguardia del creato”
[non sembrano purtroppo disponibili gli altri contributi].
Un altro esperto ben noto, presente fra i membri della PAS, è Peter
Raven; è un giovane collega del botanico Peter Stevens in uno
dei maggiori centri botanici al mondo, il Missouri Botanical Garden,
intervenuto ai recenti Evolution
Days di Milano (qui
il video del suo intervento su temi evolutivi).
Botanico, evoluzionista, il 3
Novembre 2010 P.Raven tenne una lezione alla PAS su “Cambiamenti
climatici e biodiversità” [manca il testo integrale nel sito della
PAS ma esiste comunque una sintesi sull’Oss.Romano del 4/11/10: “Attenti
a non distruggere anche quello che ancora non conosciamo”].
Secondo un articolo
ANSA, avrebbe detto che “rischiano l'estinzione,
entro la fine del secolo, la metà e oltre di tutte le specie
che ora esistono sulla Terra. Il drammatico evento che non avrà precedenti
negli ultimi 66 milioni di anni è dovuto interamente alle attività degli
esseri umani”.
Rischia quindi di essere stato profetico questo noto allarme lanciato a
Velletri nel 2007 contro i rischi della prevalenza della logica del profitto
in economia: “L’emergenza della
fame e quella ecologica denunciano con crescente evidenza che la logica del
profitto, se prevalente, incrementa la sproporzione tra poveri e ricchi, come
pure un rovinoso sfruttamento del pianeta” [audio, testo integrale
dell’agenzia vaticana Zenit]
“Se non noi, chi? Se non ora, quando?”.
Qui una parte centrale della versione sintetica
dell’intervento
di Peter Raven (Oss.Romano del 4/11/10):
”… Attualmente, per i motivi che sto per elencare, il tasso
[di estinzione] ha raggiunto le migliaia per anno. La distruzione degli
habitat naturali rappresenta la principale causa di perdita di specie in
tutto il mondo, con l'11 per cento della superficie mondiale destinata
all'agricoltura, un ulteriore 22 per cento al pascolo, e ampie zone alle
città; lo sviluppo incontrollato delle città; le varie attività di
costruzione, tra cui autostrade e dighe; la deforestazione per creare
pascoli, la coltivazione della palma da olio o della soia, o per altri
motivi. Un secondo fattore importante per quanto riguarda l'estinzione è la
rapida diffusione in tutto il mondo di specie invasive, che siano erbacce,
erbivori, parassiti, malattie, o animali, accelerata dal commercio umano.
In particolare nelle isole o in habitat fragili come le
regioni con un clima mediterraneo, estivo-secco, specie invasive o malattie
delle piante o degli animali stanno causando perdite enormi. In terzo luogo,
la raccolta selettiva di particolari tipi di animali - carne di animali
selvatici, per esempio, o l'industria peschiera - o piante - spesso per la
medicina, per il legno, o per il consumo - sta spingendo molte specie alle
soglie dell'estinzione, o addirittura oltre, in tutto il mondo.
Senza tener conto degli effetti del cambiamento
climatico globale, abbiamo stimato che queste attività nel loro insieme
potrebbero, se non vengono controllate, portare all'estinzione, entro la fine
del secolo, di metà o più di tutte le specie che ora esistono sulla Terra, il
che equivarrebbe a un evento di estinzione senza precedenti negli ultimi 66
milioni di anni, provocato interamente dalle attività degli esseri umani.
La scorsa settimana, la Convenzione sulla biodiversità,
affiliata all'Onu ha tenuto una conferenza delle parti a Nagoya, in Giappone.
Nel corso della riunione, la World Conservation Union ha pubblicato un
rapporto concludendo che, delle circa 25.720 specie di vertebrati terrestri,
circa una su cinque comprendeva meno di cinquanta individui o si sarebbe
probabilmente estinta per altri motivi nel prossimo decennio.” E’ probabile che alcuni di questi
dati siano contestabili al di fuori del mondo scientifico; qualcuno, a cui
magari piacerebbe emulare le macchine del fango, le considererebbe semplici
opinioni, se non addirittura concezioni pagane precristiane; sono invece i risultati
delle ricerche dei migliori scienziati attuali, scelti dal papa per la PAS).
D’altronde non è difficile dimostrare che molti antievoluzionisti che a Roma
hanno avuto successo non amassero nemmeno gli scienziati della PAS (“The
Pontifical Academy of Sciences and the Crisis of Faith”, 2000).
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11/3/12-USA
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E’ morto il chimico che vinse il premio Nobel
prevedendo che si aprisse un buco. L’università di Irvine, a cui
faceva tuttora riferimento, ha messo in rete tre video con un’intervista
a F. Sherwood Rowland, UCI Bren Research Professor di chimica e Earth
system science. Ricevette il premio
Nobel in chimica nel 1995 per aver scoperto che i CFC danneggiano lo
strato protettivo dell’ozono esistente nella stratosfera.
S.Rowland è scomparso ieri a 84 anni (“UCI Loses the Legendary F. Sherwood
Rowland”). Riuscì a convincere l’umanità del grave rischio
che si stava correndo; 40 anni fa, insieme al suo allievo M.Molina,
scoprì che un atomo di cloro contenuto nelle bombolette spray dei deodoranti
o nei gas refrigeranti era capace di distruggere 100.000 atomi dell’ozono
stratosferico che costituiva una protezione rispetto alle radiazioni solari.
Richiese di intervenire, bloccando la produzione dei cluorofluorocarboni a
livello mondiale. Nonostante lo scetticismo e le critiche iniziali (non a
tutti sembrerà credibile, ma la sua stessa università ricorda oggi (insieme al NYT
che riporta la
fonte della notizia) che gli industriali degli aerosol e dei sistemi
refrigeranti lo accusarono allora anche di lavorare per il KGB allo scopo
distruggere l’industria USA … sembra che lo stesso capiti oggi per altre
questioni ambientali…). “He saved the world from
a major catastrophe: never wavering in his commitment to science, truth and
humanity, and did so with integrity and grace” , ma soprattutto grazie
alla successiva scoperta ne 1984 del buco dell’ozono, che si stava in effetti
aprendo sull’Antartide, si riuscì a ottenere il progressivo bando dei CFC (a partire dal
protocollo di Montreal del 1987): “Mario and
I realized this was not just a scientific question, but a potentially grave
environmental problem involving substantial depletion of the stratospheric
ozone layer. Entire biological systems, including humans, would be at danger from
ultra-violet rays”.
Successivamente il suo gruppo si impegnò anche su altri problemi
ambientali. Nel 1997 ad una tavola
rotonda sul riscaldamento globale alla Casa Bianca ricordò il motivo del
suo impegno: “Se non noi, chi? Se
non ora, quando?”.
Interessante notare che un altro importante climatologo, Paul Crutzen, vinse
il Nobel nel 1985 con Molina e Rowland. E’ lui che nel 2000 ha proposto il
termine antropocene per indicare l’era attuale caratterizzata ma anche
condizionata dalla presenza umana (scrisse il libro “Benvenuti
nell'Antropocene. L'uomo ha cambiato il clima, la Terra entra in una nuova
era”).
Come membro dell’Accademia
Pontificia delle Scienze, ha recentemente collaborato alla realizzazione
del convegno sullo scioglimento dei ghiacciai (2/4/11: (“Ghiacciai
e riscaldamento globale”) e alla stesura del successivo documento (“Il
destino dei ghiacciai di montagna nell’Antropocene”) che
si può leggere nella pagina web dell’Accademia
Pontificia delle Scienze; c’è sempre qualcuno che ricorda e ripete “Se non noi, chi? Se non ora, quando?”.
Non illudiamoci comunque che ci si possa rilassare: il processo di
ricostruzione dello strato d’ozono iniziato a Montreal non è certo finito e
continua, anche se con più ottimismo di prima; in luglio si terranno a
Bangkok, organizzati dall’Ozone segretariat
dell’UNEP il 32nd Meeting of the Open-Ended Working
Group of the Parties to the Montreal Protocol e il 48th Meeting of the
Implementation Committee Under the Non-Compliance Procedure of the Montreal
Protocol.
Per ulteriori info si può leggere
l’Handbook
for the Vienna Convention for the Protection of the Ozone Layer (1985 -
2009) e l’Handbook
for the Montreal Protocol on Substances that Deplete the Ozone Layer
Eighth Edition (2009).
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11/3/12-UK
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Un articolo su Nature (“Retreating ice leaves glacial species on
the rocks”) riferisce come i recenti cambiamenti del clima
che stiano portando ad una rapidissima riduzione dei ghiacciai in varie zone
del mondo (e cita le Ande, dove o ghiacciai si ritirano di circa 15 metri
all’anno, le Alpi e le catene montuose dell’Alaska). Come possiamo
immaginare, queste situazioni creano nuove possibilità di evoluzione per
specie che vedono scomparire rapidamente il loro ambiente naturale, a cui si
erano adattate.
L’articolo cita, su questo punto, i risultati di indagini appena pubblicate
su Nature Climate Change di
marzo (“Biodiversity
under threat in glacier-fed river systems”), dove si ipotizza la
scomparsa di specie di invertebrati nelle aree in cui si assiste alla
progressiva riduzione e scomparsa dei ghiacciai.
Nella stessa rivista, oltre ad articoli come questo sulla
probabile perdita di biodiversità, si invita comunque, almeno chi crede nei
meccanismi evolutivi, ad essere ottimisti sull’attivazione di processi
adattativi che potrebbero permettere alle specie di sopravvivere, anche se
con modificazioni (“Adaptation:
Opportunities in climate change?”)
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9/3/12-GEORGIA
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[da blog
J.Hawks] Spero si capisca perché citazioni e link che riguardano
l’evoluzione biologica debbano provenire da professionisti che fanno ricerca
nel campo dell’evoluzione.
Altrimenti si rischia di frequentano ambienti virtuali apparentemente simili
ma in cui è invece possibile incontrare le fantasie di don Bortoluzzi o di
Crombette e addirittura può capitare di ricevere l’invito a cercare la verità
in siti creazionisti che si nascondono dietro al nome tentatore di TruthInScience.
Oggi l’antropologo J.Hawks nel suo blog consiglia una breve conferenza
tenutasi a Tiblisi, in Georgia nel Caucaso, in cui (purtroppo per ora solo in
inglese) il paleoantropologo David Lordkipanidze racconta delle incredibili
recenti scoperte fatte nel sito georgiano di Dmanisi, dove sono stati portati
alla luce i reperti fossili di alcuni dei primi ominini usciti dal continente
africano, e datati circa 1.800.000 anni fa (“The first humans out of
Africa").
La conferenza è stata organizzata l’11/2/12, forse in occasione dell’ultimo
Darwin Day, nell’ambito dell’ampia rete delle interessantissime TED conferences, che ormai vengono realizzate
un po’ in tutto il mondo. Qui
il link a quelle tradotte in italiano, oggi circa 1100.
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8/3/12-USA
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The
National Academies Press trova tutte le scuse per
regalare libri gratis (ma solo se ci si accontenta del formato PDF…) …
A nemmeno un mese dal Darwin Day, oggi si approfitta dell’8 marzo per
regalare libri sul ruolo della donna, non sempre corrispondente alla
possibilità di fornire sempre un contributo rilevante alla società e all’evoluzione
culturale umana, a causa della difficoltà a superare il “gender gap”
che le penalizza.
Come si sa questo avviene anche nelle culture occidentali, dove è evidente la
difficoltà a fare carriera e ad occupare posti di prestigio non solo in molti
ambienti “spaventati” dalle donne, ma anche nello stesso mondo universitario,
dove comunque sono ormai quasi dovunque in prevalenza numerica.
I libri offerti oggi sono questi:
- To Recruit and Advance: Women Students and Faculty in Science and
Engineering
- Gender Differences at Critical Transitions in the Careers of Science,
Engineering, and Mathematics Faculty
- Beyond Bias and Barriers: Fulfilling the Potential of Women in
Academic Science and Engineering
- Nobel Prize Women in Science: Their Lives, Struggles, and Momentous
Discoveries, Second Edition
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8/3/12-IT
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Probabilmente per qualcuno potrebbe essere una
notizia inattesa e un po’ spiacevole. Nel suo blog il paleoantropologo
J.Hawks continua ad analizzare oggi (“Which
population in the 1000 Genomes Project samples has the most Neandertal
similarity?”) la notizia (già citata
il 10/12/11), sui confronti che si possono fare fra il DNA nucleare del
Neandertal, una specie a noi vicina scomparsa circa 30.000 anni fa, e le sequenze
del DNA estratto oggi da ben 1000 individui appartenenti a diverse
popolazioni umane attuali.
Come si sa, lavori
recenti hanno dimostrato che fra le popolazioni umane attuali gli
africani presentano un numero minore di sequenze riferibili al DNA trovato
nei Neandertaliani. J.Hawks presenta dei grafici in cui i Neandertaliani
vengono confrontati con individui africani,
nordamericani
di origine africana, e con individui di varie
zone della Cina e dell’Europa.
E’ evidente come gli africani presentino la somiglianza
minore, ma risulta evidente come siano gli europei
dell’area meridionale, e in particolare i toscani, a presentare il
maggior numero di varianti simili a quelle dei Neandertaliani…
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7/3/12-UK
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Giornata importante anche oggi: come fa notare
K.Smith su Nature di oggi, anche il “Gorilla
joins the genome club”. Oggi infatti diventa sempre più rapido ed
economico sequenziale interi genomi, per cui anche una specie prima non
ritenuta urgente ci svela il segreto dei suoi 3 miliardi di basi azotate del
DNA che costituiscono l’informazione genetica che controlla il suo sviluppo e
la sua vita e che svela i segreti della sua storia evolutiva (“Insights
into hominid evolution from the gorilla genome sequence” - PDF).
Ovviamente non ci sono nemmeno stavolta le improbabili sorprese che
metterebbero in discussione l’attuale ipotesi prevalente di spiegazione
dell’evoluzione biologica, ma ci sono già alcune novità interessanti che
dovranno essere confermate e verificate. Interessante il fatto che si
evidenzino somiglianze curiose con la nostra specie, da cui il gorilla si è
comunque reso indipendente già da 10
milioni di anni, cioè circa 4 milioni di anni prima di quando avvenne la
separazione fra la linea evolutiva degli ominini bipedi rispetto alla linea
evolutiva degli scimpanzé (qui
l’articolo del 2005 sul sequenziamento del suo DNA).
Ricordo che recentemente (26/1/11) anche un’altra antropomorfa, l’asiatico
orango, il Pongo pygmaeus, ha conosciuto la sequenza delle basi che
costituiscono il suo DNA (“Comparative
and demographic analysis of orang-utan genomes”).
La ricerca pubblicata oggi è merito del lavoro di numerosi gruppi di
genetisti in diversi continenti, coordinato dai ricercatori diretti da Aylwyn
Scally del Wellcome Trust Sanger
Institute in Hinxton, UK. Complessivamente si è lavorato, ottenendo
quindi anche confronti fra sottospecie,
sul DNA di tre gorilla, due western lowland gorilla (Gorilla gorilla
gorilla) e un eastern lowland gorilla (Gorilla beringei graueri).
Fra le sorprese e le novità, il fatto che il 15% dei geni umani sono più
simili a quelli trovati nei gorilla; si è visto poi che si è molto
modificata, in questi 10 milioni di anni (dal momento della separazione, oggi
precisata senza lasciare i numerosi dubbi preesistenti), la sequenza del gene
LOXHD1, coinvolto nell’udito, non solo nell’uomo ma anche nel gorilla;
svalutando quindi l’idea che questo gene sia importante nell’evoluzione del
linguaggio umano.
Per concludere, può essere utile, aiutandoci con un articolo di Nature
di qualche anno fa (“Primate
researchers ask the big questions”) ricordare quali sono le
principali domande a cui cercano di rispondere i primatologi (per conto
dell’umanità) a partire dal fatto che, essendo primati anche noi, sono le specie
a noi filogeneticamente più vicine, con molte affinità e molte
caratteristiche adattative all’ambiente arboricolo che presentano
sconcertanti exaptation
che però di solito purtroppo riconosciamo solo come semplici somiglianze,
negandoci lo stupore per la meraviglia del processo evolutivo:
- Why are primates different from each other?
- How do primates think?
- Why do primates cooperate?
- Where did primates come from?
- Which primates will still exist in the wild in 40 years?.
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7/3/12-USA
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Ho letto da poco l’introduzione e un capitolo
iniziale di un libro (“The
Language of Life: DNA and the Revolution in Personalized Medicine”)
scritto da Francis
Collins, attuale direttore dell’NIH ed ex direttore dell’Human
Genome Project (che aveva prodotto il sequenziamento del DNA umano,
conclusosi 10 anni fa). Collins racconta di come ha verificato personalmente
l’uso che si può fare (per ora limitato, ma la situazione sta già cambiando)
delle conoscenze scaturite da questo enorme lavoro collettivo, chiedendo a
tre diverse ditte private di verificare se il suo DNA contenesse
l’indicazione di possibili future malattie genetiche che potessero
sconvolgere la sua vita futura.
Oggi l’antropologo J.Hawks nel suo blog presenta (“Finding
the scary genes”) il primo caso di un racconto di una brutta sorpresa (“Genome
Sequencing's Affordable, and Frightful, Future”) che diventerà
probabilmente sempre più frequente in futuro, se verrà resa pubblica.
Capiterà però solo alle persone curiose+coraggiose, che vorranno sapere se il
loro DNA riesce a predire il loro futuro, come oggi la genetica promette di
fare in modo sempre più economico (F.Collins scrive di aver speso da 500 a
2000 dollari per tre test di ditte diverse, ma il giornalista stava
partecipando ad un progetto gestito dai genetisti di Harvard, che coinvolgeva
gratuitamente 1000 individui in tutto il mondo).
La storia è quella di John Lauerman, un giornalista della rivista Bloomberg,
che in un articolo del 22/2 racconta di come sia rimasto sconvolto quando gli
hanno riferito il contenuto del DNA che aveva ricevuto alla nascita: oggi ha
scoperto che c’è scritto che è portatore di due geni rari che lo
predispongono al cancro ed alla sindrome di Alzheimer; gli hanno detto, per
consolarlo del fatto che gli altri 999 fossero stati più fortunati di colui,
che “this is probably the most serious variant
that we’ve actually seen to date in the study” che coinvolgeva 1000
individui.
In internet si trovano anche altri racconti più dettagliati della storia,
scritti dallo stesso Lauerman (“Mapping My Genome Starts a Search for
DNA Answers I May Not Want to Know”; “Harvard Mapping My DNA Turns Scary as
Threatening Gene Emerges”), oltre che commenti (di chi
si mostra preoccupato di cosa potrà succederà in futuro “When
Getting Your Genome Is Terrifying”).
Il futuro paziente Lauerman non sembra comunque uscire sconvolto dalla
verifica del ruolo del caso nei processi evolutivo; oltre ad aver saputo che
probabilmente dovrà aspettare fino a 70/80 anni, pensa che: “Overall, I feel lucky that I’m aware of this potential
problem,” he said in the video, “and that as a result of having my genome
sequenced. I might be
able to get treatment early if there’s anything wrong”.
Sembra quindi disposto a consolarsi degli aspetti positivi che riesce
ad intravedere, con un atteggiamento simile a quello raccontato da F.Collins
nel libro citato all’inizio; anche lui, non l’avevo precisato, ha notato la
presenza di geni che destano qualche preoccupazione sul futuro, e certo non
era improbabile, della sua prostata, ma anche la presenza di geni associati a
tumori che potrebbero angosciare invece le sue due figlie.
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4/3/12-IT
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Anche a Verona, in collaborazione con
l’università, si organizza un festival della scienza; si chiama “infinitamente”,
è dedicato a “Tempo, spazio e infinito” e si svolgerà dal 15 al 18
marzo. Gli incontri con gli esperti seguiranno percorsi diversi, e si parlerà
anche dell’uomo in evoluzione, con Marco Peresani (Il tempo della
preistoria), con Fiorenzo Facchini (Le origini del sapiens moderno), anche, e tanto, della
mente e del cervello, ma si esplorerà anche l’universo, con Marco Bressanelli
e Guy Consolmagno SJ, astronomo pontificio.
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3/3/12-IT
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[da Pikaia]
Un’ottima notizia: in arrivo la prima traduzione italiana del famoso libro di
S. J. Gould “Ontogeny
anf Phylogeny” (1977), di cui si possono anche leggere alcune pagine
grazie a Google books.
Avevo citato questo testo il 21/2, evidenziando in particolare il
fondamentale il capitolo
10 (Retardation and neoteny in human
evolution), che pone al centro, e evidenziando proprio ua situazione
che coinvolge un aspetto particolare e specifico proprio della nostra specie,
l’inestricabile relazione fra filogenesi e ontogenesi e quindi il ruolo
centrale, quando si parla di evoluzione della vita e della sua spiegazione in
chiave naturalistica, dei processi regolatori dei tempi e dei modi dello
sviluppo; sono tematiche di solito trascurate, se non addirittura invisibili,
da chi comunque tende a concentrarsi solo sugli aspetti biologici di un
processo evolutivo che non riesce a gestire né a capire.
La traduzione, gestita da M.Turchetto, verrà presentata nell’ambito del
convegno internazionale STEPHEN
J. GOULD’S LEGACY: NATURE, HISTORY, SOCIETY (Venezia, 10-12 maggio
2012) [da Pikaia]
Non in tutte le scuole superiori italiane si possono riscontrare situazioni
stressanti se non schizofreniche: continuano le iniziative del Centro Filippo Buonarroti
legate all'Evolution Day 2012 nei licei lombardi, e in particolare si
terranno a Milano, Alzano Lombardo e Pavia.
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2/3/12-IT
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[da My Genomix] Oltre
alle numerose notizie che riguardano le nuove e sconcertanti novità tecniche
di sequenziamento del genoma, un post (del 9/2) del blog MyGenomix informa
della nascita di un Osservatorio
della Comunicazione della Scienza Online, un database dove sono
indicizzati tutti i siti e blog che trattano di scienza in lingua italiana.
Si tratta del lavoro della tesi (“An italian online
science communication monitor”) presentata da Luis Emiliano Peña Altamira per il
MSc in Science Communication di Padova. Si può consultare il database, ancora
da completare, nel sito dell’OCSO, all’indirizzo Sciencepages.it,
C’è anche un sondaggio fra 130 visitatori del suo sito, che sembrano in gran
parte aver intenzione di deludere il neolaureato “science communicator”:
in grande maggioranza (il 73%) diffidano di comunicatori della
scienza che non siano anche scienziati. Non è ben chiaro chi
costituirebbe gli “others” che sarebbero certo preferiti (secondo il 13%) ai
giornalisti (amati solo dall’11%, forse perché non è chiaro se sono
“scientifici” o no). Saranno forse insegnanti di scienze, che probabilmente
meriterebbero piuttosto una categoria tutta per loro e che avrebbero il
vantaggio di poter verificare quanto sono bravi analizzando i risultati dei
loro allievi nai risultati degli esami di fine ciclo?
Purtroppo la situazione rischia solo di peggiorare: con la fuga dei cervelli
in corso e la precarietà di chi rimane, è improbabile che ci siano in futuro
più scienziati ad aver temo da perdere sul web. Bisognerà cominciare ad
proporre “campi di lavoro educativo alla tastiera” per scienziati in
pensione? Si rischia altrimenti di lasciare il web e wikipedia in mano a
criptocreazionisti? Su una rivista ondine cattolica (Fogli Mariani) un
lungo e articolato commento (“Charles
Darwin, l'evoluzione. Un punto di vista cattolico.”) all’intervista del
12/2 di T.Pievani a I.Malara nel sito Lo Sgamato, commentata
con ben diverse intenzioni e con diversa elasticità mentale anche da
E.Pennetta. Vengono proposti spunti interessanti sulle nuove prospettive
anche filosofiche aperte da Darwin (ma soprattutto sulla nuova posizione
attribuita all’uomo dall’attuale teoria dell’evoluzione), prospettive che
invece di solito scatenano strane e vivaci reazioni allergiche da parte delle persone con una sensibilità religiosa
capace di offuscare l’umana curiosità e razionalità.
Si citano non solo le posizioni di Pievani e di La Vergara, ma purtroppo
anche quelle di chi, pur ateo e rispettoso della genialità di Darwin (“Darwin è stato uno dei massimi scienziati di ogni tempo e oggi
non saremmo dove siamo, nella teoria dell’evoluzione, senza di lui”) non
aveva ben compreso alcuni aspetti centrali della biologia moderna; lo
dimostrò il genetista Barbujani ma purtroppo nemmeno il suo preciso
intervento fu di grande aiuto per far capire un dato evidentemente difficile
da capire.
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1/3/12-USA
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[da NCSE]
Interessante ma preoccupante il racconto di come e perché la casa editrice
Springer abbia
ritirato un testo che annunciava la prossima uscita del volume degli atti
di un convegno che:
“Presents new perspectives regarding the nature
and origin of biological information.
Demonstrates
how our traditional ideas about biological information are collapsing under
the weight of new evidence.
Written by leading experts in the field. In the spring of 2011, a diverse
group of scientists gathered at Cornell University to discuss their research
into the nature and origin of biological information. This symposium brought
together experts in information theory, computer science, numerical
simulation, thermodynamics, evolutionary theory, whole organism biology,
developmental biology, molecular biology, genetics, physics, biophysics,
mathematics, and linguistics. This volume presents new research by those
invited to speak at the conference….”
Cosa ci sia dietro a questo libro viene svelato dal blog Panda’sThumb
il 27/2, che diffonde la notizia che la Springer starebbe per
pubblicare un volume di pseudoscienza creazionista (“Springer
gets suckered by creationist pseudoscience”) grazie ad un convegno (Biological Information: New Perspectives) organizzato da leading experts in the field come un creazionista
“della terra giovane”, Sanford,
J.C., noto anche per una consulenza in favore dell’ID in Kansas nel 2005,
quando aveva garantito
che per lui la terra aveva fra 5000 e 100.000 anni; altri editori del volume,
forse anche loro leading experts in the field
sarebbero stati i neocreazionisti M.J.Behe, e W.A.Dembski, noti
esponenti del Discovery Institute.
La diffusione della notizia e delle competenze dei partecipanti al convegno
ha portato all’eliminazione immediata della pagina
web e al reinvio del volume verso un ulteriore ciclo di controlli.
Gli eventi vengono anche raccontati l’1/3/12 nel sito della rivista “Inside
Higher Education” e nel sito del National Center of Science Education (“Second
thoughts from Springer”).
Nel frattempo si sono mossi anche altri collaboratori della Springer,
preoccupati delle conseguenze del passo falso che si stava concretizzando,
piuttosto rischioso soprattutto in questo periodo di contestazione degli alti
profitti dei pochi editori che hanno in mano gran parte dell’editoria
scientifica che garantisce anche i controlli di qualità della ricerca
mondiale, tutti basati sul lavoro gratuito dei ricercatori … che poi pagano
salato queste riviste.
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1/3/12-IT
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In un articolo sul Foglio (“Rivoluzione
evoluta”) A.Bandinelli racconta del suo incontro con il numero
monografico di Micromega dedicato all’evoluzione umana al chiosco del bar
al centro del parco di quartiere, sotto il primo sole primaverile.
Già non gli piace, e dimostra di non volerla proprio nemmeno vedere, la frase
iniziale dell’articolo di T.Pievani, quella, certo difficile, ma che nasconde
il punto centrale del ragionamento sul caso: “più
che l’incipit di un ragionamento scientifico appare come il manifesto di un
programma ideologico”; quello che capisce e riconosce immediatamente è
che “il tema dell’evoluzione è un caposaldo dello
scontro laicista contro i fideismi creazionisti”. Peccato. Il
tentativo di suscitare una riflessione su un aspetto nuovo fa riemergere
purtroppo sempre i soliti fantasmi “tranquillizzanti” che riposano in qualche
angolo della mente degli antievoluzionisti. Dopo la riproposizione di una
successione di frasi apparentemente non comprese, come quella della “carrellata”,
riguardanti soprattutto i fatti nuovi e in parte sconcertanti che oggi
conosciamo sull’evoluzione umana, la conclusione è davvero sconfortante: “laicisti all’attacco, c’è materia di cui rinfocolare lo
scontro ideologico”.
L’articolo si conclude con una discussione sulla “schifezza” dell’immagine di
copertina, considerata eurocentrica solo perché non esalta a sufficienza le
scoperte scientifiche cinesi, preferendo mostrare un giovane rinascimentale
italiano. Strano che Bandinelli e il suo amico non abbiano apprezzato che il
giovane italiano sia un riconoscimento al ruolo centrale dell’”europa
cristiana” nell’evoluzione scientifica e culturale umana …
Possiamo sperare che nel prossimo articolo Bandinelli si concentri
maggiormente sui successivi articoli, scritti da paleoantropologi, che
certamente forniscono ancor meno “materia con cui
rinfocolare lo scontro ideologico”, dato che si raccontano i
fatti nuovi e inaspettati che il lavoro dei paleoantropologi sottopone ormai
quasi ogni anno all’attenzione e alla riflessione degli altri umani,
indipendentemente dalla loro formazione culturale.
Sarebbe triste che anche questi fatti venissero rifiutati come è avvenuto per
le riflessioni che queste novità giustamente suscitano anche nei
filosofi. Nel blog LoSgamato
compare un’intervista a E.Pennetta (Disputationes “Darwinianae”), in risposta all’intervista
concessa da T.Pievani in occasione del compleanno di Darwin, il 12/2.
Si conferma il rispetto dell’evoluzione, riconoscendola come fatto
riconosciuto, ma non si chiariscono poi né i modi né i tempi, e nemmeno quali
si accettino fra le prove, decisamente numerose, che permettono poi a tutti i
biologi evoluzionisti, e quindi anche al presidente dell’Accademia Pontificia
delle Scienze, Werner
Arber, di dimostrare e confermare, oggi finalmente senza i grossi dubbi
che angosciavano anche Darwin 150 anni fa, l’attuale teoria dell’evoluzione (“Statement on my view on biological evolution”).
Inevitabile quindi che sorgano spontanee numerose domande, dato che si scopre
con un certo stupore che un docente di scienze sollevi dubbi su quello che
dovrebbe invece essere chiaro e ben spiegato anche nel testo di scienze
adottato nel suo liceo a supporto alle lezioni che tiene ai suoi allievi del
mattino, che tutti immaginiamo chiare e coerenti con il testo adottato.
Certo se si apprezza il rifiuto del creazionismo (non è chiaro se il
riferimento sia solo alla variante “creazionismo della terra giovane”);
comunque non si capisce perché, in un post
critico verso E.Boncinelli, inviti a visitare ed apprezzare una pagina
web del sito creazionista TruthInScience,
dove si propone l’ipotesi creazionista del “basic
type”, oggi sostenuta dal il progressive
creationist S.Scherer,
che contesta l’origine comune degli esseri viventi; questa ipotesi mette
anche in dubbio il modello di classificazione gerarchica proposto da Linneo,
che invece si adatta molto bene all’attuale visione dell’albero della vita.
Altrettanto in contrasto risulta anche il contributo, critico verso
l’origine comune degli esseri viventi, che R.Fondi ha fornito al corso
di didattica delle scienze per docenti di scienze nelle scuole cattoliche
organizzato l’anno scorso dal vicariato di Roma; qui vediamo anche un contributo ad un video
realizzato da Guy Berthault, uno dei creazionisti
“biblici” consulenti
del Kolbe Center for the study of
Creation, dove esclude l’evoluzione, come origine comune degli esseri
viventi, e sembra concordare con una variante del progressive
creationism di S.Scherer).
Purtroppo il sito web del
corso del vicariato è stato improvvisamente spento qualche mese fa, impedendo
di poter verificare oggi la correttezza del materiale didattico in formato
PPT messo a disposizione dei docenti partecipanti al corso, probabilmente
tratto dalle lezioni effettuate nel suo liceo in preparazione dell’esame di
maturità.
Per quanto riguarda il punto cruciale dell’origine comune degli esseri viventi,
quei PPT non erano infatti in contrasto con la definizione
di evoluzione fornita per esempio da Francis Collins,
oggi direttore del National Institute of Health (USA), e autore del libro “The
language of God”; Collins conferma come l’origine comune degli esseri
viventi faccia parte della definizione di evoluzione, tanto è vero che è
stata tranquillamente accettata nel 2004
anche da un documento vaticano firmato dal card.Ratzinger, e non è stata
messa in discussione nel convegno vaticano del 2009.
[Ho provato a controllare nel sito web di un testo di scienze per i licei
le domande che i docenti sottopongono agli studenti per allenarli alla terza
prova dell’esame di maturità: ho verificato che molte domande riguardano
proprio l’evoluzione biologica e i suoi meccanismi. Sono rimasto perplesso
nel verificare che vengono proposte domande e fatte dichiarazioni su problemi
su cui invece nel suo sito web si sollevano dubbi; mi ha colpito ad esempio
una domanda in cui si conferma che il semplice cambio delle frequenze
alleliche sia sufficiente per determinare l’evoluzione, attribuendo quindi un
ruolo diagnostico già alla formula che descrive l’equilibrio di
Hardy-Weinberg, proprio come veniva spiegato un anno fa anche nel PPT di E.Pennetta presente nel sito del corso
sull’“Insegnamento delle scienze”: Il principio
di HW può essere usato per determinare
le frequenze geniche (alleliche) a partire dalle frequenze dei fenotipi, per
stabilire quindi se la popolazione è in equilibrio genetico oppure si sta
evolvendo.
]. |
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29/2/12-IT
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[da Pikaia]
Indice e recensione di un nuovo libro su Darwin (“Introduzione
a Darwin”) di T.Pievani. Su Avvenire un teologo, R.Timossi,
ritorna (“Ma
la scienza non ha bisogno di Dio?”) sul tema sollevato per primo da
Laplace, che ebbe il coraggio di scrivere un intero volume di “Meccanica
celeste” senza sentire la necessità di attribuire un ruolo a Dio. In effetti
fu un precursore, ma oggi nessun astronomo penserebbe mai di comportarsi
diversamente. Nell’articolo si sospetta invece che E.Boncinelli avesse dei
secondi fini quando, in un suo recente libro, ha ribadito – e non è stato
certo il primo – che il concetto è perfettamente valido anche in biologia.
Spiace che quello che a metà dell’articolo era “un’opinione
del tutto condivisibile visto che la ricerca nelle scienze naturali non può
che operare senza ricorrere al soprannaturale” alla fine dell’articolo
diventi senza motivo un atteggiamento criticabile, sospettando che
perfidamente nasconda invece l’invito ad “agire
come se Dio non esistesse”. E questo è del tutto scorretto,
soprattutto dopo aver pure citato che
lo stesso Boncinelli avesse premesso che “non
significa che il creatore non esista”.
Inutile ricordare che il concetto lo aveva ripetuto anche il fisico Hawking
(Corriere,
2/10/2010: «Dio non è necessario a spiegare
la creazione dell'Universo»), che così già il 31/10/2008 aveva
concluso il suo intervento davanti al
papa al convegno sull’evoluzione dell’universo (SCIENTIFIC
INSIGHTS INTO THE EVOLUTION OF THE UNIVERSE AND OF LIFE),
tenutosi all’Accademia delle Scienze Pontificia: “We
are getting close to answering the age old questions: ‘Why are we here?’ ‘Where did we come from?’ I
believe these questions can be answered within the realm of science”.
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28/2/11-IT
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[da Nature]
La sequenza completa del DNA di Oetzi
(o uomo del Similaun) è stata svelata oggi in un articolo su Nature
Communication, pubblicato da un gruppo di ricerca internazionale (“New
insights into the Tyrolean Iceman's origin and phenotype as inferred by
whole-genome sequencing”). Un articolo
dell’AGI e uno di Repubblica
sintetizzano i risultati, che dimostrano che non sarebbe comunque
sopravvissuto a lungo. Interessante la dimostrazione dell’intolleranza al
lattosio, indicante che la mutazione, utile per popolazioni di agricolotori e
allevatori, non era probabilmente ancora comparsa nella zona.
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27/2/12-UK
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Un articolo su Molecular
Biology and Evolution racconta una storia intrigante sui Neandertaliani
(“Partial
genetic turnover in neandertals: continuity in the east and population
replacement in the west”) sulla base di nuove indagini genetiche su un
maggior numero di campioni provenienti da aree geografiche diverse.
Già non c’erano molti dubbi che fossero andati incontro a cambiamenti climatici
piuttosto imponenti nel corso della loro presenza in Europa e nelle zone
circostanti fra 300.000 e 30.000 anni fa.
Un articolo della BBC aiuta a capire un po’ meglio la questione,
sottolineando come abbiano corso il rischio di estinguersi prima di quando
realmente poi avvenne (“DNA reveals
Neanderthal extinction clues”).
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27/2/12-IT
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Nei giorni scorsi è scoppiata una strana polemica,
sollevata da un corsivo dell’Avvenire
del 19/2, che contestava un articolo sulla teoria dell’evoluzione
pubblicato da Micromega.
Le critiche, oltre che inquinate da incomprensioni e quindi in gran parte
errate, come evidenziato anche nella risposta
di T.Pievani, appaiono ingiustificate anche perché riguardano
problematiche che coinvolgono temi scientifici per i quali la chiesa cattolica,
che si è sempre dichiarata rispettosa della scienza, alla cui nascita ammette
di avere in parte contribuito,
dispone da poco più di 400 anni di un organo di consulenza che viene, oltre
che necessariamente rinnovato, continuamente arricchito di scienziati dei
quali viene valutata soprattutto la riconosciuta eccellenza nelle diverse
discipline, spesso indipendentemente dal credo religioso.
E’ abbastanza evidente l’interesse a mantenere questo organo di consulenza
adeguato ai temi, anche se problematici, funzionante e autorevole. Non per
niente oggi il presidente dell’Accademia Pontificia delle Scienze (PAS)
è un premio Nobel, il biologo molecolare Werner
Arber, evoluzionista e quindi certamente competente e adeguato a
suggerire risposte non contrastanti con l’interesse della chiesa a rispettare
l’autonomia del mondo scientifico pur su temi in gran parte difficili da
digerire e capire.
Se questa è la situazione nella chiesa cattolica, forse difficile dato che ci
sono numerosi integralisti che affrontano impavidamente anche situazioni
imbarazzanti (pensiamo al convegno antivaticano organizzato al CNR
addirittura dal vicepresidente del CNR insieme a pittoreschi creazionisti
biblici USA) pur di dimostrare che non la si accetta, può invece essere
istruttivo verificare come le numerose religioni cristiane USA gestiscano
invece in modo antiscientifico, e quindi davvero imbarazzante, problemi
scientifici certamente delicati come quelli dell’evoluzione; non è difficile
rendersi conto di come si risolvano con molta creatività ma soprattutto con
poca serietà i problemi e le incoerenze fra le diverse opinioni, sperando che
nessuno, a cominciare dalla ragione, se ne accorga.
Il documento è la sconcertante “Dichiarazione
generale sulla Creazione”, pubblicata nel 2009 in occasione del
bicentenario di Darwin; il testo è stato studiato e approvato da una
commissione creata all’interno dell’ASA (American
Scientific Affiliation, un organo di consulenza per i rapporti con la
scienza costituito dalle diverse e numerose religioni cristiane diffuse negli
USA); il testo ci permette di capire che c’è un approccio un po’ diverso, ma
soprattutto davvero poco serio, forse giustificato dalla notevole quantità di
verità religiose che in quel paese si devono confrontare quotidianamente con
i dubbi della scienza.
Già la lettura della composizione della commissione suscita una qualche
preoccupazione, visto che è evidente la presenza del responsabile della
struttura che gestisce l’Intelligent Design, il matematico e filosofo W.Dembski.
D’altronde lo stesso documento chiarisce che gli esponenti dell’ASA sono
scelti sulla base della loro fede più che per la loro scienza, a differenza
dei membri della PAS,
dove il presidente è un protestante ma è adirittura un premio Nobel.
La lettura del documento lascia sbalordito chi (soprattutto se abituato al
metodo scientifico) finalmente scopre in che modo diverse verità contrapposte
e incompatibili possano trovare posto in un documento comune votato
all’unanimità da rappresentanti di diverse religioni cristiane; la soluzione
è semplicissima: una dopo l’altra.
Probabilmente in Italia un documento così farebbe ridere (soprattutto quando
si notano, perfino all’interno di una stessa fede, opinioni eterogenee su
fatti oggi facilmente dimostrabili); la soluzione adottata sarebbe comunque
un’ottima idea per evitare guerre di religione, sempre che si avesse il
coraggio di applicare il metodo anche alle questioni indimostrabili tipiche
delle guerre di religione.
Risulta purtroppo evidente che l’unica ipotesi che proprio non trova posto
nell’elenco dell’ASA è quella ritenuta preferibile dagli esperti, come sono
sia dal presidente della PAS
che dagli autori della mostra “Homo sapiens”, che
dall’autore del volume “La vita inaspettata”, dove si descrivono le
meraviglie di un semplice meccanismo che evidentemente per i suoi primi 14,69
miliardi di anni non ha ritenuto necessario aspettare la comparsa della
nostra specie, come se non fosse il fatto che ritengono egocentricamente più
importante.
Il documento può anche essere usato per uno scopo interessantissimo:
verificare se tutte quelle ipotesi diverse, tutte approvate a maggioranza ma
tutte diverse rispetto ai dati scientifici, sono prodotte dal solo caso o
sono il risultato di una selezione culturale sui prodotti del caso.
Altra questione sarebbe lo scoprire anche perché mai non capiscono quanto sia
imbarazzante dimostrare che, per fare felici tutti,
moltiplicano le verità (forse sanno anche loro che cambiarla
sarebbe stato disonesto) per accordarle a pensieri del tutto diversi.
[Il fisico autore della traduzione italiana di questo capolavoro di
equilibrio (non tutti smaniano di accordare il
proprio pensiero alla verità) tiene invece, proprio in questi giorni,
un corso all’università della terza età di Pavia, dove ha promesso invece di
spiegare agli allievi perché la teoria dell’evoluzione di Darwin sia
compatibile con la (sua) religione].
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26/2/12-iT
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Nel suo corsivo sull’Avvenire (“PAZIENZA,
SI EVOLVERÀ”) P.G.Liverani oggi cerca di difendere come ironia le
incomprensioni che spiccavano nei recenti corsivi che hanno suscitato la
reazione di T.Pievani su Micromega. Non è chiaro comunque perché ritenga
utile aggiungere di suo pugno ulteriori nuove critiche ai suoi corsivi.
Non sarebbe stato meglio e più semplice cercare di convincere i lettori che
non si può accusare di creazionismo un giornalista convinto che abbia fatto
un’ottima scelta chi ha nominato W.Arber come presidente dell’Accademia
Pontificia delle Scienze, premio Nobel e biologo evoluzionista e quindi
neodarwinista? Meno ironia e più chiarezza…
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25/2/12-IT
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Continuano ancora i Darwin
Days.
Uno particolarmente impegnativo si svolgerà a Parma
il 1’ marzo presso l'Aula Magna del Palazzo Centrale dell'Ateneo
(via Università, 12), a cui interverranno Donato Grasso,
Università di Parma, Lara Maistrello, Università di Modena e
Reggio Emilia, Rita Cervo, Università di Firenze, Telmo
Pievani, Università di Milano Bicocca, Roscoe R. Stanyon,
Università di Firenze, e Mauro Mandrioli, Università di
Modena e Reggio Emilia. E’ una giornata di divulgazione scientifica
dedicata quest'anno al tema “Dall’individuo al superorganismo”.
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24/2/12-IT
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T.Pievani risponde su Micromega (“Cialtroneschi
attacchi di “L’Avvenire” contro MicroMega e la scienza”) ad un paio di
corsivi (“Darwin l’optional” del 5/2 e l’incredibile “Ciao
Darwin, ma dietro la lavagna” del 19/2), in parte basati su imprecisioni
o errori, ma soprattutto rivolti probabilmente alla persona errata, non
avendo Pievani per ora alcuna competenza o responsabilità all’interno della
Chiesa: meglio sarebbe stato invece consultare qualche organo interno della
Chiesa responsabile dei rapporti con la scienza, sia per verificare la correttezza del testo proposto per la
pubblicazione (e sarebbe stato necessario), ma anche per assicurarsi di aver
ben capito i termini della questione.
Probabilmente il giornalista non aveva dubbi, avendo frequentato anche alcuni
convegni evoluzionisti, ma probabilmente una verifica sarebbe stata utile per
fargli almeno capire che risulta evidente, da quel che scrive, come proprio
non abbia le competenze per mandare Darwin dietro la lavagna, dato che NON è
vero che “era questa, come si sa, la tesi
evoluzionista del povero Darwin”. Erano invece i suoi precursori e
magari alcuni attuali antievoluzionisti a “interpretare
la nostra storia naturale come una carrellata di stadi di progresso”,
forse convinti, loro sì, dalle false rappresentazioni che si incontrano sui
quotidiani ma non sui libri di biologia.
Diventa necessario a questo punto ricordare che già nel 1988
(il 20° è passato inutilmente e ormai si sta avvicinando il 25°) Papa GP2 era
davvero molto preoccupato dei pasticci che si combinavano, spesso per
incompetenza ma anche solo per paura - conseguenza di ignoranza - nei
rapporti della chiesa con la scienza e gli scienziati. GP2 lo ha raccontato nella lettera
inviata all’astronomo pontificio, Padre G.Coyne, uno dei pochi che era allora
capace di gestire pure temi caldi come quelli dell’evoluzione, anche grazie
alla frequentazione per 6 mesi all’anno di ambienti scientifici come quelli
USA, dove i biologi cattolici erano e sono in prevalenza evoluzionisti,
magari pure neodarwinisti, in un contesto con elevate frequenze di
creazionisti fra i protestanti:
”Basta guardare allo sviluppo incredibile della
ricerca scientifica, per scoprire un movimento soggiacente verso la scoperta
di livelli di una legge e di un processo che unificano la realtà creata, pur
avendo allo stesso tempo suscitato la vasta diversità di strutture e di
organismi che compongono sia il mondo fisico e biologico sia quello
psicologico e sociologico
… I biologi molecolari hanno studiato la struttura della materia vivente, le
sue funzioni e i suoi processi di moltiplicazione. Essi hanno scoperto che
tutti gli organismi della terra hanno alla base gli stessi costituenti i
quali compongono sia i geni sia le proteine da essi codificate. E' un'altra
impressionante manifestazione dell'unità della natura.
Con l'incoraggiare l'apertura tra la Chiesa e le comunità scientifiche, non
ci proponiamo un'unità di contenuti tra teologia e scienza come quella
che esiste nell'ambito di un dato campo scientifico o della teologia vera e
propria. Col crescere del dialogo e della ricerca comune, ci sarà un
progresso verso la mutua comprensione e una graduale scoperta di interessi
comuni che forniranno le basi per ulteriori ricerche e discussioni. Sta al
futuro stabilire in quale forma questo avverrà. Ciò che è importante, come
abbiamo già sottolineato, è che il dialogo deve continuare e progredire in
profondità e in ampiezza. In questo processo dobbiamo superare ogni
tendenza regressiva che porti verso forme di riduzionismo unilaterale, di paura
e di autoisolamento.
… Dobbiamo chiederci se scienza e religione contribuiranno
all'integrazione della cultura umana più che alla sua frammentazione. E' una
scelta obbligata che ci riguarda tutti.”.
Sarà forse anche con questa preoccupazione e in questa ottica che, dopo la
nomina del fisico Nicola
Cabibbo (da non dimenticare che fu uno dei pochi cattolici ad intervenire
con decisione contro le iniziative creazioniste del VP del CNR) da parte di
GP2, anche l’attuale papa ha nominato come presidente della PAS un
evoluzionista, Werner
Arber. Che è però addirittura un biologo molecolare, e quindi
evoluzionista e neodarwinista, oltre che premio Nobel. Arber aveva coordinato
con N.Cabibbo il convegno del 2008 sull’evoluzione dell’universo e della vita
(“SCIENTIFIC
INSIGHTS INTO THE EVOLUTION OF THE UNIVERSE AND OF LIFE”), quello
in cui erano stati allontanati
i creazionisti che, pur non invitati (“Intelligent
Design Theory Shut Out of Vatican Evolution Conference”),
disturbavano il convegno.
Probabilmente il documento e le preoccupazioni del 1988 (“E' pronta la comunità delle religioni del mondo, la
Chiesa inclusa, ad entrare in un dialogo sempre più approfondito con la
comunità scientifica, un dialogo che, salvaguardando l'integrità sia della
religione sia della scienza, promuova allo stesso tempo il progresso di
entrambe?”) non circolano all’Avvenire.
Se qualcuno all’interno della Chiesa avesse ancora dei problemi a capire e
gestire l’evoluzione biologica è evidente che prima di rivolgersi all’esterno
sarebbe meglio stimolasse gli organismi che ci sono a funzionare meglio, a
fornire indicazioni e a svolgere i loro ruoli informativi e formativi; sono
strutture, come l’Accademia
Pontificia delle Scienze, che rispettano i criteri di competenza
universalmente accettati, certificati dal riconoscimento indipendente fornito
dal premio Nobel.
La figura imbarazzante fatta con queste due “lezioni” di biologia
evoluzionistica, magari perfette secondo l’Accademia della Crusca ma
“sgrammaticate” e imbarazzanti secondo qualsiasi testo di biologia delle
medie, sarebbe stato meglio evitarla, soprattutto se lo si fa per problemi
interni; la sua interpretazione fuori sincrono delle successive teorie
dell’evoluzione avrà probabilmente fatto
sorridere anche ogni insegnante di scienze delle medie, mentre i
paleoantropologi possono confermare che, se la descrizione dell’evoluzione
umana è avvincente, la realtà sarà stata forse avvincente ma soprattutto
drammatica e dolorosa …
Imbarazzanti soprattutto l’incomprensione dell’accezione scientifica del
termine “teoria” e l’identificazione del normale processo evolutivo come
“nuova tesi” e dell’ipotesi predarwiniana (la “carrellata
di stadi”) come … se fosse invece proprio l’ipotesi di Darwin, trascinando
nell’equivoco anche altri incauti ma scatenati commentatori. Per non parlare
della ripetibilità come certificato di scientificità; immagino che i medici
legali potranno avere qualche dubbio di coscienza: ripeto o non ripeto?
Difficile scegliere quando dalla risposta dipendesse la scienza o quando la
scelta fosse impossibile. Non in tutte le scienze la ripetibilità è
possibile!
Meglio quindi sarebbe che si provvedesse razionalmente a uniformare il modo
di rapportarsi con “il mondo”, e in particolare con la scienza, evitando che
ci sia da una parte il Vaticano che si consulta con i premi Nobel e gli
esperti di evoluzione e li inserisce nell’Accademia Pontificia delle Scienze,
mentre l’Avvenire manderebbe dietro la lavagna oltre a Darwin anche questi
stessi accademici, magari sulla base di convinzioni errate e confuse.
Si da’ inevitabilmente l’impressione di una certa anarchia e incoerenza
quando, avendo problemi personali a capire ed accettare la biologia
evoluzionistica, si trova più comodo contestare un filosofo della scienza
esterno piuttosto che il proprio biologo evoluzionista di riferimento,
addirittura di nomina papale, il presidente dell’Accademia Scientifica
Pontificia. Si dà pure l’impressione, come gli ultimi giapponesi, di non
essersi accorti che i “barbari neodarwinisti” hanno omai preso possesso del
principale posto di potere; ovviamente la situazione non è in questi termini,
ma è sconcertante vedere che qualcuno la interpreta in questo modo; si
offende pure se ovviamente non lo si sta ad ascoltare, ma quasi si offende se
lo si avverte che forse è tardi se ci si illude di poter ancora respingere i
neodarwinisti.
So di alcuni colleghi biologi evoluzionisti che hanno partecipato a convegni
organizzati da università vaticane, in Italia o in monasteri spagnoli, e mi
hanno riferito che non ci sono stati problemi a discutere di biologia
evoluzionistica. Come si può mescolare competenze e obiettivi diversi, “salvaguardando l'integrità sia della religione sia
della scienza”, che hanno ruoli diversi,
come disse GP2 nel 1988 ?
Probabilmente sarebbe poi anche il caso di riflettere che l’attuale mostra a
Roma sull’evoluzione umana (“Homo sapiens”) è
opera di un accademico pontificio, L.L.Cavalli
Sforza, oltre che di T.Pievani. Uno dei problemi che più ha fatto
discutere recentemente, anche a partire da un recentissimo libro di E.Boncinelli
(“La
scienza non ha bisogno di Dio”) è appunto il metodo scientifico e i suoi
criteri. Forse non tutti sanno che il problema è ben noto anche ai piani alti
della Chiesa: qualcuno ricorderà che nel 2006 il papa organizzò a
Castelgandolfo un incontro con i suoi allievi (Schülerkreis) per discutere
dell’evoluzione e chiese al card.Schönborn che invitasse come esperto un
biologo evoluzionistista, purchè fosse “a scientist who in
no way can be suspected of being a creationist”; il card.
Schönborn invitò il biologo molecolare austriaco Peter
Schuster, che raccontò questo episodio
in un intervista pubblicata da J.Allen sulla National
Catholic Reporter USA il 17/8/2006, prima del convegno. Nell’intervista il
prof.Schuster racconta dei contrasti col card. Schönborn e dei punti principali della moderna biologia,
fra cui ricorda che “Biology by no means disproves the idea of a
Creator. But the point is
that we don’t need a Creator to explain what we see”.
Una frase non molto
diversa da quella di Laplace
in un contesto diverso, Il fatto che la biologia non abbia bisogno di
entità esterne per spiegare la realtà lo sa quindi anche il papa dal 2006,
per cui non si capisce la necessità di fidarsi di spiegazioni alternative non
scientifiche.
Purtroppo non tutti lo sanno e
annaspano, non partecipando a quell’evoluzione culturale che sta cambiando il
mondo, come ricorda Schuster: “One hundred years
ago, it was the common belief of Christians that God directly created every
new species that exists. Darwin showed
how natural development can lead to new species. Today we understand this
much better, and there’s no evidence that can’t be explained within this
general framework”.
Se ci limiitiamo ai
problemi dell’evoluzione biologica e umana, non bisogna dimenticarci anche un
frase che ha pubblicato sull’Osservatore Romano il 17/1/06 (“Evoluzione e
creazione”) il prof.F.Facchini, antropologo e sacerdote, a proposito
dell’Intelligent Design e dei suoi inutili tentativi di proporsi come teoria
scientifica senza averne le caratteristiche e pure senza fare ricerche che
forniscano spiegazioni migliori: “Se il
modello proposto da Darwin viene ritenuto non sufficiente, se ne cerchi un
altro, ma non è corretto dal punto di vista metodologico portarsi fuori dal
campo della scienza pretendendo di fare scienza”.
Ovviamente bisogna chiarire che dai tempi di G.Galilei non basta dire o anche
scrivere “questa teoria non mi piace”. Si sa che nulla è perfetto o definitivo. Il mondo
oggi pretende sempre e solo, e lo sappiamo bene, qualcosa che funzioni meglio
di quello che già abbiamo.
Certamente masochista è comunque reagire lasciando trasparire paura unita
all’evidente incomprensione dei problemi e dei testi commentati.
Appare evidente, ma probabilmente non a tutti, nonostante una frase
esplicita, che nel testo di T.Pievani compare un invito abbastanza originale
a dimenticare per un attimo la biologia e suggerire ipotesi alternative al
ruolo del caso anche per i fenomeni per cui è la geologia che ci propone e ci
dimostra eventi apparentemente casuali succedutisi continuamente e
costantemente negli ultimi 4.5 miliardi di anni.
Per la biologia finora ci sono state
tantissime novità dai tempi di Darwin, che hanno permesso di integrare le
idee geniali che gli valsero l’immediata sepoltura con onori nell’abbazia di
Westminster, ma nulla di sconvolgente. Vuoi vedere che ce ne potrebbero
essere invece per la geologia? Dell’articolo di Micromega si ne parla
anche sul Fatto (“Gli
attacchi di Avvenire contro la scienza”).
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23/2/12-UK
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[da BBC] Grande successo
di pubblico alla facoltà di Teologia di Oxford per l’incontro fra Richard
Dawkins e Rowan Williams, primate della chiesa anglicana,
sull’origine dell’uomo. Il video dell’incontro si può vedere nel sito web dell’arcivescovo di
Canterbury.
Nella discussione R.Dawkins si è dichiarato non più così certo
dell’inesistenza di Dio, mentre R.Williams non si è mostrato invece così
certo che l’uomo non abbia avuto un antenato non umano, una questione già ben
chiara per i cattolici dopo la dichiarazione vaticana del 2004 sull’origine comune di tutti gli esseri
viventi. Per il papa è inoltre ben più facile e riservato incontrare un
biologo evoluzionista, visto che ce ne sono molti nalla PAS.
L’arcivescovo si è mostrato comunque preoccupato per la gestione del
quotidiano da parte di Dio, vista l’enorme quantità di guai, per cui si è
chiesto se non potesse stare più attento o fare qualche straordinario “if he can do that, why doesn't he do a bit more?".
Gli angeli aleggiavano sul tranquillo dibattito, tranquillamente dipinti sul
soffitto.
C’è da ricordare che il 15 settembre 2008 la chiesa anglicana (che pure
ospita Darwin nel suo tempio principale) aveva
chiesto pubblicamente scusa a Darwin (ma anche ai suoi fedeli del 1800 e
del 1900, indotti in grave errore) per
aver frainteso la teoria sull’evoluzione.
Negli stessi giorni in Italia mons.Ravasi negò che la chiesa cattolica
dovesse scusarsi con Darwin (“Scuse
a Darwkin? No grazie”), forse pensando che le scuse si debbano fare solo
in caso di condanna; in realtà non si deve dimenticare che una condanna ci fu,
ma colpì piuttosto Teilhard de Chardin.
Se invece si fosse scusato anche con chi era stato ingannato per i
fraintendimenti della teoria dell’evoluzione, magari qualcuno all’Avvenire
già da allora si sarebbe preoccupato di verificare se magari si alludesse a
lui.
Nel 2008 la chiesa anglicana creò anche un
sito web (ora disattivato), dove inserì il documento citato di scuse “Good
religion needs good science”.
Del dibattito riferisce anche il Guardian,
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22/2/12-USA
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E’ nato da poco un interessante sito web utile per
la diffusione della conoscenza scientifica con strumenti aggiornati: Download The Universe,
dedicato alla pubblicazione di reviews di ebook (e programmi per iPad)
scientifici.
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21/2/12-IT
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Micromega mette a disposizione,
consultabile on line, il primo articolo, quello di Telmo Pievani, del numero
monografico in gran parte dedicato all’evoluzione umana. Non è ben chiaro, ma
solo nel titolo dell’articolo (“Siamo
il frutto del caso”), che il caso non agisce certo da solo, ma l’articolo
intende sottolineare che comunque ha certamente un ruolo importante, e
soprattutto per i fattori non biologici, spesso trascurati dagli
antievoluzionisti e dai creazionisti, di solito ossessionati proprio dagli
elementi connessi alla biologia, gli unici dietro a cui di solito pensano si
possano nascondere entitità o fattori metafisici che dovrebbero influenzare
il processo evolutivo.
Come ci ricorda una frase iniziale, la cui importanza nell’indicare dove
cercare i fattori dell’evoluzione non è da trascurare (“a condizionare l’evoluzione di Homo sapiens è
stata la casuale combinazione di fattori del tutto contingenti ed ‘esterni’,
in particolare eventi climatici e fattori geografici”),
nell’evoluzione sono comunque importanti e fondamentali eventi per i quali
mai nessuno ha pensato finora di fornire spiegazioni alternative ragionevoli
o almeno razionali. Gli evoluzionisti hanno cominciato da tempo a farlo,
antievoluzionisti e creazionisti ancora non capiscono che manca loro
parecchio da capire.
Comunque la frase, per chi non lo notasse o non la capisse, ha lo scopo di
alzare l’asticella, e di parecchio: è un invito ai creazionisti espliciti ma
anche a quelli mimetizzati da antievoluzionisti, a darsi da fare con proposte
e non con inutili critiche.
Da secoli ormai si sta aspettando una spiegazione alternativa e convincente
agli eventi biologici casuali che avvengono a miliardi ogni secondo. Visto
che nessuno ha spiegato finora perchè non dovrebbe essere casuale, come ha
spiegato Mendel, che i figli siano al
50% maschi (e i cinesi forse sarebbero ancora molto interessati a sapere come
modificare questo dato…), T.Pievani ricorda che poi si dovrà comunque
spiegare anche ben noti eventi di dimensioni spaziali e temporali tali da
rendere improbabile e forse anche indimostrabile qualsiasi spiegazione.
Come già si era accorto anche Wallace (oltre a Darwin, che l’aveva capito
prima), la distribuzione delle terre emerse è indispensabile per capire e
spiegare l’evoluzione biologica, i meccanismi di isolamento e i fenomeni di
speciazione. Moltissimi se non tutti.
Come è avvenuto che l’Africa si staccasse dall’America? Chi e come l’ha
ottenuto? Sono domande a cui bisogna rispondere prima di contestare le
ipotesi, magari ancora limitate e imprecise ma coerenti fra di loro, della
scienza, insistendo su improbabili fattori esterni, che difficilmente si ha
il coraggio di proporre per spiegare eventi geologici di dimensioni
planetarie o continentali.
Chi fosse interessato a proporre ipotesi di spiegazione per i terremoti che
contribuiscono a movimentare il nostro mappamondo, qui
trova una mappa animata di tutti quelli del 2011
Forse anche per questi motivi l’evoluzione come processo che connette fra di
loro tutti gli esseri viventi non è più seriamente messo in discussione dagli
organismi ufficiali del mondo cattolico, che d’altronde fin dal 1603 dispone
della consulenza dell’Accademia
Pontificia delle Scienze (ora PAS, prima Accademia
dei Lincei, di cui fu subito socio anche G.Galilei).
La PAS da un anno (15/1/11) è presieduta da un premio Nobel, biologo evoluzionista
neodarwiniano, Werner
Arber, il cui incarico sembra imbarazzare anche i diversi
evoluzionisti cattolici, che pur dovrebbero sostenere il suo impegno,
aiutandolo a diffondere capillarmente una
conoscenza adeguata ed aggiornate sui diversi temi di cui si occupa da
tempo la PAS, a cominciare dal riscaldamento
globale e degli altri pericoli che corre il nostro pianeta (“Il
problema ecologico oggi ha assunto forme e dimensioni che diventeranno
drammatiche, se non si corre ai ripari”, come dice un recente
documento della PAS), un tema a cui W.Arber, essendo biologo, sembra
particolarmente appassionarsi, anche grazie alla presenza nella PAS di
numerosi esperti che coprono ulteriori competenze.
Purtroppo non sembra che queste preoccupazioni siano sostenute da una
conoscenza scientifica adeguata al di fuori della PAS, né che il lavoro di
W.Arber venga sempre apprezzato, nonostante si adegui agli appelli (Viterbo, 23/9/07) e alle preoccupazioni
del Papa.
Se fu probabilmente giustificata l’iniziativa di creare a Roma un centro di
formazione scientifica (“L’insegnamento delle
scienze”) per migliorare la formazione scientifica dei docenti delle
scuole private cattoliche e per sostenere la posizione del Papa, non si
capisce poi perché si contestino le iniziative dell’organo di consulenza
scientifica nominato dal Papa, la PAS, presieduta da un premio Nobel e non da
un Mr.Arber qualsiasi.
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21/2/12-USA
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Interessante un post (“The
problem with evo devo”) nel blog Pharyngula; P.Z.Myers cerca di
chiarire, da biologo dello sviluppo, i termini in cui inserire il rapporto,
arrivato ad un punto critico soprattutto in tempi recenti, con i biologi
evoluzionisti.
Il problema è appunto quello del recente tentativo dell’evo-devo, che sempre
più si propone per una “gestione” più unitaria, integrata e sintetica della
biologia,
Myers ricorda alcuni vecchi testi, uno di Gould
(’84) e uno di Raff
(‘96), e sintetizza le novità recenti, con i tentativi di integrare due
livelli apparentemente diversi ma con origine comune nell’unica matrice, il
DNA. Sullo stesso tema sarebbe importante anche citare un libro di Gould,
“Ontogeny
anf Phylogeny” (1977), di cui si possono leggere alcune pagine grazie a
Google book. Interessante per unn antropologo soprattutto il capitolo
10 (Retardation and neoteny in human evolution) che pone al centro
dell’interesse la sconcertante neotenia umana, un argomento che
immediatamente pone al centro dell’interesse proprio per la nostra specie, la
necessità per la biologia di giustificare la stretta e intricata interazione
fra ontogenesi e filogenesi.
Citazioni di testi recenti sono quelle del libro di Sean B. Carroll Endless
Forms Most Beautiful: The New Science of Evo Devo, di un libro di
David Kingsley (“Ecological
Developmental Biology”) e dell’articolo di Massimo Pigliucci
(“Do
we need an extended evolutionary synthesis?”). L’articolo si conclude con
una citazione di un aforisma di Van Valen ("Evolution
is the control of development by ecology…", 1973) e con una nuova
proposta di triquetra
che ci ricorda che per capire la biologia occorre integrare l’evoluzione
con lo sviluppo e l’ambiente. Sappiamo bene che anche per i biologi non è
sempre facile saper unificare in un unico processo e integrare questi aspetti
cosi’ diversi della realtà del mondo vivente. Ovviamente l’impresa diventa
ardua per chi non ha sufficienti conoscenze di base, come pure non è sempre
facile considerare insieme anche le scienze della terra, che già Darwin capiì
quanto fossero importanti.
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20/2/12-USA
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Come viene spiegato (in italiano) nel sito di Greenreport
(“L'hacker
di Heartland è un noto scienziato”) si è chiarito perchè sono
probabilmente tutti autentici i documenti sottratti con un trucco
all’Heartland Institute (rimane il dubbio su uno, quello che contiene la
dichiarazione più sconcertante, ma non c’è dubbio – risulta anche in un altro
documento originale, quello col bilancio – che il progetto contestato, che si
propone di creare moduli didattici per scuole elementari, ha una sua voce nel
bilancio per il 2012, dove si cita pure il nome dello stesso esperto).
L’autore della telefonata fatta all’HI è infatti Peter Gleick,
idroclimatologo e collaboratore dell’Huffington Post, dove racconta (“The
Origin of the Heartland Documents”) come è riuscito a verificare
l’autenticità di un documento che gli sarebbe pervenuto anonimamente.
Già l’HI aveva giustificato nl suo sito perchè tutti i documenti, meno uno,
erano davvero originali (secondo lo stesso
Heartland, sarebbero stati inviati da un suo dipendente a un signore che al
telefono si era presentato come un membro del Consiglio di amministrazione).
E’ certo una buona notizia, anche perché rimane confermato come sia ben
motivata e quindi giustificatissima la preoccupazione per l’origine antropica
del riscaldamento globale manifestata dal documento (“Il
destino dei ghiacciai di montagna nell’Antropocene”,
dell’11/5/11) dell’Accademia
Pontificia delle Scienze uscito dal convegno del 2/4 aprile 2011 (“Fate
of mountain glaciers in the anthropocene”) (NB: anche se è in inglese,
è un documento originale vaticano, come si vede dal link; certo
si può continuare a non citarlo, ma sarebbe davvero imbarazzante contestarlo,
soprattutto perché si contesterebbero i premi Nobel che l’hanno sottoscritto
e che collaborano da anni con il Vaticano senza sospettare che anche lì
l’ambiente si sta riscaldando.
Risulta inoltre confermato che ci sono anche altri temi su cui l’HI agiva,
con il “semplice” meccanismo ben spiegato in questo post (“The
heart of the matter”), dove si mostra come con pochi milioni di dollari
si riesca, approfittando di un “difetto” del metodo scientifico, a
sollevare dubbi su ben 47000 articoli scientifici prodotti da migliaia di
scienziati coscienziosi che hanno speso miliardi di dollari e di ore del loro
lavoro.
A meno che le industrie farmaceutiche e quelle che producono tabacco (citate
come finanziatrici nei documenti dell’HI) fossero interessate al
riscaldamento globale o all’evoluzionismo, bisogna ammettere che anche il
fumo passivo e la riforma sanitaria USA sono “temi caldi”, ben utilizzabili
da chi non ha improbabili molteplici competenze, ma un unico interesse,
proprio quello indicato nel documento negato ma indirettamente confermato
negli altri: mettere in cattiva luce chi fa ricerca ma anche chi insegna la
scienza, contribuendo alla diffusione della razionalità e della conoscenza.
Sembra strano, ma si riesce a dimostrare che ancora oggi non piaccia a tutti
che si segua una strada aperta secoli fa da G.Galilei.
Interessante anche fare un confronto fra questo affaire e il primo Climategate,
quello del 2009, quando furono sottratte illegalmente da un server migliaia
corrispondenze personali di climatologi. Giustamente gli scienziati a cui
erano state rubate e criticate per anni le email ora chiedono all’HI un
minimo di coerenza.
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19/2/12-IT
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Arrivano un paio di risposte all’articolo di T.Pievani
su Micromega (“Siamo
il frutto del caso”). Interviene M.Veneziani
sul Giornale (“Dio
lasci il suo posto fisso, qui governa il caos”) che, senza chiarire prima
dove siano attualmente, invita tutti
a mantenere i confini (“È assurdo trattare Dio
come uno studente fuori corso che pretende il posto fisso nell’universo ma
non sa rispondere alle domande dei professori. Ed è assurdo difenderlo,
confutando in Suo nome le teorie scientifiche di Galileo o di Darwin. Dio non
può essere confutato o dimostrato in sede scientifica.”). Interviene
anche Liverani sull’Avvenire con un articolo con parecchi
strafalcioni fra le improbabili ironie (Darwin dietro la lavagna? Ci vuol
ben altro..), forse anche moltiplicati dalle incomprensioni (“Ciao
Darwin, ma dietro la lavagna”). Viene voglia di inviargli l’altro
articolo o di prendere la penna rossa.
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18/2/12-USA
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Sono disponibili sempre nuovi strumenti per
favorire lo sviluppo della conoscenza scientifica anche se spesso per
approfittarne ci vorrebbe prima qualcosa per favorire lo sviluppo della
conoscenza dell’inglese…
Alcune università USA stanno infatti mettendo a disposizione in internet
lezioni o interi corsi universitari. Yale per esempio, mette a
disposizione numerose lezioni raggiungibili dal sito web Open Yale Courses. E’ sufficiente
inserire una parola chiave per ottenere un elenco di lezioni che possono
aiutare a inquadrare l’argomento; si può provare ad esempio con “biological
evolution”, “darwin”,
ecc. (no, “darwinism” non è utile in
quanto è un termine usato dai creazionisti).
Ci sono anche interi corsi, come
quello di Stephen Stearns (“Principles
of Evolution, Ecology and Behavior”), inserito nel Yale Galapagos Project, o
quello di Robert Wyman (“Global
Problems of Population Growth”), che considera gli aspetti biologici ma
anche culturali delll’evoluzione quantitativa della nostra specie. Per questo
corso è disponibile anche il testo e l’audio delle lezioni, scaricabile
gratuitamente.
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17/2/12-USA
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Sul sito web di “Galileo”
si raccontano in italiano altri dettagli sugli sconcertanti documenti usciti
clandestinamente dall’Heartland Institute.
Lo stesso era stato fatto due giorni fa anche nel sito web “La
Sestina” e ieri su Wired.it
(“C'è un complotto contro il clima“) .
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16/2/12-USA
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Un articolo dell’AP verifica alcuni dei
fatti citati nei documenti usciti clandestinamente dall’Heartland
Institute: “Heartland
Institute's Leaked Documents Reveal Climate Skepticism Efforts”.
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16/2/12-F
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Il CNRS ha pubblicato su un suo sito web
un’animazione sul viaggio di Darwin (“A naturalist's voyage around the world”)
realizzata in tre diverse lingue (francese, inglese e spagnolo)
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14/2/12-USA
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Come racconta il Guardian, tutto è cominciato il 14/2 con la
pubblicazione da parte di DeSmogBlog di documenti riservati provenienti dall'HeartIand
Institute. Anche il sito web di Think Progress, insieme
a molti altri, diffonde immediatamente (“INTERNAL
DOCUMENTS: The Secret, Corporate-Funded Plan To Teach Children That Climate
Change Is A Hoax”) i documenti riservati usciti dall’organizzazione
privata conservatrice statunitense specializzata in diverse attività di
lobbying a favore di importanti multinazionali USA.
Come risulta dai documenti sottratti, consultabili dalla pagina web indicata,
la notizia che si può leggere nel “Confidential
Memo: 2012 HeartIand CIimate Strategy”, parzialmente riprodotto nelle
immagini qui
sopra, oltrepassa gli ambiti, pur certo non limitati, del problema del
riscaldamento globale di origine antropica (AGW).
Se qualcuno, come è capitato di leggere recentemente su un blog, si chiede
ingenuamente se ci siano affinità fra la contestazione della teoria
dell’evoluzione e la contestazione dell’AGW, in uno dei documenti (“Confidential
memo: 2012 Heartland Climate Strategy”) trova la risposta.
Una risposta che certamente è agghiacciante … nonostante si parli di “riscaldamento
globale”.
Si scopre infatti che qualcuno nel 2012 intenderebbe finanziare un progetto
che “will focus on providing curriculum that shows
that the topic of cIimate change is controversiaI and uncertain - two
key points that are effective at dissuading teachers from teaching science”
(“due argomenti efficaci per dissuadere gli insegnanti dall’insegnare la scienza”).
Che ci sia un “donatore anonimo” disponibile, nel 2012, a spendere
100.000$ per finanziare qualcuno che provi, per una cifra così misera, a
riportare il mondo occidentale al medioevo, a prima di G.Galilei, è una
notizia che esce dall’ambito della climatologia, tanto è vero che ricompare
addirittura nel blog di un inorridito Greg Laden (“HeartlandGate:
Anti-Science Institute's Insider Reveals Secrets”), un antropologo
universitario, che certo non immaginava che qualcuno venisse pagato oggi per
preparare materiale didattico per le elementari utile per riportare indietro
l’evoluzione culturale umana (come mostrato in questa poco umoristica, vignetta
che rappresenta qualcuno che forse non sa apprezzare il vivace contesto
culturale che ha prodotto G.Galilei).
Essendo un ricercatore esperto di evoluzione, sarà stato sconcertante ma
illuminante per Greg Laden scoprire che la ben nota strategia basata
sull’obbiettivo chiave “teach the
controversy” e sull’evidenziare gli aspetti incerti
(utilizzata dai neocreazionisti del Discovery Institute) viene oggi adottata
anche da chi contesta senza dimostrazioni o almeno ipotesi alternativa, che
una parte sufficientemente preoccupante del riscaldamento globale è di
origine antropica.
Non
era comunque impossibile accorgersene, e
qualcuno c’era riuscito…
Purtroppo sembra che in Italia ci sia solo gente che lavora gratis, visto che
i finanziatori
e i finanziati, ora non più anonimi, sembra non coinvolgano l’Italia. Impressionante comunque notare l’aumento
di risorse a disposizione da un anno all’altro: +14% dal 2010 e +26% dal 2010
e il ruolo rilevante, non permesso dallo statuto, di un “donatore anonimo”
Ovviamente non è da trascurare il fatto che dovrebbe far riflettere chi vive
in un mondo che richiede competenze e specializzazioni; è un fatto citato da
molti oltre che dalla stessa scheda su
Wikipedia: l’HeartIand Institute si è fatto da anni le ossa, ma anche
la reputazione e i denti, sostenendo che il fumo passivo non fosse pericoloso,
un’ipotesi che ormai nessuno più ha il coraggio di sostenere ma che è
dimostrato dal fatto che fra i finanziatori attuali compaia ancora anche la
Philip Morris.
Ciò dimostra che il problema principale non è il tema, ma le tecniche di
disinformazione, che possono essere applicate a temi diversi a seconda del
finanziatore. Se i finanziatori sono diversi, come lo sono in questo caso,
qualsiasi tema può essere affrontato, anche in contemporanea, senza che
nessuno si stupisca o si preoccupi delle competenze.
E’ comunque possibile che per qualcuno sia un buona notizia scoprire che,
grazie a consulenti qualificati, e spesso addirittura premi Nobel, i
cattolici sono rispettosi dei risultati ottenuti dalla scienza, come si può
capire dai documenti usciti dai 2 convegni vaticani sull’evoluzione biologica
(dove non hanno accettato la presenza di creazionisti e neocreazionisti) e da
un convegno sul global warming di origine antropica tenutosi il
2/4/2011, i cui atti sono qui: “Fate
of mountain glaciers in the anthropocene”.
Nel documento finale (“Il
destino dei ghiacciai di montagna nell’Antropocene”, del
5/5/11) si sostiene chiaramente che “Il riscaldamento
globale è causato dall’emissione di gas serra e di altri inquinanti da parte
dell’uomo”. D’altronde al convegno vaticano erano presenti
esponenti dell’IPCC
(un organismo gestito nell’ambito dell’ONU e dell’UNEP) e non quelli
dell’organizzazione creata dall’Heartland Institute, l’NIPCC, che oggi scopriamo fosse
finanziato nel 2008 dalle compagnie petrolifere e oggi soprattutto da “donatori
anonimi”.
In un articolo del 3/3/08 sull’Independent (“Tobacco
and oil pay for climate conference”) l’HI, che finanziava il convegno,
poteva ancora contestare i sospetti. Ora non più.
Ovviamente bisogna evitare di fidarsi e di trattenersi a lungo in contesti o
siti web in cui, invece di citare premi Nobel e scienziati seri, li si umilia
e si procede con autocitazioni, senza prove scientifiche.o addirittura non si
contesta il“fumo passivo” di chi agisce per “dissuadere
gli insegnanti dall’insegnare la scienza” ai giovani. Sembra di
risentire frasi che ricordano l’eliminazione del
metodo scientifico, previsto dalla riforma Moratti dei programmi di
scienze delle elementari nel 2004. E’ stata pubblicata l’edizione 2012 dei Science
and Engineering Indicators 2012, che riportano i risultati di un sondaggio effettuato dal National Science Board.
Interessanti le
risposte alle domande che riguardano le scienze, le scienze biologiche e
l’evoluzione. In gran parte indicano un livello culturale non particolarmente
tranquillizzante per un paese oggi ancora ai vertici della ricerca
scientifica ma anche, purtroppo, una notevole stabilità nel periodo dal 1985
al 2010, lasciando a livelli elevati la preoccupazione sui risultati del
prossimo incontro con la cultura scientifica di altri paesi asiatici in cui viene
data molta importanza alla conoscenza, e anche con un’economia in rapido
sviluppo. La domanda sull’evoluzione umana (“gli
esseri umani attuali si sono sviluppati da precedenti specie animali?”)
ha visto solo un leggero miglioramento (dal 45% al 47% in 25 anni),
dimostrando come ‘integralismo religioso impedisce di convincere la
maggioranza degli americani su una delle principali scoperte degli ultimi due
secoli.…
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14/2/12-IT
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Sono sempre disponibili, nel sito di Scienza in
rete, le registrazioni video di molte delle conferenze tenutesi in
occasione dell’Evolution Day al Museo di Storia Naturale di Milano, il
10/12 febbraio:
Venerdì pomeriggio: Volpone,
Stevens, Buggs; Venerdì sera: IIkka
Hanski; Sabato pomeriggio: De-Zhu
Li + Maffei e poi Rossi
e dibattito
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13/2/12-IT
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[da Pikaia]
Il 12/2 non è certo una data in cui si conclude la discussione e la
contestazione della scienza e delle idee e dei dubbi che trascinano i
ricercatori. Dal 10 al 12 maggio a Venezia si ricorderà come ogni secolo e
ogni decennio portano importanti novità ma soprattutto personalità
eccezionali e sempre nuove; in un convegno organizzato dall’ISTITUTO VENETO
DI SCIENZE, LETTERE ED ARTI si discuterà di “STEPHEN
J. GOULD’S LEGACY: NATURE, HISTORY, SOCIETY”; numerosi
gli scienziati invitati in occasione del decennale dalla sua precoce
scomparsa (20/5/02), in gran parte biologi evoluzionisti suoi colleghi, a
cominciare da Eldredge, Tattersall, Lewontin, Vrba, Minelli, Gregory, Fantini
e Longo. Il convegno sarà certo un’occasione anche per rivivere “i contributi di Gould che hanno anticipato e accompagnato
molte linee di ricerca feconde nelle scienze della vita, contribuendo a
prefigurare quella "estensione e revisione" della teoria darwiniana
(il suo "pluralismo darwiniano") che oggi è considerata dalla
comunità scientifica una promettente frontiera di indagine.”
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13/2/12-USA
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Stupisce un po’, ma anche nel sito dei creatori
dell’Intelligent Design festeggiano il 12/2 firmando “Happy
Darwin Day!” l’articolo “In Time for Darwin Day, It's Our New
List of Pro-ID Peer-Reviewed Scientific Papers; 50th Paper Published in 2011”;
risulta chiaro come, grazie alla sconfitta subita nel 2005 al processo di Dover/Harrisburg abbiano finalmente capito
quello che in altri paesi del mondo i neocreazionisti non hanno ancora
capito, la lezione di G.Galilei.
Il giudice J.Jones infatti si era stupito parecchio, e l’aveva fatto notare,
che i sostenitori dell’ID pensassero di poter contestare la scienza con i
metodi della teologia, e aveva chiesto dove fossero le loro pubblicazioni
scientifiche, ricordando come fossero da secoli necessarie per contestare
qualsiasi affermazione scientifica basata su verifiche sperimentali. Sembra
che qualche antievoluzionista italiano si dimentichi che solo i creazionisti
non hanno bisogno del metodo scientifico per dimostrare di aver ragione.
E’ quindi interessante notare come le pubblicazioni scientifiche, che negli
altri paesi nessuno pensa di realizzare, siano invece ritenute oggi
necessarie e meritevoli per i sostenitori dell’ID.
Certo, l’articolo sembra non ricordare il secondo passo, anche questo
necessario: bisogna anche verificare che esista qualcun altro che ritiene che
questi esperimenti siano interessanti, ripetibili, migliorabili, utili e
necessari per lo sviluppo anche culturale se non economico, ma almeno il
primo passo è fatto.
Ora i neocreazionisti degli altri paesi dovranno rimboccarsi le maniche; non
ci si può più accontentare di traduzioni dall’inglese o dal turco…. Per cui
occorre alzarsi dalla poltrona e cercare i finanziatori e poi anche i
laboratori che permetteranno di mettere alla prova anche per par condicio,
ipotesi o magari anche teorie alternative.
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12/2/12-IT
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In un periodo in cui anche in Italia compaiono
strani tentativi di creare gruppuscoli antievoluzionisti autonomi e
autogestiti, può essere interessante riflettere su alcuni punti esposti
nell’intervista di Telmo Pievani al blog Lo Sgamato (“Happy birthday Mr Darwin!”). Si ricordano così le differenze fra Fallace e Darwin,
della definizione di un concetto semplice ma poco capito come il caso, la
differenzafra darwinismo e neodarwinismo, il concetto di exaptation,
fondamentale per capire i modi e i tempi dell’evoluzione. Verso la fine
Pievani illustra le probabilità di successo degli antievoluzionisti e il
rapporto fra evoluzione biologica e religioni. Anche il
sole 24 ore si ricorda del compleanno di Darwin e propone il link al
sito della UARR, che
organizza anche quest’anno, lo fa dal 2003, numerose iniziative un po’ in
tutte le città d’Italia. Interessante notare che a
Brescia quest’anno non ci sono stati problemi per il comune a fornire il
proprio patrocinio non ad un creazionista biblico avventista intenzionato a
fare la festa a Darwin, ma ad un giurista e sociologo, presidente onorario
della UAAR. Sembra di capire che a Brescia hanno imparato qualcosa. Nel sito di Wired si propongono le 8
principali iniziative su Darwin, quelle da non perdere.Per chi avesse
caldo sono consigliabili le iniziative che si svolgono, anche nei prossimi
giorni, in Valfurva,
nel Parco dello Stelvio, mentre per i freddolosi è certo meglio recarsi,
rapidamente vistpo che è dalla parte opposta dell’Italia, all’unica
iniziativa che si realizzerà oggi alle 18.30 a Lipari. Per chi volesse conoscere la situazione
ancora più a sud, un articolo su AllAfrica (“Nigeria: Evolution,
Creationism and Our School System”) illustra come anche in Nigeria
ci sia interesse per la scienza e per il Darwin Day, che giustamente viene
ritenuto non solo un omaggio all’uomo “whose
thesis on the 'Origin of Species', changed the way we humans think about
ultimate questions concerning our origin and place in nature”, ma
soprattutto “an authentic way to show
appreciation to all those, both past and present, who have contributed to the
scientific enterprise”.
Chi non ha avuto G.Galilei fra i suoi compatrioti ne sente
evidentemente la mancanza, e capisce quale sia stato il danno per la sua
cultura.
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12/2/12-USA
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Chi non si accontenta proprio di un compleanno
senza torta e candeline può vedere che a Concord, dalle parti di Boston,
hanno fatto le cose in grande e si son adeguati a chi ha poca fantasia. Qui
l’articolo, la
foto e pure il video
con l’intervista. Spero solo che nessuno si sentra irresistibilmente attirato
dal link (è pubblicità a pagamento … e quindi sono creazionisti) ad un
seminario di Ken Hovind (noto anche come Dr.Dino per l’interesse ad associare
l’uomo ai dinosauri, che piacciono tanto ai bambini). Non dimentichiamo che
esiste anche l’Evolution
Weekend 2012 del Clergy
Letter Project, in attesa che si diffonda anche fra i religiosi
presenti in Italia. Per chi si trovasse in giro per il mondo e vorrebbe
un’idea per la serata, qualche appuntamento interessante lo può trovare nel
sito web dell’ International Darwin Day
Foundation. Non mancano appuntamenti in Italia, ma sembrano ormai tutti
già passati. Essendo oggi il compleanno di Darwin, 203 anni, è giusto
aspettarsi che qualcuno abbia preparato un sacco di regali. Non certo per lui
ma per tutti coloro che condividono
con lui la curiosità per i processi che agiscono in un mondo in evoluzione,
un mondo sempre più piccolo e che si muove sempre più velocemente.
I regali sono offerte dalla NAP (National
Academies Press), che ci offre, permettendo di scaricarli gratuitamente,
6 volumi in formato PDF. Purtroppo sono testi in inglese, ma l’interesse è
certamente elevatissimo, dato che trattano di temi vitali per gli abitanti,
attuali ma soprattutto futuri, del nostro pianeta.
Questi
i testi offerti in omaggio:
- Science, Evolution, and
Creationism (che
permette di capire come ci siano in giro tanti tipi di creazionisti; un tempo
c’erano solo i creazionisti biblici, mentre ora si mimetizzano anche fra gli
antievoluzionisti, cioè fra quelli che non riescono a credere all’origine
comune di tutti gli esseri viventi)
- Understanding Climate's
Influence on Human Evolution, utile per capire
come adesso la situazione possa essere un po’ diversa, dato che ormai l’uomo
riesce ad influenzare non solo il clima ma perfino l’evoluzione biologica,
controllando il successo di molte specie animali e vegetali.
-
Evolution in Hawaii: A Supplement to Teaching About Evolution and
the Nature of Science
- In the Light of Evolution Volume I: Adaptation and Complex Design
- In the Light of Evolution Volume II: Biodiversity and Extinction
- In the Light of Evolution III: Two Centuries of Darwin
- In the Light of Evolution IV: The Human Condition
In realtà nell’elenco c’è anche un libro offerto a pagamento.
Si tratta di un testo famoso, Darwin's
Gift To Science and Religion di Francisco Ayala, un biologo evoluzionista
che da anni combatte i creazionisti e i neocreazionisti dell’ID anche in
tribunale, e che è stato chiamato a gestire il convegno vaticano del 2009 su
Darwin e l’evoluzione.
Un altro libro consigliabile, anche se non gratuito,e del 2009, è quello di
J.Moore e A.Desmond, “Darwin's
Sacred Cause: Race, Slavery and the Quest for Human Origins”. In questo
libro due famosi biografi di Darwin propongono di collegare le scoperte di
Darwin con l’orrore per lo schiavismo che aveva respirato in famiglia e che
lo portava facilmente a contrastare la tendenza a non considerare unica la
specie umana e quindi anche la sua origine; anche grazie a questa “sacred
cause” Darwin arrivò a dimostare per primo i meccanismi che rendevano
possibile quell’origine unica degli esseri viventi che già suo nonno Erasmus
aveva sospettato già nel 1794 nel suo poema Zoonomia.
Nel libro gli autori presentano alcuni fatti della vita di Darwin a sostegno
di questa loro ipotesi.
Non si capisce quindi come proprio in questi giorni, forse per contestare il
12/2, un insegnante di scienze metta
un po’ in confusione i propri allievi mattutini (che ovviamente apprendono da
lui in modo corretto la teoria dell’evoluzione e la biologia evoluzionistica
moderna presentata nel loro testo Nuovo Bios);
potrebbero infatti accorgersi che agli “allievi” pomeridiani sul blog propone
invece ipotesi e materiali antievoluzionisti (in realtà creazionisti)
invitandoli a visitare nel sito web inglese TruthInScience
uno
schema che rappresenta chiaramente l’origine indipendente di “tipi”
diversi di esseri viventi che compaiono improvvisamente perfettamemente
formati al momento della creazione, proprio come propongono, nel video
creazionista “Evolution Fact or
Belief”, i consulenti del Kolbe
Center for the study of creation, organizzatori dei 3 convegni
antivaticani a Roma nel 2008/09 [per chi si accontenta di verificare la
rilevanza scientifica su wikipedia, è davvero istruttiva la voce sul “saggio
di pseudoscienza” uscito dal convegno organizzato al CNR il 23/2/2009].
E’ evidente che l’obiettivo non è “la scienza”, che dai tempi di G.Galilei
certo non si accontenta di sole parole, come di solito si impara anche a
scuola: è infatti noto un documento ufficiale del Vaticano, firmato dal
card.Ratzinger nel 2004
(al punto 63), dove si conferma invece l’origine comune
di tutti gli esseri viventi e quindi si approva uno
schema evolutivo, proposto e verificato dalla scienza, con un’origine
comune di tutti gli esseri viventi, dimostrata dalla presenza di molti
elementi che sono comuni a tutte le specie. Altrettanto noto è il ruolo
attuale del biologo evoluzionista e Nobel Werner
Arber. D’altronde
già dal 1988
si proponeva che teologi e scienziati avessero competenze e ruoli ben precisi
e distinti.
Abbiamo già avuto nel 2007 a
Trento la contestazione ad una mostra sull’evoluzione umana, ora abbiamo
anche una contestazione “a grappolo”, davvero insolita e originale:
all’Evolution Day, ma anche alla chiesa e alla ragione!
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10/2/12-IT
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Oggi è iniziato l’Evolution
Day 2012 di Milano.
Le iniziative, realizzate al Museo di Storia Naturale di Milano, sono
trasmesse in streaming e sembrano anche già disponibili alla consultazione
nel sito Scienza
in rete. Per ora si possono sentire i dibattiti di venerdi’
pomeriggio, con A.Volpone, Peter Stevens e Richard Buggs, e di venerdì
sera (con il prof. Ikka Hanski di Helsinki, sulla
biodiversità e i cambiamenti connessi con il recente sfruttamento eccessivo
dell’ambiente).
Davvero interessante notare come Stevens che sia un botanico dello stesso
Missouri Botanical Garden di Peter Raven, che il 3/11/2010 coordinò, all’Accademia Pontificia delle
Scienze, il convegno che portò alla pubblicazione del documento “Cambiamenti
climatici mondiali e biodiversità”, in cui si dimostrava la
responsabilità dell’uomo sui cambiamenti climatici).
Per chi non avesse mai sentito parlare del microbioma che vive con, sopra e
dentro di noi, è un’ottima occasione per confrontare le proprie riflessioni
sulle specie a noi … più vicine, e per verificase se si hanno le curiosità
indispensabili, e le conoscenze minime necessarie per parlare di biologia e
di evoluzione.
Curiosa la domanda che si fanno in un
articolo (“Chi
ha (ancora) paura di Darwin?”) nel sito web Cronache Laiche: “Ma come, vi chiederete, il Vaticano mette gli
evoluzionisti a dirigere le sue accademie scientifiche mentre lo Stato
Italiano mette i creazionisti nei propri enti scientifici? La risposta
è: sì, proprio così”. L’articolo fa
riferimento agli evoluzionisti nominati recentemente alla presidenza
dell’Accademia Pontificia delle Scienze (N.Cabibbo e W.Arber) confrontati con
il vicepresidente del CNR creazionista biblico…
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7/2/12-BORNEO
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Un piccolo episodio avvenuto in un tribunale
indonesiano e riportato dall’agenzia AFP (“Orangutan
'exterminators' on trial in Indonesia”) apre un poco noto scenario di
quanto avviene dietro al palcoscenico su cui si muovono nel sud-esta asiatico
le grandi multinazionali che stanno rovinando il futuro del nostro pianeta,
attraverso progetti che portano alla scomparsa della flora e della fauna di
molte foreste dell’Indonesia. Sono le foreste che vengono abbattute per fare
spazio alle piantagioni di palma da olio, necessarie per produre olii a basso
costo e combustibili per far camminare le automobili.
Il tutto a scapito sia della flora ma soprattutto della fauna che costituisce
e fa vivere le foreste tropicali e gli
ecosistemi delle aree circostanti. Quello che impressiona è appunto il
fatto che in tribunale l’accusa cita solo l’eliminazione di esemplari di
orango e di altre scimmie. Nulla si dice delle migliaia di altre specie di
vegetali e animali che vengono eliminate allo scopo coltivare solo le palme
da olio. La distruzione di diversi ecosistemia non sembra un tema che
riguarda il tribunale, per cui la responsabilià e e la condanna riguarderebbe
solo l’uccisione di una ventina di oranghi che creavano danni alle
piantagioni.
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7/2/12-IT
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In preparazione all'Evolution
Day Milano 2012, ma anche in alternativa o in aggiunta, ecco alcuni video
di quello
del 2011, "I grandi esploratori. L'evoluzione e la diversità viste con
gli occhi di viaggiatori e scopritori". Altri video dei precedenti
Evolution Days, e non solo di Milano, si possono recuperare in questa pagina di links a video sull’evoluzione.
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6/2/12-USA
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Mentre in molti stati USA i neocreazionisti dell’ID
danno l’assalto ai programmi scolastici di scienze, puntando a contestarli
per le parti dedicate a temi ideologicamente sensibili come quelli che
riguardano l’evoluzione o i cambiamenti
climati, i comitati che si occupano di migliorare la qualità e
l’efficacia dei programmi scientifici. Se negli stessi anni in Europa non ci
si preoccupa molto della minaccia culturale ed economica che sta arrivando
dallo sviluppo economico ma soprattutto
culturale dell’estremo oriente, negli USA sta invece montando la
preoccupazione di fronte alla tempesta che sta minacciando il ruolo di
potenza economica, politica, scientifica e culturale degli USA.
Sono almeno 5 anni che il tema della “gathering
storm” in arrivo dalla Cina e dall’India spinge a preoccuparsi di
progettare continui miglioramenti della formazione scientifica dei giovani
USA.
A questo proposito è uscita da poco, e non è ancora nella forma finale,
proposta dal Committee on Conceptual Framework for the New K-12 Science
Education Standards, la guida “A Framework for K-12
Science Education: Practices, Crosscutting Concepts, and Core Ideas”,
pubblicata da “The national academies press”.
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6/2/12-JAP
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[da msn-science]
Sempre nuove e impressionanti le scoperte sul funzionamento dell’encefalo nei
primati e in particolare nelle antropomorfe e negli scimpanzè. Un articolo su
PLOS Ricerche (“Chimpanzees’
flexible targeted helping based on an understanding of conspecifics’ goals”),
svolte su scimpanzé, sembrano confermare
il dubbio che anche per gli scimpanzé si possa ormai parlare di teoria
della mente, cioè della possibilità che uno scimpanzé si faccia
un’idea di quello che passa per la testa di un proprio conspecifico, una
modalità di interazione di livello elevato che sembrava riguardasse solo la
nostra specie.
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5/2/12-UK
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[dal Corriere]
Un articolo di G.Giorello (“Quei
100 miliardi di uomini che sono vissuti prima di noi”), oltre a
ricordarci della mostra di Roma sull’evoluzione umana, fa notare un articolo
pubblicato dal News Magazine della BBC, dove si presentano i risultati
di una stima delle dimensioni complessive della popolazione umana vissuta
sulla terra, cercando di rispondere ad una curiosa domanda: “Do the dead outnumber the
living?”.
La risposta sembra sia positiva, dato che si stima in 107 miliardi il numero
di esseri umani (Homo sapiens) vissuti finora sulla terra. Sicuramente
meno facile verificare che 10000 anni fa, all’inizio dell’agricoltura,
vivessero sulla terra 5 milioni di H.sapiens rispetto ad un totale
precedente di 1,137 miliardi. Sicuramente contestabile invece il fatto che
fossero solo due gli abitanti della terra 52000 anni fa, visto che l’origine
del sapiens si fa risalire ad almeno 150.000 anni fa …
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4/2/12-IT
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[da effedieffe] Ricompare con un nuovo libro
antievoluzionista e antidarwinista un ex giornalista dell’Avvenire,
innamoratosi degli uccelosauri.
Ovviamente, e lo si capisce dalle numerose facce di nuovi ominidi in
copertina, c’è bisogno di un aggiornamento di ben 105 pagine, anche perché si
vorrebbe che anche in Italia il vecchio creazionismo venga sostituito senza
alcun motivo ragionevole dal disegno intelligente e dalla misteriosa complessità
irriducibile, che nemmeno il prof.Behe è riuscito a
far capire nel 2005 al curioso giudice Jones, desideroso di capire quali
fossero le novità che si volevano insegnare nelle scuole USA, da cui escono
alcuni dei più geniali biologi evoluzionisti del mondo.
Nel libro non si va invece oltre la collaborazione di G.Sermonti,
probabilmente anche lui da considerare, con l’autore, un “dono della Provvidenza, pietra d’inciampo per farci
riflettere, Davide che affronta con la fionda (che insieme dobbiamo
trasformare in un missile) dei suoi scritti gli sterminati eserciti del male”. Proprio quando in Vaticano c’è un evoluzionista, Werner
Arber,
come presidente dell’Accademia Pontificia, c’è chi prova ancora a sostenere
che “L'evoluzionismo rappresenta un
importante fattore dell’ennesimo tentativo di occultare Dio, facendo
indietreggiare all'infinito nel tempo, e rendendolo confuso e nebuloso
l'evento della creazione”. E’ davvero
difficile che i neocreazionisti riescano a dimenticare quello che pensano
realmente sulla crazione.
Sembra infatti che anche in questo libro sopravvivano comunque le
incomprensioni tipiche di creazionisti ed affini, veri signori degli anelli:
“su milioni di fossili presenti sulla
terra non ne è mai stato trovato uno riguardante i famosi anelli di
congiunzione – imposta dogmaticamente al punto che gli oppositori, a
livello accademico, non hanno alcuno spazio o dignità”, Peccato che poi questi anelli non mancanti ci
guardino dalla copertina del suo libro. [da Pikaia]
Il 10 febbraio a Roma, si terrà un convegno sul ruolo dello sviluppo
socioeconomico nel modellare le dimensioni corporee: “ANTROPOLOGIA E
STORIA SOCIOECONOMICA. Il ruolo dello sviluppo socioeconomico nel modellare
le dimensioni corporee”. Il convegno si terrà a PALAZZO MASSIMO,
Largo Villa Peretti, 1 Roma. Scarica
PDF (3020kB). E’ davvero curioso verificare come anche le variabili
antropometriche possano essere utilizzate come indicatori economici,
permettendo di verificare indirettamente le condizioni di vita. [da Pikaia]
L'8 febbraio, alle 18.30, ultimo appuntamento con le conferenze alla mostra Homo
sapiens di Roma. B. Fantini e A. Morrone ci condurranno nel mondo
delle patologie veicolate dagli animali dal momento del loro
addomesticamento. Da quando è iniziata la convivenza fra esseri umani e
animali fino all’influenza suina o all’aviaria di oggi, il rapporto con i
patogeni portati dagli animali domestici ha condizionato gli scenari della
diversità umana, creando tristi asimmetrie tra le popolazioni umane del
Vecchio Mondo e dei “nuovi mondi”.
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3/2/12-USA
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[da Pikaia
] Sono 19.232 le nuove specie
scoperte negli ultimi 12 mesi, secondo il resoconto dell'International Institute for Species
Exploration dell'Arizona State University, che ha già fornito la top
10 delle nuove specie del 2011. Per entrare in maggiori dettagli, qui
il pdf del
report sulle nuove specie del 2011.
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2/2/12-IT
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[da Pikaia]
Sicuramente grosso l’impegno del Museo di Storia Naturale di Ferrara e
dell’Orto Botanico dell'Università in occasione dell’Evolution Day. Le
iniziative di divulgazione delle conoscenze sull’evoluzione si svolgeranno
infatti dal 9 febbraio al 15 marzo e comprenderanno anche alcuni degli
esperimenti fatti già dallo stesso Darwin. La risposta ad una domanda di
Darwin (I semi delle piante possono resistere ad un viaggio via mare?)
richiederà anche due incontri.
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1/2/12-IT
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[da Repubblica]
Ancora una volta viene allo scoperto lo stupore e lo sconcerto degli italiani
che, man mano crescono, scoprono che Darwin non sembra espressamente citato
nei programmi scolastici: Sembra che la prima idea che viene a questi
italiani sia di chiedere in informazioni aggiornate a Corrado Augias
(“Darwin
è scomparso dalla scuola italiana”) , che da un po’ di tempo teme di non
essere aggiornato e quindi si informa presso esperti dell’evoluzione ma
soprattutto della sopravivenza degli antievoluzionisti.
Augias può quindi informare gli italiani che Darwin nei programmi non compare
citato espressamente; il risultato
finale sar quindi che imperatori, re, generali, presidenti e condottieri
continueranno ad essere citati e a stimolare migliaia di giovani desiderosi
di emulare le loro imprese, mentre la scuola continuerà a scarseggare di
buoni esempi e modelli stimolanti per i giovani che dovrebbero avere come
auspicio un mondo pacifico e popolato di esperti capaci di guidarli
attraverso situazioni ambientali ed economiche non certo facile.
Certo nessuno, dopo aver letto l’articolo
sull’Avvenire di ieri, si rivolgerebbe invece, con la stesse curiosità e
stupore, al direttore di quel quotidiano! Chi si stupisce della risposta di
Augias dovrebbe piuttosto sperare che Werner
Arber non chieda al
direttore dell’Avvenire quale sia l’interesse dell’editoriale di
R.Timossi!
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31/1/12-IT
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E’ abbastanza deprimente, oltre che sembrare quasi
minaccioso nel finale, un editoriale del filosofo e teologo R.Timossi
sull’Avvenire (“Se
l’ateismo diventa una scuola”), dove si cerca di far dimenticare o di
contrastare (sempre che sia noto all’autore e al direttore) il fatto che
attualmente il presidente dell’Accademia
Pontificia delle Scienze è un biologo evoluzionista, Werner
Arber. Comunque anche il fisico N.Cabibbo, il precedente
presidente, non
sopportava proprio gli antievoluzionisti, anche se si trattava del vice
presidente del CNR, che organizzava un convegno
antievoluzionista e antivaticano in contemporanea.
Non c’è dubbio che W.Arber possa ritenere una provocazione, se non
addirittura un avvertimento, che sul quotidiano della CEI si dia spazio a
qualcuno che crede addirittura che “si veneri
come sacro un libro come ‘L’origine delle specie’ di C.Darwin” o che “si ripetano come un credo religioso le tesi
materialiste, scientiste ed evoluzioniste”.
Anche R.Timossi si preoccupa che qualcuno (non molto diversamente da come recentemente
si è espresso anche L.L.Cavalli
Sforza, anche lui da tempo nominato Accademico Pontificio) pensi che “vera conoscenza è solo quella delle scienze naturali e
razionale è solamente ciò che dicono gli uomini di scienza”.
La sua opinione che si tratti “di atteggiamenti
non scientifici ma ideologici” e che le “scuole
secolariste” non siano “non religiose” ma “antireligiose”
rischiano di creare un solco con gli scienziati dell’Accademia Pontificia,
che ultimamente si sono molto dati da fare (basti pensare ai due convegni
sull’evoluzione nel 2008 e nel 2009, o al convegno nel 2011 sulle minacce del
riscaldamento globale di origine antropica) per inquadrare su basi razionali
molte tematiche scientifiche che finora venivano affontate con “atteggiamenti non scientifici ma ideologici”?
Ancora più preoccupante il fatto che l’articolo faccia temere che si sia
ormai dimenticata l’ottica ben diversa verso la scienza, prospettata da GPII
nella insolita lettera a P.G:Coyne del 1988,
pur tuttora conservata nel sito vaticano della DISF (Documentazione Interdisciplinare di scienza e
Fede); lo stesso sito contiene invece contributi di R.Timossi su “La prova ontologica
dell’esistenza di Dio”. Davvero interessante quindi l’ipotesi di GP2 che
anche i teologi dovessero imparare a confrontassero con gli scienziati e i
loro metodi, anche se sappiamo che gli stessi scienziati cattolici hanno
spesso difficoltà e timore a informare i loro stessi teologi; forse non
volendo incontrare chi oggi li rimprovera di “venerare
come sacro un libro come ‘L’origine delle specie’ di C.Darwin” o di “ripetere come un credo religioso le tesi materialiste,
scientiste ed evoluzioniste”.…
Preoccupa nelle conclusioni dell’articolo la sua insofferenza verso la
visione antropocentrica che attribuisce probabilmente anche agli
evoluzionisti, soprattutto per il fatto che lo preoccupi “il rischio di riproporre quel culto della dea ragione a
cui durante la rivoluzione francese furono consacrati dei templi, ma pure
atti terribili di intolleranza”.
W.Arber
conosce l’ambiente vaticano dal 1981; forse potrebbe conoscere i termini
adatti per tranquillizzarlo sugli effetti reali della razionalità e del
metodo scientifico…
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31/1/12-USA
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[da NCSE]
La legge che prescrive l’insegnamento di teorie diverse sull’origine della
vita è passata in Indiana, anche se per ora solo al senato (con una
maggioranza di 28 a 22). Davvero curioso il fatto che il 30/1 sia stato
approvato un emendamento che rischia di complicare un po’ la situazione, in
quanto ora la legge prevede che vengano spiegate le ipotesi previste da
numerose religioni diverse; la legge infatti ora recita: “The curriculum for the course must include theories
from multiple religions, which may include, but is not limited to,
Christianity, Judaism, Islam, Hinduism, Buddhism, and Scientology".
Ci sono seri dubbi che la legga sia comunque anticostituzionale, ma
soprattutto sarà problematico gestire l’elenco delle diverse ipotesi. Basta
pensare che dal 23/12 c’è addirittura anche una recente ipotesi non religiosa
pubblicata sulla rivista peer-reviewed “Life”, nell’articolo di un biologo
molecolare della Case Western Riserve University, Erik D. Andrulis: “Theory of the
Origin, Evolution, and Nature of Life”. Commentano sconcertati e stupiti
questo articolo sia Carl Zimmer oggi nel suo blog (“Life turned upside down”)
Sempre oggi e sempre Carl Zimmer
riferisce (“Viruses
learn new tricks, in real time”) di una recente ricerca pubblicata
da virologi della Michigan State University.
La notizia è davvero importante, visto che anche in Italia
c’è tanta gente che aspetta ancora notizie di questo tipo, che confermino che
l’evoluzione.
La notizia comunque rilevante non è però del tutto
tranquillizzante, visto che si dimostra che un virus, il batteriofago l,
ha inventato recentemente un nuovo modo per invadere le cellule di E.coli
(“Repeatability
and Contingency in the Evolution of a Key Innovation in Phage Lambda”).
Come sappiamo, quando c’è di mezzo il caso, o meglio la contingenza, siamo ai
massimi livelli di creatività, come si discute nell’articolo “The Role of
Coevolution” nello stesso numero di Science.
C.Zimmer
aveva presentato l’articolo anche sul New York Times del 27/1 (“Study
Finds Virus to Be Fast Learner on Infecting”). Per chi
fosse interessato alla questione, può essere utile notare che l’articolo ha
come primo autore J.Meyer e come ultimo autore Richard
Lenski, direttore del laboratorio. Per chi invece non fosse interessato,
è sufficiente leggere
e diffondere l’opinione critica di M.Behe, uno dei sostenitori
dell’Intelligent Design, su R.Lenski e le sue scoperte. Se si legge
un’opinione di Behe bisogna però avere anche il coraggio di leggere cosa
dicono si lui i suoi colleghi
di dipartimento alla Lehigh University ma soprattutto di verificare la
serietà e l’utilità delle sue opinioni,esposte in tribunale quando
testimoniava in favore dell’Intelligent Design.
Memorabile la frase in cui ammetteva che secondo i suoi criteri di scienza
anche l’astrologia sarebbe da considerare scienza come l’ID.
Può essere utile e istruttivo ricordare che R.Lenski ha collaborato (“Genomic evolution during a
10,000-generation experiment with bacteria”) nelle sue ricerche anche con
l’attuale presidente dell’Accademia Pontificia delle Scienze, il biologo
evoluzionista Werner
Arber,
che già nel 2008 si vantava di aver confermato, anche con le sue ricerche, la
teoria dell’evoluzione (“Statement on my view on biological evolution”)
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30/1/12-IT
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Un articolo su PNAS (A.Achilli et al: “Mitochondrial genomes from modern horses reveal
the major haplogroups that underwent domestication”)
dimostra come il DNA mitocondriale permetta di ricostruire la storia
evolutiva delle specie viventi. In questo caso si parla del cavallo
domestico, che ha seguito anche il percorso tracciato dall’evoluzione umana.
La risostruzione della filogenesi del cavallo domestico a partire dall’Equus
ferus si è basata sul confronto fra ben 83 genomi mitocondriali di
cavalli moderni, che hanno rivelato 18 aplogruppi.
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30/1/12-USA
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[da NCSE]
Negli USA è stato pubblicato un volume (“The State of State Science Standards 2012”) che riporta gli standard che ogni stato
richiede per l‘insegnamento scientifico nei vari ordini di scuola. Ognuno
degli standard viene poi valutato con
una scala di valori compresa fra A (gli standard migliori, che sono solo in
due stati, la California e il D.of Columbia) ed F. Nel volume vengono anche
riportati i confronti fra i risultati del 2005 e quelli del 2011, per cui si
possono valutare le tendenze al miglioramento o al peggioramento. La
situazione globalmente non è molto soddisfacente per la scienza ma nemmeno
per l’insegnamento dell’evoluzionismo, per il quale risulta evidente quante
strategie diverse vengano messe in atto per ridurre o limitare l’efficacia o
la diffusione delle informazioni che permettono di capire i concetti
principali necessari per non farsi imbrogliare o mandare in confusione anche
solo per ignoranza dei fatti.
Il fatto più impressionante evidenziato da questa ricerca è che solo 4 stati
inseriscono l‘evoluzione umana fra gli argomenti didattici espressamente
previsti dagli standard. Un articolo dell’Associated Press (“Monkey
owners flee Louisiana Crackdown”) cerca di far capire come la paura del
sequestro dei loro animali da compagnia si stia impadronendo dei pochi
proprietari di animali selvatici, e in particolare di primati, che vivono in
alcuni stati USA, come la Louisiana, in cui finalmente hanno deciso di
risolvere definitivamente il problema.
Dopo
alcuni gravi incidenti sembra che finalmente negli USA si sia capito che i
primati non possono essere allevati fra le mura domestiche, dove possono
anche fare gravi danni ai padroni o ai loro vicini o amici in visita. Già 6
stati hanno reso illegale il possesso di animali selvatici da parte di
privati. Una legge in discussione al congresso propone di impedire il
passaggio del confine degli stati a primati tenuti come animali da compagnia,
mentre in 24 ne è impedito anche il possesso domestico. In 11 stati servono
speciali permessi mentre molte leggi locali pongono altri limiti. Una situazione ben diversa
da quella in vigore fino a qualche anno fa, tanto che si stima che oggi ci
siano negli USA da 3000 a 15000 “primati domestici”. Oggi, dopo
l’incredibile strage di 50 pericolosi animali selvatici (fra cui 17 leoni e
ben 18 rare tigri del Bengala) uccisi dopo essere stati liberati il 18/10/11
in una zona urbana dal proprietario di uno zoo privato a Zanesville
(Ohio), si sta andando rapidamente verso la tolleranza zero per questi
comportamenti rischiosi per la collettività.
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29/1/12-IT
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Sul Corriere un articolo di T.Pievani (“La
grande famiglia del DNA. Le galline? Nostre cugine”) spiega ai bimbi cosa
ci lega agli altri esseri viventi. Il riferimento è ad una iniziativa che si
svolgerà a Bologna venerdì 10 febbraio alle 11.30 in piazza Nettuno,
quando verrà presentato il libro “Perché
siamo parenti delle galline?”, scritto con F.Taddia.
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29/1/12-USA
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Si avvicina il 12 febbraio, il giorno in cui
si ricorda, anche a chi ignora o capisce poco l’evoluzione (ma soprattutto la
teoria che la spiega), il motivo per cui è importante festeggiare con Charles
Darwin tutta l’umanità e le sue migliori idee, soprattutto ricordando come
ogni idea e scoperta umana debba essere poi controllata, modificata e
soprattutto migliorata, come è certamente avvenuto con le ipotesi di Darwin,
costantemente verificate da più di un secolo di scoperte scientifiche.
E’ importante ricordare come sia stato davvero apprezzabile il riconoscimento
attribuitogli della chiesa anglicana, che immediatamente accettò di ospitarlo
fra gli altri grandi scienziati nella cattedrale di Westminster.
E’ davvero piacevole verificare come anche negli USA da alcuni anni centinaia
di organizzazioni religiose, protestanti ma anche ebraiche, apprezzino
tuttora questo primo segno di apprezzamento, e già da 7 anni festeggino anche
loro senza problemi il 12 febbraio, dimostrando come non abbiano paura delle
scoperte scientifiche.
E’ facile verificarlo nel sito web del Clergy Letter Project, dove
addirittura si scopre come si impegnino forse più degli evoluzionisti
italiani: ben 523 congregazioni in 50 stati USA sono davvero già
da tempo pronte a festeggiare il 2012
Evolution Weekend! Anche
l’unione delle chiese metodiste appoggia l’insegnamento
dell’evoluzione, aderisce ufficialmente al CLP e si dice anche contraria
all’insegnamento nelle scuole di qualsiasi ipotesi evolutiva basata sulla
fede e non sulla scienza, fosse anche l’intelligent design.
Spiace che in Italia negli ambienti religiosi si organizzino piuttosto
assurde contestazioni anche a documenti vaticani che accettano l’evoluzione,
come quello del 2004
(al punto 63), in cui il card.Ratzinger informava i
cattolici di essere convinto che tutti gli esseri viventi avessero un unico antenato comune
(il famoso LUCA) vissuto circa 3,7 miliardi di anni fa (“Poiché è
stato dimostrato che tutti gli organismi viventi della Terra sono
geneticamente connessi tra loro, è praticamente certo che essi discendono tutti da questo primo organismo. I
risultati convergenti di numerosi studi nelle scienze fisiche e biologiche
inducono sempre più a ricorrere a una qualche teoria dell’evoluzione per
spiegare lo sviluppo e la diversificazione della vita sulla Terra”)
; sarebbe piuttosto necessario che si spiegassero, invece di metterli in
dubbio, i fatti confermati dalle parole del papa e i motivi razionali di
questa convinzione, che è alla base dello schema evolutivo mostrato in
qualsiasi testo di biologia e scaricabile, anche come poster da appendere in
ogni aula scolastica, dal sito TimeTree.
Non dovrebbe essere oggi difficile spiegare come da un’unica specie in circa
3,7 miliardi di anni ne derivino milioni, estremamente diverse fra di loro.
Per fortuna ci sarà anche in Italia uno sprazzo di razionalità proveniente
dagli USA: un Evolution
weekend 2012 protestante sarà festeggiato infatti a Orvieto,
grazie al Rev. Russell G. Ruffino della Church of Resurrection,
Anglicana/Episcopale.
Immagino che se non fosse già pronto, un sermone soddisfacente potrebbe
essere facilmente scaricato dal sito del Clergy Letter Project che
mette in comune Sermons
o fornisce Articles
utili; per chi volesse impegnarsi di più il sito web consiglia Recommended
Readings e Websites,
o propone Related
News; in caso di dubbi o di evidente ignoranza scientifica, sono comunque
pronti a suggerire autorevoli Scientific
Consultants (da notare la presenza fra di loro di Francisco Ayala;
interessante notare che, come prevedibile, sembrano preferire decisamente i
professori universitari esperti di evoluzione, trascurando completamente
matematici, sociologi o insegnanti delle medie - anche se biologi).
Quello che proprio manca nel sito del Clergy Letter Project sono
le indicazioni per visitare i siti creazionisti USA che forniscono il
materiale di scarsa qualità e razionalità, che purtroppo di solito si trova,
tradotto, nei siti italiani creazionisti o neocreazionisti. Mancano quindi
tutti quei dubbi che circolano senza imbarazzo nei siti creazionisti e
antievoluzionisti italiani o turchi.
Quanto agli scienziati invitati anche ai convegni vaticani sull’evoluzione,
come Padre George Coyne o Francisco Ayala, è ben noto che il 12 febbraio lo
festeggiano con piacere e senza imbarazzo …
Non è difficile immaginare che anche il nuovo presidente dell’Accademia
Pontificia delle Scienze, l’evoluzionistaWerner
Arber, potrebbe probabilmente accettare l’invito ad unirsi al
coro, dato che le sue scoperte sull’evoluzione biologica gli hanno aperto la
possibilità di confermare e migliorare le intuizioni e le scoperte di Darwin
(“Statement on my view on biological evolution”), di vincere un premio Nobel e
perfino gli han fatto aprire le porte dell’Accademia Pontificia delle
Scienze, cui oggi è presidente. Se e
quando servono consulenti, hanno a disposizione i migliori, se ne vogliono
approfittare.
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28/1/12-IT
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[da Pikaia]
Decisa dalla Giuria scientifica presieduta da Piergiorgio Odifreddi la
cinquina finalista del Premio letterario Galileo per la divulgazione
scientifica 2012. Il 3 maggio si saprà chi sarà il vincitore.
Chi volesse leggere tutti i libri, invece che solo quello del vincitore, puo’
approfittare dei 3 mesi di tempo che ancora gli rimangono per leggere questi
libri che sono giunti in finale:
- Gian Francesco Giudice, Odissea nello zeptospazio, Un viaggio
nella fisica dell’LHC. 2011, Sprinter
- Telmo Pievani, La vita inaspettata. Il fascino di un’evoluzione
che non ci aveva previsto. 2011, Raffaello Cortina
- Carlo Alberto Redi, Il biologo furioso. Provocazioni d’autore tra
scienza e politica. 2011, Sironi
- Niccolò Guicciardini, Newton. 2011, Carocci
- Alex Bellos, Il meraviglioso mondo dei numeri. 2011, Einaudi
Se avanzasse ancora tempo, questi sono i libri che hanno vinto negli anni
precedenti:
2007 – Perché la Scienza? di Luigi Luca e Francesco Cavalli Sforza
(Mondadori 2007);
2008 - Se l’uomo avesse le ali di Andrea Frova (ed. RCS libri –
BUR 2008);
2009 - Energia per l'astronave terra di Nicola Armaroli e Vincenzo
Balzani (ed. Zanichelli);
2010 - I vaccini dell’era globale di Rino Ruppoli e Lisa Vozza
(Zanichelli 2009);
2011 C’è spazio per tutti. Il grande racconto della geometria di Piergiorgio
Odifreddi (Mondadori)
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27/1/12-THAI
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Un articolo su Scientific American (“Should
YouTube Ban Videos of the Adorable but Endangered Slow Loris?”)
presenta la grave situazione di una specie di primate, una strepsirrina, il Loris
tardigradus, la cui sopravvivenza è minacciata anche dalla sua presenza
in numerosi video in internet e in particolare su YouTube, tanto che alcuni
ricercatori stanno cercando di imporre l’eliminazione di questi video prima
che portino questa specie all’estinzione. Fra l’altro si tratta dell’unico
primate velenoso.
Un video anche sulla BBC (“Warning over slow loris pet trade”),
mentre qui una foto
più angosciante e che aiuta a capire meglio come l’uomo tratti la natura,
tanto da condurre alcune specie animali che non si sanno difendere verso
l’inevitabile estinzione.
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25/1/12-IT
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[da Pikaia]
In occasione del novantesimo
compleanno di Luca
Cavalli-Sforza, il Museo di Storia Naturale di Milano ha
organizzato una mostra a lui dedicata (“I viaggi
di Luca Cavalli Sforza. Ancora una volta ero io il curioso”), aperta dal
26 gennaio al 25 marzo. Il 25 gennaio dalle ore 14.30 grande festa per
chi per decenni ha studiato i complessi meccanismi dell’evoluzione biologica
nella nostra specie. Qui alcuni esempi del suo contributo,
sempre consultabile, all’evoluzione culturale umana. Sicuramente le sue
ricerche hanno contribuito a capire meglio le relazioni fra l’evoluzione
umana e l’adattamento all’ambiente, successivamente sempre più mediato dagli
strumenti culturali che hanno permesso di sopravvivere anche in ambienti
inospitali, quali sono certamente quelli più lontani dalle aree tropicali,
che furono la culla dell’umanità. Tutti questi eventi sono una dimostrazione
del ruolo dei meccanismi evolutivi nel creare l’originale e imprevedibile
percorso evolutivo che ha portato all’Homo sapiens, la nostra specie.
In occasione del compleanno, compaiono alcune interviste su quotidiani: Il
Giornale (“Il
genio rinascimentale di Luigi Cavalli Sforza”), Repubblica (“Luca
Cavalli Sforza”) e Il Fatto (“Castellucci?
Preferisco Cavalli Sforza”). A questi omaggi si aggiungono gli auguri
di Napolitano Prossimo appuntamento al Museo Civico di Storia Naturale di
Milano: l’Evolution
Day 2012, dal 10 al 12 febbraio
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24/1/12-IT
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C’è stata oggi un’altra iniziativa interessante e
utile per chi fosse curioso di conoscere le novità sull’evoluzione umana,
finora rimaste un po’ troppo limitate agli ambienti culturali capaci di
comprendere e maneggiare le informazioni di base della biologia
evoluzionistica: è oggi in edicola il numero di MicroMega
1/2012: Almanacco della scienza, tutto dedicato all’evoluzione umana,
con contributi aggiornati dei maggiori esperti internazionali, preceduti da
una premessa di T.Pievani sull’evidente “non senso dell’evoluzione umana”, logica conseguenza
delle prove che oggi abbiamo delle osservazioni contenute nel suo recente
libro “La
vita inaspettata”: “Se ne facciano una ragione i sostenitori di Disegni più o meno
intelligenti: le evidenze scientifiche confermano ogni giorno di più che a
condizionare l’evoluzione di Homo sapiens è stata la casuale
combinazione di fattori del tutto contingenti ed ‘esterni’, in particolare
eventi climatici e fattori geografici. Sarebbe ora di accogliere l’estrema
perifericità della condizione umana nella sua tragica bellezza”.
Certo la scienza dovrebbe accettare … eventuali dimostrazioni del contrario …
che finora non sono pervenute e che sembra nessuno abbia interesse nemmeno a
cercare … certo stupisce che non abbiano conseguenze le attuali “recenti”
consapevolezze dello spazio e del tempo profondo (sembra che finora l’unico
che si sia reso conto delle novità, e dobbiamo ringraziarlo per averlo notato
con preoccupazione, sia stato De Mattei, che giustamente si sente in dovere
di spiegare perché trova meno “doloroso” negare la realtà e contrastare sia i convegni
vaticani sull’evoluzione che i consulenti
del vaticano).
Certo più consigliabile la lettura degli interventi degli esperti su Micromega:
- Tim D. White – ‘Sapiens’ e gli altri ‘generi umani’
- Bernard Wood – Antenati e parenti
- Lee R. Berger
– La scoperta di Australopithecus sediba
- Zenobia Jacobs e Richard
G. Roberts – La storia umana scritta nella pietra e nel sangue
- David Abulafia – 1492: la scoperta di un’altra umanità
- Marco Aime – La
miccia dell’identità
- Juan Luis Arsuaga –
Come i Primi Uomini sconfissero gli ‘Altri Umani’
- Fabio Di Vincenzo e Giorgio
Manzi – L’origine darwiniana del linguaggio
- Philip
Lieberman e Robert McCarthy –
Come parlavano i nostri antenati?
Se non altro, da questo fascicolo
ognuno può verificare se si sta ponendo le domande corrette, cioè quelle che
possono avere risposte corrette. Non è difficile porsi domande che non
possono avere risposte corrette. Infatti sono in numero maggiore.
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22/1/12-IT
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[da Pikaia]
In occasione del novantesimo
compleanno di Luca
Cavalli-Sforza, il Museo di Storia Naturale di Milano ha
organizzato una mostra a lui dedicata (“I viaggi
di Luca Cavalli Sforza. Ancora una volta ero io il curioso”), aperta dal
26 gennaio al 25 marzo
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21/1/12-IT
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G.Manzi e F.Di Vincenzo raccontano sul Corriere
(“Il nostro
cugino neandertal”) i risultati della ricerca da loro svolta sulla
superficie articolare della scapola del fossile neandertaliano trovato a Vindija
in Croazia. Il loro recente articolo (“The Vindija Neanderthal scapular
glenoid fossa”) pubblicato sul «Journal
of Human Evolution» sembra confermare il dato molecolare di
un’ibridazione con il contemporaneo Homo sapiens, già dimostrato sulle
sequenze del DNA dai ricercatori del Max
Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia, guidati da Svante Pääbo.
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20/1/12-BORNEO
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Un’ottima notizia arriva dal Borneo, dove una
trappola fotografica installata nella Weahea Forest per dimostrare il
passaggio di un leopardo svela invece che non è scomparso, come sembrava
fosse avvenuto, il Miller’s
grizzled langur,
un colobo (Presbytis hosei carnicrus) che si pensava
scomparso da tempo. Se ne parla nel blog Bits
of science, dove vengono presentate anche un paio di foto. Altre foto qui
su Flickr, mentre per gli articoli scientifici occorre rivolgersi all’American Journal of Primatology.
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19/1/12-IT
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[da Pikaia]
Il 27 gennaio, al Liceo Tenca di Milano, E.
Boncinelli parlerà di evoluzione (“PERCHE’ NON POSSIAMO NON DIRCI
DARWINISTI”). L'iniziativa rientra
nell'ambito dell'Evolution
Day di Milano 2012 che si terrà successivamente, dal 10 al 12 febbraio,
al Museo di Storia Naturale di Milano (programma).
Non so se sia il caso di attribuirsi un’etichetta che è evidentemente è un
po’ superata, vecchia di almeno un secolo. Sarebbe più corretto definirsi
oggi neo-darwinisti anche se oggi sarebbe necessario riferirsi almeno alla
“nuova sintesi” se non alla “sintesi estesa”, definizioni che non dispongono
di comode etichette.
In ogni caso è apprezzabile (anche se non tutti lo apprezzano o lo sanno) che
giusto da un anno il presidente dell’accademia Pontificia delle Scienze,
organo ufficiale di consulenza scientifica del Vaticano, è Werner
Arber, un biologo evoluzionista e premio Nobel che nel 2008
protestava vivacemente (“Statement on my view on biological evolution”) quando i creazionisti
dubitavano che lui fosse un “darwinista”.
Sembra quindi che il bicentenario di Darwin non sia stato festeggiato invano,
e che i due convegni organizzati dal Vaticano nel 2009 abbiano un po’
rinfrescato l’ambiente, permettendo di identificare, anche se non ancora
di isolare, le sacche di
irrazionalità.
Continuiamo quindi a festeggiare Darwin, e, più che dalle sue idee, traiamo
esempio e ispirazione soprattutto dalla sua curiosità e dalla sua genialità,
ogni 12 febbraio. In Italia il Jane
Goodall Institute organizza il 7 febbraio un’iniziativa a Firenze: un
concerto-evento a favore del Jane
Goodall Institute, l’organizzazione umanitaria creata dalla
scienziata inglese celebre per i suoi studi sugli scimpanzè e per l’impegno
sull’ambiente, e del Villaggio Sanganigwa di Kigoma, Tanzania (presso il
sito di Gombe, che accoglie bambini di tutte le etnie e religioni resi
orfani dall’Aids. Per chi volesse dare un’occhiata al parco di Gombe, c’è l’aiuto di Google
Earth!
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18/1/12:USA
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Nel sito Delaware
Online si racconta di uno delle centinaia di incontri in cui Jane
Goodall ogni anno racconta della sua esperienza e della sua lunga vita
dedicata prima allo studio degli scimpanzé ed ora alla difesa del loro e del
nostro ambiente di vita. A Wilmington ha raccontanto ancora una volta degli
incontri (il più importante certo quello con il paleoantropologo Louis Leakey
che la spedì fra gli scimpanzé di Gombe) che le hanno permesso di realizzare
i suoi sogni e soddisfare la sua curiosità verso gli animali. Certo non fu
l’unica a farlo negli ultimi decenni, ma ebbe certamente un ruolo fondamentale
nel far riconsiderare la posizione dell’uomo, oggi inserito nella natura e
fra gli altri animali che oggi abbiamo imparato a rispettare in quanto a noi
decisamente simili. Se oggi attribuiamo agli scimpanzè una parentela più
stretta e non accettiamo più di usarli per esperimenti che potremmo invece
fare sull’uomo, meno a rischio di estinzione, è anche merito di chi ce li ha
fatti conoscere meglio. Jane Goodall ha fondato il J.G.Institute, che si dedica sia alla
difesa degli scimpanè e dei lotro ambienti naturali, ma che si preoccupa
anche della difesa degli ambienti necessari per la sopravvivenza dell’uomo
(il 7 dicembre 2011 era intervenuta al convegno
sul climate change di Durban in difesa delle foreste tropicali, il cui
ruolo è fondamentale per la sopravvivenza del ciclo dell’acqua nelle aree
circumtropicali). Il messaggio che J.Goodall rivolge ad ognuno è di usare i
propri talenti e le proprie competenze per “make
the difference”, seguendo il suo esempio. The Edge è un sito
web in cui si incontrano alcune delle menti oggi più vivaci, impegnate a
rispondere ogni anno a una nuova questione, selezionata fra quelle proposte
al responsabile del sito, John Brockman.
La domanda di quest’anno, proposta dallo psicologo Steven
Pinker è WHAT
IS YOUR FAVORITE DEEP, ELEGANT, OR BEAUTIFUL EXPLANATION?
Nella stessa pagina si possono leggere le risposte alle domande proposte negli
anni precedenti, raccolte ogni volta in un volume; ovviamente si può
acquistare il volume o leggere la pagina web con le risposte. Sempre meglio
della TV, sempre che si capisca l’inglese. Nello stesso sito, nel settore
delle conversazioni, un
lungo articolo (Rethinking
"Out of Africa") che interessa … l’evoluzione umana, scritto
dal paleoantropologo Christopher
Stringer. Si ragiona sull’attuale valutazione dell’ipotesi dell’origine
africana di tutte le popolazioni umane, aggiornando il ragionamento alle
novità che vengono dal sequenziamento del DNA dei Denisovani, scoperti recentemente
nel sud della Siberia, e dalla prova della parziale ibridazione con l’Homo
sapiens di Neandertaliani e Denisovani. L’avventura dell’uomo non sembra
davvero sia stata semplice …. Rimanendo sempre in tema, nello stesso settore
si trova anche un
ricordo della vivace Lynn Margulis, recentemente scomparsa, dove si può
leggere, oltre ai ricordi di amici, colleghi e ammiratori, anche un suo testo sull’ipotesi di Gaia ("Gaia Is A Tough Bitch") tratto da un volume (“The Third
Culture. Beyond the Scientific Revolution”) messo
a completa disposizione di chiunque voglia passare di qui a leggerlo
gratuitamente. Per dare un’idea, questi sono i capitoli che precedono quello
di Lynn Margulis:
Chapter 1. GEORGE
C. WILLIAMS "A Package of Information"
Chapter 2. STEPHEN JAY GOULD "The Pattern of Life's
History"
Chapter 3. RICHARD DAWKINS "A Survival
Machine"
Chapter 4. BRIAN GOODWIN "Biology Is Just a
Dance"
Chapter 5. STEVE JONES "Why Is There So Much
Genetic Diversity?"
Chapter 6. NILES ELDREDGE "A Battle of Words"
e questo è solo il primo quinto del libro ... fatto da 23 capitoli/interventi.
Buona lettura.
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18/1/12-IT
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Sulla Stampa un articolo (“Come
siamo diventati umani”) con cui il primatologo e paleoantropologo Ian
Tattersall si presenta anche agli italiani che non andranno ad
ascoltare la sua conferenza a Roma sabato 21 in occasione
della mostra “Homo
sapiens”.
Un’imprecisione dell’articolo è certo l’uso del termine “ominidi”, che
da qualche anno comprende anche le antropomorfe (nel testo che presenta la
conferenza di Roma si parla più correttamente di “ominini”), mentre un
errore (di Tattersall? del traduttore? del solito Darwin che ormai non si
lamenta più?) è certamente la datazione del mesolitico a 100.000 anni fa
(forse si voleva alludere invece, per ben due volte, al paleolitico medio?).
Piuttosto sembra un incidente del traduttore l’uso del termine “arte
portatile” al posto di un corretto “arte mobiliare”, che
indica le opere d’arte preistoriche “mobili”.
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17/1/12-USA
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Mancano ancora poche settimane al 12 febbraio,
giorno in cui giustamente si ricorda, certo molto laicamente, lo scienziato
che ha fatto una delle maggiori scoperte, ottenuta, e i suoi diari lo
confermano, attraverso un uso davvero raffinato e da imitare della ragione
umana ma anche della della curiosità che sappiamo caratterizzare l’intero
ordine dei primati.
Mancano quindi pochi giorni, ma sono sufficienti, per procurarsi il materiale
didattico per accogliere, nei locali in cui si terranno le iniziative del
Darwin Day, anche chi non ricorda, non capisce, o magari solo si è
dimenticato il problema che Darwin ha aiutato a chiarire e risolvere.
Soprattutto dopo che già Linneo aveva proposto nel ‘600 una classificazione
degli esseri viventi davvero troppo simile ad un attuale albero filogenetico,
la domanda non è certo filosofica: come sono comparse le milioni di specie
estinte e viventi, così simili e così diverse? Perché vediamo un processo di
accumulazione della complessità nella materia vivente?
A questo scopo in questi locali non dovrebbe mancare un poster che ricorda ad
ognuno le enormi dimensioni del problema per cui Darwin, pur con le sue
conoscenze ancora limitate, aveva iniziato a proporre una soluzione che forse
neppure oggi è arrivata ad essere del tutto completa e convincente.
Il poster è quello che rappresenta, pur in uno spazio limitato, l’albero
evolutivo che rappresenta sia l’insieme di tutti gli esseri viventi che il
tempo (3.5 miliardi di anni) che noi oggi sappiamo sia stato necessario per
completare l’intero processo evolutivo, almeno fino ad oggi.
Questo poster lo si può acquistare, in vari formati (da questo fino a
quello da 82x 60
cm) nel sito TimeTree,
eventualmente insieme ad un volume (S. Blair Hedges and Sudhir Kumar:“The TimeTree of Life” Oxford
Un.Press), che si può anche scaricare gratuitamente per singoli capitoli.
Per i più giovani c’è anche il TimeTree per Iphone,
per Ipad
e Android. A
cosa servono? Per stabilire se trattare con maggiore o minore “familiarità”
una specie animale che si incontrasse per strada; indipendentemente dalla
pericolosità, il programma fornisce il tempo di divergenza
di quella specie rispetto alla linea evolutiva umana. E’ un programma utile
soprattutto per non impressionarsi troppo quando si parla di milioni di anni
…
I poster, nei diversi formati, in realtà vengono forniti gratuitamente;
quello che si paga è solo la spedizione
(15$, per 4 poster!) che probabilmente risulta più economica della stampa
locale del PDF scaricato gratuitamente, anche se può sussistere il dubbio che
il corriere permetta di appenderlo già la sera del 12/2/2012…
Certo le immagini (e le relative domande) di questo poster, che ricorda i 4,5
miliardi di anni della vita della terra, e di quest’altro,
che rappresenta milioni di stelle e di mondi e ricorda i ben 14.7 miliardi di
anni di vita dell’universo, dovrebbero essere presenti, o almeno ricordate,
ogni volta che si rischia di pensare a spiegazione irrazionali che forse
potevano essere accettabili solo fino a quando non erano prove evidenti più
di impotenza che di onnipotenza (forse accettabile ma solo fino a quando si
pensava a una terra di 6000 anni).
E’ “ragionevole” che un tale “astronomico” cambiamento della scala temporale
di riferimento possa aver provocato dubbi e riflessioni. [Certo, non
sempre]
Forse se ne parlerà al Festival della
Scienza di Roma…?
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16/1/12/usa
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- [Da
NCSE]
Il National Center for Science Education ha deciso di ampliare le
sue competenze e i suoi interessi. Forte di decenni di esperienza nel
diffondere conoscenze razionali sui temi che riguardano l’evoluzione
biologica in un terreno accidentato come l’ambiente culturale
statunitense, ricco di ricche organizzazioni ben dotate dal punto di
vista finanziario più che da quello culturale, ha deciso di occuparsi
anche della diffusione di corrette informazioni anche sulla
climatologia. Suoi ambienti di
intervento, come al solito, sono soprattutto le scuole, dove si formano
le prossime generazioni di ricercatori che si occuperanno di gestire le risposte
alle variazioni climatiche che sicuramente creeranno qualche problema
nei prossimi decenni. A questo scopo l’NCSE ha già cominciato a
impostare un sito web che presenta queste principali risorse,
riguardanti : · Climate Change 101
· Climate Change Denial · Teaching Climate Change
· Climate Change: Taking
Action
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16/1/12-IT
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[da Pikaia]
Tra il 19 e il 22 gennaio si terrà all’Auditorium Parco della
Musica il consueto appuntamento con il Festival della
Scienza di Roma, dedicato a “Il Tempo”. Non marcano iniziative
dedicate all’evoluzione umana e a quel tempo profondo che a volte sconcerta
chi ha poca consuetudine con le migliaia e i milioni di anni, unità di misura
per molti incomprensibili ma comunque ancora piuttosto limitate quando si
tratta di misurare l’evoluzione biologica.
Da ricordare, soprattutto a chi non è romano, che dal 19 al 22 gennaio Radio3
Scienza sarà in diretta dal Foyer dell'Auditorium con interviste ai
protagonisti degli incontri più significativi e il racconto degli eventi e
degli exhibit del Festival.
Per un programma del Festival più comprensibile, si può visitare questa
pagina del Televideo. Sarà così più facile scoprire come il tempo
profondo “Imprima i segni del suo passaggio, sul
nostro pianeta e negli esseri viventi. Sarà l’antropologo statunitense Ian Tattersall - autore
di Il cammino dell’uomo (Garzanti, 2004), con cui ha vinto il
prestigioso premio “W. W. Howells” dell’American Anthropologican Association
– sabato 21 gennaio alle 16 in Sala Petrassi a parlare de Il Tempo
profondo dell’Evoluzione”.
Tattersall riproporrà le soluzioni alle straordinarie domande che già
angosciano gli spettatori della mostra “Homo sapiens”, che
prima le ignoravano: “Perché fino a poche
migliaia di anni fa esistevano sulla Terra ben cinque specie umane (che
qualcuno poco informato evidentemente confonde
con le razze)? Perché poi siamo rimasti soli?”.
Tattersall, che ha iniziato il suo lavoro di ricerca come primatologo in
Madagascar, è da anni il paleoantropologo del Natural
History Museum di New York, per cui può essere una vecchia conoscenza per
quegli studenti delle superiori che hanno trovato, magari accanto al sito web
di Pikaia, anche il suo museo come link
autorevole proposto dal loro libro di scienze per approfondire il tema
dell’evoluzione biologica ed umana …
Il 22 si parlerà ancora di evoluzione umana con Francesco Cavalli Sforza,
il figlio e collaboratore del genetista e antropologo Luca
Luigi Cavalli Sforza, l’accademico pontificio evoluzionista che ha curato
con T.Pievani la mostra romana “Homo sapiens”, aperta
fino al 9 aprile.
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15/1/12-USA
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[da NCSE] Negli USA
l’inizio dell’anno ha portato in molti stati della Bible Belt ben 5 nuove
proposte di legge per chiedere che nelle scuole si affianchi l’insegnamento
dell’Intelligent Design all’insegnamento della teoria dell’evoluzione. Nel
Missouri sembra siano almeno 2 le leggi proposte; la House Bill 1276 e la House Bill 1227, che richiede addirittura "the equal treatment of science instruction regarding
evolution and intelligent design". Difficile che simili proposte,
che escono dagli ambienti degli protestanti USA più
integralisti (non mancano infatti chiese protestanti che festeggiano l’Evolution Weekend, grazie
ai pastori che aderiscono al Clergy Letter
Project) possano attecchire in Europa o in Italia,
dove il Vaticano organizza convegni su Darwin e il Papa nomina a capo
dell’Accademia Pontificia delle Scienze addirittura un premio Nobel biologo
evoluzionista, Werner
Arber, che in un documento del 2008 (“Statement on my view on biological evolution”) vanta i suoi meriti nell’aver
contribuito a confermare e migliorare il neodarwinismo.
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14/1/12-IT
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[da Pikaia]
Il 19 gennaio alle 18.30, alla mostra di Roma (Sala Cinema, scalinata di via Milano 9 A) si
parlerà di migrazioni umane, passate e future, con Massimo Livi
Bacci e Alfredo Coppa. Un incontro dedicato al messaggio centrale
della mostra "Homo
sapiens. La grande storia della diversità umana": siamo umani
perché non abbiamo mai smesso di muoverci, di spostarci, di migrare, di
espandere e cambiare i nostri territori di insediamento, dividendoci e
ibridandoci al contempo.
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13/1/12-USA
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L’antropologo J.Hawks spiega oggi nel suo
blog (“The Mayflower criminal registry”)
un’intrigante e sconcertante scoperta (“DNA
links 1991 killing to Colonial-era family”), fatta indagando sull’assassinio
di una ragazza di 16 anni. Indagando con le tecniche attuali, che permettono
l’uso delle tracce del DNA di un sospetto, su un assassinio avvenuto nel
1991, ha permesso il confronto con il DNA depositato in molte banche
dati.
Si è quindi scoperto che l’assassino sarebbe un discendente di Robert Fuller
(che visse a Salem, nel Massachusetts, nel 1630) non è comunque di
grande aiuto nell’identificare e arrestare il vero assassino, ma certo fa
riflettere sui problemi della possibile invadenza delle banche dati del
materiale genetico, che possono danneggiare parenti e discendenti, anche se è
evidente che il proprio DNA e il proprio cognome non sempre vengono diffusi
con le stesse modalità…
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Nel blog di Carl Zimmer (“Words bring life to life”)
viene linkata una TED Talk di Drew Berry (“Animations
of unseeable biology”, purtroppo senza ancora alcuna traduzione), uno dei pochi documentaristi
molecolari, il cui lavoro aiuta a capire meglio il funzionamento reale
delle strutture e delle molecole biologiche che agiscono al’interno delle
nostre cellule, permettendo il funzionamento delle attività semplici e
complesse gestite dalle cellule e dagli organismi viventi, uomo compreso.
Chiunque avrebbe avuto giovamente nel vedere a scuola i suoi video su eventi
complessi come la duplicazione del DNA, o la divisione dei cromosomi, o la
sintesi delle proteine nelle ore in cui l’insegnante di scienze le spiegava,
usando al massimo confuse immagini statiche. Come si apprezza dalla conferenza, concetti complessi diventano più
facilmente comprensibili se presentati con strumenti e sussidi didattici
moderni e convincenti.
Se si riuscisse a far capire quanto sia enormemente complessa la vita
quotidiana di qualsiasi cellula vivente, anche i meccanismi evolutivi
diventerebbero semplici e comprensibili.
Qui
sono disponibili altri suoi video. Altri sono su YouTube.
Qui la WebPage
di Drew Berry.
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12/1/12-IT
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[da Pikaia]
Il Workshop "Comprendere
la biodiversità moderna attraverso l’analisi del DNA antico" è stato
organizzato in occasione dell'inaugurazione del Laboratorio per lo studio
del DNA antico del Centro di Ricerca BioDNA, e si
terrà mercoledì 18 gennaio 2012 nella Sala Convegni "G. Piana"
presso la sede di Piacenza dell'Università Cattolica del S. Cuore. [da Pikaia]
Dal 17 al 22 giugno 2012 si terrà a Erice, presso l'Ettore Majorana
Centre, un grande convegno internazionale dal titolo "The Evolution of Morality: The
Biology and Philosophy of Human Conscience", diretto da Frans
de Waal, Telmo Pievani e Stefano Parmigiani, con illustri speaker tra i
quali Philip Kitcher, Patricia Churchland, Richard Joyce, Simon Blackburn,
Owen Flanagan. Il programma.
Il tema dell’origine e dell’evoluzione della moralità è certamente
entusiasmante e capace di riportare il sorriso sulla faccia degli
antievoluzionisti, che forse non speravano che un giorno si potessero
scoprire anche le origini reali, cioè le basi biologiche delle migliori
caratteristiche della nostra specie. Lo studio dei primati e soprattutto
delle antropomorfe permette infatti oggi agli scienziati di capire meglio
l’importanza del nostro passato e di sviluppare ipotesi sull’origine non solo
delle nostre caratteristiche fisiche, ma anche di quelle comportamentali,
cognitive e perfino morali.
“Una triste fine” attende piuttosto le ultima poche decine di migliaia
di scimmie antropomorfe (scimpanzé, gorilla e oranghi) che rimangono come
testimoni impotenti della scomparsa delle ultime foreste tropicali, che da
qualche decennio vengono saccheggiate e distrutte con rinnovato impegno da
chi non solo non capisce quanto di potenzialmente umano si possa leggere
nello sguardo degli individui di queste specie i cui antenati fan parte della
nostra storia, ma nemmeno riesce a capire come e perché l’unico ambiente in
cui questi animali possono vivere sia necessario ANCHE per la sopravvivenza
dell’unico pianeta che abbiamo in comune, vitale per loro ma soprattutto per
noi e i nostri discendenti.
Forse una delle principali difficoltà di chi non capisce né il processo
evolutivo in cui è inserito né chi invece lo conosce e lo vede, deriva dalla
negazione di un ruolo ma soprattutto di un valore economico alla natura, per
cui non ha una percezione dei danni che la nostra specie arreca, rimanendo
indifferente ai rischi che si corrono.
Qualche originale e nuovo spunto di riflessione forse può giungere dagli
esempi reali presentati da P.Sukhdev in una recentissima TED talk
sul valore economico della natura, che purtroppo sembra ben noto solo a chi
la saccheggia, magari con tutti i permessi concessigli da chi preferisce una
rappresentazione più tranquillizzante, fissa ed immutabile, della realtà e
della natura.
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10/1/12-USA
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Su PLOS è stato pubblicato oggi un articolo
davvero preoccupante (“Zoonotic
Viruses Associated with Illegally Imported Wildlife Products”),
conseguenza del primo tentativo di verificare la gravità del rischio che
deriva dall’introduzione illegale e incontrollato negli USA prodotti
alimentari ottenuti da animali selvatici africani. Il rischio principale
deriva dal fatto che si è verificato per la prima volta che i prodotti
alimentari contengono virus che sono estremamente pericolosi e spesso anche
letali. Questo vale soprattutto per le carni di primati non umani (NHP),
perché è ben noto come molti virus presenti nei primati abbiano una notevole
facilità a passare all’uomo, grazie alle notevoli affinità che abbiamo con
queste specie a noi filogeneticamente vicine; i virus possono poi acquisire
anche una letalità che non è presente nelle forme che si trovano nei primati
e a cui magari i primati oggi hanno imparato a convivere (come avviene con l’herpesvirus B che può
essere letale per l’uomo).
Già conosciamo la storia
dell’HIV, originatosi da un virus dei primati, ed ora esiste la prova di
una diffusione a livello mondiale di materiale che nasconde un pericoloso
rischio biologico per la nostra specie.
Solo l’anno scorso un altro articolo, su Conservation Letters (“The
scale of illegal meat importation from Africa to Europe via Paris”) aveva dimostrato quanto fosse rilevante
l’importazione abusiva ed illegale di carni di animali selvatici africani (bushmeat) che
transitava per l’aeroporto di Parigi in quantità davvero impressionanti (si
stima il passaggio di 273 tonnellate all’anno!).
Ora sappiamo finalmente anche quali rischi per la salute della nostra specie
nascondono queste commerci illegali, soprattutto quando si tratta di specie
di primati, a noi evolutivamente vicine. Da notare poi che l’Europa è anche
una tappa delle rotte seguite dal bushmeat destinato agli USA.
Di questo importante e preoccupante ricerca scrive oggi anche il giornalista
scientifico Carl Zimmer con un post (“Any deadly viruses to
declare?”) sul suo blog The
Loom, dove sottolinea come siano già arrivati parecchi virus dagli
animali all’uomo e anche grazie al ruolo alimentare di questi animali (HIV,
SARS).
Se un tempo questi passaggi di virus all’uomo si limitavano alle aree intorno
alle foreste, ora coinvolgono anche gli aeroporti USA, da cui entrano 120
milioni di animali vivi ogni anno oltre a 25 milioni di kg di carne e altri
prodotti di origine animale che arrivano dalle foreste africane,
Zimmer non esclude che anche il West Nile Virus sia entrato negli USA con un
uccello destinato al mercato degli animali da compagnia. Zimmer, che ha intervistato
nel 2010 uno degli autori della ricerca, ricorda come incredibilmente
questa sia oggi solo la prima conferma dell’esistenza di virus pericolosi che
entrano con il bushmeat africano, anche se la pericolosità non è verificata,
non essendosi dimostrato che possano infettare l’uomo per via alimentare. Non
ritiene comunque che si possa comunque stare tranquilli, dato che non ci sono
solo i virus che arrivano con i primati, ma anche quelli che arrivano con
altri mammiferi, rettili e uccelli,
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10/1/12-IT
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Un articolo di Repubblica (“Umane,
fin troppo umane, le scimmie così simili a noi”) riferisce la notizia che
anche negli USA, seguendo le orme dell’Europa, sono stati sospesi i
finanziamenti del National Health Institute alle ricerche biomediche che
prevedono l’uso degli scimpanzé come modello sperimentale, sulla base delle
informazioni e dei documenti ufficiali di cui si parla qui sotto alla data
del 15/12/11.
Pur utilizzando purtroppo riferimenti sia alla fantascienza (!?) che alla
scienza nell’articolo si cerca di alludere, come si faceva ma con maggiore
serietà negli articoli del NYT, alle nuove conoscenze accumulate negli ultimi
40 anni sul comportamento e la socialità degli scimpanzé in natura,
informazioni che hanno portato a rivoluzionare nel 1999 la classificazione
delle scimmie antropomorfe, sulla quale pochi sono oggi aggiornati. Siccome
anche gli stessi libri di primatologia non troppo recenti propongono una
classificazione superata, conviene aggiornarsi con un articolo del 2011 di Bernard
Wood su Nature (più affidabile) o con le (leggermente diverse) ultime
versioni di Wikipedia in
inglese o in italiano
(pagina da poco aggiornata).
La classificazione attuale, come si può facilmente verificare, avvicina lo
scimpanzé a noi ancora di più di quanto fece già Linneo nel 1700 (era
comunque già la specie più vicina all’uomo) inserendola addirittura sia nella
stessa famiglia (Hominidae)
che nella stessa sottofamiglia (Homininae), che nella
stessa tribù (Hominini).
Chi si fosse perso, può aiutarsi con questa mappa o questa, meno
dettagliata. Ambedue sono necessarie per non perdersi ma soprattutto per non sembrare
ignoranti e magari anche non aggiornati... il mondo è complesso e cambia
continuamente, anche grazie alla ricerca scientifica, che cerca di spiegare
sia il come che il perché. [da BSNEWS] Conferenza
di T.Pievani sugli argomento della mostra “Homo sapiens” di
Roma, sabato 14 gennaio alle 18 in via Piamarta 9 a Brescia
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9/1/12-USA
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[da NCSE]
Nel sito del NCSE si esaminano i risultati di un sondaggio svolto su
555 insegnanti USA che si occupano della formazione scientifica di bambini
fino a 12 anni anche per quanto riguarda il problema del riscaldamento
globale Interessante come il report
mostri una maggior concordanza delle opinioni degli insegnanti con quelle
degli esperti della comunità scientifica, rispetto allo scetticismo e
all’ignoranza diffuse in adulti e studenti USA di scuole medie e superiori
(addirittura il 63% degli adulti ammette l’esistenza del riscaldamento
globale, ma il 50% lo attribuisce a cause naturali, secondo un sondaggio
del 2011 del Yale Project on Climate Change Communication).
Interessante, fra i risultati, oltre alla confusione con il problema del buco
dell’ozono e ai pericoli dei buchi che fanno … i missili, verificare come gli
insegnanti ricevano spesso (25%/30%) sollecitazioni improprie su come
trattare il tema da persone incompetenti (studenti, genitori, amministratori,
o membri della comunità). E in gran parte sembra si adeguino, tanto che il
47% alla fine insegna ipotesi alternative anche se contrastanti.
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7/1/12-MADAGASCAR
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[da Science
Daily] Il Madagascar non cessa di stupire non solo per il numero
di specie di primati che ospita, paragonabile al numero di specie di primati
che si trovano in tutto il resto dell’Africa, come se un numero simile di
ambienti diversi richiedesse l’esistenza di un’uguale varietà di specie con
caratteristiche fenotipiche diverse. E’ di oggi infatti la notizia della
scoperta da parte di un gruppo di primatologi tedeschi nella foresta di
Sahafinam, di una nuova specie di lemuride di piccole dimensioni (chiamato Microcebus
gerpi, in onore del GERP, il Groupe d`Étude et de Recherche sur
les Primates de Madagascar). Si tratta di un lemure notturno di piccole
dimensioni, 68 g, ben lontano dalle dimensioni del più piccolo esemplare di Microcebus
(44 g).
Sembra incredibile che in un’isola, oggi in buona parte desertificata a causa
dell’opera dell’uomo, sia così frequente (altre ne sono avvenute
recentemente) la scoperta di nuove specie di primati, ma bisogna considerare
che spesso sono notturne, oltre che di piccole dimensioni.
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7/1/12-IT
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Nel blog di J,Hawks (“Looking over a Neandertal's
shoulder”) si commenta un recente articolo sui neandertaliani pubblicato
da un gruppo di paleoantropologi romani. Interessante l’argomento, che sembra
confermare, anche con dati morfologici e non solo genetici, l’ibridazione fra
neanderrtaliani e sapiens giunti in Europa dall’Africa: Fabio Di Vincenzo, Steven E. Churchill, Giorgio Manzi: The
Vindija Neanderthal scapular glenoid fossa: Comparative shape analysis
suggests evo-devo changes among Neanderthals. Journal
of Human Evolution (2012), doi:10.1016/j.jhevol.2011.11.010, Un alro commento si può
trovare in un altro blog, di Z.Cofran: "Evo-devo
of the human shoulder?"
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6/1/12-IT
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Ampia e lusinghiera la recensione che il genetista
M.Buiatti ha fatto sul Manifesto della mostra “Homo sapiens”, che è
aperta fiino a Pasqua al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Immagino che un
antievoluzionista abituato a vedere il razzismo solo correlato al colore
della pelle abbia apprezzato l’osservazione di Buratti che evidenzia
l’originalità e la novità di una specie in cui il funzionamento ottimale del
cervello è la carta vincente: “nel caso nostro la
diversità genetica è minima, mentre grandissima è quella culturale”.
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5/1/12-IT
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Nella trasmissione Le
Storie - Diario Italiano oggi C.Augias ha avuto come ospite Telmo
Pievani, invitato per presentare la mostra “Homo sapiens”, aperta
a Roma fino a Pasqua. L’altro curatore della mostra è un grande genetista ed
evoluzionista italiano, Luca Luigi Cavalli Sforza. La mostra, dedicata
agli interessi scientifici di Cavalli
Sforza, l’evoluzione biologica e culturale della nostra specie, vuole
essere un omaggio ai contributi che Cavalli Sforza ha saputo fornire alla
conoscenza umana su questi argomenti, analizzando nella nostra specie sia i
meccanismi che hanno gestito un processo evolutivo piuttosto complesso, che
la loro interazione con l’evoluzione del linguaggio e della cultura.
La novità importante è che questo approccio sottolinea come la principale
caratteristica della nostra specie sia proprio la cultura, che ha cominciato
ad acquisire un ruolo sempre più rilevante a partire da circa 2 milioni di
anni fa, quando entrarono in competizione con le specie di ominidi bipedi
nuove altre specie, che cominciarono ad attivare interazioni virtuose che
permisero di accumulare sempre più conoscenze che potevano essere trasferite
ai discendenti non per via genetica, e quindi con un meccanismo molto simile
a quello erroneamente proposto da Lamarck per i caratteri biologici.
Il contributo di Cavalli Sforza alle conoscenze umana è stato riconosciuto
anche al di fuori dell’ambito scientifico, tanto che è uno
dei componenti Accademia
Pontificia delle Scienze organo di consulenza scientifica dei Papi fin
dal 1603.
Questo fatto è probabilmente poco noto, come pure sembra poco noto (anche la Radio
Vaticana ne sbaglia il nome) che il 16 gennaio 2011 il Papa abbia nominato come presidente della PAS un altro
genetista ed evoluzionista, il premio Nobel Werner
Arber, che in un documento del 2008 (“Statement on my view on biological evolution”) vanta i suoi meriti nell’aver contribuito
a confermare e migliorare il neodarwinismo, grazie a scoperte fatte
riproducendo batteri per migliaia di generazioni, anche in collaborazione con
R.Lenski. W.Arber,
nominato in Accademia nel 1981 (e il suo curriculum fornisce argomenti per
capire e discutere il motivo della nomina), disse chiaramente, rispondendo alle insinuazioni
offensive dei creazionisti USA dell’ICR,
“Io non sono né
"scettico su Darwin" né un "sostenitore dell’intelligent
design". Io sostengo pienamente la teoria dell’evoluzione neodarwiniana e
ho contribuito a confermare ed ampliare questa teoria a livello molecolare,
tanto che ora la si può definire darwinismo molecolare”.
L’ignoranza di queste informazioni (anche in un recente post nel sito UCCR si
nomina W.Arber senza felicitarsi per la nomina a quella carica di un
razionalista ed evoluzionista) è dovuta al fatto che pochissimi organi di
stampa un anno fa avevano ritenuto necessario riferire della nomina di Werner
Arber, poco dopo la scomparsa del precedente presidente, Nicola
Cabibbo, con cui W.Arber organizzò un convegno convegno sull’evoluzione
dell’universo e della vita sulla terra, a cui aveva partecipato anche il
Papa, nel novembre del 2008- Anche il fisico N.Cabibbo era un evoluzionista,
tanto che fu uno dei pochi cattolici che intervenne in modo anche vivace nel contestare
de Mattei quando il VP del CNR organizzò uno sconcertante
controconvegno creazionista al CNR, ricorrendo ai consulenti del Kolbe Center
for the study of Creation (nessun creazionista italiano.contribuì
a questo convegno in cui si spiegò che i dinosauri sopravvissero vissero fino
a 20.000 anni fa, fornendo abbondanti bistecche a nostri antenati
recenti).
Da ciò derivano sia le domande preoccupate, abbastanza superate dopo la
nomina di W.Arber ma ricorrenti, che gli studenti ospiti di C.Augias hanno
fatto sul rapporto fra i miti religiosi su un fatto come l’evoluzione
biologica e le spiegazioni scientifiche da tempo disponibili, sia le risposte
pacate di T.Pievani, consapevole
che eventuali problemi che vengono da frange minoritarie di “narcisisti
della rete che spizzicano una citazione qui e una là e sono convinti di
essere in possesso di chissà quale rivelazione” sono
più problemi interni alla chiesa cattolica che problemi paragonabili a quelli
che incontrano gli evoluzionisti statunitensi in un
contesto culturale e religioso ben diverso; può essere istruttivo notare
che fra i più attivi nel contrastare i creazionisti protestanti USA ci sono
anche due biologi evoluzionisti cattolici, Francisco Ayala e Kenneth Miller, ambedue
dinamici e collaboratori del National Center for Science Education (NCSE).
Interessante ricordare il fatto che proprio F.Ayala ha contribuito a far
vincere un processo ad un’università che non aveva ammesso ai corsi di
biologia studenti che non avevano ricevuto una sufficiente preparazione in
una scuola superiore gestita da creazionisti.
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4/1/12-IT
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Nel sito web dell’Accademia
Pontificia delle Scienze (PAS) è possibile consultare un documento (la
relazione introduttiva del card.Re) al convegno (“L'essere umano,
custode del creato“) organizzato il 16-17 dicembre 2011 sui rischi
ambientali che derivano da un cattivo “rapporto dell'uomo
con l'ambiente naturale che lo circonda”. Nella relazione si afferma
che un tempo lo “sfruttamento del pianeta terra,a
proprio interesse e vantaggio immediato … non ha avuto gravi conseguenze,
perché era piuttosto contenuto”, mentre negli ultimi secoli “lo sfruttamento della natura si è attuato in
proporzioni molto maggiori e con ritmi enormemente più rapidi che nelle
epoche anteriori. In qualche caso si tratta di uno sfruttamento selvaggio”.
La relazione accetta i risultati delle ricerche che confermano la
responsabilità dell’uomo sul degrado ambientale e sui drammi che attendono le
prossime generazioni: “Gli scienziati ci
dicono che nel corso degli ultimi 80 anni le attività dell'uomo hanno
modificato l'ambiente e la natura più di quanto sia stato trasformato in
tutti i secoli precedenti. Il problema ecologico oggi ha assunto forme e
dimensioni che diventeranno drammatiche, se non si corre ai ripari”.
Dopo aver criticato le opinioni dei negazionisti (“qualcuno ha cercato di chiudere gli occhi davanti al problema ed ha osato sostenere che per quanto profonde siano le
alterazioni sui fondamentali equilibri dell'ambiente naturale, le forze
insite nella natura automaticamente operanti riescano ad eliminare le
alterazioni ed a ricomporre gli equilibri infranti”), ricorda che “le forze insite nella natura hanno un limite
invalicabile, per cui superando il "livello di guardia" si creano
situazioni ambientali nocive” e si preoccupa per le generazioni
future: “l'ambiente diventa una minaccia con
gli inquinamenti e i rifiuti che porta con sé. Può creare problemi sociali
vasti, può dare inizio ad un ambiente che in futuro può diventare
intollerabile, rendendone l'uomo vittima”. Conclude ricordando che
“un'educazione al rispetto della natura e di
prevenzione di ciò che ne turba gli equilibri, rimane un impegno di tutti”
e invitando a “creare una nuova mentalità e una
nuova sensibilizzazione che vede l'ambiente e la natura come un bene che è,
in pari tempo, individuale e collettivo”. L’avvertimento finale sembra
decisamente preoccupato: “L'umanità ha un futuro
soltanto se il creato ha anch'esso un futuro..L'uomo e la natura sono legati
a vicenda e costretti a condividere la comune sorte terrena. Per la qualità
del futuro della civiltà dobbiamo salvaguardare la natura, salvaguardare il
creato e promuovere uno sviluppo sostenibile.
Su questi temi certo la PAS negli ultimi tempi si sta impegnando
parecchio, con iniziative che però non sembrano né molto pubblicizzate né
sostenute da chi forse non è aiutato (nonostante gli allarmi che vengono
dagli esperti della PAS) a capire quanto siano urgenti i problemi dell’aldiquà.
Il 4 aprile c’è stato per esempio un convegno a Roma (“Ghiacciai
e riscaldamento globale”), organizzato proprio dalla PAS in
collaborazione con l’IPCC, l’ente
dell’ONU (WHO e UNEP) che si occupa del riscaldamento globale; dal convegno è
uscito in maggio un documento-appello (“Il
destino dei ghiacciai di montagna nell’Antropocene”),
firmato anche da molti componenti della PAS, come i premi Nobel W.Arber e Carlo
Rubbia, in cui si sottolinea la responsabilità umana del riscaldamento
globale.
In maggio invece la PAS era presente a Stoccolma con 2 dei suoi numerosi
premi Nobel (il
presidente Werner Arber e Carlo Rubbia – come si vede dai commenti non
tutta l’umanità si sente colpevole o accetta di essere processata dai premi
Nobel, anche se membri della PAS) al third Nobel Laureate Symposium on
Global Sustainability.
Qui si può leggere il documento finale con la sentenza: “Memorandum
di Stoccolma”; e questa è la foto del momento della firma di W.Arber,
che documenta l’impegno del presidente della PAS per controllare il “rovinoso sfruttamento del
pianeta” temuto dal Papa già 4 anni fa (Velletri, 23/9/2007).
Di cambiamento globale sei era già parlato all’Accademia delle Scienze
Pontificia nel 2004, in occasione di un convegno i cui atti sono stati pubblicati
nel volume (gratuitamente disponibile) “Interactions
between global change and human health”. L’articolo probabilmente
centrale è quello di Steffen et.al “EARTH SYSTEM FUNCTIONING IN THE
ANTHROPOCENE: HUMAN IMPACTS ON THE GLOBAL ENVIRONMENT” a pag.112, dove si
sintetizzano i dati di un volume di Steffen et al. del 2004, gratuitamente
consultabile: “Global Change and the Earth System: A Planet Under.
Pressure”. Nella premessa un drammatico
allarme: “The evidence
that these changes are affecting the basic functioning of the Earth
System, particularly the climate, grows stronger every year. The
magnitude and rates of human-driven changes to the global environment
are in many cases unprecedented for at least the last half-million years”. Forse nello stesso convegno del
16/17 dicembre (di cui non si trova in rete il programma) c’è stato
anche un intervento di Carlo Rubbia (un aggiornamento di un intervento
fatto all’inaugurazione dell’anno accademico alla Lateranense il 12/11/2003; da
notare che quest’anno ci sono due date diverse per il big bang!). Il
testo integrale è stato pubblicato dal quotidiano Liberal il 23/12/11:
“IL DNA LO PROVA: LA VITA SULLA TERRA HA UN SOLO PADRE”.
Davvero curioso il fatto che un paio di citazioni bibliche di Rubbia e
l’impacchettamento del testo dell’intervento in una confezione con titoli e
sottotitoli fatti da qualcuno, probabilmente ideologicamente motivato e che
non aveva capito molto il testo, che trattava di big bang e di evoluzione
biologica, ha portato alla pubblicazione oggi nel
sito dell’UCCR e in altri siti cattolici. Anche qui sembra che non
abbiano letto bene il testo che commentano (curioso che in un blog gestito da
un matematico non abbiano corretto una formula, ½º=1, errata ma più facile e
ben diversa all’originale Ωº=1) . I commenti sono quindi più su titoli e
sottotitoli che equivocano sul testo.
Davvero curioso che anche eventi che Rubbia indica come casuali vengano
attribuiti ad un ente superiore e che anche il termine “padre” che Rubbia
attribuisce al primo organismo vivente, venga “tradotto” in “Padre”, con un
ben diverso significato. [Evidente che qualcuno non riesca a immaginare un
mondo senza un ente superiore, senza nemmeno rispettare quel che racconta un
premio Nobel].
Non c’è poi da stupirsi se Werner
Arber venga citato senza ricordare i meriti evoluzionistici
“neodarwiniani” che l’hanno portato al Nobel e alla PAS.
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2/1/12-E
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E' visibile in rete il DVD che presenta il “Museo
de la evolucion umana” di Burgos, nel nord della Spagna,
situato presso l’eccezionale sito paleoantropologico di Atapuerca, uno
dei pochi siti europei in cui i fossili coprano un periodo estremante ampio
(a partire da 1,2 milioni di
anni fa e quindi conservano le tracce, davvero minime, del passaggio dei
primi europei) e sono parecchio numerosi. Qui il sito web,
da visitare se proprio non si riesce ad andarci e un altro video, ma in
italiano (Rai Superquark "Atapuerca")
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1/1/12-RDC
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Come iniziare l’anno nuovo?
Credo che un invito a visitare la pagina web GORILLA.CD
sia la scelta migliore.
E’ infatti adeguata sia ai temi trattati in questa pagina, sia ad un momento
di passaggio fra un passato difficile e problematico e un futuro che si spera
possa essere migliore ma solo se siamo in molti a vedere i problemi e a
contribuire a raggiungere questo obiettivo; e ciò senza dimenticare anche un
appello personale affinché ognuno capisca la necessità di contribuire a
lasciare il mondo un po’ migliore di quello che ha trovato al momento del suo
arrivo.
Nella homepage del sito GORILLA.CD
troviamo infatti in evidenza proprio 4 link a 4 pagine che:
1- mostrano la recente nascita in dicembre (“Two
December Newborn Mountain Gorillas for 2011”) di due nuovi piccoli di
gorilla, di cui sono mostrate le foto. Sono una
speranza per un futuro più tranquillo per gli ultimi 770 circa gorilla di
montagna, la sottospecie dei gorilla che sono sopravvissuti (nella zona di
confine fra la RD del Congo (RDC), l’Uganda e il Rwanda)
al disboscamento e alla distruzione sia degli
ambienti che degli stessi gorilla, che un tempo occupavano un’area ben più ampia. Indiscutibile
il ruolo dell’uomo nella progressiva scomparsa di una delle specie a noi
filogeneticamente più vicine. E anche le mappe della distribuzione degli
scimpanzé indicano che il ruolo dell’uomo è stato determinante nella
distruzione degli ambienti di foresta che un tempo ricoprivano quest’ampia
area che arriva fino al Senegal, chiarendo il concetto di frammentazione e
confermando il ruolo dell’uomo.
2- dimostrano come il bracconaggio
e l’uso dei gorilla a
scopo alimentare sia continuato anche negli ultimi anni, quando l’area
del Parco dei Vulcani era teatro di una lotta per il controllo del
territorio, ricco di minerali preziosi. Proprio nel 2007 i ranger che proteggono
il parco e i gorilla hanno dovuto abbandonare il parco nelle mani dei ribelli
che cercavano di sottrarre al governo centrale il controllo del territorio e
delle sue ricchezze. In una pagina del sito (“The
struggle to protect Congo’s Mountain Gorillas”) si ricordano i giorni
del 2007 in cui venne massacrata sia un’intera famiglia di gorilla di
montagna che alcuni dei rangers del parco, a cui era stato attribuito un
ruolo certamente superiore alle loro forze e alla loro capacità di proteggere
i gorilla, contribuendo a far svolgere loro un ruolo ben diverso da quello
tradizionale di fonte di cibo …
3- ricordano appunto le conseguenze drammatiche di quegli eventi (“The Virunga
Widows’ Fund”), con le immagini dei caduti, dei funerali, delle loro
mogli e delle loro famiglie, tuttora bisognose di un aiuto che può arrivare
anche da lontano. Qui un
video sui gorilla uccisi.
4- ci ricordano che la situazione è conseguenza di scelte errate e può solo
essere risolta con scelte e politiche corrette che però richiedono anche un
sostegno (Give
a Holiday Gift that Lasts All Year: Supporting Mountain Gorillas) che
sia adeguato a contrastare le pressioni economiche e politiche che vengono
oggi dai paesi occidentali e che porterebbero in pochi anni alla scomparsa di
un parco, di un ambiente di foresta tropicale e di una sottospecie di gorilla
che vive solo in quest’area e con cui abbiamo percorso la maggior parte della
nostra storia evolutiva.
L’esistenza e la gestione continua di queste pagine web permette oggi un
contatto rapido e diretto con questi problemi e con le popolazioni a cui il
mondo attribuisce ruoli certamente sproporzionati rispetto alle loro forze e
ai loro interessi. Internet è uno strumento che oggi permette anche di aprire
canali diretti di sostegno e di aiuto. Sui gorilla è attivo anche questo
blog: Mountain Gorilla
Protection (dove sono mostrati gli spettacoli
pirotecnici organizzati nel parco dei Vulcani per l’ultimo dell’anno… e
si racconta del lavoro che porta a migliorare il rapporto fra le popolazioni
locali e i gorilla: Gorilla
poacher turned tracker…). Anche il
turismo, che permette la sopravvivenza delle popolazioni locali, è
diventato uno strumento di conservazione: “Wild
Gorillas Groom U.S. Tourist in Uganda”; incontri
ravvicinati di questo tipo sono possibili e indimenticabili. Sono
possibili anche incontri
più affettuosi fra vecchi amici.
Per chi volesse informazioni aggiornate e complete sui problemi della
conservazione delle scimmie antropomorfe, è disponibile gratuitamente in
internet il volume dell’UNEP: World
Atlas of Great Apes and their conservation.
Chi non si accontentasse e volesse un altro regalo per non continuare a
chiudere gli occhi di fronte alle evidenti responsabilità dell’Homo
sapiens (o almeno di una parte limitata ma sempre potente dell’umanità)
in quella che si prospetta come un ulteriore problema incombente ma i cui
effetti non sono ancora ben chiari (la “sesta
estinzione di massa” di specie vegetali ed animali indispensabili per la sopravvivenza
del pianeta) può aggiungere anche il volume, altrettanto gratuito, CONSERVATION BIOLOGY FOR ALL, presentato in marzo nel
sito di Pikaia.
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